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Don Luigi Giussani

Ultimo Aggiornamento: 23/02/2010 19:54
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16/10/2009 10:05

Il caro e buon vecchio Zac
 mi aveva rimproverato (scherzando) tempo fa perche'
 ignoravo che Don Luigi Giussani avesse studiato
 al Seminario di Venegono,mio paese.
Il seminario piu' grande d'Europa.
Allora rimedio con un piccolo stralcio preso dal web...
Eccolo...ma proporrei a Daniele di creare una cartella apposita
per qto sacerdote che Zac ci ha voluto far conoscere ed amare.
Una piccola nota : Zac ci ha voluto far conoscere "l'Infinitamente grande"citato da Don Giussani....Ecco la sua battuta....
LUIGI GIUSSANI

Biografia essenziale

Luigi Giovanni Giussani nasce il 15 ottobre 1922 a Desio (piccolo comune della Brianza a nord di Milano, che aveva già dato i natali al futuro papa Pio XI), da Beniamino Giussani, disegnatore e intagliatore provetto, e Angelina Gelosa, operaia tessile. La madre era cattolica fervente, il padre simpatizzava per le ragioni del socialismo. Dal loro matrimonio nasceranno anche Livia (1925), Brunilde (1929), che morirà l’anno successivo, Brunilde (1932) e Gaetano (1939).
Dei genitori don Giussani parlerà per tutta la sua esistenza: i fatti della loro vita e perfino gli aspetti del carattere saranno indicati sempre come esempio di umanità e di fede.

Dal 1928 al 1933 frequenta la scuola elementare a Desio.

Il 2 ottobre 1933 entra nel seminario diocesano San Pietro Martire di Seveso, dove frequenta i primi quattro anni del ginnasio (1933-1937).

Nel 1937 viene trasferito al seminario di Venegono, dove trascorre otto anni: completa l’ultimo anno del ginnasio e frequenta i tre anni di liceo (1938-1941) e i quattro di teologia (1941-1945).

Durante il liceo, dall’insegnamento di Giovanni Colombo – il futuro arcivescovo di Milano – riceve la passione per la letteratura e soprattutto per le poesie di Giacomo Leopardi, che producono in lui una ferita, come dirà il cardinale Joseph Ratzinger nell’omelia funebre: «Don Giussani… sin dall’inizio era toccato, anzi ferito, dal desiderio della bellezza, non si accontentava di una bellezza qualunque, di una bellezza banale: cercava la Bellezza stessa, la Bellezza infinita; così ha trovato Cristo, in Cristo la vera bellezza, la strada della vita, la vera gioia» (24 febbraio 2005).
Durante gli anni della teologia, sotto la guida di maestri come Gaetano Corti, Carlo Colombo, Carlo Figini, l’entusiasmo e le scoperte dell’adolescenza trovano fondamento e forma adeguati in un insegnamento che pone al centro l’avvenimento dell’Incarnazione  come compimento dell’attesa del cuore dell’uomo e il metodo dell’incontro come origine di una fede ragionevole. Don Giussani ricorderà che in lui «tutto è dovuto alla fedeltà di un insegnamento, quello ricevuto negli anni del liceo e seminario diocesano di Venegono, da maestri veri che seppero farmi assimilare una solida tradizione cristiana».
Gli anni del seminario sono segnati anche dal rapporto con alcuni compagni di studio, in particolare Enrico Manfredini – il futuro arcivescovo di Bologna – e Carlo De Ponti (che morirà poco prima dell’ordinazione sacerdotale), con i quali diede vita a un gruppo denominato Studium Christi e a una pubblicazione chiamata «Christus», dedicati a scoprire la centralità della persona di Cristo nella comprensione di ogni materia di studio.
Durante il seminario si distingue per i brillanti risultati negli studi, documentati dagli ottimi voti riportati alla fine di ogni anno.

