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Intervento della Santa Sede alla 35ª sessione della Conferenza generale dell'Unesco

Ultimo Aggiornamento: 19/11/2009 18:22
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23/10/2009 19:39

Intervento della Santa Sede alla 35ª sessione della Conferenza generale dell'Unesco

L'educazione deve mirare all'unità della famiglia umana


Pubblichiamo la traduzione dell'intervento pronunciato il 9 ottobre a Parigi dal Sotto-Segretario della Congregazione per l'Educazione Cattolica, monsignor Angelo Vincenzo Zani, in occasione della tavola rotonda ministeriale sul tema "L'educazione deve mirare all'unità della famiglia umana e al suo sviluppo nel bene", nell'ambito della 35ª sessione della Conferenza generale dell'Unesco.

Signor Presidente,
la Santa Sede dà grande importanza all'educazione e segue con particolare interesse le questioni educative. Essa condivide gli sforzi della comunità internazionale, affinché l'educazione sia per tutti di qualità e divenga un motore di sviluppo per l'intera famiglia umana. L'educazione contribuisce così alla pace, alla concordia fra i popoli e alla crescita di ogni persona.
L'educazione svolge un ruolo fondamentale in numerosi ambiti; alcuni di essi sono stati oggetto di ampie riflessioni durante le recenti Conferenze internazionali promosse dall'Unesco.
L'inclusione nell'educazione, di cui si è parlato nella 48ª Conferenza internazionale sull'educazione (Ginevra, 25-28 novembre 2008), resta una sfida e un obiettivo da raggiungere. La Santa Sede sa che è urgente favorire il maggior accesso possibile all'educazione, ma anche un'inclusione più significativa, per una vera solidarietà. Papa Benedetto XVI ha ricordato di recente che "una solidarietà più ampia a livello internazionale si esprime innanzitutto nel continuare a promuovere, anche in condizioni di crisi economica, un maggior accesso all'educazione, la quale, d'altro canto, è condizione essenziale per l'efficacia della stessa cooperazione internazionale" (Caritas in veritate, n. 61). Di fatto, la problematica dell'inclusione non si limita all'ambito dell'educazione, ma riguarda anche e prima di tutto i diritti dell'uomo e gli orientamenti della politica generale di un paese. Nondimeno, l'educazione e la scuola, ma anche la formazione permanente, sono strumenti efficaci per uscire dall'esclusione.
Un'efficace educazione dell'inclusione esige una pluralità di strutture e di attori educativi, come pure una collaborazione attiva fra le famiglie, gli insegnanti, i professori e gli educatori, i giovani stessi, le organizzazioni non governative, le Chiese, le comunità religiose e altre persone che, a diversi livelli, contribuiscono al processo di formazione. Questa sinergia è un'applicazione del principio fondamentale della sussidiarietà.
La Santa Sede, da parte sua, desidera contribuire al dialogo interculturale e multireligioso, attraverso le sue istituzioni scolastiche e universitarie. Queste ultime offrono una formazione non solo professionale ma anche integrale della persona. Di fatto, la Santa Sede è ben consapevole delle crescenti possibilità insite nell'incontro fra le culture, "dando spazio a nuove prospettive di dialogo interculturale, un dialogo che, per essere efficace, deve avere come punto di partenza l'intima consapevolezza della specifica identità dei vari interlocutori" (Benedetto XVI, Caritas in veritate, n. 26). Di fatto, i progetti educativi che s'impegnano a includere la prospettiva interculturale possono incorrere in due rischi:  quello dell'eclettismo culturale, escludendo così la dimensione critica, o, all'opposto, quello del livellamento delle culture e del conformismo dei comportamenti e degli stili di vita. Se si vuole evitare questi rischi, bisogna ricorrere a una disciplina propria di ogni dialogo che garantisca l'incontro delle diverse identità culturali, in una relazione reciproca giusta e rispettosa.
Se la dimensione religiosa e spirituale è riconosciuta come costitutiva della natura dell'uomo, il dialogo nella scuola può contribuire efficacemente a superare ogni forma di fanatismo e di fondamentalismo. Tutte queste realtà sviano le risorse umane dall'impegno per la pace e la costruzione di un paese. Consapevole di ciò, la Santa Sede continuerà a offrire il proprio contributo attraverso le istituzioni educative cattoliche. Si tratta di circa 200.000 istituti scolastici, frequentati da poco meno di 45 milioni di studenti e con circa 3.500.000 insegnanti, e di circa 1.400 università cattoliche e 800 istituti ecclesiastici.
Il degrado e l'inquinamento ambientali sono spesso l'espressione di una cultura che mina la convivenza umana. Un'educazione sempre più attenta all'ambiente deve aiutare l'uomo a correggere gli eccessi del consumismo. Occorre adottare stili di vita in cui la ricerca della verità, della bellezza e della bontà determini le opzioni personali e collettive e porti così al rispetto per la natura. In effetti, "non si tratta soltanto di trovare tecniche che prevengono i danni, anche se è importante trovare energie alternative e altro. Ma tutto questo non sarà sufficiente se noi stessi non troveremo un nuovo stile di vita, una disciplina fatta anche di rinunce, una disciplina del riconoscimento degli altri, ai quali il creato appartiene tanto quanto a noi che più facilmente possiamo disporne:  una disciplina della responsabilità nei riguardi del futuro degli altri e del nostro stesso futuro" (Benedetto XVI, Incontro con il clero della diocesi di Bressanone, 6 agosto 2008). Per questo, il Papa nella sua ultima Enciclica ricorda che:  "servono uomini di pensiero capaci di riflessione profonda, votati alla ricerca d'un umanesimo nuovo, che permetta all'uomo moderno di ritrovare se stesso" (Caritas in veritate, n. 19).
L'educazione degli adulti e la formazione permanente, tema del prossimo Confintea vi, sono chiamate a favorire da una parte la crescita personale e dall'altra il servizio alla società e al bene comune. L'educazione degli adulti e la formazione permanente s'impongono come un problema urgente a causa delle trasformazioni socioculturali e dei mutamenti all'interno stesso del mondo professionale in cui l'adulto deve essere il soggetto attivo e non la vittima degli eventi. Non bisogna smettere di garantire l'equilibrio armonioso fra i diritti di ogni persona, i suoi doveri nei confronti della sua comunità di appartenenza e la sua responsabilità nelle scelte di vita (matrimonio, famiglia, educazione dei figli).
Signor Presidente, in una società globalizzata, l'educazione deve mirare all'unità della famiglia umana e al suo sviluppo nel bene, al fine di favorire una cultura rispettosa delle persone e delle comunità e aperta alla trascendenza. Una simile educazione può servire concretamente il processo d'integrazione planetaria. L'urgenza di educare alla cittadinanza attiva e responsabile (cfr Benedetto XVI, Caritas in veritate, n. 42), si coniuga con lo sviluppo armonioso della personalità di ogni uomo chiamato a vivere non solo con gli altri, ma anche per gli altri.


(©L'Osservatore Romano - 24 ottobre 2009)
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