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Perchè Giovanni Maria Vianney come esempio per i sacerdoti?

Ultimo Aggiornamento: 09/01/2010 06:45
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La Santa Messa,  sorgente prima di santificazione personale del sacerdote


C'è di più. Tutta la santificazione personale del sacerdote deve modellarsi sul sacrificio che celebra, conforme all'invito del Pontificale Romano: " Conoscete quel che fate; imitate quel che maneggiate ". Ma lasciamo qui la parola al nostro immediato Predecessore nella sua Esortazione Menti nostrae: " Come tutta la vita del nostro Salvatore fu in funzione del suo sacrificio, così pure la vita del sacerdote, che deve riprodurre in sé l'immagine di Cristo, bisogna che diventi con lui, in lui, per lui un grato sacrificio... Perciò bisogna che non solo celebri il sacrificio eucaristico, ma, in una certa profonda maniera, lo viva; in questo modo può attingere quella forza soprannaturale, da cui sarà intimamente trasformato e parteciperà alla vita espiatoria dello stesso Divin Redentore ". E il medesimo Pontefice concludeva: " E' quindi necessario che l'anima sacerdotale si sforzi di riprodurre in sé quello che si compie sull'altare del sacrificio: come infatti Gesù Cristo immola se stesso, così il suo ministro deve insieme con lui immolare se stesso; come Gesù espia i peccati degli uomini, così il sacerdote deve pervenire alla propria ed altrui purificazione attraverso l'arduo cammino dell'ascesi cristiana ".
La Chiesa ha presente quest'alta dottrina quando invita i suoi ministri a una vita d'ascesi e loro raccomanda di celebrare con profonda pietà il sacrificio eucaristico. Non è forse per non aver compreso abbastanza bene lo stretto legame, e quasi reciprocità, che unisce il dono quotidiano di se stesso all'offerta della Messa, che certi sacerdoti sono giunti poco alla volta a perdere la " prima caritas " della loro Ordinazione? Tale era l'esperienza fatta dal Curato d'Ars: " La causa - egli diceva - del rilassamento del sacerdote è che non fa attenzione alla Messa ". E il santo che aveva appunto l'eroica " abitudine di offrirsi in sacrificio per i peccatori ", versava lacrime abbondanti " pensando alla disgrazia dei sacerdoti che non corrispondono alla santità della loro vocazione ".

Con affetto paterno, Noi chiediamo ai Nostri diletti sacerdoti di esaminarsi periodicamente sulla maniera con cui celebrano i santi misteri, e sulle disposizioni spirituali con cui salgono all'altare e sui frutti che si sforzano di ricavarne. Il Centenario di questo ammirabile sacerdote che attingeva dalla " consolazione e fortuna di celebrare la Santa Messa " il coraggio del suo proprio sacrificio, ve l'invita; Noi nutriamo ferma fiducia che la sua intercessione otterrà loro abbondanti grazie di luce e di forza.



