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La Chiesa in Malaysia

Ultimo Aggiornamento: 20/01/2010 18:46
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20/01/2010 18:46

Ancora polemiche sull'utilizzo del termine Allah

Arrestate otto persone per gli attacchi ai luoghi di culto in Malaysia


Kuala Lumpur, 20. La polizia della Malaysia ha reso noto di aver arrestato otto persone sospettate di essere responsabili dell'incendio doloso di una chiesa all'inizio di gennaio, il primo di una serie di attacchi contro luoghi di culto cristiani.

Più di una decina di atti di vandalismo, infatti, si sono verificati recentemente nel Paese, in preda a una accesa controversia sul diritto dei non musulmani di usare la parola araba Allah per definire Dio (abituale in lingua malese, ma che secondo i religiosi musulmani confonderebbe i fedeli islamici).
Gli attacchi e la reazione da parte della maggioranza della popolazione hanno intensificato la preoccupazione che la Malaysia, Paese musulmano tradizionalmente moderato, stia diventando sempre più radicale.

"Otto persone - ha dichiarato il capo della polizia federale, Bakri Zinin - sono state arrestate e sono sospettate di essere implicate nell'incendio doloso di una chiesa. Sono state sottoposte a custodia cautelare per sette giorni per facilitare l'inchiesta. Indagheremo - ha aggiunto - per scoprire se queste persone sono legate anche agli altri attacchi contro luoghi di culto".

Il capo della polizia ha invitato la popolazione alla calma per evitare di incrinare l'armonia sociale e religiosa del Paese. Il Governo ha sottolineato che questi attacchi non sono opera di gruppi coordinati, ma di singoli individui. Bakri Zinin ha spiegato che uno dei sospettati, un giovane di 21 anni, è stato sottoposto a medicazioni in ospedale a seguito di ustioni riportate a una mano e al torace. Cinque degli otto arrestati sono amici, mentre gli altri tre fanno parte dello stesso nucleo familiare.
Come si accennava, l'utilizzo della parola Allah per descrivere il Dio cristiano è diffuso nel mondo di lingua araba e anche nella vicina Indonesia. Coloro che sostengono che la parola Allah non dovrebbe essere usata dai cristiani affermano che i missionari potrebbero utilizzare la parola per confondere e convertire i malesi, mentre il giornale cattolico, "The Herald", afferma di dover utilizzare questa parola per le sue congregazioni di lingua malese nell'isola di Borneo.

In Malaysia, le questioni religiose sono spesso intrecciate con identità etniche. Il cinquantacinque per cento della popolazione è per definizione musulmana e la conversione è illegale.
Il Governo guidato dal primo ministro, Najib Razak, è stato criticato per la sua posizione ambigua in merito agli attacchi. L'opposizione, di cui fa parte anche un partito che vuole stabilire lo stato islamico, sostiene l'uso della parola Allah da parte dei cristiani. Le tensioni interconfessionali si sono acuite in seguito alla decisione dell'Alta Corte di Appello di Kuala Lumpur di autorizzare il giornale cattolico "The Herald" a utilizzare la parola Allah. Secondo alcuni politologi, la componente principale della coalizione al potere, l'Organizzazione nazionale per l'unità malese (Umno) utilizza questa polemica per far emergere il nazionalismo malese a scopi politici. La Malaysia è regolarmente in balia a dispute di ordine religioso che hanno acuito le tensioni tra musulmani malesi da una parte, cinesi e indiani dall'altra. Questi ultimi affermano di temere un'islamizzazione del Paese. I cristiani rappresentano circa il dieci per cento della popolazione e sono particolarmente numerosi nel nord dell'isola di Borneo.


(©L'Osservatore Romano - 21 gennaio 2010)
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