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Antiochia di Pisidia e la svolta gentile di Paolo di Tarso

Ultimo Aggiornamento: 03/05/2009 08:30
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03/05/2009 08:30

Sui luoghi dove l'apostolo maturò la decisione di predicare presso i pagani

Antiochia di Pisidia

e la svolta gentile di Paolo di Tarso


di Egidio Picucci

"Proseguendo da Perge, Paolo e Barnaba arrivarono ad Antiochia di Pisidia ed entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, si sedettero. Dopo la lettura della Legge e dei Profeti, i capi della sinagoga mandarono a dire loro:  "Fratelli, se avete qualche parola di esortazione per il popolo, parlate!". Si alzò Paolo e, fatto cenno con la mano, disse:  "Uomini di Israele e voi timorati di Dio, ascoltate..."".

La sinagoga di cui parlano gli Atti degli Apostoli esiste ancora. Durante gli scavi effettuati nel 1924 nei pressi di Yalvaç (nome turco dell'antica Antiochia di Pisidia), una cittadina in provincia di Isparta, nel sud ovest della Turchia, gli archeologi Arundell e Ramsay trovarono una grande chiesa, sotto la quale affiorò un'altra costruzione che essi identificarono con la sinagoga. Scavi successivi, fatti nel 1985, hanno consentito di esaminare meglio gli edifici succedutisi nei secoli, e si è arrivati a questa conclusione:  sulla sinagoga fu edificata nel terzo secolo una piccola chiesa, sulla quale qualche tempo dopo ne fu costruita una più grande a tre navate, l'unica, pare, dedicata a san Paolo in tutto l'Oriente, con un pavimento in mosaico a cinque colori e tre disegni con motivi geometrici e floreali. Al centro del mosaico, coperto di sabbia per proteggerlo da agenti atmosferici (e dai ladri), c'è un'iscrizione greca in tasselli policromi, con i nomi degli ideatori dell'opera, dei benefattori e dei sacerdoti del tempo. Tra questi c'è quello di un certo Optimus, che fu vescovo di Antiochia fra il 375 e il 381.

Il rinvenimento della chiesa rientra nel programma degli scavi che il belediye (municipio) di Yalvaç sta portando avanti con passione per ritrovare le origini della città, fondata da Seleuco I Nicatore con i coloni di Magnesia, e rifondata da Augusto, che ne fece una delle più belle città dell'Asia minore con archi che celebravano le proprie vittorie pisidie e ne facevano quasi una copia di Roma, grazie anche ai sette quartieri costruiti su altrettanti colli.

Augusto vi sistemò migliaia di veterani, per cui si parlò di un "gemellaggio" con Roma. Non a caso vi furono esposte le Res gestae divi Augusti, scoperte nel 1914 in testo latino, incise su dieci lastre di pietra e conformi a quelle del Monumentum Ancyranum. Dopo la sua morte gli fu dedicato un tempio sul punto più alto della città, circondato di colonne e decorato con motivi floreali. Pare che questo e altri importanti monumenti - come la piazza di Tiberio - siano stati completati tra la prima e la seconda visita di Paolo alla città.

Al tempo di Paolo, la Pisidia, terra inospitale, faceva parte della Provincia romana fondata nel 25 avanti l'era cristiana con l'unione di varie regioni:  Galazia, Pisidia, Frigia, Licaonia, Isauria, Paflagonia. Antiochia ne era il centro principale. Tra le varie comunità, quella ebraica era tra le più numerose e influenti, al punto che si era guadagnata un'alta reputazione soprattutto tra le donne dell'alta società, confluite tra i "timorati di Dio".

