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Il Papa costretto a retromarce ingloriose: il curato d'Ars non è più 'rappresentativo' per i sacerdoti

Ultimo Aggiornamento: 17/06/2010 18:10
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11/06/2010 18:51

Il Papa costretto a retromarce ingloriose: il curato d'Ars non è più 'rappresentativo' per i sacerdoti


da Andrea Tornielli (link)

L’agenzia francese I-Media ha rivelato che Benedetto XVI non proclamerà Giovanni Maria Vianney, il santo curato d’Ars, patrono dei preti di tutto il mondo. La proclamazione doveva avvenire domani, attraverso la pubblicazione di un motu proprio papale, al termine della messa per la conclusione dell’Anno Sacerdotale. La notizia era stata resa nota dall’Ufficio delle cerimonie liturgiche e pubblicata a pag. 8 de «L’Osservatore Romano» del 9 giugno: «San Giovanni Maria Vianney è stato al centro dell’Anno sacerdotale e in questa occasione sarà proclamato da Benedetto XVI patrono di tutti i presbiteri». Dunque, quella proclamazione, esito quasi naturale di un anno di riflessione sul sacerdozio ordinato che aveva visto presentare dal Papa proprio il curato d’Ars come modello, era stata stabilita da tempo. Secondo I.Media, la decisione in extremis sarebbe stata presa perché il curato d’Ars non è «abbastanza rappresentantivo del sacerdozio del XXI secolo, né abbastanza universale». Inoltre non riflette – come si poteva peraltro arguire già un anno fa - «completamente la figura del prete di oggi, all’epoca della comunicazione». Essendo morto da un secolo e mezzo, don Vianney non usava il computer né poteva navigare in Internet. Interpellato dall’agenzia Asca, il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha detto: «Anche se nei giorni scorsi si è parlato del fatto che venerdì 11 il Papa avrebbe potuto proclamare il Curato d’Ars patrono dei preti di tutto il mondo, egli è già “patrono dei parroci”». Questo non toglie la centralità della sua figura, ha aggiunto Lombardi, concludendo che «ci sono tante altre figure che possono fungere da modello per i preti del mondo. Lo stesso Papa nel corso dell’Anno Sacerdotale ha parlato di tanti altri modelli di prete, da ultimo a Torino in occasione dell’Ostensione della Sindone». Bisogna ammettere che l’annuncio dell’Ufficio delle celebrazioni liturgiche (al momento ancora presente sul sito vaticano ), pubblicato sul quotidiano della Santa Sede, è qualcosa di più di una voce di corridoio. Che cosa è dunque successo? Perché il curato d’Ars, già patrono di tutti i preti francesi dal 1905, proclamato patrono dei parroci del mondo da Giovanni XXIII, non diventerà anche patrono dei preti di tutto il mondo? Oltretevere si sussurra della protesta di alcuni episcopati non europei, che avrebbero preferito una figura meno legata al Vecchio Continente. Ma c’è anche chi ipotizza che alla marcia indietro possa aver contribuito qualche ritardo «tecnico» negli uffici vaticani.

***

Queste le disonorevoli parole (non troviamo aggettivo più appropriato) di Padre Lombardi, portavoce della S.Sede, raccolte dall'Asca. Che il momento sia grave, che il Papa sia costretto alla ritirata 'strategica' di fronte all'idra modernista che rialza le sue teste, è testimoniato anche da questi segnali

Interpellato in merito alla questione dall'ASCA, il portavoce vaticano, p. Federico Lombardi, ha ribadito che ''anche se nei giorni scorsi si e' parlato del fatto che venerdi' 11 il papa avrebbe potuto proclamare il Curato d'Ars patrono dei preti di tutto il mondo, egli e' gia' 'patrono dei parroci'''. Questo non toglie la Centralita' della sua figura, e non a caso il papa ha indetto l'Anno Sacerdotale nel 150.esimo anniversario della sua morte, ma, spiega p. Lombardi, ''ha preferito conservargli il suo titolo di 'patrono dei parroci', che e' stato il suo ministero proprio''. ''Infatti - aggiunge il portavoce vaticano - ci sono tante altre figure che possono fungere da modello per i preti del mondo. Lo stesso papa nel corso dell'Anno Sacerdotale ha parlato di tanti altri modelli di prete, da ultimo a Torino in occasione dell'Ostensione della Sindone''. ''Per chi faccia un ministero diverso da quello di parroco - ha concluso p. Lombardi -, ci sono stati tanti altri preti che possono fungere da modello''.


E questo è quanto tuttora si legge sulla pagina ufficiale del sito ufficiale della ufficialissima Congregazione per il Clero (link):

PROCLAMAZIONE DEL CURATO D’ARS PATRONO DEI SACERDOTI

Durante la solenne celebrazione eucaristica conclusiva dell’Anno Sacerdotale di venerdì 11 giugno San Giovanni Maria Vianney verrà proclamato dal Papa patrono di tutti i sacerdoti.

La sua figura, che ha accompagnato quest’Anno speciale, è infatti di grande attualità per aver vissuto con chiarezza solare l’identità del Sacerdote ed aver esercitato il ministero pastorale in anni particolarmente difficili per la Chiesa, il clima degli anni della Rivoluzione francese. Una vita, quella del Santo Curato, attraversata da molte prove, ma consumata dall’amore di Dio che ha saputo riversare su migliaia di persone attirate ad Ars alla ricerca di perdono e di pace interiore.

E’ la testimonianza di una vita che richiama “ai valori essenziali del sacramento dell’ordine in un momento in cui la santità più che mai si mostra con evidenza come l’unica reale possibilità di rinnovamento per la Chiesa e per il mondo” – come ha affermato l’Arcivescovo Piacenza, Segretario della Congregazione per il Clero, in un’intervista all’Osservatore Romano.

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11/06/2010 18:57

Oramai è chiara la situazione intra ecclesiae nella gerarchia, non si comprende più chi comanda, anche il Papa scende a compromessi sulle spinte dei modernisti, mi chiedo a questo punto se il Papa comanda oppure è solo un illustre fantoccio che giova a tenere unito un popolo, quello cattolico, che de facto non lo è più dal Vaticano II in poi.

