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La Bibbia tradotta anche in puyuma

Ultimo Aggiornamento: 20/08/2009 14:29
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18/07/2009 07:33

Realizzata dal vescovo ausiliare di Hwalien, John Baptist Tseng Chien-tsi

La Bibbia tradotta anche in puyuma


Taipei, 17. La comunità etnica puyuma potrà leggere i quattro Vangeli e gli Atti degli apostoli nella propria lingua di origine, grazie al lavoro di traduzione realizzato dal vescovo ausiliare di Hwalien, monsignor John Baptist Tseng Chien-tsi, anch'egli puyuma. Il presule, che è l'unico vescovo indigeno di Taiwan, ha ricordato che nel 1972, dopo la sua ordinazione sacerdotale, alcuni anziani puyuma avevano manifestato il loro malcontento poiché non riuscivano a comprendere le celebrazioni eucaristiche in mandarino cinese, la lingua ufficiale di Taiwan. Due anni più tardi, l'allora padre Tseng iniziò a tradurre le due letture e il Vangelo per la messa nella sua lingua madre utilizzando il katakana (un alfabeto giapponese) per consentire ai fedeli anziani di ascoltare la Parola di Dio.

La lingua puyuma non ha infatti alcuna forma scritta. Durante l'occupazione giapponese a Taiwan (1895-1945), le popolazioni tribali sono state educate in giapponese. Successivamente, nel 1949, quando il Kuomintang (il partito nazionalista) prese il potere, i puyuma iniziarono a essere educati in cinese e a utilizzare il "cinese latinizzato" o pinyin, il sistema usato per tradurre le parole cinesi nell'alfabeto latino. Anche il vescovo decise di utilizzare la scrittura latina per tradurre i Vangeli e gli Atti degli apostoli, progetto al quale ha lavorato per trentacinque anni. Monsignor Tseng, che parla fluentemente il giapponese, ha fatto notare che solo alcune persone puyuma sono in grado di capire il katakana, ma i caratteri latini sono conosciuti in tutto il mondo. Il presule ha sottolineato che i giovani in grado di leggere la Bibbia in cinese sono consapevoli che il puyuma è una lingua in estinzione.

Le prime cinquecento copie bilingui dei Vangeli e degli Atti degli apostoli in cinese e in puyuma, sono già state vendute al prezzo di quindici dollari, il ricavato sarà utilizzato per la traduzione di altre parti della Bibbia.
Il vescovo di Hwalien ha sottolineato che in passato i puyuma avevano solo una "Bibbia orale". Qualcuno la leggeva in cinese e la traduceva in puyuma.

"È stato un compito difficile e impegnativo. L'interprete - ha spiegato monsignor Tseng - doveva avere familiarità con entrambe le lingue e solo due o tre persone, che definirei veri talenti, su una popolazione di diecimila anime, sono in grado di fare questo lavoro".
Il vescovo ha anche l'obiettivo di tradurre l'intera Bibbia in puyuma e di preservare la sua lingua ancestrale anche nella forma scritta. Oltre al progetto di traduzione della Bibbia, il vescovo ha anche realizzato un dizionario puyuma-cinese e ha anche pubblicato un libro sui miti puyuma in cinese. Quest'ultima sta per essere tradotta in puyuma.


(©L'Osservatore Romano - 18 luglio 2009)
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Tradotta nella lingua locale Pokot

La Bibbia tra le popolazioni del Kenya


Nairobi, 19. Dopo più trent'anni di intenso lavoro finalmente la popolazione Pokot del Kenya potrà leggere la Bibbia tradotta nella propria lingua madre.

La nuova Bibbia, la cui traduzione e supervisione sono state coordinate e dirette dalla società biblica del Kenya (Bsk), sarà ufficialmente presentata a Nairobi, sabato prossimo, nel corso di una cerimonia dal ministro delle Comunicazioni e Informazioni, Samuel Poghisio, anch'egli pokot.



I pokot sono una comunità pastorale che vive nelle aride pianure del nord-ovest del Kenya e che si estende anche in Uganda.
La principale difficoltà - hanno spiegato gli studiosi - non è stata tanto la traduzione della Bibbia in sé quanto le differenze nella presentazione e nell'introduzione delle note a pie' pagina e nelle indicazioni dottrinali.
"Finalmente, un viaggio iniziato trent'anni fa si è appena concluso - ha dichiarato con soddisfazione il presidente del Bsk, Isacco Litali - e adesso è giunto il momento di raccogliere i frutti del duro lavoro e del sacrificio della gente pokot. In passato ci siamo accorti quanto fosse importante la presenza della Bibbia tradotta nelle lingue locali tra le popolazioni indigene. La traduzione nella propria lingua - ha aggiunto - ha un profondo effetto sulle persone, le induce a ricevere la Parola di Dio in modo più efficace rispetto a prima. Si dice che è il Signore a rivolgersi a loro nella loro lingua principale".

Tra gli obiettivi della Conferenza episcopale del Kenya vi è quello di promuovere la traduzione cattolica della Bibbia nelle diverse lingue dei popoli indigeni; fare in modo che essa sia più presente nelle riunioni e durante le celebrazioni; offrire piena fiducia agli indigeni operatori di pastorale, sacerdoti, religiosi, animatori delle comunità e catechisti, affinché si sentano appoggiati e abbiano il posto che corrisponde loro come protagonisti del processo di inculturazione del Vangelo.
Il ministro Poghisio ha sottolineato che la Bibbia sarà anche una risorsa fondamentale per affrontare il problema del perenne conflitto tra i pokot e i popoli vicini. Per la popolazione pokot la pubblicazione di questa Bibbia significa anche "un migliorarsi dal punto di vista dell'alfabetizzazione, molte persone si sforzeranno a imparare a leggere e a scrivere".
Per la Chiesa del Kenya è fondamentale fortificare l'incarnazione della fede cristiana nella vita dei popoli che hanno una tradizione di fede e spiritualità. Occorre, inoltre, enfatizzare l'importanza dell'apprendistato delle lingue proprie dei popoli originari, rendere presente la Bibbia nei momenti significativi della vita e organizzare laboratori per traduttori della Bibbia e della liturgia nelle lingue indigene.
"La promozione della traduzione cattolica della Bibbia nei diversi idiomi dei popoli originari - ha affermato Elisabetta Muriuki, segretario generale della Bible society of Kenya - è un diritto degli stessi a provare l'amore del Padre che ci manifesta la sua Parola. Siamo felici di poter portare la Parola di Dio tra i diversi gruppi linguistici del Kenya e nelle aree più remote in cui il Vangelo non è riuscito a penetrare completamente. Il processo di inculturazione del Vangelo - ha concluso Muriuki - è un'esperienza comunitaria".
Secondo la Bible society of Kenya, la Bibbia era disponibile solo in sedici lingue:  borana, dholuo, ekegusii, gikuyu, kalenjin, kidawida, kikamba, kimiiru, logooli, lunyore, masai, nandi, luhya, swahili, turkana, somo. Adesso si aggiunge la versione in pokot. Attualmente, vi sono altri quindici gruppi linguistici che hanno a disposizione solo la traduzione del Nuovo Testamento e tre gruppi linguistici che dispongono solo di una piccola parte delle Sacre Scritture.


(©L'Osservatore Romano - 20 agosto 2009)
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