Il sabato successivo all'arrivo, Paolo e Barnaba si recarono alla sinagoga per il culto insieme alla fiorente comunità di correligionari, a cui i seleucidi avevano concesso diritti civili. Dopo la lettura della Legge, Paolo fu pregato di rivolgersi all'assemblea, composta di giudei e di pagani aderenti allo yahvismo. L'apostolo salì sulla pedana predisposta e con modi risoluti impose silenzio e parlò.
A proposito di questo discorso tenuto in greco, i biblisti concordano nel dire che esso costituisce un esempio e una sintesi della predicazione missionaria dell'apostolo ai giudei. Percorrendo le tappe salienti della storia della salvezza dell'Antico Testamento fino a Giovanni Battista, Paolo giunse alla proclamazione di Gesù, Messia e Figlio di Dio, imperniata sulla sua risurrezione, che presentò quale realizzazione delle profezie messianiche.

"E noi vi annunziamo la buona novella che la promessa fatta ai padri si è compiuta, poiché Dio l'ha attuata per noi, loro figli, risuscitando Gesù, come anche sta scritto nel salmo secondo:  Mio figlio tu sei, oggi ti ho generato".

L'effetto fu sorprendente e lusinghiero, tanto che, mentre i due apostoli uscivano dalla sinagoga, "li pregavano di esporre ancora queste cose nel prossimo sabato. Sciolta poi l'assemblea, molti giudei e proseliti credenti in Dio seguirono Paolo e Barnaba ed essi, intrattenendosi con loro, li esortavano a perseverare nella grazia di Dio".

Il sabato seguente la sinagoga straripava di gente, avida di ascoltare la parola di Dio annunciata, questa volta, da tutti e due gli apostoli. Quando videro quella moltitudine, "i Giudei si rodevano di rabbia" (osar dire che la Legge di Mosè è incompleta era per loro una sfrontatezza) e rovesciarono ingiurie su Paolo e sulle sue parole. Ma, sia lui che Barnaba ribadirono con fermezza:  "A voi, prima che ad altri, doveva essere annunciata la parola di Dio; ma, visto che la respingete e non vi credete degni della vita eterna, ci rivolgeremo ai gentili. Poi, scossa contro  di  loro la polvere dai piedi, andarono  a  Iconio,  mentre  i discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo".

Gli studiosi dicono che ad Antiochia per la prima volta Paolo avrebbe deciso di far passare la sua predicazione dagli ebrei ai pagani. Questo è il secondo motivo che rende importante la predicazione dell'apostolo in questa città, una delle prime (se non la prima in assoluto) in cui è iniziata la conversione dei gentili grazie a una predicazione che a Paolo costò angosce e tribolazioni mai cancellate dalla memoria, come ricordò con sofferte parole a Timoteo nella seconda lettera che gli scrisse.

I due apostoli tornarono ad Antiochia al rientro dallo stesso viaggio e vi si fermarono brevemente per rianimare la comunità e organizzarla gerarchicamente. Dopo le informazioni degli Atti degli apostoli, della comunità cristiana di Antiochia non si parla più, anche se il cristianesimo si propagò dalla città in tutti i dintorni (come dimostrano resti di alcune chiese che spuntano sulla collina occupata dalla città), grazie anche alla fitta rete stradale fatta aprire da Augusto nel 6 prima dell'era cristiana per difendere la provincia della Galazia e tenere a freno le tribù dei montanari di Pisidia ("selvaggi e incivili", li definisce un testo antico) e dell'Isauria. Nodo principale di questo sistema viario era proprio Antiochia di Pisidia che Augusto volle collegata con tutte le colonie e le fortezze dislocate lungo i margini del Tauro.
Ovviamente oggi nell'ex Antiochia, che ecclesiasticamente fa parte dell'archidiocesi di Izmir (Smirne), non c'è nessun cattolico. Ci sono, però, le rovine della chiesa dedicata a Paolo che emergono dal suolo come schegge di luce rappresa. Non è facile descrivere i sentimenti che si provano di fronte ai resti delle chiese dissepolte, su cui passa ancora l'eco di quei canti frammisti di così potenti alleluia che, secondo alcuni Padri, intimidivano i pagani.

Essi sono così carichi di significato che, almeno per un cattolico, fanno passare in secondo ordine i ruderi del teatro e della nobile "strada delle colonne" che tagliava la città in due.



(©L'Osservatore Romano - 2-3 maggio 2009)
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