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Accordo PD-UDC Regionali 210 PIemonte

Ultimo Aggiornamento: 11/04/2010 18:43
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"Perché l'UDC in Piemonte è invotabile". Massimo Introvigne intervistato dal "Giornale"
(il Giornale, 25 marzo 2010, p. 4)

Quando Pier Ferdinando Casini lasciò il centrodestra, correva l’anno 2008, lui, che del leader Udc è amico di vecchia data, e che dell’Udc è stato un ideologo, da sociologo delle religioni con all’attivo qualcosa come 40 libri sul tema, rimase a guardare per un po’. Giusto il tempo di capire che “il punto di non ritorno” era raggiunto, e che Casini avrebbe “svenduto i valori cattolici”, sacrificandoli sull’altare del dio delle poltrone. Adesso che i vescovi hanno lanciato l’appello a non votare chi tradisce i principi non negoziabili, Massimo Introvigne traduce: “Udc invotabile”.

Casini invece ha detto: “No a strumentalizzazioni, vita e famiglia sono le questioni su cui l’Udc garantisce nelle Regioni in cui governerà”.

“Conosco bene Casini e so che deve dire obbligatoriamente queste cose. I fatti però sono molto semplici. I vescovi non sono chierichetti, sa? Conoscono bene le logiche politiche”.

Quindi?

“I vescovi sanno bene che la politica si fa anche cercando assessorati e posti nei listini. Ma ci chiedono di far prevalere i valori non negoziabili, in primis il no all’aborto e all’eutanasia”.

Non si può dire che Casini non li difenda.

“Però in Piemonte, Liguria e Marche si è alleato con chi li attacca. Sta facendo uno spogliarello”.

Uno spogliarello.

“Aveva giurato: mai con Mercedes Bresso. Per non parlare dell’altra linea del Piave: mai con Prc e Pdci”.

Forse pensa di poter arginare la deriva iperlaicista di quelle coalizioni?

“Se così fosse avrebbe dovuto fare patti chiari e specifici. Invece ha firmato impegni generici. In Piemonte la Bresso il giorno prima firmava con lui e il giorno dopo con i Radicali. La sinistra con cui si allea Casini esclude l’embrione dalla vita e include i gay nella famiglia”.

Dice il centrosinistra che le Regioni non decidono sui temi della vita.

“Falso. Le Regioni hanno competenze enormi. Possono utilizzare o meno i volontari pro-vita negli ospedali per arginare gli aborti. Possono decidere come distribuire la Ru486. Possono dare o meno fondi alle famiglie per le scuole non statali”.

Lei ora lo attacca, ma è rimasto con Casini per anni.

“Quando se ne è andato dal centrodestra, pensavo che Casini avrebbe venduto più cara la pelle. Invece ha abbassato il prezzo”.

Lei che lo conosce bene: ma chi glielo fa fare?

“C’è il trucco. Casini sta preparando il post Berlusconi e per questo gioca su tutti i tavoli: al Nord si tiene buono D’Alema, nel Lazio Fini, al Sud il Pdl”.

Una strategia vincente?

“Per ora è comica: a Macerata è alleato del Pdl in Comune e del Pd in Regione. Sceglie con interessi localistici”.

Meglio un uovo oggi che una gallina domani?

“Non ci sono solo le poltrone. Ci sono anche gli interessi personali di alcuni suoi candidati”.

Bum!

“Nulla di illecito, sia chiaro. Ma pensi a Michele Vietti”.

Il quale Vietti così en passant è suo parente, giusto?

“È mio cugino. Da rappresentante Udc in Piemonte ha un ruolo importante, come imprenditore, nella sanità privata. È sempre stato più vicino al centrodestra, ma il modello Bresso lo penalizza meno di quello che profila Cota”.

A proposito di Cota, però, dice l’Udc che votare Lega va contro i principi cattolici sull’immigrazione.

“Certe uscite della Lega infastidiscono anche me. Ma nei fatti è a Verona, mica a Rosarno, che si è compiuta l’integrazione”.

Cota è cattolico, ma come la mettiamo col dio Po?

“Sono riti civili, non religiosi. E poi guardi. Nel 2001 feci una ricerca sui neo-pagani leghisti in Lombardia. Ne abbiamo trovati ben 15. Folkloristici finchè si vuole, ma davvero un’infima minoranza. Se mai, ciò che emerge è che i leghisti sono colonne portanti dell’impegno nelle parrocchie”.


Paola Setti
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