Il 26 maggio 1945, un mese dopo la fine della Seconda Guerra mondiale, viene ordinato sacerdote dal cardinale Ildefonso Schuster, nel Duomo di Milano.
Nel marzo precedente era stato destinato dal rettore di Venegono a rimanere in seminario per continuare gli studi e iniziare l’insegnamento. Si specializza nello studio della teologia orientale (specie sugli slavofili), della teologia protestante americana e nell’approfondimento della motivazione razionale dell’adesione alla fede e alla Chiesa.
Consegue la licenza in teologia e inizia a insegnare nel seminario minore di Seveso.
Nell’autunno 1945 inizia il servizio nella parrocchia di un quartiere popolare alla periferia di Milano, il sabato e la domenica. L’esperienza parrocchiale durerà pochi mesi: ben presto, infatti, si ammala per il freddo dell’inverno, gli spostamenti in treno e la camera del Seminario, che trovava gelata al suo rientro la domenica sera.
Iniziano lunghi periodi di convalescenza, soprattutto a Varigotti, nella riviera ligure, presso una residenza gestita da religiosi, che si protraggono fino al 1949.

Ristabilitosi, nel 1949 consegue il baccalaureato.

A partire dal 1950, il sabato e la domenica presta servizio pastorale in una parrocchia del centro di Milano.
A Venegono fonda un gruppo chiamato “Gli scemi di Cristo”, a imitazione di san Paolo.

Dal 1953 viene invitato a partecipare alla Consulta di Gioventù Studentesca, che raduna gli studenti liceali dell’Azione Cattolica milanese, prima coinvolgendosi col ramo femminile e poi, visti i buoni risultati, anche con quello maschile.

Nel giugno 1954 consegue il dottorato con voto 70/70, magna cum laude, discutendo una tesi su Il senso cristiano dell’uomo secondo Reinhold Niebuhr

A partire dall’anno scolastico 1954 insegna religione al liceo classico Berchet di Milano, dove rimarrà fino al 1967. Lo anima il desiderio di proporre l’esperienza cristiana nell’ambiente scolastico come risposta alle domande e alle esigenze dei giovani, che vivevano sempre più in un contesto di progressiva ostilità verso la fede e la Chiesa cattolica.
Contenuto delle sue lezioni sono i temi che lo accompagneranno – in un approfondimento che non avrà mai fine – lungo tutto il suo itinerario umano e di educatore: il senso religioso e la ragionevolezza della fede, l’ipotesi e la realtà della Rivelazione, la pedagogia di Cristo nel rivelarsi, la natura della Chiesa come continuità della presenza di Cristo nella storia fino a oggi. È soprattutto la sua persona a esercitare un’attrattiva che rende l’annuncio cristiano contemporaneo ai giovani da lui incontrati.

Nel 1955 riceve la nomina a Assistente Diocesano di Gioventù Studentesca.
Pubblica Risposte cristiane ai problemi dei giovani.
Costretto dai superiori a scegliere tra il lavoro scientifico presso la facoltà teologica e l’impegno tra i giovani a Milano, opta per quest’ultimo, mantenendo fino al 1957 l’insegnamento a Venegono.
Nel 1956 lascia l’alloggio presso il seminario e si stabilisce a Milano, inizialmente in via Statuto, sede di GS.

Nel 1957 il padre muore di tubercolosi renale.
Nello stesso anno impegna tutta GS nella Missione cittadina, promossa dall’arcivescovo Giovanni Battista Montini – il futuro Paolo VI - con una lettera per la Quaresima intitolata Sul senso religioso. Di lì a pochi mesi don Giussani pubblica Il senso religioso, prima versione di un testo le cui successive edizioni approfondiranno i contenuti e le preoccupazioni di quel primo libretto, pubblicato a cura della GIAC (Gioventù Italiana di Azione Cattolica).

Alla guida di GS, ne rinnova la proposta educativa, concependola come una comunità cristiana presente nella scuola. La novità di metodo colpisce in particolar modo padre Maurice Cocagnac, direttore della rivista francese «Vie spiritelle».

Tra la fine degli anni cinquanta e l’inizio dei sessanta pubblica tre volumetti che sintetizzano il cuore della proposta di don Giussani: G.S. Riflessioni sopra un’esperienza (1959), Tracce d’esperienza cristiana (1960), Appunti di metodo cristiano (1964). Tutti vengono pubblicati con l’imprimatur ecclesiastico.

Sono gli anni della diffusione di GS nella diocesi di Milano, in Italia e dei primi tentativi missionari, a cominciare dal Brasile, primo esempio di giovani laici che partono per la missione.
Nel 1960 e nel 1961 compie due viaggi in Brasile, prodromi della partenza dei primi giessini, su invito di monsignor Aristide Pirovano, vescovo di Macapà, e dell’imprenditore Marcello Candia.