Che Dio ci liberi dalla miseria in cui è caduto la venerabile Santa Romana Chiesa!
[Modificato da S_Daniele 11/06/2010 19:00]
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11/06/2010 19:31

DUE BRUTTE NOTIZIE... PREGHIAMO PER IL NOCCHIERO!



di Francesco Colafemmina

Due notizie in pochi giorni sono in grado di preannunciare scenari piuttosto spiacevoli. Prima notizia: il Cardinal Pell non sarebbe più candidato alla Congregazione dei Vescovi. Al suo posto si danno come candidati il gaio Cardinal Sandri o il filoneocatecumenale Cardinal Rylko.
Speriamo che lo Spirito Santo abbia la meglio e che dinanzi alle fitte trame di interessi prevalga la luminosa linea anticarrieristica del Santo Padre.
Ma la seconda notizia è ancora peggiore: il Papa domani, contro ogni previsione e contro quanto stabilito ormai da un anno, non proclamerà più San Giovanni Maria Vianney "protettore di tutti i sacerdoti del mondo"!
La notizia è tristissima. Padre Lombardi l'ha già confermata, quindi è ufficiale. Il Curato d'Ars resta protettore dei Parroci, ma non è considerato un esempio di sacerdote del XXI secolo.

Eh già... i sacerdoti del XXI secolo devono essere gay o ammogliati, non certo umili, pii e casti come il Santo Curato d'Ars! Questa notizia è davvero sconfortante e se lo è per me che sono un laico immagino quanto possa esserlo per i tanti sacerdoti che nel Curato d'Ars vedono un modello della loro esistenza e del loro ministero sacerdotale. Chi ha convinto dunque il Papa a cambiare il programma? Chi ha fatto pressione sul Santo Padre? Forse il clero francese?

Speriamo domani in un fuori programma, speriamo che queste siano solo illazioni o tentativi di pressione mediatica... ma sappiamo già che da quando è esploso lo scandalo pedofilia e poi quello assai più curiale di Balducci e Propaganda Fide, la situazione è peggiorata di molto. Il nervosismo è palpabile nei Sacri Palazzi e al Nocchiero della barca di Pietro è affidata una responsabilità ancor maggiore. Riaffiorano vecchi intrecci, trame di potere e iniquità varie. Preghiamo perché il Papa ancora una volta non abbia paura dei lupi! (Invece ha avuto paura NdR)

Fides et Forma
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11/06/2010 19:32

LA PROCLAMAZIONE MANCATA: RICOSTRUZIONE DI UN SABOTAGGIO

di Francesco Colafemmina

Oggi il Santo Padre non ha potuto proclamare il Santo Curato d'Ars "protettore di tutti i sacerdoti del mondo". La delusione è notevole e ci induce a pregare molto perché finalmente finiscano questi veri e propri sabotaggi ai danni dell'azione del Santo Padre.

Prendiamo atto della situazione e comunque San Giovanni Maria Vianney resta nei nostri cuori un protettore di tutto il clero mondiale. Tuttavia, sotto un profilo strettamente tecnico è interessante comprendere cosa sia accaduto in questi ultimi giorni.

Partiamo da quanto annunciato dall'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche di Sua Santità ieri, 10 giugno: "Un grande arazzo con l’immagine del Santo Curato d’Ars sarà collocato alla loggia centrale della Basilica. San Giovanni Maria Vianney è stato al centro dell’Anno sacerdotale e in questa occasione sarà proclamato dal Santo Padre patrono di tutti i sacerdoti."

L'arazzo c'era ieri sera e c'era stamane. Ma il Curato d'Ars non è stato proclamato "patrono di tutti i sacerdoti". Quindi che senso aveva esporre l'arazzo di un Santo che è patrono solo dei parroci, nel giorno in cui si conclude l'anno sacerdotale?

Evidentemente era funzionale alla proclamazione. Ed evidentemente l'Ufficio delle Celebrazioni liturgiche lo sapeva e lo sapeva anche il Santo Padre. Anche in una nota pubblicata sull'Osservatore Romano del 9 giugno, riprendendo una dichiarazione di Mons. Marini, si annunciava che l'11 giugno: "un grande arazzo con l'immagine del santo curato d'Ars sarà collocato alla loggia centrale della Basilica. San Giovanni Maria Vianney è stato al centro dell'Anno sacerdotale e in questa occasione sarà proclamato da Benedetto XVI patrono di tutti i presbiteri."

Cosa si fa per proclamare un Santo "patrono di tutti i sacerdoti"? Normalmente si redige un Motu Proprio o una Lettera Apostolica. Come, ad esempio, quando Paolo VI proclamò San Benedetto patrono d'Europa. Chi avrebbe dovuto redigere il Motu Proprio per proclamare San Giovanni Maria Vianney patrono di tutti i sacerdoti? E chi avrebbe dovuto far pervenire al Santo Padre questo Motu Proprio? Sicuramente la Congregazione del Clero. Ma chi fa da filtro fra la Congregazione del Clero e il Santo Padre?

Prima di rispondervi vorrei precisare che il Santo Padre non poteva non essere informato della cosa, non poteva non averla approvata. Infatti già il 16 Marzo 2009, quando si tenne la plenaria della Congregazione del Clero la Sala Stampa rilasciava un comunicato nel quale c'era scritto quanto segue: "Durante questo Anno giubilare Benedetto XVI proclamerà San Giovanni M. Vianney "Patrono di tutti i sacerdoti del mondo". Sarà inoltre pubblicato il "Direttorio per i Confessori e Direttori Spirituali" insieme ad una raccolta di testi del Sommo Pontefice sui temi essenziali della vita e della missione sacerdotale nell’epoca attuale."

Guardate anche questo video di Radio Vaticana del 16 Marzo 2009: nel sottotitolo c'è scritto a chiare lettere che il Papa proclamerà il Santo Curato d'Ars patrono dei Sacerdoti.

E che dire di tutte le comunicazioni inviate qua e là per il mondo con l'annuncio di questa splendida notizia?

E ancora che dire dell'intervista al Cardinal Hummes del 17 Giugno 2009, pubblicata su Avvenire, dove il Cardinale con una strana prudenza spiega che l'Anno Sacerdotale è stato indetto in occasione del "150° anniversario della morte di san Giovanni Maria Vianney, figura esemplare di sacerdote, che da molto tempo è patrono dei parroci e che probabilmente il Papa proclamerà patrono di tutti i sacerdoti." Probabilmente...