Anno Sacerdotale

Terza Parte


ZELO PASTORALE

Il Santo Curato d'Ars modello di zelo apostolico

La vita di ascesi e di preghiera di cui, Venerabili Fratelli, vi abbiamo detto il fervore, manifesta inoltre il segreto dello zelo pastorale di San Giovanni Maria Vianney e la sorprendente efficacia soprannaturale del suo ministero. " Si ricordi il sacerdote - scriveva il Nostro Predecessore di fel. mem. Pio XII - che tanto più fruttuoso sarà il gravissimo compito a lui affidato quanto più egli opererà congiunto con Cristo e guidato dal suo spirito ". La vita del Curato d'Ars conferma una volta ancora questa grande legge di ogni apostolato, basato sulla parola stessa di Gesù: " Senza di me non potete fare nulla " (Gv 25,15).
Non si tratta evidentemente qui di ricordare tutta l'ammirabile storia di questo umile curato di campagna, il cui confessionale fu per trent'anni assediato da folle così innumerevoli che certi spiriti forti dell'epoca osarono rimproverargli di " turbare il diciannovesimo secolo "; né crediamo qui opportuno trattare dei suoi metodi di apostolato che non sempre sono applicabili all'apostolato contemporaneo. A Noi basta richiamare alla mente su questo punto che il santo Curato fu al suo tempo un modello di zelo pastorale in quel villaggio di Francia, dove la fede e i costumi risentivano ancora il turbamento della Rivoluzione. " Non c'è molto amor di Dio in quella parrocchia; voi ce ne metterete ", gli si era detto nel mandarvelo. Apostolo infaticabile, pieno di iniziative per guadagnare la gioventù e santificare i focolari, attento alle necessità umane delle sue pecorelle, vicino alla loro vita, sollecito a prodigarsi senza misura per l'istituzione delle scuole cristiane e in favore delle missioni popolari, egli fu davvero per il suo piccolo gregge il buon pastore che conosce le sue pecorelle, le salvaguarda dai pericoli e le guida con autorità e saggezza. Non faceva forse, senza pensarvi, un elogio di se stesso con questa esclamazione in uno dei suoi discorsi: " Un buon pastore, un pastore secondo il cuore di Dio: ecco il più grande tesoro che il buon Dio possa concedere ad una parrocchia "?
L'esempio del Curato d'Ars conserva un valore permanente ed universale su tre punti essenziali, che qui Ci piace, Venerabili Fratelli, proporre alla vostra attenzione.

Alto senso delle proprie responsabilità pastorali

Ciò che colpisce, anzitutto, è il senso profondo che egli aveva delle sue responsabilità pastorali. La sua umiltà e la conoscenza soprannaturale che aveva del prezzo delle anime, gli fecero portare con paura l'ufficio di parroco. " Amico mio - confidava un giorno ad un confratello - voi non sapete ciò che voglia dire per un parroco presentarsi al tribunale di Dio! ". Ed è ben conosciuto il desiderio che lo tormentò a lungo di fuggire in qualche luogo solitario per " piangervi la sua povera vita ", e come l'obbedienza e lo zelo delle anime lo ricondussero ogni volta al suo posto.

Ma se in certi momenti fu così abbattuto dal suo ufficio divenuto eccezionalmente opprimente, fu precisamente perché aveva un'idea eroica del suo dovere e delle responsabilità di pastore. " Mio Dio - pregava nei suoi primi anni - accordatemi la conversione della mia parrocchia; accetto di soffrire tutto quello che vorrete per tutto il tempo della mia vita! ". Ottenne dal cielo quella conversione. Ma più tardi confessava: " Se avessi previsto, quando venni ad Ars, le sofferenze che mi aspettavano, sul colpo sarei morto di apprensione ". Sull'esempio degli apostoli di tutti i tempi, egli vedeva nella croce il grande mezzo soprannaturale per cooperare alla salvezza, delle anime che gli erano affidate. Senza lamentarsi soffriva per esse le calunnie, le incomprensioni, le contraddizioni; per esse accettò il vero martirio fisico e morale d'una presenza quasi ininterrotta al confessionale, ogni giorno, per trent'anni; per esse lottò come atleta del Signore contro le potenze infernali; per esse mortificò il suo corpo. Ed è ben nota la risposta data a un confratello che si lamentava per la poca efficacia del suo ministero: " Voi avete pregato, avete pianto, gemuto e sospirato. Ma avete voi digiunato, avete vegliato, vi siete coricato per terra, vi siete data la disciplina? Finché non sarete giunto a questo, non crediate d'aver fatto tutto ".

Noi Ci rivolgiamo a tutti i sacerdoti in cura d'anime e li scongiuriamo di ascoltare queste veementi parole! Ognuno, secondo la prudenza soprannaturale che deve sempre regolare le nostre azioni, valuti la propria condotta nei riguardi del popolo affidato alle sue sollecitudini pastorali. Senza mai dubitare della divina misericordia che viene in aiuto della nostra debolezza, consideri alla luce degli esempi di San Giovanni Maria Vianney le proprie responsabilità. " La grande sventura per noi parroci - deplorava il Santo - è che l'anima si intorpidisce "; ed intendeva con questo un pericoloso assuefarsi del pastore allo stato di peccato in cui vivono tante delle sue pecorelle. O ancora, per meglio mettersi alla scuola del Curato d'Ars, che era convinto che per fare del bene agli uomini bisogna amarli, interroghi ciascuno se stesso intorno alla carità da cui è animato nei riguardi di coloro per cui deve rispondere davanti a Dio e per cui Cristo è morto!

