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la beatificazione di don Carlo Gnocchi

Ultimo Aggiornamento: 26/10/2009 18:09
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22/10/2009 19:11

Domenica 25 il rito presieduto dall'arcivescovo Amato

Attesi in 40.000 a Milano per la beatificazione di don Carlo Gnocchi


da Milano Alberto Manzoni

A pochi giorni dalla beatificazione di don Carlo Gnocchi - che avverrà domenica 25, alle 10, sul sagrato del Duomo di Milano - sono pressoché esauriti i biglietti gratuiti per l'accesso alla piazza. Ciò significa che vi saranno almeno quarantamila persone. È prevedibile che altri vorranno assistere anche al di fuori degli spazi transennati alla celebrazione, la quale sarà trasmessa in diretta da Raiuno, da Telenova e sul portale internet dell'arcidiocesi ambrosiana (www.chiesadimilano.it).

L'evento ricorderà, soprattutto ai più anziani, quello avvenuto il 1° marzo 1956, allorché centomila persone seguirono i funerali di don Carlo, celebrati alla presenza dell'allora arcivescovo di Milano, Giovanni Battista Montini:  nella cattedrale chi ci stava, gli altri tutt'intorno. La celebrazione eucaristica sarà presieduta dal cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, mentre il rito della beatificazione verrà presieduto, in rappresentanza del Papa, dall'arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Concelebreranno anche il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, almeno sedici presuli e circa duecento sacerdoti, fra i quali diversi cappellani militari, in particolare degli alpini.

La celebrazione sarà preceduta da numerose iniziative, a partire dal corteo d'automobili che nel pomeriggio di sabato 24 accompagnerà l'urna con il corpo di don Carlo dalla cappella del centro "Santa Maria Nascente" - Istituto della fondazione "Don Carlo Gnocchi" - fino alla chiesa di San Bernardino alle Ossa, da cui partirono i funerali 53 anni fa. E da qui, dopo una veglia di preghiera nella basilica di Santo Stefano e dopo la notte durante la quale gli alpini veglieranno l'urna, alle 9 di domenica s'avvierà il corteo verso piazza Duomo. L'urna, ancora coperta, sarà portata a spalla dagli alpini. Al momento della proclamazione di don Carlo beato sarà tolto il drappo dall'urna, mentre verrà scoperto anche lo stendardo sulla facciata della cattedrale.

Terminata la messa, alle ore 12 ci sarà il collegamento video per l'Angelus del Papa; quindi l'urna verrà trasportata presso la chiesa di San Sigismondo, in Sant'Ambrogio, dove rimarrà esposta alla venerazione dei fedeli fino al 27 ottobre.

Presenti in gran numero - circa 15.000 - saranno le "penne nere" che hanno nel cuore don Gnocchi, cappellano nella tragica campagna di Russia, dalla quale il prete milanese tornò portando a tante famiglie le ultime parole dei loro giovani congiunti, morti per le ferite o per il freddo. Ma oltre agli alpini, e oltre a operatori e assistiti della "Don Gnocchi", vi saranno gli scout, i fratelli delle scuole cristiane, i membri dell'Aido (Associazione italiana donatori di organi) che hanno motivi particolari per ricordare il grande educatore e il pioniere della donazione di organi. Infatti, com'è noto, come ultimo atto d'amore don Carlo donò le proprie cornee perché altre persone potessero vedere, dopo la sua morte. Alla celebrazione sarà presente anche Silvio Colagrande, che ancor oggi vede grazie a una delle due cornee donategli da don Carlo nel 1956. Colagrande è intervenuto alla conferenza stampa, in arcivescovado, dove hanno parlato anche monsignor Gianni Zappa, moderatore curiae e presidente del Comitato organizzatore per la beatificazione e monsignor Angelo Bazzari, presidente della Fondazione "Don Gnocchi" - la più grande realtà italiana del "terzo settore". Nei loro interventi hanno ricordato i tratti salienti della figura di don Gnocchi - riassunti nel motto "Sempre accanto alla vita" - per introdursi alla giornata del 25 ottobre. Che - come ha notato monsignor Zappa - è la data di nascita di Carlo Gnocchi, avvenuta nel 1902, a San Colombano al Lambro. Monsignor Bazzari ha sottolineato come gli operatori della Fondazione siano "i continuatori non soltanto di un patrimonio ideale e valoriale", ma anche dell'opera concreta a favore dei più sofferenti, affidata da don Carlo ai suoi collaboratori con la frase "Amis, ve raccomandi la mia baracca" (cioè, con l'affettuosità del dialetto, "Amici, vi raccomando la mia baracca").


(©L'Osservatore Romano - 23 ottobre 2009)
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