Dall’anno accademico 1964-1965 insegna Introduzione alla teologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, cattedra che manterrà fino al 1990, quando lascerà l’insegnamento per raggiunti limiti d’età.

La diffusione di GS provoca incomprensioni e difficoltà nella diocesi di Milano, soprattutto da parte dei responsabili della FUCI (Federazione Universitari Cattolici Italiana). In concomitanza con questa situazione, viene sostituito nella guida da GS e mandato a studiare negli Stati Uniti per alcuni mesi.
In concomitanza con l’allontanamento di don Giussani, in GS cominciano a manifestarsi i segni di una crisi che culminerà nel 1968, quando saranno molti a lasciare GS per aderire al Movimento studentesco, la realtà di ispirazione marxista che si mise alla testa della contestazione nelle università e nelle scuole italiane.

Nel 1964 inizia a radunarsi intorno a don Giussani il primo nucleo di quella che sarà poi la realtà dei Memores Domini (persone che compiono una scelta di dedizione a Dio nella verginità, seguendo i consigli evangelici).
In quell’anno, durante una serie di raduni coi Memores, i sacerdoti e gli adulti rimasti legati alla sua persona attraverso il Centro culturale Charles Péguy di Milano, pone le basi per una ripresa dell’esperienza originale di quello che sarà il movimento di CL.

Nel 1969 compare per la prima volta il nome “Comunione e Liberazione”, in un manifesto scritto da alcuni studenti dell’Università Statale di Milano, che intuirono e ripresero l’idea iniziale da cui era nata GS. Dall’inizio degli anni settanta si coinvolge direttamente con un gruppo di studenti dell’Università Cattolica.
Pubblica Teologia protestante americana. Profilo storico, presso la casa editrice del Seminario di Venegono.
Pubblica Reinhold Niebuhr, presso l’editrice Jaca Book.

Nella domenica delle Palme del 1975 partecipa insieme a tutto il movimento all’incontro promosso da Paolo VI, dal quale si sente dire , in un colloquio privato al termine della celebrazione liturgica in piazza San Pietro: «Questa è la strada giusta. Avanti così».

In una serie di raduni, che si svolgono durante tutto il 1976, segnala una situazione di difficoltà creatasi nella vita di CL: «Un Avvenimento da creare, non un’organizzazione da pensare».
Le preoccupazioni di don Giussani trovano il loro culmine nell’Equipe degli studenti universitari di Cl del settembre 1976, che segna una svolta nella storia del movimento. Da quel momento, per almeno vent’anni, le Equipe del Clu saranno punto di riferimento per tutta la vita del movimento (le trascrizioni di quei raduni sono in corso di pubblicazione presso l’editore Rizzoli).

Nel 1977 pubblica Il rischio educativo, nel quale mette a frutto le riflessioni sulla ventennale esperienza di educatore, prima nel liceo e poi nell’università. Sarà uno dei libri più letti di don Giussani, ripubblicato più volte.

L’elezione Giovanni Paolo II segna l’approfondirsi di un rapporto con Wojtyla che era iniziato nel 1971 in Polonia. Per alcuni anni don Giussani farà visita al Papa con gruppi di giovani in occasione dei “complemese” del pontefice, in Vaticano e a Castel Gandolfo.

Nel 1981, insieme al polacco padre Blachnicki, fondatore del movimento Luce e Vita, organizza a Roma il Primo convegno internazionale dei movimenti.

L’11 febbraio 1982, il Pontificio Consiglio per i laici riconosce ufficialmente la Fraternità di Comunione e Liberazione, di cui don Giussani è presidente.
Partecipa al Meeting per l’amicizia fra i popoli (la manifestazione culturale a carattere internazionale che si svolge ogni anno a Rimini alla fine di agosto), in occasione della visita di Giovanni Paolo II.

Nel 1983 muore la madre.
Don Giussani è creato Monsignore da Giovanni Paolo II, con il titolo di prelato d’onore di Sua Santità.
Interviene al Meeting di Rimini.

Nel 1984 guida il pellegrinaggio a Roma di Comunione e Liberazione, in occasione dell’udienza di Giovanni Paolo II per il trentennale del movimento.

