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Una grande manifestazione d'affetto al Papa (Oltre 200 Mila persone)!

Ultimo Aggiornamento: 26/05/2010 07:11
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A banner reading 'The people of Rome with the Holy Father ' is displayed by faithful on St Peter's square as Pope Benedict XVI (not pictured) addresses the Regina Caeli prayer from the window of his appartment on May 16, 2010 at The Vatican. More than 150,000 pilgrims turned out at the Vatican on Sunday, police said, in a rally of support for Pope Benedict XVI as he battles a paedophile priest scandal.

Una grande manifestazione d'affetto al Papa: il commento del cardinale Bertone e dei leader dei movimenti ecclesiali

"Insieme con il Papa": è la scritta che stamani campeggiava su uno dei tanti striscioni portati dai fedeli in Piazza San Pietro. Una grande manifestazione d'affetto filiale a Benedetto XVI, come sottolinea il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, al microfono di Patricia Jauregui:

“La manifestazione che si è svolta qui a Roma dice tutto l’affetto di cui è circondato il Papa. Ma dice anche la volontà, i buoni propositi dei cristiani, dei cristiani autentici - appartenenti alle diverse forze della Chiesa e ai diversi movimenti - a rinnovare dal profondo del cuore la Chiesa, a fare penitenza per i peccati che sono nella Chiesa e nel mondo e a risvegliare proprio l’impegno della testimonianza limpida, chiara e coerente con il Vangelo di Cristo. Mi sembra che sia il senso più bello di questa manifestazione e delle grandi manifestazioni in Portogallo”.

In Piazza San Pietro dunque tanti movimenti, associazioni, comunità ecclesiali e parrocchiali provenienti da ogni parte d’Italia. Cecilia Seppia ha raccolto alcune testimonianze:

R. – Siamo qui come aggregazioni laicali per dimostrare al Papa ma anche al mondo la solidarietà dei laici in questo momento particolare della Chiesa, perché la Chiesa non è fatta solo di sacerdoti e vescovi ma è anche il popolo di Cristo, che siamo noi. Con questa manifestazione vogliamo dimostrare che siamo con lui, che la Chiesa di Cristo è viva, che nonostante siano state mosse in questi momenti tante cattiverie e accuse, queste non trovano una conferma nel popolo di Dio.

R. – Siamo qui perché siamo in famiglia, nel senso che tutta la Chiesa è chiamata a stringersi attorno al Papa. La cosa bella è che non è lui che ci ha chiamato ma siamo noi che siamo venuti a sostenerlo, anche se lui non ne ha tanto bisogno, perché comunque è sicuro che sia il Signore che lo Spirito Santo sono con lui! Siamo noi che abbiamo bisogno di lui in questo momento abbastanza difficile un po’ per tutti.

D. – Questa è una piazza gioiosa, sembra che ci sia un clima sereno, eppure è anche un modo per condividere il dolore che la Chiesa sta vivendo in questo periodo...

R. – La cosa veramente bella è il fatto che il peso e il dolore si portano sempre insieme, mai da soli. Non si è mai abbandonati nelle fatiche che uno fa nella vita. Credo che questo sia fondamentale.

R. – Oggi siamo qui innanzitutto per fare un po’ di festa non solamente al Papa ma per riconoscere ancora una volta che lui è il nostro segno di Gesù Cristo sulla terra. Quindi, evidentemente, lui ha già lo Spirito Santo che lo protegge da tutti gli attacchi che ha ricevuto. Sicuramente è un po’ come un riaffermare il suo primato anche per quello che riguarda la nostre umile sequela. Certo, è un momento di difficoltà ma penso che la Chiesa ne abbia avuti tanti e grazie al Signore è sempre riuscita a venirne fuori.

D. – C’è chi ha parlato di un “inverno della Chiesa” per i recenti fatti sugli abusi dei minori. Oggi, però, sembra che tra i palloncini e questi festoni ci sia una nuova primavera per la Chiesa...

