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I bit del Signore sono infiniti

Ultimo Aggiornamento: 14/04/2010 09:37
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14/04/2010 09:37

I bit del Signore sono infinitiUna “pastorale digitale” voluta e spiegata da Benedetto XVI. Ecco perché la Chiesa che sbarca su internet è la prova della sua capacità di cogliere i segni dei tempi
Leggi: Ci vuole fede nei nuovi media
di Stefania Vitulli

L’arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe è su Facebook. Come lui altre centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo, certo, ma sta di fatto che il primo cardinale sul social network suscita curiosità e il suo nome non manca mai quando si parla di Chiesa e web. Un argomento che non tarda a far alzare il sopracciglio degli scettici e a scatenare i giornalisti in cerca di dettagli pittoreschi. Il fatto è che quello del cardinale non è un esempio isolato. Al di là delle iniziative di singole personalità la Chiesa stessa promuove e incoraggia nuove forme di azione pastorale in grado di sfruttare le potenzialità delle nuove tecnologie, internet in testa. «La Chiesa che utilizza internet “fa notizia” perché costituisce un’infrazione del presupposto che essa sia arroccata sempre sulla difensiva e, quindi, anche in questo caso avrebbe dovuto porre l’accento soltanto o soprattutto sugli aspetti negativi della rete», osserva sulla rivista Vita e Pensiero Rita Marchetti, ricercatrice e autrice insieme a Paolo Mancini, docente di sociologia della comunicazione dell’Università di Perugia, della ricerca “Parrocchie e internet”. Lo studio mostra che il computer e internet sono ampiamente diffusi tra i parroci italiani con l’85,7 per cento delle parrocchie italiane che ha uno o più computer e il 70 per cento che dispone di una connessione a internet.
Tutto questo accade mentre al 46 per cento dei parroci italiani è affidata più di una parrocchia e il 44,9 per cento di essi ha più di sessant’anni. Insomma: il computer e internet appaiono una realtà familiare nel panorama delle parrocchie italiane.
«Uno spazio nel web anche per coloro per i quali Dio è ancora uno sconosciuto, proprio come il “cortile dei gentili” del Tempio di Gerusalemme». La rete come «una casa di preghiera per tutti i popoli». Internet come «una grande opportunità per i credenti». Sono soltanto alcuni brani del messaggio presentato recentemente in Vaticano da Benedetto XVI per la Giornata mondiale delle telecomunicazioni che si svolgerà il 16 maggio prossimo e avrà per titolo appunto “Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola”. Messaggio per cui i media non hanno esitato a parlare di cyberpreti, parrocchie digitali ed evangelizzazione virtuale. Significa che invece che sul sagrato ci si incontrerà su qualche piattaforma virtuale? A sgomberare il campo da equivoci di questo genere e soprattutto a testimoniare la vitalità della Chiesa “digitale” penserà, tra il 22 e il 24 aprile a Roma, il convegno “Testimoni digitali” promosso dalla Cei e che vede tra gli ospiti anche Nicholas Negroponte, il guru americano delle architetture digitali, il cofondatore di Wired e del MediaLab al Mit.
«Virtuale non vuol dire “fantasma” o inesistente», ha spiegato al lancio del convegno monsignor Domenico Pompili in qualità di direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della Cei. «Ma piuttosto potenziale. E questa potenzialità spiega pure perché ancora una volta il discorso da intraprendere non sia asettico o puramente tecnologico, ma sempre legato a doppio filo alla libertà e alla responsabilità dell’uomo». Ecco perché non significa affatto che una sorta di social network cattolico globale diventerebbe “sostitutivo” dei rapporti di ascolto e dialogo tra i sacerdoti e i fedeli, come ha puntualizzato anche monsignor Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali, ma che spinge a incrementare la presenza della Chiesa online, sempre a condizione che rimandi ad una pastorale nel mondo reale: la sfida, dunque, è di tipo culturale.

