di Francesco Colafemmina
Forte pare sia "il candidato di Papa Benedetto" per sostituire Poletto a Torino. Così hanno scritto Repubblica e Italia Oggi. Dunque non stupisce un certo "attivismo" di Mons. Forte in vista di promozione. Solitamente, anzi, è proprio in queste occasioni che si cerca di parlare di più per manifestare programmi e pensieri utili a crearsi una "identità" (forse anche un po' meticcia). Tornando al meticciato credo sia opportuno rileggere questi passaggi di una intervista del 2005 di Luigi Accattoli a Mons. Fisichella su quanto allora affermò Pera al Meeting. L'intervista è attualissima e contiene una risposta estremamente chiara e logica ai dubbi suscitati da coloro che son soliti scandalizzarsi dinanzi al tentativo di ristabilire una identità chiara, storica e definita (non meticcia) della cultura europea. Dalla lettura di questa intervista emerge un pensiero autenticamente cattolico ed antirelativista. Perché Monsignor Forte abbia creduto opportuno rievocare la parola "meticciato" attribuendolo al mix culturale greco-romano-giudaico-cristiano, ci riesce difficile immaginarlo. Certo, scrivendo sul giornale dei grembiulini tutto si spiega... «Meticciato, ha parlato come un cristiano» Il vescovo Fisichella: la nostra identità è più debole, il presidente del Senato Pera fa bene a difenderla
«Come altre volte il presidente Pera ha individuato alcuni nodi che appartengono al nostro frangente storico e lo ha fatto con una lucidità e una responsabilità che obbligano a riflettere. Le sue proposte sono di carattere culturale e toccano l’identità dell’Italia e dell’Europa, le radici della nostra civiltà. È per questo motivo che mi sento di intervenire e intervengo a difesa, perché le obiezioni che gli si fanno mi paiono sfocate o strumentali»:
è il commento di partenza del vescovo Rino Fisichella, rettore dell’Università lateranense e cappellano di Montecitorio, alla disputa sul discorso tenuto domenica a Rimini dal presidente del Senato. Tanti accusano Pera di muoversi in direzione «opposta» rispetto al dialogo con l’Islam riaffermato dal Papa a Colonia...
«Non è affatto vero che egli rifiuti il dialogo, come non lo rifiuto io! Non l’ho mai sentito affermare una cosa simile, in tante occasioni in cui l’ho ascoltato. Parla di difesa della propria identità nel rispetto dell’identità altrui e questo è precisamente il dialogo!».
Ha parlato contro il meticciato dei popoli e delle civiltà: lei - da cristiano - che ne pensa?
«Il meticciato non appartiene al Cristianesimo perché vuol dire ibridismo, mentre il Cristianesimo fornisce a chi l’accoglie un’identità ben precisa».
Ma non è stato il cardinale Scola a parlare di meticciato di civiltà?
«Ne ha parlato, ma poi ha corretto i suoi interpreti. Se il Cristianesimo fosse stato favorevole alle ibridazioni culturali allora i primi discepoli non si sarebbero chiamati "cristiani", come invece fecero fin dall’inizio, secondo il racconto degli "Atti degli apostoli". Si sono chiamati cristiani perché si sono fatti conoscere per ciò che erano».
Chi parla di «meticciato» pensa a ciò che avvenne con le invasioni barbariche, quando i cristiani non rifiutarono la contaminazione e scelsero di passare ai barbari...
«Ma la nostra situazione è incomparabile. Allora non c’erano, l’una di fronte all’altra, due religioni universali come sono il Cristianesimo e l’Islam. Allora il Cristianesimo aveva di fronte a sé delle stirpi pagane alle quali potè adattarsi riuscendo a trasformarne la cultura, ma con l’Islam ciò non è possibile».
Il meticciato è stato creativo in tante altre occasioni e come si può escludere che possa esserlo oggi?
«Viviamo un momento debole per la nostra identità culturale e dunque dovremmo dare priorità al suo rafforzamento, piuttosto che lasciarci prendere dall’ansia di sperimentazioni aperte a sbocchi ulteriori. Nel presidente Pera apprezzo l’impegno a condurre una lucida difesa della nostra identità, avvertendone la necessità dopo la rottura costituita dall’attacco dell’11 settembre».
Fides et Forma