R. – Oggi è l’Ascensione e credo non ci sia un giorno più bello per risorgere tutti quanti e lo possiamo fare solo intorno al Santo Padre, esprimendo solidarietà e vicinanza. Molto dipende dalla preghiera che tutti i credenti potranno fare. Tutto il mondo cattolico è unito attorno al Santo Padre proprio in spirito di comunione.

D. – Perché oggi siete qui?

R. – Per manifestare il nostro essere cristiani. Poi devo dire che partecipare insieme a tanti altri movimenti dà uno spirito particolare a quest’incontro di oggi. Trovarsi insieme a tanti altri e scoprire che alla fine non sei solo contro tanti giganti, ma siamo in tanti e facciamo tutti la stessa strada.

R. – Siamo qui per pregare per il Papa e con il Papa. Rinnovargli la nostra vicinanza, il nostro affetto significa anche unirsi alla sua preghiera per tutta la Chiesa e soprattutto per le membra sofferenti che in questo momento soffrono di più, sia vittime sia persone che hanno commesso gravi peccati. Siamo qui anche per dire la nostra gioia, la bellezza che proviamo nell’essere all’interno di questa bellissima esperienza ecclesiale.

Dunque, tantissime le realtà ecclesiali presenti oggi in Piazza San Pietro. Ascoltiamo le voci di alcuni leader di movimenti e comunità in questo servizio di Sergio Centofanti.

Migliaia di appartenenti al Rinnovamento nello Spirito Santo sono giunti da tutta Italia per essere presenti oggi al Regina Caeli di Benedetto XVI. Ascoltiamo il presidente nazionale, Salvatore Martinez:

“Il Rinnovamento nello Spirito ha aderito a quest’invito con grande convinzione. Ce ne siamo fatti promotori e interpreti per dire che stiamo con il Papa e per il Papa. Con il Papa perché l’amore non sa tradire, anzi, esprime visibilmente fiducia e fedeltà e poi per il Papa perché fa esercizio di ‘Caritas in veritate’, non è soltanto un motto o un ideale ma un passo del suo Pontificato. Sta facendo la verità, questo nostro mondo ha bisogno di verità. Anche all’interno della Chiesa c’è bisogno di verità. La fede è sempre combattuta, la fede conosce anche le cadute del peccato ma la Chiesa è viva, la Chiesa sta in piedi. I laici e i movimenti ne sono espressione nella loro vitalità, nella bellezza e nella forza che esprimono ogni giorno con la loro testimonianza”.

Ha partecipato all’evento anche l’Azione Cattolica. Isabella Piro ha sentito il presidente dell’Ac di Roma, Benedetto Coccia:

“E’ una presenza di preghiera affettuosa e filiale nei confronti del Papa. La preghiera è, per noi cristiani, l’arma più forte per testimoniare la vicinanza al Papa e per pregare per la vita della Chiesa, per i sacerdoti in questo Anno Sacerdotale, per le difficoltà che la Chiesa sta vivendo. Naturalmente in questa preghiera sono comprese anche le vittime degli errori che all’interno della Chiesa pure ci sono stati e come il Papa stesso ha sottolineato. La Chiesa è fatta da persone che vivono la fragilità dell’umanità. Bisogna, quindi, pregare affinché queste fragilità vengano superate. Ma non vorrei rimanesse in ombra anche la preghiera per il ringraziamento del servizio che tanti sacerdoti svolgono quotidianamente nelle nostre parrocchie, un servizio che resta importantissimo”.

Massiccia anche la presenza dei Neocatecumenali. Fabio Colagrande ha chiesto il perché di questa vasta partecipazione a Giampiero Donnini, responsabile della prima comunità neocatecumenale di Roma, quella dei Martiri Canadesi:

R. - Perché in questo momento bisogna sostenere il Papa. Deve sentire che il popolo di Dio è con lui e quindi l’affetto ed il sostegno di tutte le persone. Pietro è il fondamento della Chiesa e quindi quando uno tocca Pietro, tocca la Chiesa come realtà umana e divina.

D. – Lei crede che la campagna di stampa che in molti casi ha cercato di attaccare Benedetto XVI abbia in qualche modo potuto oscurare la sua immagine di fronte all’opinione pubblica?

