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Programmi della serata: mercoledì, attacco frontale al Papa

Ultimo Aggiornamento: 05/10/2009 18:05
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05/10/2009 18:05

INTERVISTA A CASTRILLON: MISTERO RISOLTO


di Francesco Colafemmina

Dopo aver sentito la redazione di Zenit posso confermare che il
testo pubblicato dall'agenzia in lingua spagnola è l'originale concordato da Sua Eminenza il Cardinale Castrillon con il giornalista della Suddeutsche Zeitung. Il giornalista aveva concordato il testo dell'intervista con Sua Eminenza che ha poi inviato una conferma via mail al giornalista (email che il Cardinale ha in tutta trasparenza girato a Zenit). Tuttavia il Suddeutsche Zeitung avrebbe commesso il grave errore di non tradurre correttamente talune parti dell'intervista, cancellare alcuni passaggi, e reintrepretare le parole del Cardinale su Mons. Arborelius (che ha già avuto un chiarimento scritto con il Cardinale per le parole travisate dal giornale e poi finite sul Suddeutsche Zeitung).

Per completezza di informazione vi fornisco l'elenco dei passaggi modificati o cancellati dal Suddeutsche Zeitung. Particolarmente commovente il finale dell'intervista. Mi scuso pubblicamente con Sua Eminenza se, nel tentativo di far cosa buona, sono caduto anch'io vittima del raggiro del giornale tedesco.


a. E' stato tagliato un passaggio iniziale nel quale il Cardinale spiegava:

"Però dentro la stessa Chiesa vi sono alcuni che criticano il fatto che si sia tolta questa scomunica. Ripeto che l'unica causa della scomunica fu la ordinazione senza mandato pontificio. Il vescovo ordinante era morto e gli ordinati hanno chiesto, anche a gran voce, come hanno fatto a Lourdes (vedi la cosiddetta crociata del Rosario ndr), di ritirare il decreto di scomunica. In tal modo, dopo una vasta consultazione, il Papa ha chiesto di porre fine a uno scisma. E ogni vescovo cattolico dovrebbe essere con il Papa, soprattutto in una materia fondamentale come l'unità della Chiesa.

b.
Domanda cassata

Quale ruolo ha avuto la Curia in questo processo?


Cardinale Darío Castrillón: è necessario avere un'idea chiara di ciò che è la Curia. Non si tratta di una serie di istituzioni che influenzano il papa. Si tratta, tuttavia, di una serie di istituzioni e persone che servono il Vicario di Cristo e Successore di Pietro nella sua sollecitudine per il bene di tutte le chiese del mondo. La decisione e l'unica guida è la sua. Egli è informato, e lui decide. Così, il papa è stato sempre tenuto informato, sia Giovanni Paolo II che Benedetto XVI. Diverse congregazioni, in incontri interdicasteriali, hanno contribuito positivamente allo sviluppo del progetto. Poi venne un momento in cui, per far avanzare il processo, i lefebvriani hanno posto due condizioni: in primo luogo, riconoscere il diritto a tutti i sacerdoti del mondo a celebrare la Messa nel rito di San Pio V, e secondariamente, la revoca del decreto di scomunica. Sono state le condizioni per avviare i dialoghi più tardi, in particolare di carattere dottrinale. Se questo punto è misconosciuto, non compreso, non si può capire il processo (di riavvicinamento ndr).

c. L'intero passo è saltato (a parte un estratto della prima domanda):

- Lei è d'accordo con le posizioni della Fraternità di San Pio X?