E' pur vero che la libertà degli uomini o certi avvenimenti indipendenti dalla loro volontà possono talora opporsi agli sforzi dei più grandi santi. Il sacerdote però ha il dovere di ricordare che, secondo i disegni insondabili della divina Provvidenza, la sorte di molte anime è legata al suo zelo pastorale e all'esempio della sua vita. E tal pensiero non è forse di tal natura da provocare una salutare inquietudine nei tiepidi e stimolare i più ferventi?

Predicatore e catechista infaticabile

" Sempre pronto a rispondere ai bisogni delle anime ", San Giovanni Maria Vianney eccelse come vero pastore nel procurare loro abbondantemente l'alimento primordiale della verità religiosa. Per tutta la vita fu predicatore e catechista.
E' ben nota la fatica improba e perseverante che si impose per soddisfare pienamente a questo dovere d'ufficio, " primum et maximum officium " secondo il Concilio di Trento. Gli studi suoi, compiuti in ritardo, furono laboriosi; e le sue prediche gli costarono da principio molte veglie. Ma quale esempio per i ministri della parola di Dio! Alcuni si appoggerebbero volentieri sulla scarsa istruzione di lui, per scusare il proprio difetto di zelo negli studi. Sarebbe meglio imitare il suo coraggio per rendersi degno d'un sì grande ministero, secondo la misura dei doni che gli erano stati conferiti: d'altronde questi stessi non erano così modesti come qualche volta si ama ripetere, poiché " egli aveva una intelligenza molto limpida e chiara ". Ad ogni modo, ciascun sacerdote ha il dovere di acquistare e coltivare le cognizioni generali e la scienza teologica proporzionata alle sue capacità e alle sue funzioni. E piacesse al Signore che i pastori di anime facciano sempre quanto fece il Curato d'Ars per sviluppare le capacità della sua intelligenza e memoria, e soprattutto per attingere ai lumi del libro più ricco di scienza che si possa leggere, la croce del Cristo! Il suo Vescovo diceva di lui a certi suoi detrattori: " Non so se sia dotto, ma egli è illuminato ".

Ben a ragione quindi il Nostro Predecessore di fel. mem. Pio XII non esitava affatto ad assegnare come modello ai predicatori della Città Eterna l'umile prete di campagna. " Il Santo Curato d'Ars non aveva certo il genio naturale d'un Segneri o di un Bossuet, ma la convinzione viva, chiara, profonda, da cui era animato, vibrava nella sua parola, brillava nei suoi occhi, suggeriva alla sua fantasia e alla sua sensibilità idee, immagini, paragoni giusti, appropriati, deliziosi, che avrebbero rapito un San Francesco di Sales. Tali predicatori conquistano veramente il loro uditorio. Chi è pieno di Cristo, non troverà difficile di guadagnare altri a Cristo ". Queste parole descrivono a meraviglia il Curato d'Ars, catechista e predicatore. E quando alla fine della sua vita, la sua voce affievolita non arrivava più a farsi intendere da tutto l'uditorio, era ancora col suo sguardo di fuoco, con le sue lacrime, coi suoi gridi di amor di Dio o le sue espressioni di dolore al solo pensiero del peccato, che convertiva i fedeli accorsi ai piedi del suo pulpito. Come non essere colpiti dalla testimonianza d'una vita così totalmente consacrata all'amore di Cristo?

Fino alla sua santa morte San Giovanni Maria Vianney fu in tal modo fedele nell'istruire il suo popolo e i pellegrini che riempivano la sua chiesa, denunziando " opportune, importune " (2 Tm 4,2) il male sotto tutte le sue forme, ed innalzando soprattutto le anime verso Dio, perché " preferiva mostrare l'aspetto attraente della virtù piuttosto che la bruttezza del vizio ". Questo umile sacerdote aveva in realtà compreso in grado non comune la dignità e la grandezza del ministero della parola di Dio: " Nostro Signore che è la Verità stessa - diceva egli - non ha minor cura della sua parola che del suo Corpo ".