R. – No, assolutamente. Questo è il tentativo di una certa parte, ma nel popolo di Dio ha suscitato un maggior affetto.

In tanti anche dalle Acli, le associazioni dei lavoratori cristiani. Il presidente Andrea Olivero spiega, al microfono di Fabio Colagrande, perché sono giunti in così tanti in Piazza San Pietro:

“Noi crediamo che sia importante che quella colpa di cui Papa Benedetto ci ha detto così bene in questi ultimi giorni - e che, in qualche modo, è stato lui stesso per primo ad individuare con forza e con grande coraggio - debba essere sentita come croce da parte di tutti noi. Non possiamo lasciare che siano soltanto i nostri pastori a vivere questa sofferenza, che è una sofferenza di tutto il tessuto ecclesiale. Al contempo dobbiamo anche assumerci degli impegni per il futuro: innanzitutto quello di non lasciarci intimorire e spaventare dal peccato ma invece rilanciare in un’ottica di rinnovata volontà, rimettersi nell’ambito dell’educazione, del servizio. In queste settimane, talvolta anche in maniera ingenerosa, ci si è dimenticati di mettere in luce tutte le cose che la Chiesa sta facendo a difesa dei più deboli. La Chiesa, nei secoli, è stata il primo soggetto nell’ambito dell’educazione, della tutela e del sostegno proprio a coloro che venivano violati, coloro che subivano in tanti modi violenza e tuttora subiscono in tanti Paesi molteplici offese”.

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Il commento del cardinale Bertone, segretario di Stato

Volontà di penitenza e rinnovamento




"La manifestazione che si è svolta qui a Roma dice tutto l'affetto di cui è circondato il Papa". Con queste parole il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, ha commentato a caldo, ai microfoni di Radio Vaticana, la risposta dei cattolici italiani all'appuntamento fissato dalla Consulta nazionale delle aggregazioni laicali al Regina caeli di domenica 16 maggio. Ma - ha avvertito il porporato - questa presenza massiccia "dice anche la volontà, i buoni propositi dei cristiani, dei cristiani autentici - appartenenti alle diverse forze della Chiesa e ai diversi movimenti - a rinnovare dal profondo del cuore la Chiesa, a fare penitenza per i peccati che sono nella Chiesa e nel mondo e a risvegliare proprio l'impegno della testimonianza limpida, chiara e coerente con il Vangelo di Cristo". È questo "il senso più bello di questa manifestazione e delle grandi manifestazioni in Portogallo", ha concluso il cardinale Bertone ricordando il recente viaggio del Pontefice a Lisbona, Fátima e Porto.


(©L'Osservatore Romano - 17-18 maggio 2010)
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La preghiera guidata dal cardinale Bagnasco