Ancora l'8 giugno Radio Vaticana parla di un incontro con i sacerdoti del Rinnovamento dello Spirito, guidato da Mons. Piacenza in San Giovanni in Laterano e annuncia: "Giovedì sera, i sacerdoti saranno in Piazza San Pietro con Benedetto XVI per una Veglia, mentre il giorno dopo il Papa celebrerà una Messa solenne nella quale proclamerà il Curato d’Ars patrono dei sacerdoti".

Quindi cosa è accaduto fra l'8 e il 10 giugno? Dov'è il corto circuito che ha condotto alla mancata proclamazione?

Vogliamo fugare ogni dubbio su una possibile volontà del Santo Padre? Ebbene basta confrontare le giustificazioni assurde di padre Lombardi rilasciate ieri sera all'ASCA con le parole del Santo Padre nell'omelia odierna:

Padre Lombardi: "In realtà, il Santo Padre - pur avendo indetto l'anno sacerdotale proprio nel 150esimo della morte di San Giovanni Maria Vianney - ha preferito conservare al Santo Curato d'Ars il titolo specifico di patrono dei parroci, dato che questo è stato il suo ministero proprio, mentre vi sono molte altre figure di sacerdoti che possono essere di ispirazione e modello per coloro che svolgono numerose altre forme di ministero sacerdotale."

Papa Benedetto XVI: "l’Anno Sacerdotale che abbiamo celebrato, 150 anni dopo la morte del santo Curato d’Ars, modello del ministero sacerdotale nel nostro mondo, volge al termine".

Dunque per Lombardi è uno fra i tanti "modelli" possibili. Per il Papa è "il modello del ministero sacerdotale nel nostro mondo".

Alla luce di questa evidenza domandiamoci: chi ha sabotato questa proclamazione e per quale ragione?

Abbiamo una risposta? Domandatevi chi è il superiore di Padre Lombardi. Domandatevi chi fa da filtro fra il Clero e il Santo Padre. Ecco, avete già rintracciato i responsabili.

Ricapitoliamo dunque: tutto è pronto in Piazza San Pietro. Viene esposto l'arazzo del Santo Curato d'Ars, il Santo Padre utilizza durante la cerimonia il calice usato dal Santo, ieri un sacerdote ignaro afferma che il "Papa ci offrirà il Santo Curato d'Ars come nostro patrono", il Papa prepara un'omelia ad hoc per la celebrazione liturgica... ma il Motu Proprio non c'è! Si è perso da qualche parte... o forse qualcuno ha preferito bloccarlo, ponendo così tutti dinanzi al fatto compiuto a pochi giorni dall'evento?

Santo Curato d'Ars proteggi il Santo Padre e tutti i bravi sacerdoti di questo mondo!

Fides et Forma
11/06/2010 21:28

Secondo I.Media, la decisione in extremis sarebbe stata presa perché il curato d’Ars non è «abbastanza rappresentantivo del sacerdozio del XXI secolo, né abbastanza universale».
Essendo morto da un secolo e mezzo, don Vianney non usava il computer né poteva navigare in Internet.


Che cavolo di criterio è? Un prete non si identifica dal fatto che usi o no il PC e l'essere patrono non è una questione di rappresentatività.

Eh già... i sacerdoti del XXI secolo devono essere gay o ammogliati, non certo umili, pii e casti come il Santo Curato d'Ars!


Colpo basso e assolutamente di cattivo gusto, ma dal Colafemmina ci si può aspettare questo e anche di peggio.

Oramai è chiara la situazione intra ecclesiae nella gerarchia, non si comprende più chi comanda, anche il Papa scende a compromessi sulle spinte dei modernisti

si certo che vorrebbero un rappresentante esperto di media e di Pc, gay, naturalmente dichiarato o, alla peggio, ammogliato.





11/06/2010 21:54

Ah dimenticavo, imperdonabile mancanza, pedofilo.
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13/06/2010 23:26

Socci: qualcuno rema contro il Papa? Oremus pro Pontifice nostro Benedicto

La lotta solitaria di Ratzinger
contro pedofili e gerarchie vaticane

di Antonio Socci

Ma com’è possibile che a creare problemi al Papa, a non capirlo, a non seguirlo, ad esporlo a situazioni assurde, siano proprio coloro che dovrebbero aiutare la sua missione?
Ormai l’elenco degli “incidenti” sta diventando interminabile. Lasciamo da parte quelli storici (fra i quali i quali risaltano il boicottaggio e l’opposizione aperta al Motu proprio per il ritorno dell’antica liturgia e la disastrosa gestione curiale della revoca della scomunica ai tradizionalisti). Consideriamo solo gli ultimi casi. Anzitutto l’orrendo martirio del vescovo Padovese. Ieri sul Corriere, Vittorio Messori denuncia la «noncuranza dell’Occidente» e l’ennesimo alibi turco del «pazzo isolato», ma dimentica di dire che è stato incredibilmente l’apparato curiale – traendo in inganno il Papa – a gabellare il vero e proprio martirio del vescovo, per un omicidio che non aveva risvolti religiosi, né politici: una questione personale.
E non è stata ancora una volta la Segreteria di stato vaticana a decidere che al funerale di un vescovo così importante, presidente di conferenza episcopale, appena martirizzato, non andasse nessun delegato della Santa Sede?
Ma passiamo dal tragico all’assurdo. È noto che Benedetto XVI aveva deciso di proclamare Giovanni Maria Vianney, il santo Curato d’Ars, patrono dei preti di tutto il mondo. Aveva spiegato in molte occasioni come e perché lo ritiene un modello per tutti i sacerdoti (in sostanza il Papa ripete che il prete deve puntare alla santità, non all’efficienza). Perfino la sua omelia di ieri, per la chiusura solenne dell’Anno sacerdotale esordiva proprio così, parlando del santo Curato.
Eppure, diversamente dagli annunci, la proclamazione, che doveva avvenire appunto ieri, con un Motu proprio pontificio, non c’è stata. A questo punto si è creato un giallo: perché il santo all’ultimo momento è stato spazzato via nonostantela volontà del Papa? Le cinque risposte che sono state date sono una più ridicola e inquietante dell’altra.

