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Apologetica Cattolica
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"Costituzione della Chiesa sulla pietra di fondamento" e "Primato Petrino"
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"Costituzione della Chiesa sulla pietra di fondamento" e "Primato Petrino"
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14/04/2009
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Cattolico_Romano
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14/04/2009
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#11
Prima ancora di usare termini come “Papa”, “primato” e “successione” occorre aver già fatto un passo precedente altrimenti ogni discorso rischia di perdere di significato.
Ad esempio, quando leggiamo frasi come questa: i passi che
vengono
addotti più di frequente dai membri della chiesa cattolica romana per giustificare il ruolo del papato non sono molti, ve ne sono tre principali che troviamo con ricorrenza nell’apologetica cattolica” abbiamo la certezza di trovarci davanti ad un’affermazione frettolosa e superficiale dettata più dal desiderio di instaurare una polemica che dalla volontà di capire.
Infatti
l’apologetica cattolica dice proprio che non ci si può precipitare subito sulla testimonianza di qualche versetto, dato che isolare un singolo testo rende solo più difficile la comprensione del tema, ma occorre innanzitutto farsi un quadro di insieme e da lì procedere per gradi e con molta attenzione.
In realtà la Chiesa Cattolica non individua “tre versetti principali” a sostegno del primato di
Pietro ma
cita a testimonianza di quest’ afrremazione tutto il NT in quanto i versetti utili a comprendere il primato petrino sono molti e sono disseminati per tutto il percorso dei 27 Libri canonici.
Proprio per questo la Chiesa Cattolica non fa una divisione fra versetti principali e
versetti
secondari. Una formulazione del genere non
esiste perchè tutti i versetti, anche quelli a volte più trascurati perché nascosti, sono
utili e necessari a stabilire la dottrina. Ci sono, è vero, versetti che spesso sfuggono ad una lettura superficiale.
m
a se si vuole realmente comprendere le tematiche che stanno dietro a quest’ insegnamento, bisogna avere l’ umiltà di cercarle e .
la
volontà di capirle.
IN quest’ottica, per esempio, è
significativo
il fatto che ogni volta che vengono nominati i Dodici, Pietro è sempre il primo dell’elenco mentre Giuda Iscariota è sempre l’ultimo. Spesso questo particolare è trascurato eppure si tratta di un segnale importante.
Per comprendere il senso e il significato del primato petrino occorre affrontare la questione avvicinandosi ad
essa
per gradi come in una serie di cerchi concentrici. Questa spirale deve necessariamente partire da un’immagine generale della figura di Pietro così come ci
viene
presentata nel NT e da lì, dopo aver completato questo primo passaggio, si potrà arrivare a discutere dei testi specifici riguardanti il primato.
Innanzitutto
chiediamoci qual è il posto di Pietro nel Nuovo Testamento. Difficilmente si può negare un primato di Pietro di fronte alle testimonianze
delle
Scritture.
Già nell’epistolario paolino
ci
imbattiamo nell’antica formula di fede che attesta la morte e la resurrezione di Gesù. In 1
Cor
15,3-7 si fa esplicito riferimento a Pietro, identificato col titolo aramaico di Cefa, quale primo testimone della resurrezione di Gesù
Anche
questo non è un elemento trascurabile in quanto, secondo la testimonianza di Paolo, la missione apostolica è essenzialmente la testimonianza della resurrezione di Gesù.
Paolo stesso afferma di potersi definire “apostolo” solo in quanto Gesù risorto gli è apparso. Così diventa comprensibile
l’
importanza di questa breve annotazione. Questo è uno di quei versetti nascosti, perché inseriti in un complesso teologico più ampio, ma che
comunque
ci ricorda che Pietro è stato il primo testimone. Evidentemente anche per Paolo
quest’
evento rivestiva la sua importanza e non vuole che cada nel dimenticatoio. E’ anche da tenere presente che la 1 Corinzi è datata all’ incirca verso il 56 d.C., quindi molto vicina nel tempo ai fatti ai quali si riferisce. La Chiesa è stata fondata dal Kerigma pasquale
..
Il risultato è che alla formazione delle comunità cristiane e perciò alla prosecuzione dell'opera di Gesù si giunse secondo le tradizioni del cristianesimo primitivo esclusivamente attraverso il Kerigma pasquale ; questo è il punto d'avvio della teologia neotestamentaria e in quest’annuncio la figura di Piero riveste un ruolo di estrema inportanza.
