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IL CONSIGLIO PERMANENTE DELLA CEI

Ultimo Aggiornamento: 29/09/2009 18:27
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21/09/2009 16:27

Crociata e Miglio mandano dei segnali. In attesa della prolusione di Bagnasco

Paolo Rodari

set 20, 2009 il Foglio

La spallata di Crociata e Miglio.
I segnali ci sono e non vanno ignorati. E dicono che la chiesa italiana non vuole rimanere inerte di fronte a quella che ieri monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei, ha definito ad Assisi – al seminario promosso dal network di associazioni cattoliche Retinopera – come “una crisi dai molteplici risvolti”. Una crisi sociale ma anche politica, dalla quale “emergeranno nuovi assetti e inedite prospettive che matureranno in questi mesi e in questi anni”. Parole di lungo respiro, senz’altro, ma che dicono molto in un momento in cui la realtà di un quadro politico in mutazione è segnata dal tramestio del mondo centrista e di un certo establishment a questo riconducibile. La Cei, per voce di Crociata e poi anche del piemontese (e bertoniano) monsignor Arrigo Miglio, presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e del lavoro, ha anche suggerito come riempire lo scenario futuro: c’è la necessità – sono parole di Miglio – di “una nuova generazione di politici cattolici”.
Un leitmotiv, quest’ultimo, che riprende quanto disse Benedetto XVI un anno fa a Cagliari, con quel suo richiamo ai politici cattolici a non disimpegnarsi e a lavorare per il bene comune. E’ vero, i segnali che arrivano dalle gerarchie della chiesa sono anche altri. Dicono di un Vaticano e di un episcopato che non hanno intenzione di esasperare le relazioni col governo – “i segnali che arrivano dalla chiesa sono molto positivi”, ha detto al Foglio Gaetano Quagliariello – ma insieme fanno comprendere come qualcosa si stia muovendo se non altro a livello di analisi della situazione attuale.

Il summit di Castelgandolfo.

E della situazione politica, sopratutto alla luce della crisi istituzionale creatasi in seguito al “caso Boffo”, hanno parlato ieri a Castel Gandolfo anche Benedetto XVI e il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco. Insieme hanno potuto verificare la risposta della chiesa italiana alla vicenda. Ovvero i contenuti della prolusione che dopodomani Bagnasco terrà in apertura del Consiglio permanente della Cei. Stando ad alcune indiscrezioni, Bagnasco parlerà anche dei media e d’un certo modo d’intendere l’informazione in Italia. Non mancherà, come sempre, l’elenco delle priorità che la chiesa si augura il paese non eluda, soprattutto il richiamo all’emergenza educativa, ma nello stesso tempo non vi sarà nessun attacco diretto all’operato del governo. Il discorso, insomma, avrà accenti tutto sommato soft.

L’affaire Avvenire.

La scelta del successore di Boffo alla direzione del quotidiano dei vescovi italiani verrà fuori dal Consiglio permanente che si apre lunedì. Una decisione definitiva non è stata presa anche perché il vicedirettore responsabile ad interim, Marco Tarquinio, sta lavorando bene. Non è da escludere che ieri Bagnasco abbia accennato al Papa le ipotesi sul tavolo: il candidato numero uno, sentito anche il parere dell’ex presidente Camillo Ruini, resta Domenico (Mimmo) Delle Foglie, portavoce di Scienza & Vita. In alternativa si stanno valutando i nomi di Gianfranco Fabi, attuale vicedirettore del Sole 24 Ore e direttore di Radio 24, e, anche se meno probabile, di Massimo Franco, notista politico del Corriere della Sera, già inviato speciale di Panorama ed editorialista di Avvenire. A oggi un dato sembra certo: la volontà del segretario di stato vaticano Tarcisio Bertone di fare un passo indietro al fine di non alimentare inutili contrapposizioni.

Il cambio allo Ior.

Ieri, all’incontro operativo tra la commissione cardinalizia di Vigilanza, il Consiglio di sovrintendenza e la direzione generale della banca vaticana (Istituto per le opere di religione), è stata resa nota l’ipotesi di portare il banchiere di Pontenure (Piacenza) Ettore Gotti Tedeschi alla presidenza dello stesso Istituto prima della scadenza dell’ultimo quinquennale mandato di Angelo Caloia (marzo 2011). A meno di ripensamenti dell’ultima ora, la cosa verrà ufficializzata e resa pubblica entro la fine del mese, si dice lunedì 28 settembre.

Il dopo Kabul.

La strage in Afghanistan ha scosso il Vaticano. Insieme, è stata condivisa la lettura per il dopo-attentato che ieri ha offerto Avvenire: “Rimanere costerà altre sofferenze e altri lutti, inutile illudersi”, ha scritto il giornale. “Ma rinunciare lascerebbe campo libero a coloro che alla violenza invece non rinunceranno”.

© Copyright Il Foglio, 20 settembre 2009 consultabile online anche
qui, sul blog di Paolo Rodari.
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