Nel 1985 interviene al Meeting di Rimini.

Nel 1986 esce Il senso religioso, primo volume del PerCorso, presso l’editrice Jaca Book.

Nel 1987 viene nominato consultore del Pontificio Consiglio per i Laici.
Partecipa al Sinodo dei vescovi sui laici come membro di nomina pontificia e interviene con un contributo dal titolo Dal Battesimo una creatura nuova.
Interviene all’Assemblea della Democrazia Cristiana della Lombardia ad Assago (Milano).
Il sindaco di Nagoya, in Giappone, lo invita a tenere una conferenza. In quell’occasione incontra uno dei leader del buddismo giapponese, il professore Shodo Habukawa, col quale stringe una profonda amicizia

Nel 1988 i Memores Domini vengono approvati dalla Santa Sede, che riconosce loro personalità giuridica come Associazione ecclesiale privata universale.
Pubblica All’origine della pretesa cristiana, secondo volume del PerCorso, presso l’editrice Jaca Book.

Nel 1990 pubblica il primo tomo di Perché la Chiesa, terzo volume del PerCorso, presso l’editrice Jaca Book. Il secondo tomo uscirà nel 1992.

Nell’ottobre 1992 guida il pellegrinaggio a Lourdes per il decennale della Fraternità di CL.

Nel 1993 pubblica il suo primo libro presso l’editore Rizzoli, L’avvenimento cristiano. Uomo Sempre presso Rizzoli dirige la collana «I libri dello spirito cristiano». Da questo momento i suoi testi saranno ripubblicati o pubblicatiex-novo, in Italia, soprattutto da Rizzoli, ma anche da San Paolo, Marietti, Sei, Piemme; tradotti in numerose lingue, saranno diffusi in tutto il mondo.

Nel 1994 viene nominato consultore della Congregazione per il Clero.
Pubblica Si può vivere così, presso l’editore Rizzoli.

Nel 1995 partecipa a un incontro con Jean Guitton presso l’università Complutense di Madrid.
Riceve il Premio Internazionale Cultura Cattolica di Bassano del Grappa.
Inizia a pubblicare articoli su quotidiani italiani, da «Il Giornale» a «La Repubblica» al «Corriere della Sera».

Nel 1996 pubblica un lungo articolo su «L’Osservatore Romano», dal titolo Il valore di alcune parole che segnano il cammino cristiano.

Dal 1997 dirige la collana musicale “Spirto Gentil”, realizzata d’intesa con Deutsche Grammophon e con altre case discografiche.

L’11 dicembre, al Palazzo dell’ONU di New York viene presentata l’edizione inglese del Senso religioso. Su invito dell’Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, monsignor Renato Martino, intervengono un monaco buddista (Shinghen Takagi), un musicista ebreo (David Horowitz) e un teologo cattolico (David Schindler). Di fronte a quell’avvenimento don Giussani parlerà di un fatto imprevedibile e di «un inizio nuovo» nella vita di tutto il movimento.
Negli anni successivi e anche dopo la sua morte, sono centinaia gli incontri di presentazione di sui libri in Italia e nel mondo.

Il 30 maggio 1998 interviene con una testimonianza personale durante l’incontro in piazza San Pietro di Giovanni Paolo II coi movimenti ecclesiali e le nuove comunità.
Pubblica Generare tracce nella storia del mondo, presso l’editore Rizzoli.

Nel 1999, al Palazzo dell’ONU di New York, viene presentata l’edizione inglese di All’origine della pretesa cristiana.

Nel 2001, viene premiato in occasione della decima edizione della Corona Turrita, il riconoscimento voluto dalla città di Desio per i suoi cittadini illustri.

L’11 febbraio 2002, in occasione del ventesimo anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione, Giovanni Paolo II scrive a don Giussani una lunga lettera autografa, nella quale scrive, tra l’altro: «Il movimento ha voluto e vuole indicare non una strada, ma la strada per arrivare alla soluzione di questo dramma esistenziale… Il cristianesimo, prima di essere un insieme di dottrine o una regola per la salvezza, è l’“avvenimento” di un incontro».
Il 15 ottobre, in occasione dell’ottantesimo compleanno di don Giussani, il Papa gli invia una lettera autografa.
Lo stesso anno, il presidente della Provincia di Milano, on. Ombretta Colli, assegna a don Giussani il premio Isimbardi Medaglia d’oro di Riconoscenza.