L’esegeta evangelico Ulrich Lutz afferma che Pietro divenne “la figura apostolica fondamentale” in
quell’
epoca che si colloca fra il periodo apostolico e quello post apostolico confermando, anche da parte evangelica, l’assunto già accennato da Paolo.
Ma perchè si
dice
che Pietro aveva un “primato” fra gli altri discepoli di Gesù? Per poter dare una risposta a questa domanda occorre esaminare prima i quattro Vangeli, per trarre da essi la storia di un uomo che ricevette da Gesù stesso un particolare mandato, e poi andare ad esaminare il libro degli Atti degli Apostoli per vedere come questo mandato venne esercitato.
In linea generale possiamo riconoscere una posizione preminente di Pietro nel gruppo dei Dodici. Pietro
,
ad esempio fa parte di quel ristretto gruppo di tre, insieme a Giacomo e Giovanni figli di Zebedeo, che seguono Gesù in alcuni momenti molto importanti della Sua vita pubblica.Sono presenti, ad esempio,
nell’
episodio della Trasfigurazione e nell’ Orto degli Ulivi. Sono anche testimoni della guarigione ( rivivificazione) della figlia di
Giairo
Ma, d’altra parte, all’interno di questo ristretto nucleo
di
Apostoli, Pietro è certamente la figura che spicca maggiormente. E’ lui che parla anche
a
nome degli altri due nell’ episodio della Trasfigurazione, è a lui che Gesù si rivolge nell’orto degli Ulivi. E’ ancora Pietro che tenta di imitare il Signore che cammina sulle acque ed è sempre Pietro che dichiara la sua fede in Gesù accettando l’assurdità di gettare nuovamente le reti dopo una notte di pesca infruttuosa.
E’ bene ricordare questo brano perché ci rivela cosa Pietro
provasse
per il Signore:
“Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti” (Lc 5,5
)
Il passaggio dal noi ( abbiamo faticato)
all’
io ( getterò le reti) può passare inosservato ma è significativo.
A causa della diversità che contraddistingue i primi tre Vangeli da quello di Giovanni, occorre prima di tutto esaminare i sinottici e
successivamente
passare all’ esame del quarto Vangelo.
Il primo Vangelo da esaminare è quello di Marco,
innanzitutto
perché è probabilmente il primo Vangelo in ordine temporale e poi perché è quello che più reca in sé il sigillo “petrino”. Si dice
infatti
che l’autore, tradizionalmente riconosciuto in Marco, sia stato uno stretto collaboratore dell’ Apostolo e da lui abbia appreso le informazioni. Ci sono anche studiosi che attribuiscono questo Vangelo direttamente a
Pietro ma
siano sempre nel campo delle ipotesi.
Da questo Vangelo ricaviamo
innanzitutto
che Pietro è il primo dei discepoli a ricevere la chiamata ad essere “pescatore di uomini” e, come abbiamo già detto, è il primo ad essere nominato quando Gesù “crea” il suo gruppo dei Dodici.
Pietro segue Gesù in tutta la sua missione avanti e indietro per
la Galilea
, è il primo confidente del Signore ed è il portavoce degli altri discepoli.
E’ a lui che Gesù si rivolgerà nel Getsemani dicendo “Simone,
dormi
?”
Per ultimo, è a casa di Pietro che Gesù soggiorna a lungo.
Il Vangelo di Marco sembra limitarsi ad elaborare tradizioni più antiche
mettendo in rilievo
il ruolo di primo piano di Pietro senza però nascondere le sue debolezze e le sue paure.
Il secondo documento da esaminare è il Vangelo di Matteo
.
Qui la figura di Pietro è
delineata
in maniera più chiara. Pietro è il discepolo non solo nominato per primo ma definito “primo” (Mt 10,2) dei dodici Apostoli. Inoltre è indicato fin da subito come “Simone detto Pietro”
.
Tocca a Pietro il compito di confessare la sua fede in Gesù, “Figlio del Dio vivente”, grazie alla rivelazione ricevuta dal Padre che è nei cieli
. E’ questo il Vangelo nel quale si parla della “roccia” sulla quale Gesù costruirà la Sua Chiesa. Per
un’esame
del testo rimandiamo all’esegesi posta alla fine di questo breve studio
Il terzo Vangelo da prendere in esame è quello di Luca e in questo testo, che si pone come prima parte di un’opera più complessa che termina con gli Atti degli Apostoli, il “primato” di Pietro emerge in maniera ancor più chiara.