Si comprende perciò la gioia dei Nostri Predecessori nell'offrire questo pastore di anime a modello dei sacerdoti, perché è di somma importanza che il clero ovunque ed in ogni tempo sia fedele al suo dovere di insegnare. " Qui giova - diceva a tal proposito San Pio X - a questo solo tendere e su questo solo insistere, che cioè ogni sacerdote non è tenuto da nessun altro ufficio più grave, né è obbligato da nessun altro vincolo più stretto ". Questo vibrante appello, costantemente rinnovato dai Nostri Predecessori, e di cui si fa eco il Diritto Canonico, ve lo rivolgiamo anche Noi a Nostra volta, Venerabili Fratelli, in questo anno Centenario del santo catechista e predicatore di Ars. Noi incoraggiamo i tentativi fatti con prudenza e sotto il vostro controllo in diversi paesi per migliorare le condizioni dell'insegnamento religioso per i giovani e per gli adulti, nelle differenti sue forme e tenendo conto dei vari ambienti. Ma per quanto utili siano tali lavori, Dio ci richiama alla mente in questo Centenario del Curato d'Ars l'irresistibile potenza apostolica d'un sacerdote, che, sia nella propria vita come nelle sue parole, rende testimonianza a Cristo crocifisso " non in persuasibilibus humanae sapientiae verbis, sed in ostensione spiritus et virtutis " (1 Cor 2,4)

Strenuo apostolo del confessionale

Ci rimane infine da rievocare nella vita di San Giovanni Maria Vianney quella forma di ministero pastorale, che fu per lui come un lungo martirio e dal cui svolgimento l'amministrazione del Sacramento della Penitenza rifulse di particolare splendore e produsse frutti in sommo grado copiosi e salutari. " Egli trascorreva in media quindici ore al giorno al confessionale. Questo lavoro quotidiano cominciava all'una o alle due del mattino e non finiva che di notte ". E quando cadde, di sfinimento, cinque giorni prima della morte, gli ultimi penitenti si strinsero al capezzale del moribondo. Si calcola che verso la fine della vita il numero annuo di pellegrini avesse raggiunta la cifra di 80.000.

Si stenta ad immaginare i disagi, gli incomodi, le sofferenze fisiche di queste interminabili sedute al confessionale, per un uomo già esausto dai digiuni, macerazioni, infermità, mancanza di riposo e di sonno. Ma soprattutto egli fu moralmente come oppresso dal dolore. Ascoltate questo suo lamento: " Si offende tanto il buon Dio, che si sarebbe tentati di invocare la fine del mondo!... Bisogna venire ad Ars per sapere che cos'è il peccato... Non si sa cosa fare; non si può far altro che piangere e pregare ". Il Santo si dimenticava di aggiungere che egli prendeva anche su di sé una parte dell'espiazione: " Quanto a me - confidava a chi gli chiedeva consiglio - assegno loro una piccola penitenza ed il resto lo faccio io al loro posto ".

E veramente il Curato d'Ars non viveva che per i " poveri peccatori ", come egli diceva, nella speranza di vederli convertirsi e piangere. La loro conversione era lo scopo a cui convergevano tutti i suoi pensieri e l'opera per cui spendeva tutto il suo tempo e tutte le sue forze. E ciò per il fatto che egli conosceva per l'esperienza del confessionale tutta la malizia del peccato e le sue rovine spaventose nel mondo delle anime. Egli ne parlò in termini terribili: " Se avessimo la fede e se vedessimo un'anima in stato di peccato mortale, noi moriremmo di spavento! ".

Ma l'acerbità della sua pena e la veemenza della sua parola provengono meno dal timore delle pene eterne che minacciano il peccatore indurito, che dall'emozione provata al pensiero dell'amore divino misconosciuto ed offeso. Davanti alla ostinazione del peccatore e alla sua ingratitudine verso un Dio così buono, le lacrime sgorgavano dai suoi occhi: " Oh, amico mio - diceva - io piango proprio perché non piangete voi! ".