Il prete digitale

La prima la rende nota l’agenzia francese I-Media: il curato d’Ars non sarebbe «abbastanza rappresentativo del sacerdozio del XXI secolo, né abbastanza universale». Questa sciocchezza è l’esatto opposto di quanto pensa il Pontefice. Come può aver prevalso sul giudizio del Papa? Seconda: questo santo non rifletterebbe «completamente la figura del prete di oggi, all’epoca della comunicazione». Qui c’è da scompisciarsi dal ridere. Il modello da inseguire sarebbe dunque il “prete digitale”? E allora dove buttiamo san Francesco, san Tommaso d’Aquino e Gesù stesso che non usarono il computer, internet, la tv e il cellulare?
Terza. Padre Lombardi, della sala stampa vaticana ha dichiarato che quella proclamazione era circolata come generica voce di stampa. È avvilente che il buon gesuita sia costretto dalla Segreteria di stato a dire queste assurdità. Perché tutti sanno bene che non era una voce, ma una notizia ufficialissima che addirittura l’Ufficio delle cerimonie liturgiche della Santa Sede aveva diramato e che ancora il 9 giugno è stata pubblicata dall’Osservatore romano.
La quarta risposta l’ha riportata Andrea Tornielli nel suo blog: «Oltretevere si sussurra della protesta di alcuni episcopati non europei, che avrebbero preferito una figura meno legata al Vecchio Continente». Incredibile. Se Dio ha suscitato in Europa un sacerdote santo come il Vianney deve chiedere il permesso a questi episcopati?
Infine- aggiunge Tornielli- «c’è anche chi ipotizza che alla marcia indietro possa aver contribuito . alche ritardo “tecnico” negli uffici vaticani». E qui si torna alla vecchia storia dei ritardi nelle traduzioni dei documenti del Papa (perfino delle encicliche), di ciò che sta nel sito vaticano eccetera. In sostanza: qualcuno rema contro il Papa?
Un’altra vicenda. Il Papa, ormai in ogni occasione, torna a martellare sulla questione dei preti pedofili. L’ha fatto la settimana scorsa parlando ai vescovi italiani e di nuovo ieri nell’omelia solenne: « proprio in questo anno di gioia per il sacramento del sacerdozio, siano venuti alla luce i peccati di sacerdoti – soprattutto l’abuso nei confronti dei piccoli, nel quale il sacerdozio come compito della premura di Dio a vantaggio dell’uomo viene volto nel suo contrario. Anche noi chiediamo insistentemente perdono a Dio ed alle persone coinvolte, mentre intendiamo promettere di voler fare tutto il possibile affinché un tale abuso non possa succedere mai più».
Perché nessuno sembra voler seguire il Papa? Bagnasco giorni fa parlò in termini critici di alcuni vescovi, ma, a queste parole generiche, non sono mai seguiti i fatti. Casi clamorosi, sanciti da solenni condanne della Santa Sede, come quello dell’ex-prete di Firenze, non i sono ancora stati seguiti da vere e solenni richieste di perdono alle vittime da parte della Chiesa fiorentina. Perché? Perché solo a Roma, in San Pietro, è stata fatta una veglia di preghiera per le vittime? Ieri il Papa ha usato anche parole forti chiedendo ai vescovi di «usare il bastone del pastore … Proprio l’uso del bastone» ha spiegato il Pontefice «può essere un servizio di amore. Oggi vediamo che non si tratta di amore, quando si tollerano comportamenti indegni della vita sacerdotale».
Più chiaro di così. Oltretutto il Papa incita a «usare il bastone» anche per «proteggere la fede contro i falsificatori, contro gli orientamenti che sono, in realtà, disorientamenti».
Certamente vi è compreso il falso misticismo, il controllo e il dominio delle coscienze … C’è da riflettere. Anche per tutta la Chiesa. Perché il Papa aggiunge: «Come pure non si tratta di amore se si lascia proliferare l’eresia, il travisamento e il disfacimento della fede, come se noi autonomamente inventassimo la fede».
Ma quanti sono i vescovi che si preoccupano della retta dottrina e di quello che si insegna nelle parrocchie, nei loro seminari, sulla stampa cattolica? Sembrano in genere più preoccupati dell’otto per mille e di essere ben recensiti sulla stampa che di custodire i dogmi della fede.
Giovedì, davanti a 17 mila sacerdoti che hanno dato testimonianze bellissime, Benedetto XVI, è tornato su altre piaghe che ha chiamato «clericalismo» e «teologia dell’arroganza», la quale «non nutre la fede e oscura la presenza di Dio nel mondo».
Già nel discorso del 26 maggio dopo aver invitato alla santificazione, ha denunciato lo stravolgimento del concetto di «gerarchia» che non può essere «potere», ma «servire». Denunciando poi gli «abusi di autorità» e il «carrierismo». Ho letto un’accorata e giusta riflessione di un vescovo, monsignor Negri, su questo discorso. Ma che meravigliosa ventata di rinnovamento vivrebbe la Chiesa se tutto l’episcopato seguisse l’umile e grandioso isegnamento del Papa che può essere paragonato al grandi papi riformatori del Medioevo.

Spettacolo squallido

In realtà lo spettacolo che vediamo nella realtà – anche in queste settimane – è ben diverso e squallido: cordate di potere al lavoro per piazzare fedelissimi nelle varie sedi episcopali e negli alti incarichi di Curia.
Benedetto XVI però non si stanca di far capire quanto sia vano e triste vivere così la Chiesa. Di recente ha detto: «Nessuno è realmente capace di pascere il gregge di Cristo, se non vive una profonda e reale obbedienza a Cristo e alla Chiesa, e la stessa docilità del Popolo ai suoi sacerdoti dipende dalla docilità dei sacerdoti verso Cristo; per questo alla base de ministero pastorale c’è sempre l’incontro personale e costante con il Signore». Come insegnano il Curato d’Ars e altre meravigliose figure di sacerdote, anche del nostro tempo (come padre Pio) che però, guarda caso, di solito, hanno dovuto soffrire a causa di ecclesiastici in posizioni di potere. Molti sono confusi e non capiscono cosa sta accadendo alla Chiesa. Ebbene, quella Di Benedetto XVI è una vera, grande rivoluzione, l’unica possibile per i cristiani: tornare all’inizio, a Gesù Cristo.

da "Il Foglio" del 12 giugno 2010
13/06/2010 23:42

Bella e buona considerazione ma il Papa, al di la dei nostri pensieri, cosa dice?
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Re:
martinicm, 13/06/2010 23.42:

Bella e buona considerazione ma il Papa, al di la dei nostri pensieri, cosa dice?




