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Propaganda anti-motu proprio sul sito della diocesi di Milano

Ultimo Aggiornamento: 16/07/2010 15:33
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16/07/2010 15:03

Propaganda anti-motu proprio sul sito della diocesi di Milano

Dal sito ufficiale della "Chiesa di Milano" (chiamarsi solo diocesi sarebbe riduttivo), riportiamo un editoriale: la sagra delle frasi fatte. Possibile che, dopo 40 annni, non abbiano ancora trovato qualche argomento più solido per giustificare la demolizione della liturgia?


Introibo ad altare Dei


di Giuseppe Grampa

Ci sono parole apprese negli anni dell’infanzia e che restano vive nella memoria. Una di queste per me è: Introibo ad altare Dei... «Salirò all’altare di Dio», diceva il Celebrante, e io, chierichetto di sette anni, rispondevo: Ad Deum qui laetificat juventutem meam. Nel nome di Dio che rallegra la mia giovinezza cominciava la Messa secondo l’antico rituale fino alla riforma voluta dal Concilio giusto quarant’anni fa. Mi rivedo in ginocchio ai piedi dei gradini che portavano al monumentale altare della mia Basilica di San Giovanni a Busto Arsizio, pronto a sollevare le vesti del sacerdote perché, salendo, non inciampasse. E ricordo le acrobazie per portare all’altare le ampolline di vetro con l’acqua e il vino e soprattutto la difficoltà di trasportare il pesante messale con il suo leggio da un lato all’altro dell’altare, troppo alto per la mia statura di bambino. E che soddisfazione, diventato un po’ più grandicello, portare il turibolo e fare l’incensazione. Quante volte i carboni accesi sono finiti sul tappeto... Capisco certe persone che in preda a inguaribile nostalgia non hanno accettato la riforma della liturgia, continuano a usare la lingua latina, non tollerano di ricevere la comunione in piedi [purtroppo per l'articolista, la maggior parte di questi 'inguaribili nostalgici' non erano nemmeno nati quando lui smetteva di alzare le vesti al sacerdote]. L’antico rituale aveva il suo fascino, ma proprio non tornerei indietro. Sono felice di essere da quarant’anni prete di una Chiesa che si rivolge a Dio con le parole di tutti i giorni e di celebrare guardando in faccia i fedeli e non dando loro la schiena. Questi due semplici gesti che quarant’anni fa mutarono lo stile celebrativo della Chiesa esprimono efficacemente il volto della Chiesa rinnovato dal Concilio. Parlare a Dio con la lingua della nostra esistenza quotidiana e non con una lingua morta non è solo decisivo mezzo di partecipazione dei fedeli, di coinvolgimento nella celebrazione, ma vuol esprimere meglio la verità centrale della nostra fede: l’Incarnazione, gran balzo di Dio nei solchi della nostra umanità, a cominciare dal nostro linguaggio. È bello poter parlare a Dio con le parole che ho appreso sulle ginocchia di mia madre. Sono da quarant’anni felice di celebrare guardando negli occhi le persone che circondano l’altare. Uno sguardo che qualche volta diventa sorriso, quando riconosco nell’assemblea un volto amico. Guardarsi negli occhi per riconoscersi, prete e fedeli, appartenenti a un unico popolo che Dio convoca alla sua tavola. Ricordo con tristezza quelle liturgie in una lingua incomprensibile, con il celebrante isolato in cima ai gradini di altari monumentali che in nessun modo evocavano la tavola del convito fraterno. L’assemblea intenta alle proprie devozioni, quando non era distratta o assente. Il suono del campanello richiamava l’attenzione nel momento centrale della celebrazione.

La riforma della liturgia voluta quarant’anni fa dal Concilio non è stata una superficiale operazione di maquillage [su questo siamo d'accordo]. Riprendendo un modo di dire corrente - dimmi come preghi e ti dirò chi sei -, una Chiesa che parla e prega con le parole della gente e guardando negli occhi è una Chiesa profondamente solidale con la sua gente, una Chiesa coinvolta nelle gioie e nelle speranze, nelle tristezze e nelle angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono.

Messainlatino
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Aggiungo alcuni commenti dal Blog Messainlatino che naturalmente potete leggere direttamente dal link supra citato:

"o mamma!!!! quanta banalità sto prete, la liturgia è solo guardarsi e parlarsi? non c'ha capito proprio niente!!!"

"Mi auguro davvero che l'articolista in epigrafe, abbia inteso manifestare - per voglia di quieto vivere o nella speranza di progressioni in carriera - la sua corriva acquiescienza alle direttive superiori del Sinedrio della sua diocesi; nel caso contrario, qualora avesse invece esternato nello scritto l'espressione della sua effettiva buona fede, sarebbe da ridurre immediatamente allo stato laicale, avendo con ciò assolutamente rivelato la sua assoluta non comprensione dello spirito e della sostanza della sua missione di sacerdote !! Povera Chiesa ambrosiana ..."