- Cardinale Darío Castrillón: In connessione con l'abolizione del divieto, hanno un punto di vista con cui non sono d'accordo con, ma dal loro punto di vista soggettivo, potrebbe essere accettabile. Essi credono sostenere la verità, la tradizione sacra e sostengono che non possono essere scomunicati per aver difeso la verità. Perciò non accettarono la scomunica. Una volta, parlando con il vescovo Fellay, gli ho detto: Se si accetta l'aspetto soggettivo delle vostre convinzioni, si deve anche accettare che obiettivamente credo che la scomunica sia in sé valida, perché le ordinazioni sono state effettuae contro un precetto chiaro del diritto e della tradizione della Chiesa e effettuarle senza alcun mandato porta con sé la pena della scomunica. E indubbiamente si è rotta in una grave materia una legge fondamentale della Chiesa.

- Nel corso di queste riflessioni non è si mai sollevata la questione se le vostre decisioni potessero avere implicazioni politiche? Dove sono i confini tra interesse pubblico e controversie ecclesiastiche?

- Cardinale Dario Castrillon: Rimuovere le scomuniche di quattro vescovi, scomunicati per essere stati ordinati senza il mandato pontificio, non è una azione politica del Padre Santo, ma un esercizio della sua suprema autorità religiosa, in un atto di misericordia, nella Chiesa . Si tratta di un problema teologico pastorale. Qualcosa di molto diverso è il coinvolgimento della Chiesa nella sfera politica. Questo è un problema teologico che è stato ampiamente studiato dalla Chiesa cattolica. Una cosa è l'illuminazione ottenuta attraverso la rivelazione nella gestione di un caso, e un'altra cosa è la stessa gestione della cosa pubblica e l'interferenza di diversi gruppi in questa gestione. Un vescovo che ha chiaro ciò non dovrebbe porre dei problemi.

--Significa allora che la Chiesa ha ancora la facoltà di giudicare le azioni di persone come Williamson?

- Il Cardinale Darío Castrillón: Sì, c'è una dottrina chiara. Tuttavia, non entrerò nella questione, perché il mio lavoro non è quello di giudicare un fratello vescovo, che è invece il dovere della Congregazione dei Vescovi e della Congregazione per la Dottrina della fede. Questa deve decidere se qualcuno sta dicendo cose che non corrispondono alla fede cattolica per come essa è interpretata dalla Chiesa.

d. Anche questa domanda è stata ridotta notevolmente nella versione pubblicata in tedesco:

- Allora, perché non fermare la revoca della scomunica di Richard Williamson?


- Cardinale Darío Castrillón: No, no, mi perdoni. La scomunica che incombe su di lui è dovutoa interamente alla sua ordinazione episcopale illegittima e non ai suoi giudizi, teorie o affermazioni sull'Olocausto. Con il parere positivo dei cardinali in un Concistoro, il Papa ha deciso di rimuovere la scomunica di questi vescovi per un'unica ragione fondamentale: un atto di carità per consolidare l'unità della Chiesa. Tutto il resto che viene detto in merito è un errore contrario alla verità!

e. Altra parte rimossa da SZ:

--Cosa ne pensa? (del fatto che l'intervista è stata trasmessa 2 mesi dopo la registrazione e a pochi giorni dalla pubblicazione del decreto ndr)

- Cardinale Darío Castrillón: non mi piace fare speculazioni. Io opero oggettivamente, non penso nulla di buono o cattivo delle persone senza prima avere una sicurezza assoluta. Giudico solo sulla base dei fatti. E il fatto è che il pubblico è stato informato e colpito proprio in quel preciso momento.

- Ma il colpo più grande è stato dato dal Williamson stesso, quando dice quello che ha detto pur sapendo che il decreto di revoca della scomunica si stava avvicinando.