[SM=g7497] il Papa si espresse già il 5 agosto 2009, salutando i fedeli in polacco, disse testualmente di san Vianney "patrono dei sacerdoti", usando proprio questo termini la cui traduzione è letterale nel sito ufficiale del Vaticano...

cosa dice il Papa è chiarissimo: da un anno egli sottolinea e presenta san Vianney quale MODELLI per i sacerdoti...

dove sta il problema e cosa è accaduto?

che san Vianney fu proclamato da Giovanni XXIII PATRONO dei parroci e per il quale scrisse

B. GIOVANNI XXIII
SACERDOTII NOSTRI PRIMORDIA
NEL XI CENTENARIO DEL PIISSIMO TRANSITO
DEL SANTO CURATO D'ARS
LETTERA ENCICLICA
(1 Agosto 1959)


[SM=g7497] fa molto pensare che di Giovanni XXIII si citi sempre quella sulla Pace ma mai questa....
in questa Enciclica il Papa descrive l'importanza di avere san Vianney quale MODELLO E PATRONO PER TUTTI I PARROCI in un tempo di grandi cambiamenti sociali e culturali...

Benedetto XVI non ha fatto altro che voler ESTENDERE QUESTO PATROCINIO(=MODELLO) A TUTTI I SACERDOTI non solamente parroci, ma anche INSEGNANTI...EDUCATORI, PASTORI...

Cosa è andato storto? [SM=g8862]

era tutto pronto...
un Papa che fa scrivere sull'avviso ufficiale delle CELEBRAZIONI del Pontefice che a fine Messa ci sarà l'elevazione a Patrono...e fa stendere l'arazzo perfino durante l'Adorazione Eucaristica e durante la Messa, non può fare marcia indietro senza una gravissima ragione...ossia, la ragione deve essere assai superiore alla decisione RIPETUTA PER UN ANNO INTERO di avere san Vianney quale modello(=PATRONO) dei Sacerdoti...altrimenti qui giovedì sera abbiamo assistito ad una mezza IDOLATRIA di un santo proposto ad una venerazione DURANTE UNA ADORAZIONE EUCARISTICA....mi spiace, ma non ha senso...c'è dunque dell'altro...

E' plausibile pensare invece, proprio conoscendo LA PRUDENZA di Ratzinger, che "qualcosa o qualcuno" assai più gravemente gli abbia IMPEDITO(=ostaggio) di terminare l'Anno con le intenzioni con le quali lo aveva incominciato fin anche con la venerazione delle reliquie del Santo....
Non si fa una venerazione del genere, scomodando un Pontefice, se quel Santo non intenda essere proposto come qualcosa di più di quanto fosse, ossia: non solo patrono dei Parroci, MA PATRONO(=MODELLO) PER TUTTI I SACERDOTI... [SM=g7362]

Sarebbe interessante contare le volte in cui in questo Anno il Papa abbia usato il termine di MODELLO associato al santo...fino all'Angelus di ieri 13 giugno dove ha rimarcato, usando il termine di SACERDOTI CATTOLICI.... non ha dunque senso questo ripensamento dell'ultimo minuto, a meno che il Papa NON SIA STATO IMPEDITO(=OSTAGGIO) da qualcosa o da qualcuno...

il Papa NON è stato "convinto" ad abbandonare una scelta fatta, ma IMPEDITO...gli è stato impedito di portare a termine quanto aveva desiderato... [SM=g7364]
in questo senso il concetto di impedimento sta all'essere in ostaggio a quel "qualcosa o qualcuno" che non è che ha più potere del Papa certamente, ma sicuramente ha agito METTENDO IL PAPA DI FRONTE AL FATTO COMPIUTO perchè, ripeto, NON si spiega l'arazzo di Vianney durante la veglia con l'Adorazione Eucaristica e la lettura della Preghiera che lo evoca... e durante la Messa il giorno dopo... se quel Santo non si intendeva elevarlo a Patrono....

Possiamo dire che il Papa sia stato BIDONATO...ed essendo Ratzinger un vero gentiluomo, un autentico signore in tutti i sensi... ha evitato di fare un caziatone durante l'omelia della Messa... ma ha concluso la stessa ribadendo Vianney MODELLO PER I SACERDOTI, il termine "modello" nella Chiesa significa PATRONATO altrimenti siamo allo scimmiottare, alla ridicola imitazione...
come gli Ordini Religiosi che hanno MARIA QUALE MODELLO, Essa infatti è PATRONA di questi Ordini
... [SM=g7372]

ergo......il Papa aveva già definito Patrono san Giovanni Maria Vianney IL 5 AGOSTO 2009 all'Udienza del mercoledì parlando in polacco il tutto è riportato sul sito del Vaticano:
www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/audiences/2009/documents/hf_ben-xvi_aud_20090805...


Saluto in lingua polacca:
Serdecznie witam uczestniczących w tej audiencji Polaków. Wczoraj obchodziliśmy wspomnienie świętego Jana Marii Vianneya, patrona kapłanów. Za jego wstawiennictwem, prośmy Boga, w Roku Kapłańskim, o dar świętości ich życia i posługi. Niech będą dla wszystkich posłańcami nadziei, pojednania i pokoju. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

Traduzione italiana (traduzuone ufficiale dal sito del vaticano):

Saluto cordialmente i Polacchi presenti a quest’Udienza. Ieri, abbiamo celebrato la memoria di san Giovanni Maria Vianney, patrono dei sacerdoti. Per sua intercessione, chiediamo a Dio, in quest’anno sacerdotale, il dono della santità della loro vita e del loro ministero. Siano per tutti messaggeri di speranza, di riconciliazione e di pace. Sia lodato Gesù Cristo.


dalla Lettera del Papa ai Sacerdoti, la conclusione è con queste parole:

Sull’esempio del Santo Curato d’Ars, lasciatevi conquistare da Lui e sarete anche voi, nel mondo di oggi, messaggeri di speranza, di riconciliazione, di pace!

