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Giovanni Crisostomo De sacerdotio

Ultimo Aggiornamento: 14/09/2009 15:27
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14/09/2009 15:25

Allegoria finale. La fidanzata mistica

Supponiamo che a un uomo sia promessa sposa la figlia del re di tutta la terra che è sotto il sole, e questa fanciulla sia bella d’ineffabile bellezza, tale da sorpassare anche l’umana natura e superare di gran lunga in bellezza le altre donne tutte quante; che oltre a ciò essa possieda tali doti di spirito da lasciarsi indietro assai la schiatta intera degli uomini che furono e che saranno; che per leggiadria di costumi sorpassi tutti i confini della saggezza e faccia impallidire con lo splendore del proprio aspetto la beltà corporale; supponiamo che il promesso sposo sia acceso per questa vergine non solo a cagione di queste doti, ma oltre a ciò senta verso di lei una particolare tendenza, una passione di tal forza da eclissare al confronto anche gli amatori più deliranti che mai siano stati. Poniamo poi che mentre è bruciato da un tal fuoco, venga a sapere che quella sua meravigliosa amata è in procinto di essere sposata da uomo da nulla, ignobile di stirpe, deforme di corpo e più meschino di ogni altro. Ti ho io così rappresentato qualche piccola parte del mio affanno? ti basta ch’io mi limiti a questa immagine? certo credo che basti per rappresentarti il mio sbigottimento, e appunto per darti un’idea di quello, te l’ho esposta. Ma ora verrò ad un’altra rappresentazione, per dimostrarti la grandezza del mio timore e della mia trepidazione.

L’esercito e l’armata navale affidati a un contadinello

XI. Sia dunque un esercito composto di pedoni, di cavalieri e d’uomini di mare; e copra il mare la moltitudine delle triremi, e coprano le campagne e le vette dei monti le falangi dei fanti e dei cavalieri. E riverberi al sole il suo splendore il rame delle armi, mentre contro i raggi di lassù mandati, vibri il fulgore degli elmi e degli scudi: lo strepito delle aste e il nitrito de’ cavalli si levi fino al cielo, né si veda più mare o terra, ma rame e ferro appaia da ogni parte.

Incontro a questi si schierino i nemici, uomini fieri e spietati e sia imminente ormai il momento della battaglia. Indi alcuno preso ad un tratto un garzoncello di quelli che sono allevati nei campi e nulla sanno all’infuori del zufolo e del bastone da pastore, lo rivesta delle armi di rame; lo conduca quindi a torno tutto quanto l’esercito e gli mostri le varie compagnie con i loro comandanti, gli arcieri, i frombolieri, i capitani, i generali, i fanti di grave armatura, i cavalieri, i lanciatori, le triremi e i trierarchi, gli armati che sopra quelle stanno, la moltitudine delle macchine poste sulle navi; gli mostri poi

anche tutte quante le schiere dei nemici e certe facce spaventevoli, la strana foggia delle armi, l’infinita loro moltitudine; i precipizi, i profondi burroni e i dirupi dei monti. Poi gli mostri ancora dalla parte dei nemici e cavalli volanti per via d’incantesimi, e fanti portati per l’aria e ogni opera e specie di magia. Gli venga poi anche enumerando i casi della guerra: nubi di saette, nembi di dardi, quell’immensa caligine, oscurità e tenebrosissima notte prodotta dal nembo degli strali, sì da impedire con la sua densità i raggi del sole, la polvere che non meno della tenebra acceca gli occhi, i torrenti di sangue, i gemiti dei cadenti, le urla di chi sta ancor in piedi, i cumuli dei distesi a terra, le ruote asperse di sangue, i cavalli con i loro cavalieri stramazzati bocconi per la moltitudine dei cadaveri giacenti, la terra di tutto ciò confusamente coperta, e sangue e dardi e frecce e zoccoli di cavalli e teste d’uomini insieme, e braccia e ruote e schinieri e petti trapassati, cervella cosparse sul filo delle spade, punte di saette infrante, e, nelle punte, occhi infilzati. Gli enumeri anche i casi dell’armata navale: delle triremi, quali incendiate in mezzo alle acque, quali affondate in un con i soldati; il mugolio dell’onde, il tumulto dei marinai, il grido delle ciurme, la spuma dei flutti mescolata col sangue che piove su tutte le navi; e cadaveri, altri sui tavolati, altri sommersi, altri galleggianti, altri sbalzati sul lido, altri avvolti dall’onde sì da chiudere alle navi la strada. Indi, mostrati a lui diligentemente tutti

questi luttuosi casi di guerra, vi aggiunga ancora i mali della prigionia e la schiavitù peggiore d’ogni morte; e ciò detto gli imponga senz’altro di salire subito a cavallo e assumere il comando di tutto l’esercito. Or credi tu forse che a quel comando potrà bastare quel garzoncello, o piuttosto al primo aspetto non rimarrà egli subito senza respiro.

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