6. - « Ma quelli che vedranno, rideranno », mi dirai. Non è il caso che tu ti preoccupi
di chi ride di te, dato che costui dimostra soltanto la sua follia. Saranno, invece, molto
più numerosi quelli che ci ammireranno, e che loderanno la nostra saggezza. Non di
queste cose c'è ragione di ridere, ma di quello che noi facciamo quando, piangendo e
lacrimando, sotterriamo quasi noi stessi insieme con i morti. Questo modo di agire
merita riso e insieme castigo. Mostrarci saggi in queste manifestazioni di cordoglio e
serbare la misura nel vestire i defunti ci fa guadagnare corone e lodi; e tutti ci
applaudiranno e ammireranno la potenza del Cristo e diranno: « E' davvero grande la
potenza del Crocifisso! Ha convinto i moribondi che la morte non è morte, infatti
questi non si comportano come dei moribondi, ma come persone che vengono
trasferite ad una vita migliore. Egli infatti ci ha convinto che questo effimero corpo
terreno deve essere rivestito di incorruttibilità, infinitamente più preziosa delle vesti
di seta e d'oro. Perciò non mettono tanta cura nei funerali, ma ritengono che la più
splendida delle onoranze funebri sia una vita ottima ». Questo diranno nel vederci
comportare con tanta saggezza; se invece ci vedranno andare in giro affranti,
portando con noi gruppi di donne pagate per piangere, ci scherniranno, ci
prenderanno in giro, diranno un gran male di noi, biasimando il nostro inutile spreco.
Ci sentiremo accusare da tutti per questo, e con ragione. Qaule giustificazione
potremo infatti invocare se, mentre adorniamo un cadavere che sarà preda della
corruzione e dei vermi, disprezziamo Cristo che ha sete, che va in giro nudo, che va
in cerca di chi lo ospiti in casa sua? Poniamo dunque fine a queste inutili
preoccupazioni, seppelliamo i morti in modo conveniente per noi e per loro, a gloria
di Dio. Doniamo loro molto suffragio: mandiamo loro delle ottime provviste per il
viaggio che devono compiere. Infatti, se la memoria dei defunti illustri giova ai
viventi (sta scritto: «Proteggerò questa città per me e per Davide servo mio»