*****************

LASCIATEVI CONQUISTARE DA LUI E SARETE, CARI SACERDOTI, ANCHE VOI........ ergo la conclusione più naturale resta quella di un santo Curato Patrono...

[SM=g7372]




P.S.


visto che ho citato, a ragione, l'enciclica di Giovanni XXIII “SACERDOTII NOSTRI PRIMORDIA” è bene sottolineare l'universale magistero ivi contenuto e che già proclamava il santo Vianney "patrono universale" di tutti i PASTORI...

intanto....in questa intervista a "L'Osservatore Romano" del 10 aprile 2009, sottolineò la testimonianza di Giovanni Maria Vianney," il santo parroco che Benedetto XVI proclamerà patrono dei sacerdoti nel corso dell'anno sacerdotale che si inaugurerà il prossimo 19 giugno".

È ancora valido il modello sacerdotale proposto da san Giovanni Maria Vianney?

Se il Papa, come ha annunciato, proclamerà il santo patrono di tutti i sacerdoti del mondo, ciò vuol dire che il modello di prete che egli incarna continua a essere un riferimento per il nostro tempo, quale portatore del mistero e della santità dei ministri.

******************************

appare evidente che già dall'aprile 2009 il vescovo di Ars sapeva che Benedetto XVI avrebbe proclamato san Vianney Patrono....

tornando all'Enciclica di Giovanni XXIII, ci sono ulteriori espressioni che lo confermavano già a suo tempo
:

dice il Papa beatificato:
Non vi meraviglierete, d'altra parte, se, nell'indirizzarvi questa Lettera, il Nostro spirito e il Nostro cuore si rivolgono in modo speciale ai sacerdoti, Nostri figli carissimi, per esortarli tutti insistentemente - e soprattutto quelli che sono impegnati nel ministero pastorale - a meditare gli ammirabili esempi di un loro confratello nel sacerdozio, divenuto loro celeste patrono.


- Giovanni XXIII sottolinea che tale patrocinio è dato "in modo speciale" a tutti i sacerdoti IMPEGNATI NEL MINISTERO PASTORALE...
già qui si sottolinea l'universalità che va ben oltre l'incarico del parroco giacchè anche i sacerdoti INSEGNANTI O MISSIONARI esercitano "il ministero pastorale"...
e ancora dice:

Giova però in questa Enciclica mostrare in quale senso profondo il Santo Curato d'Ars, fedele eroicamente ai doveri del suo ministero, meritò veramente di essere proposto come esemplare ai pastori di anime e proclamato celeste loro Patrono. Se, infatti, è vero che il sacerdote ha ricevuto il carattere dell'Ordine per il servizio dell'altare, e ha cominciato l'esercizio del suo sacerdozio col sacrificio eucaristico, questo non cesserà, per tutto il corso della sua vita, di essere alla base della sua attività apostolica e della sua santificazione personale. E tale fu appunto il caso di San Giovanni Maria Vianney.


- è ovvio che Giovanni XXIII non si riferisse esclusivamente ai parroci francesi....queste parole estendono questa lectio a TUTTI i sacerdoti del mondo... e scrive ancora Giovanni XXIII:


La Chiesa, che ha glorificato questo sacerdote " mirabile per lo zelo pastorale e per un desiderio ininterrotto di preghiera e penitenza ", oggi, a un secolo dopo la sua morte, ha la gioia di presentarlo ai sacerdoti di tutto il mondo come modello di ascesi sacerdotale, modello di pietà e soprattutto di pietà eucaristica, e modello di zelo pastorale.(...)
Ai sacerdoti di questo secolo, facilmente sensibili all'efficacia dell'azione e facilmente tentati pure da un attivismo pericoloso, quanto è salutare questo modello di preghiera assidua in una vita interamente consacrata alle necessità delle anime!
Quel che impedisce a noi sacerdoti di essere santi - egli diceva - è la mancanza di riflessione; non si rientra in se stessi; non si sa quel che si fa; ci è necessaria la riflessione, la preghiera, l'unione con Dio.(...)
Ben a ragione quindi il Nostro Predecessore di fel. mem. Pio XII non esitava affatto ad assegnare come modello ai predicatori della Città Eterna l'umile prete di campagna
.

- è importante risottolineare che nella presentazione di un "modello" di santo, fa sempre seguito il concetto e il contesto ecclesiale di PATROCINIO... senza il quale verrebbe meno la parte riguardante L'INTERCESSIONE E LA PROTEZIONE(=patrocinio) del modello da perseguire... [SM=g7427]




[Modificato da Caterina63 14/06/2010 11:27]
14/06/2010 22:05

dal link sopra riportato di A.Tornielli c'è una frase che nn ho capito ed e' qta

"Che cosa è dunque successo? Perché il curato d’Ars, già patrono di tutti i preti francesi dal 1905, proclamato patrono dei parroci del mondo da Giovanni XXIII, non diventerà anche patrono dei preti di tutto il mondo?"

Ma se il santo e' gia' patrono dei parroci del mondo grazie a Giovanni XXIII,che significa diventare patrono dei preti di tutto il mondo?Nn ho capito.
[Modificato da Vilucchio. 14/06/2010 22:06]
14/06/2010 22:08

perche' c'è differenza tra parroci e preti?
scusate l'ignoranza!
[Modificato da Vilucchio. 14/06/2010 22:08]
14/06/2010 22:35

"Giovedì, davanti a 17 mila sacerdoti che hanno dato testimonianze bellissime, Benedetto XVI, è tornato su altre piaghe che ha chiamato «clericalismo» e «teologia dell’arroganza», la quale «non nutre la fede e oscura la presenza di Dio nel mondo».
Già nel discorso del 26 maggio dopo aver invitato alla santificazione, ha denunciato lo stravolgimento del concetto di «gerarchia» che non può essere «potere», ma «servire». Denunciando poi gli «abusi di autorità» e il «carrierismo». Ho letto un’accorata e giusta riflessione di un vescovo, monsignor Negri, su questo discorso. Ma che meravigliosa ventata di rinnovamento vivrebbe la Chiesa se tutto l’episcopato seguisse l’umile e grandioso isegnamento del Papa"



In queste parole e in altre sta tutto il ministero del Papa Benedetto XVI.Sara' per questo che e' inviso da piu' parti?
14/06/2010 22:37

Posso intuire che cosa sia la "teologia dell'arroganza" ma mi piacerebbe che qualcuno lo spiegasse...
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17/06/2010 17:13

IL SANTO CURATO D'ARS: UN MODELLO DI SANTITA' ADEGUATO AI TEMPI O ADEGUATO A CRISTO?


di Don Matteo De Meo

Il povero curato d’Ars, può essere un modello per tutti i sacerdoti nel nostro travagliato e confuso tempo?

