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Come io parlo di Dio ai miei bambini?

Ultimo Aggiornamento: 07/08/2009 10:54
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06/08/2009 09:32

Parlare di Dio ai bambini (I parte)
Un giorno, una giovane maestra di religione, assai soddisfatta del suo primo approccio ai bambini di terza elementare che erano molto attenti e interessati, fece loro una domanda a tranello. Sicura che avrebbero capito il trabocchetto, disse: «Alzino la mano quelli che pensano che Dio abbia la barba!». Con suo grande stupore, vide tutte le mani alzate, tranne quella di una bambina, dall'aria un po' timida, giusto in prima fila. La guardò con interesse, pensando: «L'unica intelligente è questa piccola qui: lei ha capito che Dio non può avere la barba!». Poi in modo benevolo, le chiese: «Perché tu non hai alzato la mano?». E quella, titubante e imbarazzata: «Perché... io non so quanto è lunga!». La giovane maestra rimase di stucco, e disse a tutti con aria giudicante: «Ma allora nessuno di voi ha ancora il concetto di Dio!».

Nonostante le sue buone intenzioni e l'entusiasmo, quella giovane maestra ha scordato una caratteristica fondamentale del bambino: i bambini sono logici e concreti. Non comprendono i concetti astratti, i ragionamenti teorici, ma il loro mondo è fatto di immagini e fantasie che hanno sempre un riscontro concreto e tangibile con la realtà. E noi sappiamo che non c'è nulla di più impalpabile e incorporeo di Dio! Come parlare di Dio ai bambini in modo a loro comprensibile? Proprio nella direzione scartata dalla giovane maestra: parlando di volto, di barba, di occhi pieni di bontà, di mani che ti accarezzano, di braccia forti che ti portano in grembo, e via dicendo. Questa concretezza il bambino la comprende e la se immagina alla perfezione! Questo modo di presentare Dio ai bambini è molto vicino a quello usato dalla Bibbia: essa non ha paura di immaginare Dio con vesti, atteggiamenti e perfino sentimenti umani. Nei Salmi, di lui si dice: "È potente il tuo braccio, forte la tua mano, alta la tua destra!"(Sal 89); oppure: "Non nascondermi il tuo volto, Signore; nel giorno della mia angoscia piega verso di me l'orecchio. Quando ti invoco: presto, rispondimi! (Sal 102). Il Dio con cui ha a che fare il popolo di Israele, a partire da Abramo, non è un Dio astratto, sidereo, lontano e irraggiungibile, ma è un Dio che si sporca le mani nella storia e privilegia lo stare accanto al suo popolo (G.Gillini-M.Zattoni, Parlare di Dio ai bambini, 12).

È corretto, allora, dire che quella bambina non aveva un concetto di Dio? No; lei aveva una sua idea di Dio, ma estremamente concreta. Probabilmente pensava che Dio avesse una barba così lunga da poterla toccare e magari aggrapparsi ad essa per arrivare fino a lui!

I bambini si costruiscono i loro concetti a partire dalla realtà che vivono e che toccano. Essi sono come degli specchi. Quando sono in presenza dell'amore, ne diventano il riflesso. Quando l'amore non c'è, non hanno nulla da riverberare attorno a loro. Il modo più efficace per parlar loro di Dio è quello di metterli davanti ad azioni concrete e a fatti tangibili nei quali si rivela il Dio-amore in cui crediamo. Vedere papà e mamma che si rispettano, che si stimano e si ascoltano; notare papà e mamma che accolgono con carità il diverso, il povero, il bisognoso; accorgersi che papà e mamma non hanno vergogna di mostrarsi a pregare insieme, per ringraziare del dono della vita, di quello che sono e che hanno, vale più di tanti indottrinamenti astratti. Attraverso queste azioni estremamente concrete l'immagine di Dio viene impressa nello specchio dell'anima dei bambini più efficacemente di qualsiasi discorso teorico che i piccoli non capirebbero mai.

Fr. Lorenzo Raniero
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