Sostegno alla missione di Benedetto XVI


"L'Italia vuole bene al Santo Padre". Così il presidente della Conferenza episcopale, cardinale Angelo Bagnasco, a margine della giornata di solidarietà che ha portato domenica molte decine di migliaia di cattolici italiani in piazza San Pietro. "È un segno - ha detto - molto semplice e umile, ma certamente convinto ed eloquente, dell'amore che la Chiesa in Italia, ma credo l'intero Paese, ha per il Santo Padre". E alla domanda dei cronisti se la manifestazione rappresentasse un "no" agli "attacchi" subiti da Benedetto XVI, l'arcivescovo di Genova ha risposto che è stata soprattutto "un sì" al Pontefice e al suo amore per la Chiesa, per l'Italia, e per l'umanità intera. Dal Papa - ha aggiunto - "siamo tutti provocati a un rinnovamento spirituale". Per il porporato, del resto, le "situazioni dolorose causate da alcuni membri del clero fanno soffrire il cuore del Papa e della Chiesa, ma non devono oscurare la bontà e la dedizione" della maggior parte dei sacerdoti e dei religiosi. In tale contesto - ha spiegato - Benedetto XVI è "una guida sicura, certa, mite e dolce della Chiesa". Quindi, il presidente della Cei ha affermato che è "il peccato l'origine di ogni forma di male", dal quale bisogna guardarsi, "perché corrompere l'anima significa causare tutto il peggio". In precedenza, in attesa del Regina caeli del Papa, era stato proprio il cardinale Bagnasco a guidare la preghiera preparata dall'ufficio liturgico della Cei. "Convocati dalla fede e dall'amore - ha detto uno speaker introducendola - ci siamo riuniti perché vogliamo stringerci visibilmente intorno a Benedetto XVI come figli con il padre. Vogliamo pregare con lui e per lui, desiderosi di sostenerlo nel suo impegnativo ministero". Una preghiera "per rendere efficace e visibile la vicinanza di tutta la Chiesa al Santo Padre e a chi ha sofferto a causa di coloro che avrebbero dovuto essere immagine di Cristo buon Pastore", ma anche per "esprimere stima e fiducia ai sacerdoti". Alla presenza di esponenti di tutto il laicato organizzato italiano, di alcune importanti autorità istituzionali - tra le quali il presidente del Senato Schifani, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Letta e il sindaco di Roma Alemanno - e di numerosi esponenti politici della maggioranza e dell'opposizione, il cardinale ha presieduto la liturgia della Parola dal sagrato della basilica di San Pietro. Sottolineando come la Chiesa "fedele alla sua missione", debba essere "purificata dal peccato dei suoi figli", sono stati implorati "misericordia e perdono per i peccati, purificazione e forza per tutta la Chiesa". Per quanti sono nel dolore, in particolare, il cardinale Bagnasco ha invocato "giustizia e conforto, così che, partecipando alla vita della Chiesa, purificata dalla penitenza, possano riscoprire l'infinito amore di Cristo". Infine ha chiesto al Signore aiuto nel "cammino di conversione in questi tempi di apprensione e di speranza". La giornata si è conclusa con la messa pomeridiana celebrata dallo stesso cardinale Bagnasco nella basilica di San Paolo fuori le Mura. All'omelia il porporato ha esortato i presenti a "non lasciare solo Pietro", a "reagire all'insidia del torpore", con il coraggio di una scelta "anticonformista".


(©L'Osservatore Romano - 17-18 maggio 2010)
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20/05/2010 20:40

La parrocchia di Sant'Anna prega per il Papa


"La Vergine Madre di Dio conservi nel Santo Padre Benedetto XVI l'efficienza fisica e quella fede viva, illuminata e coraggiosa con cui conferma i propri fratelli e promuove nel mondo intero i valori dell'amore e della pace". Con questa intenzione la comunità della pontificia parrocchia di Sant'Anna si raduna in preghiera giovedì sera, 20 maggio, alle 20.30, per recitare un rosario meditato. I misteri della gloria sono commentati dal cardinale Angelo Comastri, vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano. In questo mese mariano altri due appuntamenti scandiscono la vita parrocchiale:  domenica 23, solennità di Pentecoste, l'arcivescovo Paolo Sardi celebrerà la messa e conferirà il sacramento della confermazione a Luca e Matteo Chiari, Simone Gabriele e Ludovico Menestò, mentre la domenica successiva, 30 maggio, solennità della Santissima Trinità, riceveranno la prima comunione Adrian Anrig, Luca Bachmann, Miriam Dei, Jasmine Farris, Maria Gabriele, Emanuele Magliocchetti, Tommaso Padovani, Giordano Perotti, Annachiara Ricci, Francesco Rosa e Riccardo Vercillo.


