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Terzo giorno di raid su Gaza

Ultimo Aggiornamento: 20/01/2009 16:58
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06/01/2009 18:54

Nuove iniziative diplomatiche della Turchia e dell'Iran

La Lega araba critica le Nazioni Unite
«Ignorano l'assedio a Gaza»


Ankara, 5. La Lega araba accusa il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di "ignorare il violento assalto di Israele a Gaza", sostenendo che il ritardo nel concordare una risoluzione è la prova del fallimento nella gestione del conflitto. Il segretario generale dell'organizzazione, Amr Mussa, ha detto che i Governi arabi, al contrario del Consiglio di sicurezza, non possono fare pressioni sullo Stato ebraico.
"Israele non rispetta gli arabi; e noi non rispettiamo le sue politiche", ha affermato Moussa, annunciando che una delegazione di ministri degli Esteri di Paesi arabi partirà domani per New York. "Il persistere di questa indifferenza dell'Onu e della comunità internazionale è molto pericoloso", ha avvertito Mussa, sottolineando la "disinformazione" fatta da chi ha sostenuto che alcuni Governi arabi hanno accettato o appoggiato la campagna israeliana contro Hamas. Il segretario generale della Lega araba ha inoltre accusato Israele di usare "armi vietate" nell'offensiva su Gaza.
Mentre nella Striscia di Gaza infuria l'ottavo giorno di guerra, la diplomazia regionale si muove su due binari distinti:  da una parte, l'iniziativa di mediazione turca è proseguita con il viaggio in Arabia Saudita del premier Recep Tayyp Erdogan; dall'altra, i rappresentanti dell'Iran si consultano con esponenti siriani e libanesi. Con la sua missione a Riad, Erdogan ha chiuso ieri il primo tour di colloqui con i leader arabi:  il premier turco si era diretto il 31 dicembre scorso a Damasco e ad Amman, dove aveva incontrato rispettivamente il presidente siriano, Bachar Al Assad, e Re Abdullah ii bin Hussein di Giordania. Il suo consigliere capo per la politica estera, Ahmet Davutoglu, aveva invece incontrato nella capitale siriana il capo in esilio dell'ufficio politico di Hamas, Khaled Meshaal. Erdogan aveva poi preso il volo verso Sharm El Sheikh per sedersi a colloquio col presidente egiziano, Muhammad Hosni Mubarak. Dopo Mubarak e Re Abdullah ii bin Hussein di Giordania, l'incontro con il sovrano saudita Abdullah Ibn Abd-el Aziz dovrebbe aver fornito a Erdogan la risposta alla domanda se esistono i presupposti, almeno da parte del fronte degli "arabi moderati", per far approvare il piano elaborato da Ankara. Questo prevede, secondo fonti di stampa, l'immediata cessazione delle ostilità, il ristabilimento di una tregua a lungo termine e l'ottenimento di garanzie internazionali per mantenere aperti i valichi della Striscia di Gaza.
Ankara ha condannato duramente l'offensiva terrestre israeliana. "Giudichiamo inaccettabile - si legge in un comunicato - il lancio di una tale operazione a Gaza, nonostante gli avvertimenti e le reazioni della comunità internazionale". È evidente "che l'escalation della tensione non andrà a beneficio di nessuno", ha dichiarato a sua volta il ministro degli Esteri turco, Ali Babacan, che ha chiesto la fine immediata delle operazioni militari e un cessate il fuoco duraturo.
Nelle ultime quarantotto ore si sono registrati altri importanti colloqui a Damasco tra i protagonisti del fronte regionale che fa capo all'Iran. Il segretario del Supremo consiglio iraniano per la sicurezza nazionale, Said Jalili, ha incontrato il presidente siriano, mentre due giorni fa, secondo altre fonti di stampa, Jalili s'era intrattenuto con Kaled Meshaal e con il rappresentante in Siria della Jihad islamica, Ramadan Shallah. Jalili ha poi proseguito la sua missione a Beirut dove nel pomeriggio dovrebbe esser stato ricevuto dal leader di Hezbollah, Hasan Nasrallah. Finora non è emersa nessuna conferma ufficiale dell'incontro, che si sarebbe svolto comunque nella massima segretezza.
Il ministro degli Esteri iraniano, Manouchehr Mottaki, ha definito l'operazione militare israeliana nella Striscia di Gaza "un errore strategico", perché lo Stato ebraico non riuscirà mai ad eliminare Hamas. Citato dall'agenzia di stampa Irna, il capo della diplomazia di Teheran ha detto che "l'obiettivo di eliminare Hamas è irrealizzabile, dal momento che Hamas è una nazione e una nazione non può essere eliminata". La stessa agenzia ha riferito che Mottaki ha avuto sull'argomento una serie di colloqui telefonici con alcuni colleghi europei:  con il ministro degli Esteri della Repubblica ceca, presidente di turno dell'Ue, di Portogallo, Spagna e Svezia. A loro, il ministro ha denunciato che "i musulmani di Gaza stanno soffrendo uno dei peggiori genocidi e gli Stati del mondo dovrebbero trovare una soluzione logica a questa guerra sanguinosa e ingiusta o almeno cercare di inviare aiuti alla popolazione".



(©L'Osservatore Romano - 5-6 gennaio 2009)
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