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Le paure degli italiani

Ultimo Aggiornamento: 05/05/2010 23:15
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05/05/2010 19:50

La paura di perdere il senso del peccato
E` SPIRITUALE LA MADRE
DI TUTTE LE CRISI
«Il mondo moderno ha perduto il senso del peccato». Lo affermava Papa Pio XII all’indomani della Seconda Guerra mondiale. Lo ribadiamo anche noi, con la medesima convinzione, all’inizio di un nuovo millennio. Affrancando la ragione dallo spirito, distaccando l’intelletto umano dalla sapienza divina, si è progressivamente perduto il concetto del peccato, del male, della morte. S. Agostino scriveva: «Chi è l’uomo felice? Chi ha la misura di se stesso, cioè la saggezza». Il miglior antidoto alla paura è nella saggezza liberante che discende dal conoscere e assecondare il bene, senza ammiccamenti interiori e mentali al male, specie quando le sue conseguenze sono significate.

La rottura del rapporto con Dio, la frantumazione della speranza nelle relazioni sociali, lo svilimento dell’amore nei processi generazionali sono come una triste metafora dell’incoerenza umana: “il male non esiste”, eppure tutto va male e l’uomo soffre; “l’uomo è libero e liberamente deve decidere il suo destino”, eppure è sempre più infelice e prigioniero di mille e mille paure che ottenebrano il suo destino. Ritorna da lontano la voce del nostro progenitore Adamo che, chiamato da Dio, risponde: «Ho udito il tuo passo nel giardino, ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto» (Gen 3, 10). Benché la paura del “passo di Dio” non si sia mai arrestata, l’uomo di ogni tempo continua a procedere incurante, nascondendo il suo segreto bisogno, spesso inconfessabile, di trovare nella sapienza divina la guarigione di tutte le paure che non fanno avanzare la storia.
Chi non crede di dovere dare alla propria vita una “misura alta”, entro cui esperimentare l’esercizio della propria libertà e il rispetto di quella altrui, si ritrova presto drammaticamente solo, cade dinanzi all’impossibilità di procurarsi una felicità senza Dio. Ed ecco la paura di vivere, di soffrire, di morire, del mistero di Dio; in fondo, sono queste le vere malattie spirituali del nostro tempo, dimentico dello spirito cristiano. Non facciamoci illusioni e non tentenniamo dinanzi ai molti benpensanti che invocano una teologia buonista dinanzi al male: da quando «il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi» (cf Gv 1, 14), è iniziato un combattimento spirituale tremendo, in cui è lo «Spirito di verità che libera dalla schiavitù della paura e regala all’uomo libertà» (cf Rm 8, 15). Ora, è chiesta la nostra cooperazione affinché siano messe a nudo le concupiscenze umane e le falsità che albergano nel cuore dell’uomo, il peccato strutturale che regna nel mondo e il piano antiumano delle nostre società.
La storia dell’incarnazione del Verbo è la storia della vittoria su ogni male, su ogni peccato, sulla morte. Se questa visione non è chiara ne consegue il cambiamento della percezione delle relazioni, la separazione del senso morale dal valore dell’esistere, la perdita della tensione alle virtù, lo smarrimento della passione per la conversione personale e comunitaria, per il senso del dovere, del sacrificio, delle responsabilità.
C’è, talvolta, tra noi, una sorta di complesso d’inferiorità dinanzi al male che si accanisce sulla storia, un’inquietudine che ci assale dinanzi al tentativo corrente di privare il cristianesimo di ogni rilievo pubblico e di anestetizzare le coscienze. Si vorrebbe una sorta di cristianesimo diluito, anonimo, una «chiesuola in cui riparare per trovare protezione», come affermava don Luigi Sturzo. Ebbene, per dirla con Dietrich Bonhoeffer, «noi cristiani dobbiamo tornare all’aria aperta del confronto spirituale con il mondo». La sfida, dunque, è dare cittadinanza a livello culturale, educativo, formativo, sociale, politico ad una nuova dimensione spirituale dell’uomo. La madre di tutte le crisi del nostro tempo è spirituale! Abbiamo trascurato la dimensione interiore dell’uomo - permettendo l’esteriorizzazione, fino alla violenza, dei suoi più intimi sentimenti - perché ritenuta anacronistica. Oggi questo bisogno si fa percepire con nuovi segnali, con fenomeni che vanno considerati attentamente. Urge una cultura dell`interiorità, che sia autentica ricerca della verità interiore, vissuta con lucidità, consapevolezza e senso critico.
Salvatore Martinez

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