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Vicino ai carcerati reclusi nell'«altra città»

Ultimo Aggiornamento: 20/08/2009 14:32
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Scopi, struttura e storia della commissione internazionale per la pastorale cattolica nelle prigioni

Per carceri più umane


Particolare rilievo di coordinamento e progettualità nell'azione dei cappellani carcerari assume, oggi, la commissione internazionale della pastorale cattolica delle carceri (Iccppc):  International commission for catholic prison pastoral care). 

Gli scopi della commissione possono dedursi dal motto stesso e dall'emblema della commissione. L'uno, con la dizione Vinculum unitatis, riassume la solidarietà dei cappellani cattolici, che li caratterizza e li unisce alla Santa Sede, con la quale - in particolare con il Pontificio Consiglio per la Giustizia e per la Pace - gli Statuti prescrivono "strette relazioni". L'altro, l'emblema, rappresentando due mani - una delle quali dietro sbarre carcerarie - che tende l'una verso l'altra, esprime fra cappellani e detenuti una solidarietà che vince ogni ostacolo e abbraccia ogni tipo di assistenza, spirituale e materiale. Gli scopi giuridicamente dichiarati dagli Statuti (1996) sono inoltre di "arrecare alla Chiesa universale una più vasta consapevolezza e sensibilità nell'esercizio della pastorale carceraria" e di "stimolare la creazione di cappellanie cattoliche delle carceri in tutte le nazioni, in collaborazione con le relative conferenze episcopali, offrendo il sostegno necessario". Altro scopo dichiarato è di "contribuire nel proprio campo specifico alla riforma e alla revisione del sistema penale in tutto il mondo".

Quest'ultimo intento ha già dato occasione di impegno da parte della commissione nel campo dei diritti dell'uomo, mediante servizi di informazione inseriti nel Bollettino "Newsletter", proposte e, recentemente, concrete iniziative per il proprio riconoscimento in seno all'Onu come organizzazione ufficiale non governativa, che darebbe alla commissione rilievo e forza contrattuale notevoli per la realizzazione di progressi in campo penale.

Particolare impegno assunto dalla commissione, è anche quello di lottare contro la pena di morte, sia perché di fatto non venga applicata, sia perché ne sia attuata una piena e universale abolizione.
La struttura della commissione internazionale si articola in un presidente eletto dall'assemblea plenaria. Attualmente a ricoprire tale carica è il dottor Cristian Kuhun. Il primo organo, per importanza, della commissione, è l'assemblea stessa dei membri, che per votare debbono essere preposti alla pastorale carceraria nei loro Paesi di origine dalle relative conferenze episcopali.

Per ciò che riguarda la storia, la commissione internazionale trova la sua origine nel dopoguerra degli anni Cinquanta, quando gli stessi cappellani italiani avevano da poco concretizzato le loro aspirazioni a un organismo centrale che li coordinasse. Fu allora (1950 a Roma e 1954 a Friburgo in Svizzera) che si ebbero i primi due congressi internazionali dei cappellani delle carceri, i soli convocati nella loro universalità a tutt'oggi. Nel secondo di essi fu creata una "commissione", che peraltro non si riunì mai ufficialmente. Nel 1955, a Friburgo in Brisgovia (Germania) si tenne la prima riunione informale della commissione, nel corso della quale venne eletto il suo primo presidente nella persona di Monsignor Verheggen (Paesi Bassi). Ancora non esisteva alcuno statuto. Nel corso di un suo soggiorno in Svizzera, monsignor Ronca, arcivescovo e ispettore dei cappellani italiani, in un colloquio col cappellano tedesco Schmitz e con due altri cappellani, Rousset, francese e Teobaldi del Cantone svizzero del Ticino, propose che si celebrasse a Roma un nuovo congresso di tutti i cappellani. A tale scopo furono invitati a Zurigo il 31 gennaio 1972 alcuni cappellani generali. In tale riunione fu deciso di rinunciare al congresso internazionale di tutti i cappellani e di convocare invece a Roma la commissione, nell'autunno dello stesso anno.

Questa sessione fu organizzata da Monsignor Ronca a Roma dall'8 all'11 ottobre 1972, e coloro che vi parteciparono furono ricevuti dal Papa Paolo VI. Nel corso della stessa sessione si avvertì da ogni parte la necessità di strutturare la commissione in forma giuridica, e pertanto fu istituito un comitato esecutivo provvisorio che preparasse un progetto di statuto, il quale si riunì nel febbraio 1973 a Essen e ancora, in agosto, nel Belgio. A tale scopo fu utilizzato il codice civile svizzero, e fu scelta per qualificare la commissione una forma di associazione civile disciplinata dalla legislazione svizzera.

La commissione internazionale non fu dunque inclusa alle origini in fattispecie canoniche. La questione canonica fu ripetutamente oggetto di attenzioni e sforzi, ma è stata disciplinata dal congresso solo a Varsavia nel 1996, dove gli statuti originari furono rinnovati e ampliati. La commissione viene riconosciuta e fornita di personalità giuridica canonica anche dalla Santa Sede come associazione privata di fedeli, composta di chierici e laici, conforme al Codice di diritto canonico.


(©L'Osservatore Romano - 20 agosto 2009)
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