- Cardinale Darío Castrillón: No, Williamson non ne era necessariamente a conoscenza. Egli non ha partecipato direttamente nel dialogo con Roma. Monsignor Fellay ha personalmente voluto mantenere la rappresentnza della fraternità e durante la maggior parte dei dialoghi era solo. Io di solito ero accompagnato da un ufficiale della mia Commissione. Naturalmente alcune fasi del processo sono state organizzate in privato con le autorità della Santa Sede. E successivamente riferiti al Vescovo Fellay. Sapevano solo che il caso era in esame. Dopo uno lungo e attento studio della questione della scomunica, quando il decreto è stato approvato dal Santo Padre e firmato dal cardinale Re, 14 gennaio 2009, ho ricevuto il testo del cardinale firmato a casa mia e lo ho consegnato a Mons. Fellay chiedendogli di riferirlo agli altri tre vescovi della Fraternità. Solo allora hanno appreso che dal 21 gennaio sarebbero stati liberi dalla scomunica, e sono stati invitati a mantenere il segreto fino al 24, quando il decreto è stato pubblicato ufficialmente. Se qualcuno in Germania o altrove nel mondo sta dicendo il contrario mente per malizia o ignoranza.

- Ma a quanto pare Fellay conosceva le dichiarazioni rese da Williamson alla televisione in base a una lettera inviata il 21 gennaio al canale svedese per impedire la pubblicazione dell'intervista.

- Cardinale Darío Castrillón: non avevo nessuna conoscenza di ciò.

- Non le dispiace che Fellay, invece di inviare questa lettera in Svezia, non l'avesse messa a conoscenza delle dichiarazioni di Williamson per evitare che scoppiasse una tale controversia?

- Cardinale Darío Castrillón: mi dispiace di non sapere molte, molte cose. E tra le tante cose che mi dispiace di non sapere, lamento anche questa.

f. Ulteriore importante passaggio censurato:

- In Vaticano nessuno conosceva le dichiarazioni di Williamson prima del 5 febbraio? Sa cosa vuol dire la parola Vaticano? Apparentemente una serie di istituzioni che comunicano male fra loro.


- Cardinale Darío Castrillón: Sapete quanti siamo? Siamo moltissimi. Sono sicuro che molti, come me, non avevano idea di ciò che avevano trasmesso su un canale svedese o di quello che Williamson aveva detto venti anni fa in Canada. Parta dalla seguente base: nel 1989 ero vescovo di Pereira. Un povero vescovo di Pereira immerso nel lavoro con la sua città, i suoi contadini, i suoi popoli indigeni, con gran parte della sua diocesi, nella foresta vergine, dovrebbe andare a scoprire ciò che ha sostenuto un vescovo altrove, quando io non lo conoscevo nemmeno, sebbene conoscessi Mons. Lefebvre perché sua sorella viveva con il marito a Pereira e monsignor Marcel gli aveva fatto visita qualche volta.

- Un vecchio amico?

- Cardinale Darío Castrillón: una conoscenza amichevole. Nella sua ultima visita, informato dalla sorella, gli chiesi se, data la gravità dei problemi esistenti con Roma, considerasse utile avere una conversazione con lui. Ha detto di no. Così, quando tornò a Pereira non lo vidi più.

- Ma anche il portavoce vaticano lo segnalò pubblicamente a lei. (si parla dell'intervista a Williamson ndr)

- Cardinale Darío Castrillón: E ' certo che Padre Lombardi abbia espresso pubblicamente un falso giudizio temerario dinanzi ad una giornalista, tuttavia è certo che ritrattò pubblicamente. E si scusò con me. È importante ribadire che, in quel momento non agì su richiesta del papa, come suo portavoce.

- E le accuse di Eberhard von Gemmingen?

- Cardinale Dario Castrillon: non so chi sia.

- Il capo della Radio Vaticana per la Germania, le cui dichiarazioni negli ultimi mesi non hanno lasciato una buona immagine di lei al pubblico tedesco.

- Cardinale Darío Castrillón: non mi sembra strano che se lil cosiddetto "portavoce" del Papa, padre Lombardi abbia fatto un errore di valutazione, il suo vice Gemmingen, lo abbia docilmente ripetuto.

g. Altri passi finali dell'intervista completamente saltati:

- Un suo collega in seno alla Commissione "Ecclesia Dei, monsignor Camille Perl è stato fatto oggetto di recriminazioni.