Al contrario però con quale delicatezza e con quale fervore non fa rinascere la speranza nei cuori pentiti! Per essi egli instancabilmente si fa ministro della misericordia divina, la quale è, diceva egli, potente " come un torrente in piena che trascina i cuori al suo passaggio ", e più tenera che la sollecitudine d'una madre, perché Dio è " pronto a perdonare più di quello che sarebbe una madre a tirar fuori dal fuoco un suo figlio ".

I pastori d'anime quindi, sull'esempio del Santo Curato d'Ars, avranno a cuore di consacrarsi, con competenza e dedizione, a questo ministero tanto importante, poiché in fondo è qui che la misericordia di Dio trionfa sulla malizia degli uomini ed il peccatore viene riconciliato al suo Dio. Si tenga pure a mente che il Nostro Predecessore Pio XII ha condannato gravissimis verbis l'opinione errata secondo cui non sarebbe da farsi gran conto della confessione frequente dei peccati veniali: " Per un progresso sempre più alacre sul cammino della virtù, intendiamo raccomandare vivamente il pio uso della confessione frequente, introdotto dalla Chiesa non senza una ispirazione dello Spirito Santo ". Infine Noi vogliamo confidare che i ministri del Signore saranno essi stessi i primi, secondo le prescrizioni del Diritto Canonico, alla pratica regolare e fervente del sacramento della Penitenza, così necessario alla loro santificazione, e terranno il più gran conto delle pressanti insistenze che più volte e dolenti animo Pio XII si sentì in dovere di loro rivolgere a questo riguardo.



CONCLUSIONE

Al termine di questa Lettera, Venerabili Fratelli, desideriamo dirvi tutta la Nostra soavissima speranza che, con la grazia di Dio, questo Centenario della morte del Santo Curato d'Ars possa risvegliare presso ogni sacerdote il desiderio di compiere più generosamente il suo ministero e soprattutto il suo " primo dovere di sacerdote, cioè il dovere di raggiungere la propria santificazione ".

Quando da questo vertice del Supremo Pontificato dove la Provvidenza Ci ha voluto collocare, consideriamo l'immensa aspettativa delle anime, i gravi problemi dell'evangelizzazione in tanti paesi e le necessità religiose delle popolazioni cristiane, sempre e ovunque si presenta al Nostro sguardo la figura del sacerdote. Senza di lui, senza la sua azione quotidiana, che sarebbe delle iniziative, anche le più adatte alle necessità dell'ora presente? Che farebbero anche i più generosi apostoli del laicato? Proprio a questi sacerdoti tanto amati e su cui si fondano tante speranze per il progresso della Chiesa, Noi osiamo richiedere, in nome di Cristo Gesù, l'intera fedeltà alle esigenze spirituali della loro vocazione sacerdotale. Avvalorino il Nostro appello queste parole, piene di sapienza, di San Pio X: " Per far regnare Gesù Cristo nel mondo nessuna cosa è così necessaria come la santità del clero, perché con l'esempio, con la parola e con la scienza esso sia guida dei fedeli ".

Quasi lo stesso diceva San Giovanni Maria Vianney al suo Vescovo: " Se volete convertire la vostra diocesi, dovete fare santi tutti i vostri parroci ".

A voi, Venerabili Fratelli, che portate la responsabilità della santificazione dei vostri sacerdoti, Noi raccomandiamo di aiutarli nelle difficoltà, talora ben gravi, della loro vita personale o del loro ministero. Cosa non può fare un Vescovo che ama i suoi sacerdoti, se ha conquistato la loro confidenza, se li conosce, li segue da vicino e li guida con autorità ferma e sempre paterna? Pastori di tutta la diocesi, siatelo anzitutto e in maniera particolare per coloro che così strettamente collaborano con voi e ai quali vi stringono vincoli tanto sacri.

A tutti i fedeli pure Noi domandiamo, in questo anno centenario, di pregare per i sacerdoti e di contribuire, per quanto possono, alla loro santificazione. Oggi i cristiani ferventi attendono molto dal sacerdote. Essi vogliono vedere in lui - in un mondo dove trionfano il potere del denaro, la seduzione dei sensi, il prestigio della tecnica - un testimonio del Dio invisibile, un uomo di fede, dimentico di se stesso e pieno di carità. Sappiano tali cristiani che essi possono molto influire sulla fedeltà dei loro sacerdoti ad un tale ideale, col religioso rispetto al loro carattere sacerdotale, una più esatta comprensione del loro compito pastorale e delle loro difficoltà, e una più attiva collaborazione al loro apostolato.

