In quell'occasione era stata dimostrata la debolezza della sua natura umana, in
quest'altra circostanza appare tutta la sua potenza. Inoltre, comportandosi in questi
due modi, ci esorta a non sottrarci alla sofferenza, anche se proviamo turbamento prima
che essa ci affligga, ed a considerare facile e sopportabile ogni cosa, una volta che
siamo venuti a trovarci in mezzo al combattimento. Non abbiamo dunque paura della
morte: certo l'amore per la vita è insito nella nostra natura, ma è in nostra facoltà, sia
di allentare quel legame, rendendo meno intenso il desiderio di vivere, sia di
stringerlo ancora di più, intensificandolo. Come noi proviamo il desiderio
dell'amplesso carnale, ma, se siamo saggi, riusciamo a sottrarci alla sua tirannia,
altrettanto accade nei confronti del desiderio di vivere. Come Dio ha associato alla
procreazione della prole l'attrattiva reciproca tra i due sessi, perché ha stabilito la
continuazione e la propagazione della razza umana, senza tuttavia impedire che noi
seguiamo la via più perfetta della continenza, così ci ha istillato l'amore per la vita,
vietandoci di darci da noi stessi la morte, senza vietarci però di disprezzare questa
vita terrena. Conoscendo questi decreti divini, dobbiamo comportarci con prudenza e
moderazione: né correre volontariamente alla morte, anche quando uno si trova
oppresso da innumerevoli mali, né, allorché siamo costretti ad affrontarla per ragioni
gradite a Dio, dimostrare paura e tirarci indietro, ma andarvi incontro fiduciosi,
anteponendo la vita futura a quella presente.