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Giovanni Crisostomo De sacerdotio

Ultimo Aggiornamento: 14/09/2009 15:27
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14/09/2009 11:36

Tanto l’elettore quanto il candidato devono ponderare con molta cura prima di scegliere o di lasciarsi eleggere.

Il giudizio di Dio sarà severo per gli uni e per gli altri se avranno agito con leggerezza.


IV. Bisogna dunque che anche chi ha da imporre le mani, premetta accurata indagine, e ancor più deve farlo il consacrando; ché se egli avrà gli elettori partecipi del castigo, per le colpe in cui sarà caduto; non vi sfuggirà per altro egli stesso, bensì ne subirà uno maggiore: a meno che coloro che lo promossero abbiano così agito per qualche motivo personale, contrariamente a quanto sembrava loro retto. Perché se saranno colti in fallo per questo lato, e conoscendo un candidato come indegno, lo promossero per qualche pretesto, le proporzioni della pena saranno eguali anche per loro, e anzi, maggiori saranno a quelli che investirono del potere un indegno; ché se uno conferisce la potestà a chi s’accinge a rovinare la Chiesa, sarà egli colpevole dei danni da quello perpetrati.

Se poi egli non avrà da rendere conto ad alcuno per queste colpe, ma dica d’essere stato ingannato dall’opinione del volgo, neppure in tal caso resta impunito, tuttavia subirà una pena alquanto minore di quella dell’eletto; e Perché? Perché é bensì probabile che gli elettori siano indotti a ciò ingannati dalla falsa opinione pubblica, ma l’eletto non potrebbe già dire: "Io non conoscevo me stesso" come altri potrebbero dire di non aver conosciuto lui; pertanto, siccome egli va incontro a più aspra punizione che quelli i quali ve lo promossero, così deve far l’esame di se stesso con maggior cura di loro, e quand’anche essi per ignoranza ve lo trascinassero, facendosi avanti deve esporre diligentemente le ragioni con le quali dissipi il loro inganno, e così, dimostrando se stesso indegno della promozione, sfuggirà l’incarico di sì gravi incombenze. Per qual motivo infatti, trattandosi di strategia o di navigazione o d’agricoltura o di altre professioni, il contadino non sceglierebbe di navigare, né il soldato di lavorare la terra, né il pilota di esercitare la milizia, quando pure si minacciassero di mille morti? certamente perché ciascun d’essi prevede il pericolo derivante dalla propria inesperienza; e frattanto useremo tanta previdenza là ove il danno versa intorno a interessi piccoli, né cederemo all’imposizione di chi ci sforza, e dove invece a quelli che mancando di capacità assumono il sacerdozio é serbata la pena eterna, trascuratamente e a casaccio ci sobbarcheremo al rischio, adducendo poi a scusa la violenza altrui?

Per certo non lo sopporterà Colui che allora ci avrà da giudicare: giacché bisognava mostrare maggior fermezza riguardo alle cose spirituali che a quelle materiali; or invece saremo trovati a non aver nemmeno mostrata l’eguale. Dimmi infatti: se prendendo noi un tale per architetto mentre non lo fosse, lo chiamassimo all’opera, e quegli venendo e ponendo mano al materiale radunato per la fabbrica, mandasse in malora e legname e pietre, e costruisse l’edificio in guisa tale che presto rovini, basterà forse a sua difesa l’esservisi accinto per comando d’altri e non essersi proposto spontaneamente? Non basterà affatto, e ben a ragione e giustamente; ché ben doveva egli ricusare, non ostante che altri lo chiamassero. Or dunque, mentre niuna speranza di sfuggire la pena rimane a chi mandò in malora il legname e le pietre, colui che rovina le anime e governa malamente, crederà giovargli per essere assolto, l’esservi stato obbligato da altri? E come non sarebbe ciò molto ingenuo? e lascio che nessuno potrebbe venire obbligato, qualora non volesse. Ma soggiaccia pure egli a quanta violenza si voglia e a molteplici raggiri per esser fatto cadere; forse ciò lo libererà da pena? no, te ne prego, non inganniamoci fino a tal segno, né simuliamo di ignorare ciò che é palese persino ai piccoli fanciulli; ché non ci potrà giovare questa simulazione d’ignoranza, quando saremo chiamati a giudizio.

Tu non brigasti per ottenere questa carica, conscio com’eri di tua debolezza: benissimo, ma bisognava che con la stessa intenzione t’opponessi a coloro che vi ti chiamavano; o forse tu eri debole e inetto solo fintantoché niuno ti chiamava, e come si trovò chi era disposto a conferirti l’onore, d’un tratto diventasti forte? ciò é ridicolo e insulso, e degno di gravissimo castigo. Per questo appunto il Signore esorta "colui che vuole edificare una torre, a non porre il fondamento prima d’aver computato le proprie sostanze, per non offrire ai presenti infiniti pretesti di scherno contro di lui" (Lc. 14,28). Per quello il danno si riduce alla derisione, qui invece la pena é il "fuoco inestinguibile, il verme imperituro, lo stridore dei denti, la tenebra esteriore e l’essere separato e collocato insieme con gli ipocriti" (Mt. 25,30).

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