La spinta di Giovanni Paolo II
Se alle grandi potenzialità della rete era già stato dato un chiaro imprimatur da Giovanni Paolo II, con il portale vatican.va, grazie al quale nel 1995 la Santa Sede sbarcava ufficialmente online (130 milioni di accessi al giorno nel 2005 durante il periodo di sede vacante), gli ultimi grandi segnali di varco ufficiale delle frontiere digitali da parte della Chiesa sono stati senz’altro: il sito “personale” di Benedetto XVI, Pope2you.net, lanciato a maggio 2009 (e che solo a Natale ha registrato due milioni di contatti); il progetto intermirifi-
ca.net, portale web dedicato ai media; l’esperimento, riuscito, di contatto globale con i giovani realizzato grazie a gmg2008.it, che in pochi giorni, in prossimità della Giornata mondiale dei giovani di Sidney fece registrare mezzo milione di accessi; il sito di promozione e valorizzazione del Concilio Vaticano II, vivailconcilio.it, che a pochi giorni dalla nascita ha ricevuto oltre tredicimila visite. Tuttavia, al di là delle “presenze istituzionali”, è il concetto di “parrocchia virtuale” che intriga: vuoi vedere che anche l’oratorio sbarca online, con i canti, i giochi e pure le raccomandazioni del don su come vestirsi per la partita? Per orientarsi sarà utile qualche click su webdiocesi.chiesacattolica.it, il servizio di gestione dei contenuti web offerto dalla Cei alle diocesi per realizzare il proprio sito su server Cei e diventare amministratori web diocesani gratis e in fretta, anche senza aver mai seguito lezioni specifiche, che comunque vengono organizzati dal Sicei: al termine del corso di un paio di giorni, l’operatore diocesano è in grado di gestire il sito internet della diocesi. I risultati si vedono. Il nuovo sito della diocesi di Foligno, tanto per fare un esempio, è un piccolo capolavoro di chiarezza e style concept: aggiornatissimo con le cronache degli ultimi eventi riporta una dettagliata agenda pastorale, le omelie del vescovo ordinate per argomenti, anticipate da un abstract e scaricabili in pdf e delle ultime catechesi di Avvento e Quaresima. Proliferano anche siti e blog parrocchiali, uno diverso dall’altro per tono e sviluppo: alcuni sono serbatoi di cronache, foto e video di vita d’oratorio, feste patronali e gite con il don, altri sono scarne bacheche in cui esporre gli avvisi parrocchiali per chi non ha voglia, tempo o modo di avvicinarsi al portone della chiesa.

Su Blogger con la tonaca
La già citata ricerca dell’Università di Perugia rivela che i preti usano internet soprattutto per scaricare materiale pastorale (93,7 per cento dei casi) e, in buona misura, anche per svolgere attività pastorali e di catechesi (67,6 per cento). C’è chi ha “fondato” vere parrocchie virtuali – gli iscritti a quella di Santa Maria dell’Assunta (cinquepani.it), creata da don Vigilio Covi, che unisce sul web Trentino e Turchia, ogni settimana vengono raggiunti per mail da una pagina di meditazione sulle letture della domenica seguente – e chi vere e proprie community, che molto fanno parlare di sé. Come il trentenne vicentino don Marco Pozza e la sua sullastradadiemmaus.it. Un esperimento stupefacente per grafica, contenuti, innovazione e partecipazione. C’è poi chi rimane essenziale come don Angelo Beretta di Trivolzio, che è su Blogger – uno dei più utilizzati service online che permettono di creare il proprio blog – da ottobre 2009 e gestisce sanriccardopampuri.blogspot.com, in cui posta gli auguri di buon anno, il calendario delle attività 2010, invocazioni, novene e preghiere in più lingue e gestisce il Registro online, in cui inviare preghiere a San Riccardo, chiedergli grazie e raccontare quelle ricevute. Ma in home page, in primissimo piano, don Angelo mette solo gli orari delle Messe, per la felicità di chi va al sodo: «Io guardo ogni tanto i siti delle diocesi solo per informarmi sugli orari delle Messe» chiosa Camillo Langone, autore della prima e unica Guida alle messe (Mondadori). Di fronte al profumo di incenso, a quello delle candele e soprattutto al mistero dell’Eucaristia non c’è click che tenga. Grazie a Dio.
(www.tempi.it)

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