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22/05/2010 21:14

L'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme prega per il Papa


L'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme si è dato appuntamento alle 18 di domenica 23 maggio a Santa Maria Maggiore, per esprimere solidarietà, vicinanza e affetto a Benedetto XVI. Il cardinale gran maestro John Patrick Foley presiede l'eucaristia per i membri dell'istituzione laicale cui è affidato il compito di sopperire alle necessità del  Patriarcato  latino  di  Gerusalemme.
L'iniziativa di preghiera nella basilica papale liberiana conclude un periodo molto intenso di attività dell'Ordine, che di recente ha animato un pellegrinaggio a Torino per venerare la Sindone, a conclusione della riunione del Gran magistero svoltasi a Roma.
Centinaia di dame e cavalieri, guidati dal cardinale Foley, hanno pregato nel duomo di San Giovanni Battista, davanti alla reliquia che più di ogni altra è legata al sepolcro vuoto. La venerazione del sacro lino è stata preceduta da una conferenza storico-scientifica e seguita dalla messa domenicale nella chiesa di San Filippo Neri, presieduta dal cardinale arcivescovo di Torino, Severino Poletto, e concelebrata dal patriarca di Gerusalemme dei latini Fouad Twal, giunto appositamente dalla Terra Santa.
Nei giorni precedenti, il gran maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta, fra Matthew Festing, aveva conferito le insegne di Balì gran croce di onore e devozione al cardinale Foley, alla presenza del pro patrono dell'Ordine melitense, l'arcivescovo Paolo Sardi, e dei membri del governo dello Smom. Il porporato statunitense era accompagnato dai vertici dell'Ordine gerosolimitano, guidati dal governatore generale Agostino Borromeo. Erano presenti inoltre gli ambasciatori d'Italia presso la Santa Sede e l'Ordine di Malta Antonio Zanardi Landi e degli Stati Uniti d'America presso la Santa Sede Miguel Humberto Díaz.
Fra Festing ha ricordato i rapporti particolarmente stretti fra i due Ordini che "da dieci secoli prestano il loro servizio alla Chiesa universale, sulla base dei solidi principi cristiani di amore e carità". Entrambi - ha aggiunto - "sono impegnati in modi diversi in Terra Santa, dove sono riposte le aspettative dei cristiani di tutto il mondo. Spero che in futuro i nostri Ordini - ha auspicato - possano unire le forze".
Nel conferire l'onorificenza al cardinale Foley, già cappellano dell'Ordine di Malta dal 2002, il gran maestro Festing ha riconosciuto "la cura, la considerazione e la stima" che il porporato ha sempre dimostrato nel portare avanti "gli sforzi congiunti nel lavoro pastorale di promozione del ministero petrino".


(©L'Osservatore Romano - 23 maggio 2010)
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26/05/2010 07:11