Nel 2003, presso la Georgetown University di Washington (Usa), si svolge un convegno internazionale su Il rischio educativo di don Giussani, che si apre con la lettura di un suo messaggio ai convegnisti.
Riceve il Premio Macchi, tributato dall’Associazione Genitori Scuole Cattoliche a chi si distingue nel campo dell’educazione.

Nel gennaio 2004, in occasione del cinquantesimo anniversario della nascita di Comunione e Liberazione, invia una lettera a Giovanni Paolo II, che risponderà il 22 febbraio.
Durante la quinta edizione della festa dello Statuto della Regione Lombardia, è premiato col Sigillo Longobardo, assegnato ai cittadini che si distinguono per particolari meriti sociali.
Il 16 ottobre, in occasione del pellegrinaggio a Loreto per i cinquant’anni di CL, scrive l’ultima lettera a tutto il movimento.

Il 22 febbraio 2005, muore nella sua abitazione di Milano.
I funerali sono celebrati nel Duomo di Milano dall’allora cardinale e prefetto della Congregazione per la dottrina della fede Joseph Ratzinger, come inviato personale di Giovanni Paolo II, che tiene anche l’omelia funebre.

Sepolto nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano, dove riposano i cittadini illustri della città, nel 2008 è traslato in una cappella di nuova costruzione nel Monumentale stesso.
Dal giorno della sepoltura, la tomba è meta di continui pellegrinaggi dall’Italia e dal mondo.

 
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16/10/2009 11:50

Una cartella su don Luigi Giussani?
Si potrebbe fare, li Zac potrebbe inserire i magnifici testi di questo sant'uomo.

Ne approfitto per ringraziare Zac che ci fa partecipi di questi splenditi testi.
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23/02/2010 19:54

Il quinto anniversario della morte del fondatore di Comunione e liberazione

Don Giussani maestro d'umanità e di vita cristiana


Roma, 23. Un moderno testimone di umanità e un maestro di vita cristiana per la Chiesa e la società. Così, a cinque anni dalla morte (22 febbraio 2005) viene ricordato don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e liberazione (Cl). In questi giorni centinaia di messe vengono celebrate in Italia e nel mondo in memoria del sacerdote lombardo e in occasione del ventottesimo anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità di Cl.

Ieri sera, in Duomo a Milano, in diecimila hanno partecipato alla celebrazione presieduta dal cardinale arcivescovo Dionigi Tettamanzi. Grande partecipazione, sempre ieri sera, anche a Roma nella chiesa di Santa Sabina all'Aventino per la messa celebrata dal cardinale José Saraiva Martins. Mentre questa sera a Genova, nella chiesa di Santa Marta, la celebrazione eucaristica sarà presieduta dal cardinale arcivescovo Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana. Secondo l'indicazione di don Julián Carrón, il successore di don Giussani alla guida del movimento, tutte le messe vengono celebrate secondo la seguente intenzione:  "Il Signore aiuti la Fraternità di Cl a realizzare il proprio scopo:  mostrare a tutti, secondo il carisma di don Giussani, la pertinenza della fede alle esigenze della vita". L'attualità di don Giussani, "interprete straordinario del suo tempo e dello spirito del concilio Vaticano ii", è ricordata anche in un messaggio del presidente del Senato italiano, Renato Schifani.

Nella sua omelia il cardinale arcivescovo di Milano ha come prima cosa ringraziato il Signore "per i doni che, attraverso la vita e le opere di don Giussani, hanno arricchito e continuano ad arricchire la Chiesa e la società":  il nostro "è un ricordo, un riandare con il cuore alla figura di don Giussani come uomo, cristiano, sacerdote, insegnante, educatore, maestro di vita cristiana nella Chiesa e nella società, amico e padre". Un riandare con il cuore - ha proseguito il porporato - "che si fa responsabilità e impegno:  tocca a noi, e non solo, continuare nel tempo la fioritura e la maturazione del carisma ecclesiale di don Giussani, sia custodendo quanto egli ha detto, scritto e fatto, sia e soprattutto lasciandoci ispirare e stimolare, e in qualche modo rimodulare in rapporto alle nuove situazioni della Chiesa e della società, dalla viva eredità spirituale, pastorale, educativa  e umana ch'egli ci ha lasciato".