"Non solo frasi fatte, ma neppur un minimo sforzo di approfondimento, anche con frasi fatte, non si pretende troppo, in fondo. Non sanno dir altro, questi novatori. La lingua era incomprensibile, letta su quel messale pesante (!) e  si volgevano le spalle al popolo. Allora è meglio volger le spalle alla croce e al tabernacolo, cioè a Cristo; è bello non usare una lingua sacralizzata da millenni ed ancora sacra, in cui la Verità è resa immutabile, eterna, tanto che anche nell'anima di questo modernista è rimasta scolpita in alcune sue frasi umili e magnifiche, ma parole quotidiane, neppur previste dal messale, spesso assente e sostituito da un foglietto meno pesante da spostare, ma ad libitum in una gara a chi le spara più grosse: un linguaggio quotidiano che non può nepppur disegnar un vago contorno del mistero che si rinnova. Guardare in faccia i fedeli, sorridere a destra e a sinistra, come si fa a tavola, magari raccontar facezie come spesso s'usa, è bello e gratificante: invece fa male, suscita orrore il salire l'altare maestoso, frutto dell'arte e della pietà dei secoli, a forma di Golgota dove Gesù viene immolato. A questo han condotto i mitici 40 anni, a non aver più alcuna nozione della S. Messa, solo ridotta a momento conviviale,  senza Passione e Morte, senza Croce, senza sangue e lacrime, anche di coloro ch'eran ai piedi della Croce. Ma senza il Sacrificio, senza quel corpo martoriato offerto per la vita eterna, cosa mangian i convitati e il presidente? Forse son vegetariani."

"Grandissimo, ospite!..Puntuale eappassionato.  
Io mi permetto di aggiungere solo qualche altra brace..  
1. Da come "il" Grampa parla della Messa come rapporto "noi-Dio", balza subito evidente una certa deformazione "eckartiana": tutto si concentra sul rapporto Dio-Padre---> noi-figli escludendo dalla Messa qualunque tipo di intervento soprannaturale di ripo redentivo nei confronti di questi ultimi; se redenzione c'è non si gioca tramite azioni "esterne e gratuite" (come la Redenzione operata dal Cristo), ma unicamente, sembra suggerire il Grampa, nell'intimo rapporto "Padre-figlio".  
2. La lingua latina nella liturgia.. ora, tante sono le corbellerie che costui scrive e lascia intendere, che mi è davvero difficile non dimenticarne alcune.. Non mi soffermo su come la lingua latina sia la lingua della Chiesa, sia garanzia di universalità e d'unità nella Fede eccetera eccetera... MA vorrei evidenziare come la lingua latina stessa sia UN SIMBOLO; non vuol affatto esser elemento di "erudizione", vuole piuttosto sottolineare la difficoltà di decifrare la realtà, che si può sì anche percepire immediatamente (ascoltare, leggere..) MA per decifrare compiutamente la quale bisogna avere la chiave d'accesso (..la conoscenza della lingua latina), l'acquisizione della quale richiede tempo e fatica (tempo e fatica nello studio).. non è forse l'uso del latino che meglio indica la Realtà di Dio?!..una realtà che si può sì "percepire immediatamente", giacchè esiste di per sè... MA richiede tempo e fatica, richiede volontà, impegno e dedizione per entrare in rapporto con LUI.  
E poi, se il Grampa in quest'anno sacerdotale avesse meditato su ciò che diceva della Messa il S. Curato d'Ars, avrebbe capito come NESSUNO possa capire veramente cosa avviene in una Santa Messa, nemmeno un santo sacerdote come il Vianney(se ne avessimo piena coscienza, moriremmo..): il che mi lascia pensare che, se ora tutti pensano di capire "tutto" della Messa, qualcosa di sbagliato ci deve esser per forza.  
 
3.. ed ultimo: dipingere un quadretto bucolico della gioia, della solidarietà, della fratellanza, dell'amicizia e dell'AMMMMORE che sprigiona la gente in Chiesa con la Messa di Paolo VI, è fazioso, caricaturale e ridicolo.  
In "Le lettere di Berlicche", C.S.Lewis scrive: "..quando entra in chiesa (il cristiano), vi trova il droghiere locale, con un'espressione untuosa sul volto, che si dà da fare per offrirgli (...) un libriccino che contiene testi corrotti di un certo numero di canti religiosi, la maggior parte orrendi (...). Entra nel banco, e, guardandosi intorno, si incontra proprio con quella cernita di quei suoi vicini che finora aveva cercato di evitare..(...).Se uno qualsiasi di questi vicini canta con voce stonata, se ha le scarpe che gli scricchiolano o la pappagorgia, se ha vestiti strani..(..) se egli sa che quella donna con quel cappellino assurdo è una fanatica giocatrice di bridge, che quel signore con le scarpe scricchiolanti è un avaro e uno strozzino (...)..  
Mi dispiace per il Grampa, ma non è proprio cambiato nulla.. anzi.. per quel che so io molti abbandonano la Chiesa proprio perchè vedono nella messa domenicale un'assurda festa dell'ipocrisia.. tutti a stringersi le mani e a dire GIOA AMORE PACE E LIBERTA'.. e poi, appena usciti, non rimane che la vuota eco di quelle inverosimili enormità..  
Io preferisco lasciare queste esplosioni di freschezza allo scoiattolo della vigorsol..  
E andare a Messa, in ginocchio, in silenzio.. assistere al Santo Sacrificio per i miei e nostri peccati.. e via. senza troppe esplosioni di "panismo" di dannunziana memoria.  
Ecco: più Panis Angelorum, meno "panismo" filo-pagano."

