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Il "Lògos" nella tradizione classica e nelle Scritture

Ultimo Aggiornamento: 28/01/2010 19:17
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28/01/2010 19:17

Il "lògos" dal materialismo stoico al cristianesimo

Quando l'allegoria è una malattia


di Roberto Radice
Università Cattolica del Sacro Cuore

Èsingolare che alcuni termini fondamentali della spiritualità e della teologia cristiana vengano dal linguaggio del materialismo stoico, pur rappresentando fin dall'origine concetti prossimi alla filosofia platonica, collocati nel soprasensibile e nella sfera trascendente. Si pensi, ad esempio, al termine lògos, allo "spirito" (pnèuma in greco), alla "provvidenza" (prònoia), alle "potenze" (dynàmeis) divine, e anche, per certi aspetti al concetto di creazione.
La storia del pensiero antico ci aiuta a comprendere questa anomalia, ma non solo sulla traccia della tradizione filosofica, ma anche su quella dell'allegoria. Se, dunque, per allegoria intendiamo l'esegesi filosofico-razionale di un testo sacro - o comunque di un testo di grande valore - e con allegoresi designiamo un'allegoria sistematica, per coglierne l'origine dobbiamo senza dubbio risalire fino a Crisippo (iii secolo prima dell'era cristiana), il più grande degli stoici, e a tutta la tradizione di allegoristi classici che allo stoicismo si ispirarono, mettendone in pratica le regole nella interpretazione dei miti.
Se invece ci interessa la particolare sintesi fra la terminologia stoica e i significati platonici, la nostra ricerca deve fermarsi a Filone di Alessandria (i secolo) perché a lui risale l'identificazione del mondo intelligibile con il Lògos creatore (De opificio mundi, 24).
Fin qui si è trattato di filosofia, ma a questo punto entra in gioco l'allegoria. Bisogna tenere conto che nel primo capitolo della Genesi (che Filone commenta con particolare cura) Dio crea il mondo semplicemente parlando, cioè per mezzo della parola:  e "parola" in greco si dice (anche) lògos. Inoltre lògos - questa volta nel senso di "ragione" - è il nome che gli stoici davano al loro principio creatore. Ecco allora, per il nostro alessandrino il significato vero (ben più di quello letterale) dell'affermazione biblica ripetuta ad abundantiam "e Dio disse (...) e così avvenne":  Dio, per Mosè, è il Lògos creatore, la parola creatrice.
È questo un grande guadagno anche per la storia della teologia, perché Dio smette le vesti platoniche dell'artista imitatore delle Idee (il Demiurgo del Timeo) e diventa architetto:  e come gli architetti sono creatori (dal nulla) del progetto della città, così Dio è creatore (dal nulla) del progetto ideale del mondo, quello che per Platone era il mondo delle Idee. Le Idee pertanto non sono più esseri eterni e sterili, ma diventano pensieri di Dio, sue creature, ed esse stesse a loro volta creatrici (parole creatrici).
Il racconto della settimana cosmogonica della Genesi è scandito anche dalla frequente espressione "e Dio vide che quello che aveva fatto era buono", la quale allegoricamente venne tradotta nella tesi che il mondo è Bene, e che pure il Bene è creato da Dio insieme al cosmo.
Anche una tale idea si accorda col pensiero degli stoici per i quali il Lògos è a un tempo principio ontologico delle cose e principio normativo della morale, così da rendere del tutto accettabile il concetto che la morale sia a un tempo teonoma e a un tempo naturale.
Molte altre novità filosofiche venivano da una siffatta traduzione della Bibbia, la quale alla fine della trasposizione filoniana diventava assai simile a un trattato di filosofia, espressione del pensiero mosaico.
Ma il sacro testo non si lascia maneggiare impunemente, e per questa coraggiosa mediazione Filone pagò pegno. La dimensione storica e reale degli eventi che la Bibbia descrive si perse insieme al senso letterale; i personaggi e i fatti, trasformati in simboli, divennero inconsistenti, e quanto l'allegoresi aggiunse alla teologia (al thèion impersonale, avrebbero detto i Greci) tolse alla religione (al theòs personale).
Sembrerebbe insomma che nell'allegoria fin dall'origine fosse latente una forma patologica - chiamiamola "allegorite" - e cioè la stessa forma che ancor oggi va consumando l'escatologia cristiana.



(©L'Osservatore Romano - 29 gennaio 2010)
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