- Cardinale Darío Castrillón: No, non vedo la sua responsabilità. Ma a me comunque non piace stabilire una responsabilità così, a priori. Se mi spingo a segnalare il cardinale Re, lo faccio per un motivo: perché organicamente il suo ufficio è competente per sapere che cosa dicono i vescovi o i media sui vescovi.

- Cosa vorrebbe dire a coloro che acrivono agli Arcivescovi Filoni e Mamberti una parte della responsabilità?

- Cardinale Darío Castrillón: l'Arcivescovo Dominique Mamberti non ha alcuna responsabilità, perché è a capo della sezione incaricata delle relazioni con gli Stati e la questione non rientrava nell'orbita di sua competenza. L'Arcivescovo Filoni, durante il periodo più intenso di colloqui non era ancora in Segreteria di Stato. Potrebbe aver avuto conoscenza del dossier su Williamson, ma io non la penso così. Perchè chi era Williamson? Era una figura insignificante. Un seminarista che aveva fede in Lefebvre, che era molto giovane, e perciò fu ordinato il sacerdote.

Chi avrebbe dovuto sapere qualcosa? Nessuno. A nessuno importava!

- Ma la cosa interessava ai media in questo periodo.

- Cardinale Darío Castrillón: questo lo ho sentito ripetere molte volte, ma in Colombia, prima che lo scandalo scoppiasse, non ho mai sentito nessun media parlarne.

- Ma non stiamo parlando della media colombiani.

- Cardinale Dario Castrillon: In Italia, inoltre, non se ne parlava, mai sentito parlare nessun media di lui. E' molto facile dire certe frasi che sono pericolose. Naturalmente, altra cosa può essere accaduta in Canada per un altro tipo di interessi.

- Ma non parlo dei mezzi di comunicazione italiani, o ebraici. Mi riferisco alla media tedeschi che sono molto informati e hanno seguito Williamson per un po '. La rivista Der Spiegel, per esempio, ha pubblicato prima della trasmissione nel mese di gennaio una relazione dettagliata, in cui si riferivano le dichiarazioni pubbliche di Williamson relative all'Olocausto. Come è possibile che nessuno in Vaticano legga Der Spiegel?

- Cardinale Darío Castrillón: non capisco la domanda, perché credo che nessuno ha sostenuto che nessuno in Vaticano legga Der Spiegel. E' forse possibile che la cosa fosse nota alla sezione tedesca della Segreteria di Stato, ma non ho informazioni su questo e d'altronde conosco il ridotto personale in relazione al lavoro enorme di quella sezione.

- Non le viene nessun nome?

- Cardinale Dario Castrillon: No.

- E la ristrutturazione data alla Ecclesia Dei dopo il Motu Proprio del Papa emanato nel mese di luglio?


- Cardinale Darío Castrillón: Vedo alcune cose molto chiare e altre meno. E' chiaro, per esempio, che le critiche più conosciute alla Chiesa, al Concilio Vaticano II toccano il campo teologico, anche se queste critiche provengono da persone e non possono essere considerate ufficiali dell'istituzione della Fraternità Sacerdotale di san Pio X: è naturale chiedere un dialogo diretto con la Dottrina della fede. Ci sono, però, altri aspetti relativi alla pastorale, i sacerdoti e i fedeli da affrontare per raggiungere la pienezza della comunione con il pensiero della Chiesa e, in particolare, con il capo visibile di essa che è il Vicario di Cristo. Ci sono aspetti liturgici che non possono passare sullo sfondo.


- In un'intervista pubblicata a marzo su El Tiempo, lei dice che l'esistenza delle camere a gas non è un problema morale, ma un problema storico. Ce lo spieghi.


- Cardinale Darío Castrillón: No, no, no ... Non ho detto questo!

-Ma se appare nell'intervista.

