Se tale è il metodo dell’Autore, che cosa bisogna pensare della riuscita globale di quest’opera?
L’Autore confessa che questo libro è il risultato di un lungo cammino interiore (pp. 7 e 20). Ha
cominciato a lavorarvi nel corso delle vacanze dell’anno 2003. Il libro è tuttavia il frutto maturo di
una meditazione e di uno studio che hanno occupato l’intera vita e che erano già presenti nel libro
sopra citato dal 1969.
Egli ne ha tratto la conseguenza che Gesù non è un mito, ma un uomo di carne e di sangue, una
presenza realissima nella storia. Possiamo seguire i cammini che egli ha percorso. Possiamo
ascoltare le sue parole grazie ai testimoni. Egli è morto e risuscitato. Questo libro costituisce
dunque un’ardente testimonianza di un grande studioso — che oggi ha anche un posto di primo
piano nella Chiesa cattolica — su Gesù di Nazaret e sul suo significato per la storia dell’umanità e
per la percezione della vera figura di Dio. È sempre confortante leggere testimonianze come questa.
Io trovo il libro molto bello: esso si fa anche leggere con una certa facilità (consiglierei al lettore di
cominciare dai capitoli sui discorsi di Gesù). Non è un libro pesante, anche se è un libro che fa
pensare.
Il libro non si limita al solo aspetto intellettuale. Ci mostra la via dell’amore di Dio e del prossimo,
come è detto molto bene spiegando la parabola del buon samaritano: «Ora ci rendiamo conto che
noi tutti abbiamo bisogno del dono dell’amore salvifico di Dio stesso, per poter diventare anche noi
persone che amano. Abbiamo sempre bisogno di Dio, che si fa nostro prossimo, per poter diventare
a nostra volta prossimi» (p. 238). Egli affronta anche il tema del «fallimento del profeta», di ogni
vero profeta: «Il suo messaggio contraddice troppo l’opinione comune, le abitudini correnti. Solo
attraverso il fallimento la sua parola diventa efficace. Questo fallimento del profeta incombe come
oscura domanda sull’intera storia di Israele e si ripete in certo qual modo di continuo nella storia
dell’umanità. È soprattutto sempre di nuovo anche il destino di Gesù Cristo: Egli finisce sulla croce.
Ma proprio dalla croce deriva la grande fecondità» (p. 226).
È un tema molto importante, che varrebbe la pena di approfondire sistematicamente. Tuttavia a
questo punto conviene aspettare il secondo volume, dove sarà trattato a lungo il mistero della
passione, morte e risurrezione di Gesù. La lettura di questo libro ci invita dunque ad attendere con
desiderio quello che seguirà.
Da “La Civiltà Cattolica”, 2007 II 533-537 quaderno 3768
[Modificato da martinicm 13/04/2010 00:00]