Per il Santo Padre Benedetto XVI sì! E’ la prima cosa che afferma nella sua omelia durante la S. Messa in chiusura dell’anno sacerdotale: “...modello del ministero sacerdotale nel nostro mondo”.

Qualcuno, però, lo ritiene un modello “non abbastanza universale”; lo è già per i sacerdoti in cura d’anime, ma per tutti i sacerdoti sarebbe un pò eccessivo! Un sacerdote oggi ha a che fare con mille problematiche, e con una realtà pastorale molto complessa (viviamo nell’era dell’informatica, del mondo virtuale e altamente tecnologizzato, con altri modi di sentire e vivere la Chiesa e la stessa fede); insomma altri tempi, i nostri, molto dissimili da quelli del povero Curato d’Ars, che trascorreva gran parte della sua giornata a dir messa, a confessare e a far penitenza per le sue pecorelle.

Ma a questo punto sorge spontanea una domanda: quale modello potrebbe corrispondere universalmente al ministero sacerdotale dei nostri tempi?

Sicuramente molti sono i modelli sacerdotali di santità, e di questo bisogna ringraziare Iddio che non smette di inviare alla Chiesa e al mondo i suoi santi, in ogni tempo. Ma sembra si stia diffondendo uno strano pensiero: un modello ha una sua scadenza! Vi sono modelli nuovi e modelli vecchi! Santi moderni e santi arcaici: ad esempio S. Pio da Pietrelcina è ritenuto un modello di santità arcaica rispetto a madre Teresa di Calcutta che invece rispecchierebbe un’idea più moderna di santità. Quindi, Santi più adeguati ai nostri tempi e santi meno adeguati. Ma Cristo non è lo stesso ieri oggi e sempre? Un Santo, canonizzato dalla Chiesa, non diventa forse un modello di santità universale, che va oltre lo spazio, il tempo, le culture?

In una prospettiva meramente umana, orizzontale, il santo diventa un modello tout court; un semplice personaggio storico che è sottoposto all’usura e alla polvere dei secoli.

Solo se ci lasciamo abbracciare dal Mistero presente e operante nella sacra liturgia della Chiesa si viene salvaguardati da questa ottica insidiosa.

I santi dei primi secoli, i santi delle contrade più sconosciute e remote sono più presenti e più vicini, più intimi di coloro con i quali conviviamo o che incontriamo ogni giorno. Ogni distanza di tempo, di luogo, di condizione sociale è vinta. La Chiesa ne celebra la festa perchè il Santo non è affatto un personaggio storico ormai lontano nel tempo, ma perchè l’unione viva con lui fa parte della sua medesima vita. É il meraviglioso mistero della Comunione dei Santi: “...Mai Ella (la Chiesa) perde i suoi figli, mai il tempo li allontana da lei e i suoi figli le sono vicini non in ragione degli anni ma in ragione della loro santità. ...” (Don Divo Barsotti, Il Mistero cristiano, p. 359).

In un tempo di forte crisi per l’identità sacerdotale, un modello come quello del Curato d’Ars è sicuramente ciò di cui noi sacerdoti abbiamo bisogno.

Se è stato proclamato patrono di tutti i parroci, se il Santo Padre lo ha scelto come modello fra tanti, durante l’intero anno sacerdotale, se a conclusione di esso lo ha definito modello per tutti i sacerdoti-non solo parroci-non è tanto perchè pregava e faceva penitenza (una prassi che ogni cristiano è chiamato a riscoprire, e ancor di più un consacrato); non è tanto perchè se la vedeva con il diavolo, che, per non dargli tregua, gli sfasciava il letto anche di notte; non è tanto perchè aveva una particolare abilità nell’attuare “strategie” e “obbiettivi” pastorali, ma perchè è stato un sacerdote autentico, ha corrisposto in pienezza al suo ministero sacerdotale, fino all’eroismo. Cioè, ha realizzato in pienezza la missione apostolica ricevuta con il Sacramento dell’ordine, che è propria di ogni sacerdote, parroco o meno! Se così non fosse non avrebbe avuto senso neanche proclamarlo patrono dei parroci...

Il suo essere sacerdote non era, malgrado certa agiografia, un sorta di contorno della sua persona. Il prete non è un monaco, ma non è neanche definito innanzitutto da un suo particolare ufficio: parroco, vicario, teologo, accademico, chiamato a fare anche un pò di ministero chi più o chi meno. Il sacerdozio ministeriale, infatti, non è conferito primariamente in vista della santità personale, o di un particolare ruolo, bensì perchè uno diventi apostolo. Deve perciò perseguire e rincorrere la propria santificazione personale attraverso l’esercizio del sacerdozio ministeriale e una chiara consapevolezza di esso; questo poi può anche esprimersi in una molteplicità di forme disposte dalla Provvidenza divina che guida e sostiene la Chiesa nella storia, e nella mutevolezza dei tempi.

Ciò che il prete deve salvare ad ogni costo, per diventare una persona capace di affrontare la grande sfida della nuova evangelizzazione della società contemporanea, senza andare in crisi, è l’unità tra la sua identità sacerdotale e la missione apostolica.

Una identità di sacerdote fondata sull’idea di una santificazione personale soggettiva, o sulla specificità di un ufficio particolare, o di una particolare inclinazione (preti di strada, di frontiera, del sociale, e chi più ne ha più ne metta......), più che sulla necessità di santificarsi attraverso l’esercizio del sacerdozio ministeriale, in obbedienza a Cristo attraverso la sua Chiesa, ingenera un dualismo pernicioso. Non è raro oggigiorno vedere preti esaltati dai media perchè totalmente immersi nel sociale, ma che non parlano mai di Cristo, dei sacramenti, della Chiesa, della messa! O, peggio ancora, diffondono una propria immagine di Cristo, dei Sacramenti, della Chiesa e della stessa Fede. La pretesa di realizzare una propria immagine di prete, quindi, spesso costruita dalle esigenze e dalle richieste del mondo, diventerebbe più importante della stessa vocazione apostolica e missionaria. Oggi più che mai c’è bisogno di recuperare non tanto una capacità pastorale del sacerdote nel proprio tempo, ma l’identità essenziale del sacerdote e del ministero a lui affidato. La particolarità con cui questo ministero può svolgersi nei tempi, nei luoghi e nelle circostanze è grazia di Dio; e la sua autenticità dipende più dalla fedeltà al ministero stesso che alle proprie capacità, o inclinazioni personali.