Tettamanzi si è poi soffermato su alcuni punti qualificanti della spiritualità e dell'azione educativa di don Giussani:  il mistero della misericordia divina, che "resta l'ultima parola anche su tutte le brutte possibilità della storia", insieme a quelli dell'incarnazione e della resurrezione della carne. "Proprio su questa interpretazione del nucleo centrale dell'esperienza cristiana - ha detto il cardinale - si è sempre radicata e sviluppata in modo singolarmente lucido e forte la spiritualità che don Giussani ha vissuto e della quale ha contagiato i suoi discepoli e amici. Il cristianesimo non è semplice teoria, non generico moralismo, non tentativo di autorealizzazione umana, ma è "l'incontro personale-personalissimo" di Cristo con ciascuno di noi:  incontro che diviene "presenza", "sguardo", "dialogo", "comunione" sino a diventare "unità":  "una carne sola", nel senso più alto possibile". In questo senso, "in una incisiva espressione della prima enciclica di papa Benedetto XVI" si può rintracciare "quello che può definirsi il filo rosso della vita e della passione educativa di don Giussani e di Comunione e liberazione:  "All'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento,  con  una  Persona,  che  dà alla  vita  un nuovo orizzonte e con ciò la  direzione  decisiva"  (Deus  caritas est, 1)".

Al termine della messa anche don Carrón ha voluto ricordare don Giussani:  "Siamo pieni di gratitudine al Signore per la sua vita e perché questa realtà che da lui è nata è viva e ci impegna a immedesimarci sempre di più con il suo carisma. Più passa il tempo, più ci rendiamo conto che è la risposta adeguata alle circostanze che stiamo vivendo. È impressionante come lui continui a essere presente e continui ad accompagnarci con tutto quanto ci ha lasciato e con tutto ciò che opera in noi e per noi nel presente".

Un particolare ricordo di don Giussani è proposto anche da uno dei suoi primi discepoli, il cardinale patriarca di Venezia, Angelo Scola. Con un articolo pubblicato dal "Sussidiario.net", Scola sottolinea l'acutezza di giudizio di Giussani sulla situazione del cristianesimo in Italia all'inizio degli anni Cinquanta. "Una situazione - sono parole di Giussani - che vedeva i cristiani autoeliminarsi educatamente dalla vita pubblica, dalla cultura, dalle realtà popolari, fra gli incoraggianti applausi e il cordiale consenso delle forze politiche e culturali che miravano a sostituirli sulla scena del nostro Paese". Così, "quando il mondo cattolico sembrava ancora occupare in modo imponente la società, Giussani percepisce con lucidità l'ondata di secolarizzazione che si sta per abbattere sull'Italia cattolica, i cui effetti saranno visibili, macroscopicamente, a partire dal 1968".

Da dove poteva nascere, si domanda il patriarca di Venezia, un simile, profetico giudizio? "Dalla percezione - risponde - che tale presenza massiccia non era che l'eredità inerziale di un passato". Scola, infatti, ricorda anche queste parole di Giussani:  "Mi apparve allora chiaro che una tradizione, o in genere un'esperienza umana, non possono sfidare la storia, non possono sussistere nel fluire del tempo, se non nella misura in cui giungono a esprimersi e a comunicarsi secondo modi che abbiano una dignità culturale". Ma questa dignità culturale "è impossibile se non a partire dall'esperienza di un soggetto, personale e comunitario, ben identificato nei suoi tratti ideali ma inserito nella storia, che si proponga, con semplicità e senza complessi, all'uomo in forza delle sue ragioni intrinseche. Un simile soggetto non teme un confronto a tutto campo". Per il patriarca di Venezia, in definitiva, don Giussani volle dimostrare "la cum-venientia del fatto cristiano" con quell'"insopprimibile senso religioso con cui la ricerca del destino dell'uomo coincide". E "per riformulare la proposta cristiana egli ha esaminato i fattori che caratterizzano la vicenda culturale e sociale moderna e contemporanea".


(©L'Osservatore Romano - 24 febbraio 2010)
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