Ad esempio, alla fine della parabola del padrone di casa, Pietro parla
a
nome del “piccolo gregge” e chiede spiegazioni.
E
la risposta di Gesù sembra chiamarlo in causa in prima persona.
Inoltre, fin dal momento della chiamata dei Dodici, Simone è
quasi sempre
chiamato con il nome di Pietro, nome che ormai diventa più un titolo di servizio che un soprannome. Bisogna
sottolineare
che nel Vangelo di Luca è solo a lui che Gesù promette di diventare “pescatore di uomini”,
Sicuramente Pietro è il primo testimone della Pasqua ed è
colui che
, nell’ultima cena, riceve il compito di confermare i fratelli. In queste pericopi, dopo la discussione su chi fra gli apostoli avrebbe potuto essere il primo, Pietro appare chiaramente come il primo.
Il Vangelo nel quale Pietro appare più spesso è però il quarto, il Vangelo di Giovanni. In questo quarto documento, l’autore dà già per scontata una conoscenza approfondita della fede da parte del lettore e si cura più del lato spirituale degli avvenimenti che
di
quello più strettamente storico.
In quest’ottica, fin dal primo capitolo Giovanni ci comunica che Simone riceve da Gesù il nome di Cefa. Il conferimento del nome è legato alla vocazione e riveste un profondo significato ecclesiologico: Pietro è la “Pietra Nobile” ( R. Pesch) del gruppo dei Dodici. E diventa la base sulla quale
viene
costruita la comunità.
In ogni caso tutta
la letteratura giovannea è percorsa dalla forte presenza di Pietro che trova il suo apice in Gv 21, 15-19: Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro? ”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci i miei agnelli”. Gli disse di nuovo: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene? ”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci le mie pecorelle”. Gli disse per la terza volta: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene? ”. Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli
dicesse
: Mi vuoi bene?
,
e gli disse: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene”. Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecorelle. In verità, in
verità
ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi”. Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio.
E
detto questo aggiunse: “Seguimi”.
Perfino R. Butmann, l’autore del controverso “Nuovo Testamento e Mitologia”, ha affermato che nessuno può negare che in questo testo “ a Pietro
viene
affidata la guida suprema della Chiesa”. Anzi, egli vi scorge la redazione originaria della stessa tradizione che ha
dato vita
a Mt 16 e considera questo passaggio come un antico brano di tradizione pre-giovannea. Questa tradizione, risalente ai primissimi anni del cristianesimo, era evidentemente già patrimonio della Chiesa appena nata.
IL Vangelo di Giovanni
ci
indica Pietro come “guida della comunità” colui al quale Gesù “pastore supremo” (cfr 1 Pt 5,4) ha affidato le sue pecore.
Dopo la crisi profonda che ha colpito la cerchia dei discepoli in seguito al discorso dei pani, Pietro prende la parola e fa da portavoce ai Dodici
,
c e che qui compaiono per la prima volta, dicendo: Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio.
”
Questo episodio narrato nel cap. 6 di Giovanni, ricco di tinte fosche e
di
elementi drammatici, sembra mettere in contrapposizione la fede con il tradimento, la sequela con l’abbandono. In questo clima pesante la figura di Pietro emerge con estrema chiarezza.
La scena delal lavanda dei piedi, che nel quarto Vangelo sostituisce quella
dell’
ultima Cena, è un’azione simbolica alla quale Gesù ricorre per stabilire un rapporto di comunione tra Sé e i suoi discepoli e fra i discepoli stessi. E Pietro, che non riesce ad afferrare ancora il significato di quel gesto, accetta
comunque
il lavaggio dei piedi entrando in comunione con il Maestro. Egli, accettando l’umiltà del servizio che ha dato origine alla Chiesa, è messo in contrapposizione ancora aun avolta a
colui che
non è in comunione, che non è mondo. Giuda.
Ed
è lo stesso Pietro, abbastanza coraggioso da seguire Gesù fin nel cortile del palazzo del sommo sacerdote ma non ancora abbastanza forte da resistere alla tentazione ( quando per tre volte rinnega il suo discepolato) che la mattina di Pasqua corre al sepolcro, primo testimone della Resurrezione, e poi a gettarsi in acqua alla vista del Signore.
Ed è sempre lui a tirare a riva le reti che non si rompono, lui che è stato chiamato ad essere “pescatore
di
uomini” con una rete che non si può rompere perché fondata sulla figura del Risorto.
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