Anche una moschea nel Borneo ha subito un atto vandalico Non si fermano in Malaysia gli attacchi contro le chiese
Kuala Lumpur, 16. Non si ferma in Malaysia l'ondata di attentati incendiari contro i luoghi di culto cristiani. La notte scorsa, nella zona meridionale della penisola dove si trova Kuala Lampur, Stato federato di Negeri Sembilan, ignoti attentatori hanno dato alle fiamme un'altra chiesa. Questo attentato è l'undicesimo della serie che negli ultimi giorni ha messo in allarme le autorità di polizia di questo Paese asiatico, a maggioranza musulmana, noto finora per la convivenza pacifica tra popolazioni multietniche di diverse religioni e tradizioni.
Gli attacchi incendiari contro le chiese cristiane sono iniziati dopo le proteste di piccoli gruppi d'integralisti contro la sentenza della Corte Suprema che ha permesso all'edizione in lingua malay del settimanale cattolico "Herald" l'uso della parola Allah come termine per indicare Dio. In questa lingua, diffusa soprattutto in alcune regioni del Borneo, non esiste nessun altro termine per indicare l'entità divina.
E proprio nel Borneo, un dirigente delle forze di sicurezza dello Stato confederato di Sarawak ha denunciato un presunto atto vandalico compiuto in questo caso contro una moschea. Secondo il rapporto del vice capo di polizia di questa regione, Ismail Omar, una bottiglia contenente del liquido non identificato è stata lanciata contro il muro esterno di una moschea senza però produrre danni.
Il dirigente ha sottolineato che non è stato ancora accertato se il liquido contenuto nel vetro fosse di tipo infiammabile oppure no. Tuttavia Ismail Omar ha sottolineato di essere convinto che il lancio della bottiglia contro il muro dell'edificio sia stato compiuto da persone animate da intenti vandalici.
Le autorità di polizia di Kuala Lampur hanno intanto avviato nuove indagini per identificare gli autori dell'attentato contro lo studio degli avvocati che hanno difeso in tribunale le ragioni del direttore della rivista cattolica "Herald" nella controversia relativa all'uso della parola Allah. Ignoti attentatori hanno versato mercoledì del liquido infiammabile sotto la porta dello studio. Le fiamme, fortunatamente, hanno provocato solo dei danni agli arredamenti interni.
Gli organi di polizia che stanno svolgendo le indagini sugli autori degli attentati contro le chiese cristiane hanno arrestato Mohamed Tasyrif Tajudin, un musulmano venticinquenne che su un sito in rete aveva scritto di avere contribuito alla fabbricazione degli ordigni incendiari.
Monsignor Murphy Nicholas Xavier Pakiam, arcivescovo di Kuala Lumpur e presidente della Conferenza episcopale di Malaysia, Singapore e Brunei ha dichiarato all'agenzia Fides che "si continuerà a lavorare per il dialogo e la pace. Stiamo negoziando con il Governo per cercare una soluzione alla controversia sul nome di Allah, pensando al bene comune del Paese".
Una ferma condanna per gli attacchi incendiari contro le chiese cristiane in Malaysia è stata espressa ieri anche da Ustadhz Abdulhadie Daguit, esponente musulmano e responsabile del Philippine Center for Halal Awarness (Pcha) a Manila, nelle Filippine. "Gli attacchi contro le chiese e gli edifici di culto di qualsiasi religione sono contrari agli insegnamenti dell'Islam", ha affermato l'esponente musulmano filippino riferendosi agli avvenimenti in Malaysia dove dall'8 gennaio in poi fondamentalisti islamici hanno bruciato undici edifici cristiani. Oltre i musulmani filippini, anche l'Organizzazione della conferenza islamica (Oic) e il Council of American Islamic-Relation (Cair) hanno condannato gli assalti contro le chiese cristiane in Malaysia. Il segretario generale dell'Oic, Ekmeleddin Insanoglu, ha insistito sull'importanza di una convivenza pacifica.
In un comunicato il Cair ha invitato i musulmani a tutelare gli edifici di culto di tutte le altre religioni. "I responsabili americani - si afferma nel comunicato di questa organizzazione - sono un simbolo del dialogo pacifico e della coesistenza tra le varie fedi. Non possiamo restare in silenzio di fronte all'assalto delle chiese".
Il documento prosegue sottolineando che "non si può rimanere in silenzio di fronte all'assalto di chiese e di altri edifici di culto. I musulmani in America, Malaysia e nel resto del mondo devono tutelare tutti gli edifici di culto poiché in questo modo mostreranno il vero spirito dell'Islam".
Nel messaggio del Cair si sottolinea infine che "nel mondo arabo i cristiani utilizzano da sempre la parola Allah per indicare Dio".
(©L'Osservatore Romano - 17 gennaio 2010)