Una lettera di solidarietà al Papa dei vescovi salesiani

Quel lembo del mantello di don Bosco


 Torino, 25. Vicini al Papa nella preghiera. Ma anche, "in quest'ora difficile della Chiesa", nella condivisione delle preoccupazioni pastorali:  il rinnovamento interiore e l'emergenza educativa. Nel segno di don Bosco del quale i suoi discepoli vescovi vogliono imitare il servizio pieno alla Chiesa. Questi, in sintesi, i contenuti della lettera che il rettore maggiore dei salesiani, don Pascual Chávez Villanueva, ha indirizzato a Benedetto XVI. Il testo consegnato nelle mani del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che l'ha già recapitato al Pontefice è stato firmato anche da una novantina tra vescovi e cardinali salesiani radunati a Torino - da venerdì 21 a oggi - per il convegno su "Carisma salesiano e ministero episcopale". "Vogliamo ringraziarla, Beatissimo Padre - scrive il rettore maggiore - per il suo ministero illuminante che ci spinge a vivere la speranza, a cogliere la ricchezza dell'amore cristiano, a renderlo vivo e testimoniante nel tessuto della storia di oggi".
Dopo aver spiegato le circostanze che hanno motivato l'incontro dei vescovi salesiani, il rettore maggiore illustra al Pontefice le ragioni che lo hanno spinto a scrivere tale lettera. La principale è quella di esprimere "l'affetto, la vicinanza, la piena disponibilità che don Bosco ci ha insegnato a vivere, fin dai primi tempi della sua esperienza carismatica, nei confronti del Santo Padre e di tutta la Chiesa". Oggi i vescovi salesiani sono 119. Alcuni di loro sono al servizio della Chiesa presso i dicasteri vaticani, ma la maggior parte ha un ruolo pastorale nella guida di Chiese locali. Vescovi impegnati in tutti i continenti, dai luoghi più remoti e di missione, come le Isole Salomone, la Terra del Fuoco, la regione dell'Assam in India, la Thailandia, il Congo, l'Etiopia o la selva amazzonica fino alle storiche diocesi dell'Europa, come Rotterdam, Gent, Salisburgo, Linz.
"Beatissimo Padre - scrive don Chávez Villanueva - voglia sentire la nostra vicinanza in quest'ora difficile della Chiesa. Con Vostra Santità condividiamo le preoccupazioni del momento presente, chiedendo al Signore di purificare la nostra vita e di purificare la Chiesa per poter essere degni annunciatori del Vangelo, soprattutto ai giovani, ai poveri, agli ultimi, a coloro che ancora non conoscono la Buona Novella".
Il secondo aspetto rilevato dal rettore maggiore salesiano è quello di assicurare l'impegno, all'interno della congregazione e tra gli stessi vescovi salesiani, per un "profondo rinnovamento spirituale". Infatti, "crediamo che il cammino di santità è un obiettivo che va continuamente rinnovato nei nostri cuori". Infine, il terzo aspetto, che è quello di assicurare, come "Figli di Don Bosco" la "preoccupazione per i giovani di oggi, che spesso appaiono come "pecore senza pastore"". In particolare, "condividiamo la necessità, indicataci da Vostra Santità, di farci carico di questa forte "emergenza educativa"". Così, in un mondo che "pur con mille contraddizioni cerca di farsi carico di difendere i diritti della persona umana, vogliamo essere apostoli dei giovani, custodendo il loro diritto alla conoscenza di tutto quello che è nobile, giusto, puro, onorabile, degno di lode. Vogliamo far conoscere la possibilità di una strada di maturazione umana, affettiva e spirituale che sia delineata secondo i grandi valori umani contenuti nel Vangelo". E altresì, "vogliamo garantire loro il diritto di conoscere Gesù Cristo e la sua proposta di una vita in pienezza. Vogliamo aprirli a un'esperienza di Chiesa che sia al tempo stesso vera ed entusiasmante. Vogliamo anche far scoprire loro la bellezza del donarsi a Dio, totalmente, attraverso la vita consacrata o la vita sacerdotale".
Su questi binari si è sviluppato anche l'intero convegno voluto nella casa madre di Valdocco dal rettore maggiore per celebrare alcune ricorrenze come il 150° della congregazione salesiana, il centenario della morte del primo successore di don Bosco, il beato Michele Rua, e il 125° dell'ordinazione episcopale del primo vescovo e cardinale salesiano, Giovanni Cagliero. Ma soprattutto per "riflettere insieme sulla realtà della pastorale giovanile, interrogandoci su come vada oggi inculturato e proposto il Vangelo nei diversi contesti mondiali". E anche "per ascoltare l'esperienza pastorale di fratelli che, elevati alla dignità episcopale, portano nel loro cuore, come salesiani, l'identità di pastori con un'attenzione particolare al mondo giovanile".
La spiritualità salesiana, l'azione educativa ed evangelizzatrice tra i giovani, la comunicazione del Vangelo nell'era digitale sono state le principali tematiche affrontate nell'incontro che ha avuto in agenda anche alcuni importanti appuntamenti celebrativi. Oltre alla messa celebrata domenica 23 dal cardinale Bertone nel santuario di Colle Don Bosco - di cui abbiamo dato conto nell'edizione di ieri, ndr - la festa di Maria Ausiliatrice e il pellegrinaggio alla Sindone. Di particolare rilievo l'incontro di domenica 23 in cui si sono confrontati presuli salesiani responsabili di importanti diocesi di quattro continenti:  Gaston Ruvezi Kashala, vescovo di Sakania-Kipushi nella Repubblica Democratica del Congo, Thomas Menamparampil, arcivescovo di Guwahati in India, Adrianus Herman van Luyn, vescovo di Rotterdam nei Paesi Bassi, Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, cardinale arcivescovo di Tegucigalpa in Honduras. "La nostra maggiore minaccia - ha detto quest'ultimo - è il grigio pragmatismo della vita quotidiana di una Chiesa in cui apparentemente tutto procede normalmente, ma in realtà la fede si va consumando e degenerando in meschinità".


(©L'Osservatore Romano - 26 maggio 2010)
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