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"Costituzione della Chiesa sulla pietra di fondamento" e "Primato Petrino"

Ultimo Aggiornamento: 14/04/2009 14:05
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14/04/2009 13:18

OsservazioniSe davvero quel giorno a Cesarea, Pietro fosse stato investito dell'autorità papale come oggi la conosciamo, vi sono delle osservazioni che "stridono".

Come mai un fatto importante, anzi fondamentale per la sussistenza della Chiesa Cattolica Romana è riportato solo in uno dei Vangeli sinottici? Era forse più importante la guarigione della suocera di Pietro, riportata in tutti e tre i Vangeli, che non la sua proclamazione quale fodamento della Chiesa? 
Come dirò più avanti, non basta leggere i Vangeli, bisogna anche capirli. Ogni vangelo è stato scritto con uno scopo ben preciso. In quest' ottica il Vangelo di Matteo ci mostra  un Gesù Risorto che da un mandato alla Sua Chiesa. Una Chiesa che non è un "mucchio selvaggio" fatto di tante teste scollegate ma è una vera e propria istituizione gerarchicamente organizzata e visibile. Questo spiega perchè alla frase "Tu sei il Cristo", Matteo aggiunga anche la fondazione della Chiesa su Pietro.


 Del resto, secondo il tuo ragionamneto, altri passi evangelici, come ad esempio Mt 5,21-22, non sarebbero molto importanti.

 "Tutta la Scrittura è utile...." ti dice nulla questo passaggio?


Ricordiamo che la destinazione del vangelo di Marco era per i Romani: è proprio strano che non accenni al conferimento dato da Gesù a Pietro, primo Vescovo di Roma. (Tra l'altro, l'apparato di studio della Bibbia di F.C.Thomson riporta che la tradizione afferma che Marco sia stato compagno d'opera di Pietro).

 E' strano che tu ricorra alla tradizione per confermare ciò che pensi e invece la rigetti in altri momenti.

Comunque del vangelo di Marco sappiamo molto poco.

L'unica cosa certa è che è stato scritto per i non giudei. Tutto il resto (che sia opera di un autore di nome Marco, Marco compagno di Pietro, che sia stato scritto per i Romani) sono semplicemente delle illazioni. Per certo noi sappiamo solo che il Vangelo di Marco è il primo tentativo di mettere ordine al caos di racconti sulla vita di Gesù e di proclamarne la divinità. Quindi, anche se all'apparenza i due vangeli sembrano simili,  lo scopo è diverso da quello di Matteo.


 Come mai i discepoli poco dopo (Matteo 18:1) chiedono a Gesù chi è il "maggiore nel Regno dei cieli"? Ma come, non lo avevano sentito poco prima?

 No, perchè il mandato a Pietro è qui, sulla terra. 

 Non è forse strano che la Conferenza di Gerusalemme sia presieduta da Giacomo, nonostante Pietro sia presente e partecipi alla discussione?    Gli Atti non dicono che Giacomo abbia PRESIEDUTO il Concilio, né che egli fosse il più anziano, né che avesse la funzione principale, neppure per quella sola occasione.
Non risulta da nessuna scrittura che Giacomo abbia avuto una funzione rappresentativa in rapporto a tutta la Chiesa.
Dicono solo che Giacomo, che era comunque considerato una delle colonne e che esercitava un’attività in rapporto alla Chiesa locale di Gerusalemme, intervenne anch’egli in modo significativo, ma dopo Pietro che aveva già indicato e impresso la direzione del Concilio.
 


E poi la decisione mandata ai cristiani non fu portata "in nome di Pietro", bensì "in nome dei fratelli apostoli e degli anziani".

 Cioè a nome della Chiesa. Sì, è esattamente questo. Quando "Pietro" parla non parla a suo nome personale ma nome di tutta la Chiesa e di tutta la comunità

 Inoltre come spiegare che Paolo rivendichi l'indipendenza del suo apostolato di fronte a quello degli altri e non si periti, in Antiochia, di «resistere in faccia a Pietro, perché era da condannare» e restringa il campo dell'apostolato di Pietro ai Giudei, mentre il suo si estende ai popoli dei Gentili? (Galati 1:12,17-18; 2:7-8,11-17). Come avrebbe potuto Paolo obbiettare all'infallibile papa?

 Innanzitutto hai un'idea sbagliata del concetto di infallibilità. Il dialogo con gli evangelici è difficile proprio perchè loro criticano dottrine che non conoscono se non per sentito dire.

 Comunque in questo caso l'infallibilità non c'entra.

 Il fatto che Pietro sia stato ripreso da Paolo per la sua ipocrisia, non ha nulla a che fare con il suo ministero ma dimostra, una volta di più, che neppure i papi sono perfetti ma Gesù non ha mai promesso la perfezione ai suoi ministri ma la sopravvivenza della Sua Chiesa nonostante questa imperfezione,. Del resto se gli uomini che guidano la Chiesa fossero perfetti si potrebbe rischiare di dimenticarsi che è lo Spirito Santo a guidarla.

 Ti invito comumque a leggerti il bellissimo commento fatto da San Girolamo a questo passaggio (Lettera 112, 4-18)

 Come spiegare che nelle sue tredici Epistole, Paolo non dica una parola, neanche in via di allusione, del primato di Pietro, né la l'epistola agli Ebrei, e Giacomo e Giuda e Giovanni nelle loro lettere?

 Le lettere sono esattamente questo: lettere. E servono per risolvere problemi contingenti.

 Come spiegare che Pietro stesso ignori il suo preteso primato nelle due Epistole che abbiamo di lui nel Nuovo Testamento? Egli chiama se stesso «apostolo di Gesù Cristo», «testimone delle sofferenze di Cristo», «anziano con gli anziani» che non devono «signoreggiare» le chiese; chiama Cristo il Sommo Pastore, la «pietra vivente» su cui sono edificate le «pietre viventi che sono i credenti». 

Il papa è sempre stato definito "primus inter pares". Non vedo una grossa differenza con la definizione di "anziano con gli anziani".
Per il resto vale la stessa risposta data per le lettere di Paolo se vogliamo escludere una considerazione molto interssante, vale dire che entrambe le lettere hanno un carattere omiletico o, per rapportarle al presente, hanno più il carattere di un'encliclia papale odierna che quella di una semplice missiva.


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