"Non mi meraviglia questo intervento da Milano .  
In una delle riunioni preparatorie del Congresso Eucaristico Nazionale che si terrà in Ancona il prossimo anno, è intervenuto un signore milanese, che fa parte di uno dei mille comitati organizzatori, che nel corso dell'assise ha attaccato pesantissimamente il Motu Proprio e il Papa Benedetto XVI.  
L'intervento del milanese è stato tanto forte che uno dei partecipanti, il liturgista Padre F.M.Campana, manifestamente di idee lontane dal tradizionalismo, ma persona retta umanamente, ha voluto, udite, udite, difendere il MP e il Papa dagli indegni attacchi del milanese.  
Ora non mi sovviene il nome dello "scismatico" ( l'episodio mi è stato narrato da due sacerdoti presenti ) ma avrò modo di segnalarlo ancora sia a qui che alle competenti Autorità Vaticane."

Carissimo ***** io c'ero e le posso assicurare che fu una manifestazione di assoluta villania nei confronti del Sommo Pontefice... non solo il signore di Milano inveì contro il motu proprio ma anche contro Sua Santità e la cosa più scioccante fu che questa scialba invettiva scatenò l'appaluso di molti sacerdoti e seminaristi presenti alla conferenza... il professore Campana fu però splendido nell'esprimere con fermezza parole di difesa al Santo Padre e al suo magistero legando il tutto alla obbedienza e lealtà al Vicario di Cristo, la cosa mi commosse poichè in quel momento non mi sentii più solo e scatenai anche io con coraggio, a quelle belle parole, un bell'applauso di solidarietà che trascino anche quei pochi che come me si sentirono offesi nalla loro fede Cattolica da quell'eretico anzi eretici bestemmiatori.
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Ne approfittiamo per rispondere ad alcune amenità dette da emeriti ignoranti, essi dicono:  nell'Ultima Cena....

Gesu' era "rivolto" verso i Suoi Amici

non mostrava loro la schiena
....
 
E in tutti i dipinti

che rappresentano questo avvenimento

Gesu' e' sempre circondato dai suoi Amici





Il professor Klaus Gamber uno dei maggiori esperti di liturgia ha confutato riga per riga questo luogo comune: L'altare rivolto verso il popolo

Faccio notare poi che prendere i dipinti come prova argomentativa è davvero da ignoranti dato che ai tempi di Gesù le sedie non erano state ancora inventate, in questi dipinti mancano solo le forchette e una bottiglia di coca cola così potremmo sostenere che l'ultima cena fu propriamente modernista.
Inoltre come aveva spiegato magistralmente il Cardinal Canizares durante una conferenza, l'Ultima Cena è il fondamento teologico, non liturgico, della Santa Messa, poichè lì siamo ancora nell'Antico Patto.

Per me questo fatto e' significativo

e non trovo nessun

impedimento o eresia 

su quanto il Concilio VaticanoII

ha rinnovato
riproponendo

nella Santa Messa

l'istituzione dell'Eucaristia da parte di Gesu'

cosi' come realmente e' accaduta....

Prendiamo atto che esplicitamente questa persona sostiene che fino al Vaticano II la Chiesa ha celebrato una falsa Messa dato che, suppone, solo adesso la si celebra così come realmente è accaduta e come Cristo ha impartito.
Questi cattolici che tanto decantano il Concilio Vaticano II non hanno mai letto nemmeno quanto il Concilio ha stabilito, l'avessero fatto si sarebbero resi conto che il Concilio non ha riformato un bel nulla su quanto riguarda la posizione dell'altare e del sacerdote. Sic!!!!
Ignoranti e presuntuosi!

Senza contare che noi non commemoriamo propriamente l'ultima cena ma il sacrificio sul calvario, e ammesso, ma non concesso, che nell'ultima cena erano rivolti verso Gesù (Cosa che confuta lo stesso l'assioma progressista dato che con il VOM siamo TUTTI rivolti verso Gesù) nel calvario Tutti, ivi compresa la Santa Vergine, sono rivolti verso il Signore così come viene in maniera esemplare attuato dalla Messa Antica e non in quella moderna.

Per il resto stendo un velo pietoso verso chi dice a noi, tradizionalisti, di non aver capito nulla su Cristo mentre loro che credono che una mucca sacra sia espressione del Nostro, ma evidentemente non suo, Dio Uno e Trino.
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