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La sordità nell'era multimediale della comunicazione globale

Ultimo Aggiornamento: 17/12/2009 09:15
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18/11/2009 07:14

Una patologia che richiama l'attenzione della Chiesa

La sordità nell'era multimediale della comunicazione globale


di Marco Radici

Personaggi illustri come Rousseau, Freud, Schopenhauer, Goya e Beethoven oltre a condividere le grandi capacità intellettive che li hanno resi celebri, avevano in comune la stessa patologia:  la sordità. Beethoven era sordo quando componeva la iv sinfonia. Goya, dipingeva le sue più famose tele, pervase dalla malinconia che gli derivava dalla sordità completa che lo colpì a 46 anni. Quanto la patologia possa aver inciso sulla personalità di questi uomini è intuibile e possiamo affermare che alcune tra le opere più rappresentative di un pittore come Goya, o le composizioni più mirabili di un musicista come Beethoven, forse non sarebbero state tali senza la patologia di cui soffrivano. Erano il dolore e l'isolamento che li spingevano a cercare nell'arte, quasi fosse una terapia, rimedi che potessero alleviare il disagio dell'handicap di cui erano portatori. Già nell'antichità la medicina offriva terapie della sordità che si basavano sull'applicazione di mercurio, sul galvanismo, sull'omeopatia e sull'impiego di cornetti acustici di varie misure e fogge. La sordità, da sempre, è stata vissuta come isolamento, emarginazione ed handicap ed era imperativo limitarne gli effetti emarginanti.
I rapporti sociali, affettivi e di relazione con l'ambiente sono sempre stati fondamentali per l'uomo che vuole sentirsi parte integrante del mondo in cui vive. Negli ultimi cinquanta anni lo sviluppo tecnologico ha cambiato profondamente la comunicazione tra individui e popolazioni di lingue e culture diverse. La tecnologia a nostra disposizione offre l'opportunità di conoscere notizie e immagazzinare dati che in tempi non lontani ci arrivavano più lentamente. Velocizzare l'acquisizione delle conoscenze cambia enormemente la possibilità che abbiamo di essere parte attiva nel nostro mondo. Tutto ciò ha profondamente modificato l'approccio che ognuno di noi ha con la realtà che lo circonda:  il lavoro, gli svaghi e le modalità con le quali le nostre scuole educano i giovani. Strumenti come il computer e il telefono cellulare influenzano quotidianamente la nostra vita, anche se ci rifiutassimo di usarli. La distanza fisica tra individui non è più un fattore importante ai fini della comunicazione. Ognuno di noi oggi può lavorare, visitare una mostra installata dall'altra parte del globo o ascoltare un concerto, senza muoversi dalla propria stanza. Nei nostri tempi la sordità è una patologia i cui disagi possono essere alleviati dalla presenza della multimedialità che sicuramente ci agevola moltiplicando però, nel contempo, le nostre esigenze e le occasioni di confronto. Ogni giorno ci è richiesto un crescente livello di preparazione e di conoscenze e la condizione di sordità, per certi aspetti facilitata dal mondo globale e multimediale, risulta assolutamente inaccettabile per altri aspetti rimanendo, oggi più di ieri, condizione  fortemente  invalidante per chi la vive (basti pensare alla necessità di conoscere più lingue per svolgere professioni anche molto diffuse).
A ciò si aggiunga come l'affermazione della famiglia nucleare su quella patriarcale abbia notevolmente limitato l'accoglienza e la condivisione dell'handicap nell'ambito sociale più stretto. La performance generale dell'individuo è ormai da anni esposta al giudizio e all'accettazione di un mondo complessivamente composto da individui tra loro estranei. L'ammortizzatore sociale rappresentato dalla famiglia è meno presente oggi di ieri e manca quasi del tutto nelle megalopoli costituitesi per confluenza di flussi lavorativi ed economici.
Sono circa 500 milioni le persone colpite da sordità nel mondo, di cui 70 milioni in Europa e circa 30 milioni negli Usa. La raccolta di dati attendibili è ancora complessa nei Paesi in via di sviluppo. In Italia il numero delle persone colpite da una diminuzione dell'udito più o meno grave è di circa 7 milioni (8% della popolazione) e di essi 42.000 circa sono completamente sordi. In tal ambito, la sordità infantile, nelle sue espressioni più gravi, interessa ogni anno un bambino su mille nati e le cause sono per il 45% genetico-ereditarie, per il 35% tossico-infettive e per il 20% ancor oggi di origine sconosciuta. Le malattie infiammatorie croniche dell'orecchio, le degenerazioni su base vascolare e l'esposizione a rumore traumatizzante rappresentano, viceversa, le cause della maggior parte delle sordità in età adulta. Nei Paesi occidentali si stima che oltre 150 milioni di persone siano esposte a livelli di rumore oltre la soglia di sicurezza dei 65 dBA. In Italia tale limite è superato nella maggior parte delle città e circa il 70% della popolazione risulta esposta a livelli di rumore superiore ai limiti massimi ritenuti accettabili dalle normative vigenti. La sfida con cui la Medicina si sta oggi confrontando e dalla quale potranno scaturire i migliori risultati, è la diagnosi precoce. Sempre più numerosi sono ormai i programmi di screening neonatale e di controllo dell'udito in ambito scolastico e lavorativo al fine di individuare il più precocemente possibile le varie forme di sordità e rendere tempestivo ed efficace l'intervento terapeutico.
La continua evoluzione delle tecniche chirurgiche e delle tecnologie, ha permesso di elaborare interventi chirurgici, protesi acustiche sempre più sofisticate e, negli ultimi decenni, impianti cocleari la cui finalità è quella di sostituire completamente l'organo dell'udito offeso. I risultati, quando la diagnosi di sordità viene posta precocemente, sono estremamente incoraggianti. Il paziente sordo può essere recuperato a una vita di relazione simile a quella dei normoudenti pur in un mondo in continua e tumultuosa evoluzione.



(©L'Osservatore Romano - 18 novembre 2009)
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