In fine verso la gioventù cristiana rivolgiamo uno sguardo colmo d'affetto e pieno di speranza. La messe è vasta ma gli operai sono pochi (cf Mt 9,37). In molte regioni gli apostoli, sfiniti dalle fatiche, con vivissimo desiderio aspettano chi li sostituirà.

Popoli interi soffrono una fame spirituale, più grave ancora che quella materiale; chi porterà loro il celeste nutrimento della verità e della vita? Abbiamo ferma fiducia che la gioventù del nostro secolo non sarà meno generosa nel rispondere all'appello del Maestro, di quella dei tempi passati. Senza dubbio, la condizione del sacerdote è spesso difficile. Non c'è da meravigliarsi che egli sia il primo esposto alla persecuzione dei nemici della Chiesa, perché, diceva il Curato d'Ars, quando si vuole distruggere la religione si comincia coll'attaccare il sacerdote. Ma, nonostante queste gravissime difficoltà, nessuno dubiti della sorte altamente fortunata che è retaggio del sacerdote fervente chiamato dal Salvatore Gesù a collaborare alla più santa delle imprese, la redenzione delle anime e la crescita del Corpo Mistico. Le famiglie cristiane perciò valutino bene le loro responsabilità, e diano loro figli con gioia e gratitudine per il servizio della Chiesa. Noi non intendiamo qui sviluppare questo appello, che è anche il vostro, Venerabili Fratelli. Ma siamo certi che voi comprenderete e parteciperete l'ansietà del No- stro cuore e tutta la forza di convinzione che vorremmo mettere nelle Nostre parole. A San Giovanni Maria Vianney Noi affidiamo questa causa tanto grave e da cui dipende l'avvenire di tante migliaia di anime!

E ora volgiamo i Nostri sguardi verso la Vergine Immacolata. Poco prima che il Curato d'Ars compisse la sua lunga carriera piena di meriti, Ella era apparsa in un'altra regione di Francia ad una fanciulla umile e pura per trasmetterle un messaggio di preghiera e di penitenza, di cui è ben nota, da un secolo, l'immensa risonanza spirituale. In realtà la vita del santo sacerdote di cui celebriamo il ricordo, era in anticipo una illustrazione vivente delle grandi verità soprannaturali insegnate alla veggente di Massabielle. Egli stesso aveva per l'Immacolata Concezione della Santissima Vergine una vivissima devozione, lui che nel 1836 aveva consacrata la sua parrocchia a Maria concepita senza peccato, e doveva accogliere con tanta fede e gioia la definizione dogmatica del 1854.

Anche Noi Ci compiaciamo di unire nel Nostro pensiero e nella Nostra gratitudine verso Dio questi due Centenari di Lourdes e di Ars, che si succedono provvidenzialmente ed onorano grandemente la Nazione sì cara al Nostro cuore, cui appartengono quei luoghi santissimi. Memori di tanti benefici ricevuti e nella speranza di nuovi favori, facciamo Nostra l'invocazione Mariana che era familiare al Santo Curato d'Ars: " Sia benedetta la santissima ed Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria Madre di Dio! Che tutte le nazioni glorifichino, tutta la terra invochi e benedica il Vostro Cuore Immacolato! ".

Con la viva speranza che questo Centenario della morte di San Giovanni Maria Vianney possa suscitare nel mondo intero un rinnovamento di fervore presso i sacerdoti e presso i giovani chiamati al sacerdozio, e possa altresì richiamare più viva ed operosa l'attenzione di ogni fedele sui problemi che riguardano la vita e il ministero dei sacerdoti, a tutti, e in primo luogo a voi, Venerabili Fratelli, di cuore impartiamo, come pegno delle grazie celesti e testimonianza della Nostra benevolenza, l'Apostolica Benedizione.

Dato a Roma, presso San Pietro, il 1° Agosto 1959, anno primo del Nostro Pontificato.

IOANNES PP. XXIII

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