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I cinque anni di Benedetto XVI

Ultimo Aggiornamento: 01/05/2010 16:59
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21/04/2010 12:23

Ferruccio de Bortoli e il cardinale Tucci sul pontificato di Benedetto XVI

Un'identità forte per parlare con tutti


Milano, 20. "Con Benedetto XVI l'identità cristiana dialoga e rispetta le altre identità, dalle quali chiede a sua volta di essere rispettata. L'essere cristiani non vuole dire essere depositari di una serie di colpe storiche, cosa che qualche volta mi sembra di notare anche nella pubblicistica italiana, ma è qualcosa che incarica di una serie di responsabilità, nel rispetto e nella solidarietà degli altri. E che contempla non soltanto l'affermazione dei valori non negoziabili ma anche di una serie di valori sociali e morali, altrettanto necessari in un mondo sempre più distante, egoista e materialista". È uno dei passaggi dell'intervista rilasciata ieri dal direttore del "Corriere della Sera", Ferruccio de Bortoli, a "Il Sussidiario.net", in occasione del quinto anniversario dell'elezione  di  Benedetto XVI, un Papa "visto come conservatore" ma che "in realtà ha avviato un confronto a tutto campo molto forte". Egli - spiega de Bortoli - "non chiude il dialogo, lo apre in forme diverse:  con la scienza, con gli Stati, con il mondo laico. La Chiesa di papa Ratzinger, forte della  propria  identità, dialoga senza alcun complesso di inferiorità e  senza  rinunciare a nessuna parte di se stessa. C'è che Benedetto XVI soffre l'handicap della percezione di un Papa tedesco nelle opinioni pubbliche occidentali, soprattutto nel mondo anglosassone. Proprio per questo sarà interessante il viaggio in Inghilterra".
Sulle sfide che il pontificato di Benedetto pone alla società, il direttore del "Corriere della Sera" osserva come al Papa interessi "un dialogo costruttivo sul versante della morale, dei valori etici non negoziabili. Ma anche sul terreno della presenza sociale della Chiesa. E questo aspetto, a differenza del primo, è rimasto secondo me un po' in subordine. È un difetto che ho riscontrato nel dibattito sulla presenza cattolica nella nostra società". C'è oggi - ha osservato ancora de Bortoli - "un nichilismo imperante che spesso e volentieri dà contro il cristianesimo. Anche nella polemica sul tema, purtroppo triste, della pedofilia c'è una parte della società italiana che assiste da spettatrice non interessata, qualche volta annoiata e qualche volta compiaciuta, a questa disputa che vede il Papa e la Chiesa accerchiati, per molti motivi. Naturalmente, anche per errori commessi". Tuttavia, "La Lettera pastorale ai cattolici d'Irlanda ha un peso rivoluzionario. La Chiesa è chiamata al risarcimento e sta facendo la sua parte, ma sono convinto che sia ancora oggi oggetto di una crociata", che è "dettata da pregiudizi e interessi. Penso con sofferenza alla quasi totalità dei preti che fanno il proprio mestiere ma che probabilmente, oggi, escono di casa con un timore in più. Non è giusto, perché la pedofilia riguarda tutta la società".
Proprio sulle colonne del "Corriere della Sera", domenica scorsa, anche il cardinale Roberto Tucci ha scritto dei primi cinque anni di pontificato di Benedetto XVI:  "Quando anni fa - scrive nel suo articolo intitolato "Una lingua nuova capace di parlare ai fedeli e agli atei" - si parlava della sua speranza di essere messo a riposo, di ritornare ai suoi studi, ho sempre pensato che il desiderio più grande del cardinale Joseph Ratzinger fosse di potersi dedicare alla ricerca di un linguaggio nuovo, ciò che già aveva cominciato a fare con le lezioni raccolte in quel libro magnifico che è Introduzione al cristianesimo:  proseguire su quella linea, trovare un linguaggio alto che tuttavia sia comprensibile a tutti, ai semplici fedeli come alla gente in ricerca, a chi non crede o a chi crede di non credere. Avevo già più di ottant'anni e non ero un cardinale elettore ma nel 2005, se avessi partecipato al conclave avrei votato sicuramente per lui. Mi sembrava la persona più degna:  un grande teologo che è, soprattutto un uomo di grande spiritualità. E quando venne eletto pensai subito che sarebbe stato un grande pontificato, un pontificato che avrebbe fatto la storia. Questi cinque anni me lo hanno più che mai confermato".
Benedetto XVI - ha scritto il cardinale Tucci - "è un Papa che ha cercato e trovato un linguaggio nuovo:  nelle omelie, nelle udienze del mercoledì, nelle encicliche. È importante l'immagine biblica del "cortile dei gentili", l'atrio esterno del Tempio di Gerusalemme, che ha evocato di recente parlando del dialogo con i credenti". Il Pontefice "è convinto che tanta gente sia in ricerca ma non trovi una persona che li aiuti a mostrare ciò che c'è già dentro di loro:  quasi un metodo maieutico, socratico. Sbaglia chi ritiene che il Papa sia in una posizione di conflitto con la cultura del nostro tempo. Se c'è uno che conosce bene il pensiero laico contemporaneo è Benedetto XVI, come si è visto ad esempio nel confronto con Jürgen Habermas. La sua cultura è vastissima, anche se non la fa mai pesare. E quando discute, certo, non molla. Ma una cosa è sicura:  colui che discute con il Papa si rende conto che il Papa lo capisce, lo ascolta e lo capisce. Anche se non è d'accordo con la sostanza, si sente che ti ha ascoltato e ne tiene conto".
Anche sulla questione degli abusi - ha sottolineato il cardinale Tucci - Joseph Ratzinger "sin da quando era cardinale ha mostrato una capacità d'intervento tempestivo, chiaro, anche compromettente". Da buon intellettuale "Benedetto XVI ci pensa a fondo e, una volta deciso, affronta i problemi senza paura:  come ci ha mostrato nella lettera ai cattolici irlandesi". Secondo il cardinale "ci vorrà tempo per giudicare" il pontificato di Benedetto XVI "e per vedere, dagli effetti delle sue decisioni, che aveva visto giusto".



(©L'Osservatore Romano - 21 aprile 2010)
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