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Giovanni Crisostomo De sacerdotio

Ultimo Aggiornamento: 14/09/2009 15:27
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14/09/2009 15:18

Custodia dei sensi e purezza angelica necessaria al sacerdote

Cessa pertanto di spingermi verso una pena tanto inesorabile: non si tratta né di comando militare né di dignità regia, ma di un’istituzione tale che richiede una virtù angelica. L’anima del Sacerdote dev’essere più pura dei raggi del sole, affinché lo Spirito Santo non lo abbandoni e affinché possa dire: "Vivo non già io, ma vive in me Cristo" (Gal. 2,20). Ché se gli anacoreti del deserto, lontani, dalla città e dai pubblici ritrovi e da ogni strepito proprio di quei luoghi, godendo interamente il porto e la bonaccia, non s’inducono a confidare nella sicurezza di quella loro vita, ma aggiungono infinite altre attenzioni, munendosi da ogni parte e studiandosi di fare o dire ogni cosa con grande diligenza, per potersi presentare al cospetto di Dio con fiducia e intatta purezza, per quanto é possibile alle umane facoltà; qual forza e violenza ti pare che farà d’uopo al vescovo, per sottrarre l’anima sua da ogni macchia e serbarne intatta la spirituale beltà? A lui occorre per certo maggior purezza che a quelli, e frattanto, proprio lui che ne ha maggior bisogno è esposto a maggiori occasioni necessarie, nelle quali può essere contaminato, se con assidua sobrietà e vigilanza non renda l’anima sua inaccessibile a quelle insidie.

La grazia della persona, le movenze affettate, il camminare ricercato, l’esilità della voce, gli occhi imbellettati, la tintura delle gote, la disposizione delle trecce, le chiome impatinate, lo sfarzo delle vesti e la varietà dei monili, la bellezza delle gemme, il profumo degli unguenti e tutte le attrattive di cui va in cerca il sesso femminile, bastano a turbare l’anima qualora non sia bene inaridita con rigorosa temperanza. Del resto nulla di strano che uno sia inquietato da simili cose, ma ciò che riempie di stupore e di sgomento é che il diavolo può percuotere e trafiggere le anime degli uomini mediante oggetti affatto contrari a quelli.

II. Taluni infatti essendo sfuggiti a quelle trappole, caddero in altre assai diverse. Lo sguardo trascurato, la capigliatura ispida, il vestito sudicio, l’aspetto dimesso, i modi semplici, il parlar naturale, l’incesso comune, la voce piana, il vivere in povertà, l’essere oggetto di disprezzo senza appoggio e in abbandono, dopo aver mosso a compassione l’osservatore, finirono per trascinarlo a estrema rovina: onde molti, scampando dalle prime reti tese dai monili, unguenti, abiti sfarzosi, e tutto il resto sopra ricordato, caddero con tutta facilità in queste altre così diverse da quelle, e vi soccombettero. Se dunque mediante la povertà e la ricchezza l’ornamento e l’aspetto dimesso, i modi affettati e quelli trascurati, in una parola mediante tutti gli oggetti sopra enumerati si accende la guerra contro l’anima dello spettatore, e d’ogni intorno gli tendono insidie, come potrà egli respirare, stretto nel cerchio di tanti scogli? quale scampo potrà trovare, non dico per non soccombere alla violenza, ché ciò non é molto difficile, ma per serbare l’anima sua tranquilla e libera da immondi pensieri?

Lascio da parte gli onori che sono cagione di mali infiniti; quelli che provengono dalle donne sbolliscono bensì con l’assiduità della modestia, ma possono anche far cadere chi non sa mantenersi sempre vigilante contro tali insidie; quanto poi a quelli offerti dagli uomini, se uno non li accoglie con molta superiorità di spirito, soggiace a due affezioni contrarie, quali la servile

adulazione e la stolta iattanza, costretto a inchinarsi a quelli che dovrebbero stare a’ suoi cenni, reso aspro contro i minori dal favore accordatogli e spinto così nel baratro della presunzione. Queste cose dico io; ma il danno che da ciò proviene nessuno potrebbe pienamente comprenderlo, senz’averne fatto esperienza, ché a chi si trova all’atto pratico é giocoforza che ne accadano di peggiori e più rovinose.

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