Mi sembra che il santo Padre nel proporci un modello sacerdotale come quello del Santo Curato d’Ars, ci stia dicendo una cosa fondamentale, ma poco considerata: il prete non è prete solo per essere un cristiano migliore degli altri. Per questo basta qualsiasi fedele, con una personalità vera e propria. Il prete deve essere prima di tutto una persona, che nella sua vita realizza le ragioni per cui gli è stato affidato il ministero sacerdotale. La sua specificità si radica nel fatto oggettivo del Sacramento dell’Ordine, che ha ricevuto e che lo distingue da tutti gli altri fedeli.

E di questo il Curato d’Ars è sicuramente un esempio eccezionale! Viveva nel continuo desiderio di essere liberato da una responsabilità che gli sembrava spaventosa: la responsabilità di essere parroco. Per tutti i quarant’anni che passerà ad Ars, Giovanni Maria sarà ossessionato dall’idea di andarsene. Sogna la trappa, o un ritiro in solitudine e preghiera. Ma, soprattutto, ha una profonda consapevolezza dell’immensità del mistero che è racchiuso nel sacerdote: “Ah, che cosa spaventosa essere sacerdote! La confessione! I Sacramenti! Che peso! Oh, se si sapesse che significa essere sacerdote, si fuggirebbe nel deserto, come i santi, per non esserlo!”. “Oh, quando si pensa che il nostro grande Dio si è degnato di dare questo incarico a dei miserabili come noi!”.

Nello stesso tempo è però consapevole della bellezza a cui si è chiamati senza alcun merito, e questo lo rende felice, e tale felicità lo contraddistinguerà sino alla morte. Morirà parroco e, in definitiva felice di esserlo. “Il sacerdote è un uomo che tiene il posto di Dio, un uomo rivestito di tutti i poteri di Dio”. Egli ne è convinto. E la fonte della sua felicità sta nella sua vocazione. La coscienza della sua dignità di sacerdote - “Mio Dio, che onore!”, esclamava - non toglie nulla alla sua umiltà.

Chi più del povero e santo Curato d’Ars può dire a noi sacerdoti del terzo millennio di quale dignità siamo stati senza merito investiti, e di quale umiltà dobbiamo rivestirci per essere autentici testimoni della paternità e della guida di Dio per gli uomini che incontriamo sul nostro cammino. Uomini innamorati di Cristo e della sua Chiesa.

Siamo sempre più preoccupati di adeguarci al sentire del mondo, dei tempi, finendo per confonderci con esso: siamo sempre più preoccupati, fino all’affanno, di essere utili al mondo e invece siamo chiamati a servire il regno di Dio nel mondo, un regno che il mondo non riconosce perchè non gli appartiene! Ciò significa che oggi, se vogliamo ancora trovare penitenti attorno al confessionale, come al tempo del Curato d’Ars, dobbiamo essere fedeli fino all’eroicità all’identità del nostro ministero; un ministero che ci separa dal mondo e che ci radica totalmente nel mistero di Cristo per continuare la sua opera di salvezza, e non perseguendo i nostri vani ragionamenti. Diciamocelo chiaramente: noi sacerdoti dobbiamo combattere ogni giorno con la tentazione individualistica e soggettivistica propria del cammino della cultura del nostro tempo; noi guardiamo alla vita di fede come a uno sforzo individuale, come l’esprimersi di opzioni (teologiche, etiche, pastorali) noi guardiamo alla nostra vocazione così come si svolge nella nostra giornata come il prodotto della nostra iniziativa. Invece il sacerdote - e questo emerge prepotentemente nell’immagine del Curato d’Ars - è tutt’uno con la Chiesa e con Cristo, e quindi è singolarmente espressivo del mistero di Cristo, perchè è nella Chiesa e per il mondo egli è l’immagine obiettiva di quel Signore Gesù Cristo, per cui vive e agisce, attraverso il Sacramento e la parola.

Separati dal mondo per portare Cristo al mondo. Solo in questa prospettiva amiamo coi fatti e nella verità: “...Come pure non si tratta di amore se si lascia proliferare l’eresia, il travisamento e il disfacimento della fede, come se noi autonomamente inventassimo la fede. Come se non fosse più dono di Dio, la perla preziosa che non ci lasciamo strappare via.”, dice il Pontefice in un prezioso passaggio della citata omelia.

É pur vero che, nella sua vita, il sacerdote ha un compito; è un compito ascetico-spirituale ancor prima che pastorale, perchè la pastoralità sarà l’effondersi, il traboccare di quella verità di fondo che il sacerdote continua ad attuare, assimilandosi al Signore. Credo che in questa prospettiva si situi la volontà del Santo Padre di indicare il Curato d’Ars, come modello per tutti i sacerdoti in questo nostro mondo dove imperversa una vera e propria “dittatura”, quella del relativismo. Ripartire dalla fondamentale dedizione a Cristo che diventa poi, nella saggezza della Chiesa e per la saggezza della Chiesa, impegno anche pubblico, e canonico, con maggiore o minore intensità (secondo gli intendimenti della Chiesa).

Allora quale figura di sacerdote potrà esse fonte di ispirazione e modello autentico?

Un modello di sacerdozio adeguato ai tempi o adeguato a Cristo?

Grazie, Santità, per averci indicato il Santo Curato d’Ars come modello sublime di quell’alter Christus, che nella tradizione cattolica dice questa singolarissima configurazione del sacerdote a Cristo, e che sempre più oggi si tenta di mettere nell’ombra per una presunta modernità di essere, di stile e di forma.

S. Giovanni Maria Vianney, prega per noi!

Fides et Forma

17/06/2010 18:10

Il parroco ha la parrocchia e il prete ,no??????Mah.
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