-Cardinale Darío Castrillón: Quante cose apparentemente uno legge in interviste apparentemente personali che sono l'esatto opposto di quello che hai detto! La cosa è semplice: l'atroce genocidio che è stato compiuto contro il popolo ebraico è un atto che rientra, ovviamente, nel campo morale, la tortura è un atto morale, senza dubbio. Ma dire che non uccisero dieci ma cinque, non è un giudizio mora, è un errore storico.

- Ma Williamson nega l'Olocausto

-Cardinale Dario Castrillon: non lo nega, lo riduce. Io non conosco un comunicato in cui neghi il genocidio. Egli non fa altro che ridurrlo, minimizzarlo. E questa è una considerazione storica Il problema morale è esclusivamente il genocidio stesso e lo è ancor di più se aggravato dalla componente razziale. È anche se una sola persona fosse stata messa in una camera a gas esso sarebbe sempre un reato inaccettabile e condannabile. Non è possibile. Per tutto questo è assolutamente inaccettabile il riduzionismo dell'Olocausto.

- Ma rilasciare dichiarazioni, come quelle Williamson, nella consapevolezza che esse causano un danno ad una persona o un gruppo di persone dovrebbe essere giudicabile dal punto di vista morale.

- Cardinale Darío Castrillón: ciò lo ha ammesso lo stesso Williamson. Ho parlato con lui e si è scusato con le persone, le famiglie della vittime e le istituzioni per i danni causati dalle sue dichiarazioni. Le sue scuse erano insufficienti.

- Cosa avrebbe fatto il Vaticano se Williamson avesse negato non solo minimizzato l'Olocausto?

- Cardinale Darío Castrillón: il negazionismo non tocca l'essenza della Chiesa. È una questione, un problema che, come tutti gli altri, può essere risolto. Si tratta di un problema uguale per la gente che non parla e respinge il terrorismo, è un problema simile a quello di coloro che tacciono contro contro l'omicidio colposo,o che difendono, praticano o acconsentono all'aborto.

- E come fa la Chiesa a questi problemi?

- Cardinale Darío Castrillón: richiama l'attenzione, presenta la dottrina e, se necessario, impone sanzioni. Nel caso di Williamson deve aspettare, perché non era ancora in piena comunione con la Chiesa. Oggi la sua autorità è la Fraternità, ma quando sarà il momento, la Chiesa potrebbe, ad esempio,vietargli di predicare perchè non dimostra la saggezza necessaria per essere un predicatore.

- Che sarebbe successo se si fossero conosciute le dichiarazioni Williamson prima della debacle mediatica?

- Cardinale Darío Castrillón: Poichè non è in piena comunione, non sta a noi di rimproverare o punire. Spetta al Vescovo Fellay, che è il suo superiore, e Fellay lo ha fatto.

- Tornerebbe a fare quello che ha fatto nel caso dei lefebvriani?

- Cardinale Darío Castrillón: Esattamente la stessa cosa! Per quanto riguarda la scomunica. Stavo lavorando su un problema specifico, quello di quattro vescovi ordinati senza il permesso. Niente di più.

- Come si sente dopo lo scandalo?

- Cardinale Dario Castrillon: mi sento momentaneamente infastidito. Ma il fastidio mi passa molto rapidamente, perché io sono un uomo che guarda sempre al futuro. Ho sempre detto, "i miei quindici minuti" di responsabilità in questo sforzo sono finiti. I miei occhi, il mio spirito e il mio cuore passano al prossimo quarto d'ora che il Signore mi dà. Dopo aver compiuto 80 anni guardo il "quarto d'ora" della mia lunga vita sacerdotale e episcopale. Sono stato presidente di Ecclesia Dei, mi interessa la Chiesa e io farò tutto il possibile per la piena unità della stessa e porrò il mio interesse nella sua santificazione, anche con la ricchezza meravigliosa dei suoi riti antichi e delle sue tradizioni. A partire da ora ho la testa nel nuovo quarto d'ora.

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