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"Dalla Fede il Metodo"

Ultimo Aggiornamento: 03/10/2009 14:10
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21/08/2009 09:41

Per questo, all'inizio di questo nostro gesto degli Esercizi sentiamo l'urgenza di una conversione. Davanti a questo inizio possiamo avere quei due atteggiamenti, quei due tipi di atteggiamento che don Giussani rintracciava in quelli che incominciavano a seguire Gesù:
«Da una parte, vi erano quelli che già avevano la soluzione delle cose in tasca o per lo meno che già sapevano quali fossero gli strumenti per affrontare il problema dell'uomo e del popolo (gli scribi e i farisei), e con loro tutta la gente che partecipava dello spirito di questo atteggiamento.
Immaginatevi come erano là a sentirlo; appunto, come pietre su cui le sue parole cadevano inutilmente o come pietre che contraddicevano quelle parole, scetticamente oppure con una dialettica radicalmente opposta: la pietra di quell'atteggiamento rintuzzava l'offerta di quel discorso, lo contraddiceva o lo lasciava cadere.
Invece, proviamo a immaginarci l'altra gente, la povera gente.
 Non "povera gente" perché povera - Nicodemo non era un povero e tanti altri, nota il Vangelo, non erano poveri -, ma povera gente come cuore, che andavano a sentirlo perché "mai un uomo ha parlato come parla quest'uomo!", cioè perché erano, si sentivano animati, toccati nell'affezione, si sentivano rinnovati nell'affezione a se stessi, nella loro umanità, nel sentimento della propria umanità.
Questa gente lo seguiva [...] dimenticandosi anche di mangiare.
E qual era il primo fattore che definiva quel fenomeno? "Gesù Cristo"? No!
Il primo fattore che definiva quel fenomeno è che erano povera gente che sentiva [...] la pietà verso di sé, era gente che aveva fame e sete - come Lui dirà nelle "beatitudini".
Fame e sete cosa vuole dire? Avere fame e sete di "giustizia" [...] vuole dire desiderare l'avverarsi della propria umanità, l'emergere del sentimento vero della propria umanità. [...J Uno, per desiderare, per avere fame e sete del compiersi della propria umanità, deve sentire se stesso, deve sentire la propria umanità».
 
Incominciamo questo gesto con la coscienza di questo nostro bisogno.
Incominciamo da bisognosi: tesi, per questa coincidenza con noi stessi e con il nostro bisogno, a essere aperti a tutto quanto questo nostro gesto implica.
Perché è come una domanda il sacrificio che dobbiamo fare per costruire questo gesto. Dal silenzio ai disagi degli spostamenti, tutto fa parte di questo nostro grido, di questa nostra povertà, affinchè il Signore abbia pietà di noi.
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