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Domenica della Samaritana - II di Quaresima

Ultimo Aggiornamento: 27/02/2010 16:11
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27/02/2010 15:59

Letture Rito Ambrosiano
 
Dt 6,4a; 11,18-28; Sal 18; Gal 6,1-10; Gv 4,5-42
 
 
 
 Messa nel giorno della Domenica della Samaritana - II di Quaresima -

LETTURA
Lettura del libro del Deuteronomio 6, 4a; 11, 18-28

In quei giorni. Mosè disse: «Ascolta, Israele: Porrete nel cuore e nell’anima queste mie parole; ve le legherete alla mano come un segno e le terrete come un pendaglio tra gli occhi; le insegnerete ai vostri figli, parlandone quando sarai seduto in casa tua e quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai; le scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte, perché siano numerosi i vostri giorni e i giorni dei vostri figli, come i giorni del cielo sopra la terra, nel paese che il Signore ha giurato ai vostri padri di dare loro. Certamente, se osserverete con impegno tutti questi comandi che vi do e li metterete in pratica, amando il Signore, vostro Dio, camminando in tutte le sue vie e tenendovi uniti a lui, il Signore scaccerà dinanzi a voi tutte quelle nazioni e voi v’impadronirete di nazioni più grandi e più potenti di voi. Ogni luogo che la pianta del vostro piede calcherà, sarà vostro: i vostri confini si estenderanno dal deserto al Libano, dal fiume, il fiume Eufrate, al mare occidentale. Nessuno potrà resistere a voi; il Signore, vostro Dio, come vi ha detto, diffonderà la paura e il terrore di voi su tutta la terra che voi calpesterete. Vedete, io pongo oggi davanti a voi benedizione e maledizione: la benedizione, se obbedirete ai comandi del Signore, vostro Dio, che oggi vi do; la maledizione, se non obbedirete ai comandi del Signore, vostro Dio, e se vi allontanerete dalla via che oggi vi prescrivo, per seguire dèi stranieri, che voi non avete conosciuto».

SALMO
Sal 18 (19)

® Signore, tu solo hai parole di vita eterna.
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi. ®

Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti. ®

Ti siano gradite
le parole della mia bocca;
davanti a te i pensieri del mio cuore,
Signore, mia roccia e mio redentore. ®

EPISTOLA
Lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati 6, 1-10

Fratelli, se uno viene sorpreso in qualche colpa, voi, che avete lo Spirito, correggetelo con spirito di dolcezza. E tu vigila su te stesso, per non essere tentato anche tu. Portate i pesi gli uni degli altri: così adempirete la legge di Cristo. Se infatti uno pensa di essere qualcosa, mentre non è nulla, inganna se stesso. Ciascuno esamini invece la propria condotta e allora troverà motivo di vanto solo in se stesso e non in rapporto agli altri. Ciascuno infatti porterà il proprio fardello. Chi viene istruito nella Parola, condivida tutti i suoi beni con chi lo istruisce. Non fatevi illusioni: Dio non si lascia ingannare. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato. Chi semina nella sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà vita eterna. E non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti, soprattutto verso i fratelli nella fede.

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 4, 5-42

In quel tempo. Il Signore Gesù giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
27/02/2010 16:11

Commento al Vangelo del 28 febbraio
L’incontro con la Samaritana

II di Quaresima

26.02.2010
di Giuseppe GRAMPA
Parroco di S. Giovanni in Laterano, Milano


Questa è la storia di un incontro. Poteva finire prima ancora di cominciare. Infatti la donna riconosce nel suo interlocutore uno straniero, noi oggi diremmo un extracomunitario, un rom, uno da tenere alla larga. Tra Samaritani e Giudei non correva buon sangue, c’era una antica ostilità razziale e religiosa, non molto diversa dall’ostilità che anche molti di noi avvertono nei confronti di certi stranieri. E invece, superata l’iniziale diffidenza si avvia il dialogo che porterà ad un incontro tanto decisivo da fare della donna una discepola così innamorata di Gesù da esserne la prima testimone presso la sua gente. Tutto comincia con una richiesta da parte di Gesù di un sorso d’acqua. Forse la donna sarà stata sorpresa da quest’uomo che si avvicinava a lei non per prenderla, usarla e poi buttarla da parte. Era accaduto tante volte. Ecco invece un uomo che semplicemente chiede a lei un po’ d’acqua. Così si avvia il dialogo e la progressiva scoperta di quel misterioso interlocutore. Quello che a prima vista era solo uno straniero, appartenente ad una popolazione ostile, rivela la sua identità: “Sei tu forse più grande del nostro padre Abramo…?”. “Vedo che sei un profeta…”. “Non sarà forse il Messia?”. La donna intuisce, a poco a poco, la misteriosa grandezza dell’uomo che ha di fronte fino alla decisione, improvvisa, di lasciare la brocca presso il pozzo e andare, più libera e spedita, a chiamare la gente del villaggio perché venga a vedere un uomo che forse è il Messia.

Il dialogo al pozzo

L’evangelista descrive, attraverso questo dialogo presso il pozzo, il cammino verso la fede. Il punto di partenza è l’umanità di Gesù, segnata dalla stanchezza, dalla sete, anzi una umanità per la quale si avverte diffidenza. Anche il cammino della fede comincia con l’umanità della chiesa, di altri uomini e donne: questo è il tramite umanissimo della fede, una umanità talvolta sfigurata, al limite scandalosa. Chi si aspetta un inizio sfolgorante resterà deluso: bisogna accettare questa povertà umana come luogo nel quale incontrare il rivelarsi di Dio. Bisogna accettare che il cammino della fede possa richiedere tanti passi, come un andare a poco a poco verso la luce. Non disprezziamo, allora, tutti i frammenti di verità che ci è dato di incontrare, possono essere i passi verso la fede.

Il cammino della fede

In questo cammino verso la fede importante è l’acqua. La donna era venuta ad attingere acqua e Gesù la aiuta a scoprire in lei una sete più profonda che non si placa con l’acqua del pozzo ma con la fede in Lui. Il cammino della fede chiede ad ognuno di noi di dare nome ai nostri bisogni più profondi e autentici. Certo abbiamo bisogno di pane, di acqua, di casa, di sicurezza… di molte utili cose ma al fondo di noi stessi non vi è forse una sete ancora più profonda che le cose, tante cose non possono colmare? Di che cosa davvero abbiamo bisogno? L’evangelo di questa domenica ci invita a trovare appagamento ai nostri più autentici bisogni nell’apertura confidente all’altro, nel dialogo sincero, nell’affidamento, cioè nella fede. Due ultimi, preziosi dettagli. La protagonista di questo dialogo è senza nome, ha il nome della sua gente, un nome che da allora è diventato sinonimo di generosa dedizione. Samaritano per noi, ormai, vuol dire buon Samaritano. Non ha nome e può avere il nome di quanti uomini o donne si lasciano coinvolgere nel dialogo, nell’apertura all’altro, nel miracolo dell’incontro. E, infine, la brocca lasciata presso il pozzo, segno di un bisogno quasi dimenticato. Non più sete di acqua ma di quell’acqua viva che zampilla per la vita che non finisce.
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