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Assunzione della Beata Vergine Maria

Ultimo Aggiornamento: 16/08/2009 17:17
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15/08/2009 15:14

Sabato, Settimana della X domenica dopo Pentecoste, Assunzione della B.V. Maria 
 
 
 
 
 Assunzione della Beata Vergine Maria - Solennità

L’origine di questa festa è molto antica. In seguito al concilio di Efeso del 431, si celebrava già al 15 agosto una festa di Maria Theotókos. Ma la festa della Dormizione di Maria fu imposta alla fine del VI secolo dall’imperatore Maurizio a tutto l’impero bizantino. In occidente giunse qualche decennio più tardi e solo nell’VIII secolo ricevette il titolo nel sacramentario gregoriano di Assunzione della beata Vergine Maria e fu solennizzata da una processione notturna da S. Adriano al Foro a S. Maria Maggiore.
Racconti apocrifi raccontano la morte di Maria circondata dagli apostoli e anche la sua successiva apparizione ad essi mentre stavano celebrando la Cena del Signore. La tradizione ininterrotta della Chiesa, testimoniata in occidente da Gregorio di Tours (594), è confortata dal fatto che mai nessuna vera reliquia del corpo di Maria è stata onorata nell’antichità. Attorno al Mille sorsero molte chiese, soprattutto monastiche, dedicate alla Vergine glorificata anche nel corpo e oggetto di profonda pietà da parte del popolo cristiano.
La riflessione teologica ha letto l’esito finale della vita di Maria alla luce della vittoria di Cristo sulla morte, indicando in lei la primizia dell’umanità redenta, l’icona del destino di gloria che attende ogni creatura. Nella solennità dell’Assunta si celebra infatti la speranza nella risurrezione finale di ogni carne, profeticamente anticipata nella vicenda terrena della Madre del Signore.
Il 1° novembre 1950 la Chiesa cattolica, per bocca del papa Pio XII, autenticava il sensus fidelium con la definizione dogmatica dell’assunzione in corpo e anima di Maria in cielo. Nell’enciclica Munificentissimus Deus leggiamo testualmente che: “non c’è stata alcuna corruzione nel corpo estinto della Vergine Maria” e che “il trionfo riportato dalla sua morte e la sua celeste glorificazione sono la suprema corona dei suoi privilegi, sull’esempio del suo Figlio”.
A cura delle Benedettine del Monastero di Viboldone
15/08/2009 15:16

ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA - Solennità

Messa propria del giorno:

 Prima lettura
Ap 11,19; 12,1-6.10

Si aprì il santuario di Dio nel cielo e apparve nel santuario l’arca dell’alleanza. Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire, per divorare il bambino appena nato. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e il figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, ove Dio le aveva preparato un rifugio. Allora udii una gran voce nel cielo che diceva: “Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo”.

Salmo responsoriale
Sal 44

Rit.: Risplende la Regina, Signore, alla tua destra.
Figlie di re fra le tue predilette;
alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir.

Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre.

Il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: rendigli omaggio.

Dietro a lei le vergini, sue compagne,
condotte in gioia ed esultanza,
sono presentate nel palazzo del re.

Seconda lettura
1Cor 15,20-26

Fratelli, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo. Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo; poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza. Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi.

Vangelo
Lc 1,39-56

In quei giorni, Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”. Allora Maria disse: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre”. Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
15/08/2009 15:19

«L'anima mia magnifica il Signore» 
 
 
 
 
  Assunzione della Beata Vergine Maria
Ap 11,19;12,1-6.10; Sal 44; 1Cor 15,20-26; Lc 1,39-56


«“E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”. Allora Maria disse: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono”». (Lc 1,45-50)

Oggi è la festa solenne della Assunzione: ricordiamo Maria Santissima che è entrata nella casa del Padre, grazie a Gesù che ne ha riaperto la porta, chiusa a causa del peccato dei nostri progenitori. Come dice il Concilio Vaticano II, Maria è assunta in cielo, con corpo e anima, perché è trovata conforme al Figlio suo Gesù. Nel “Magnificat” che il Vangelo odierno propone, la Madonna ci indica alcune tracce per aderire a Dio che sono in perfetta sintonia con le beatitudini che proclamerà Gesù. Soprattutto canta l’umiltà, quella vera, per cui si ha coscienza piena della propria piccolezza, ma anche della grandezza e potenza dell’amore di Dio. “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”: una è certamente quella che oggi celebriamo.

Preghiamo
Salve Regina,
madre di misericordia,
vita, dolcezza e speranza nostra, salve.
Orsù dunque, avvocata nostra,
rivolgi a noi quegli occhi tuoi misericordiosi.
E mostraci, dopo questo esilio, Gesù,
il frutto benedetto del tuo seno.
O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.
 
15/08/2009 15:20

 

 

Solennità dell’Assunzione della beata Vergine Maria

Omelia

Milano-Duomo, 15 agosto 2009

 

 

La festa dell’Assunta

dalla liturgia alla vita

 

 

Carissimi,

la festa della Madonna Assunta, come ogni altra festa mariana, è per noi un’occasione di grazia per rinnovare e intensificare il nostro amore e la nostra devozione verso Maria, la Madre di Dio e la madre di ciascuno di noi.

Amore e devozione che hanno un significato molto bello e coinvolgente: ci chiedono infatti, anzitutto, un atteggiamento di contemplazione, un guardare a Maria con gli occhi ammirati e con il cuore grato e gioioso per le "grandi cose" che l’Onnipotente ha fatto in lei, e tra queste oggi la Chiesa vuole esaltare in particolare la sua gloriosa assunzione in cielo in anima e corpo. La nostra contemplazione è come un’eco viva, vorrei dire di più è un prendere parte alla stessa contemplazione, piena di umiltà e quasi di confusione e insieme di esultanza, che Maria ha cantato nel suo Magnificat: "Il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore… Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome".

Un altro atteggiamento del nostro amore devoto verso Maria è l’implorazione fiduciosa del suo aiuto spirituale: come figli sentiamo il bisogno della sua delicata e forte protezione, della sua carezza di Madre per poter vivere secondo i disegni di Dio, secondo la sua volontà d’amore.

La contemplazione e l’implorazione verso Maria ci conducono ad un rinnovato impegno di vita cristiana: la devozione mariana non è evasione dalla vita, dai suoi ideali e dalle sue responsabilità; è piuttosto inserzione più profonda e più stimolante nell’esistenza quotidiana, un’inserzione che provoca e scuote tutte le energie che il Signore ci dona perché le nostre decisioni e le nostre azioni siano sempre più coerenti con il Vangelo e con il cammino di santità che esso ci propone.

 

Così deve essere l’Assunta: una festa di preghiera e di vita. E’ questo il dono che ci viene dalla liturgia che stiamo celebrando, in particolare dalla Parola di Dio che ci è stata proclamata e dall’Eucaristia che ci fa partecipi dell’amore di Cristo morto e risorto.

 

Maria, "la donna vestita di sole", splendore di gloria

 

Anzitutto la parola di Dio che fa luce sul contenuto e sul senso del "mistero" dell’assunzione di Maria in cielo con la sua anima e con il suo corpo. Sì, Maria è pienamente inserita nella gloria e nella gioia del Padre, "perché" lo è e "come" lo è Cristo Signore, il figlio eterno di Dio e figlio di Maria, che è risorto e siede glorioso alla destra del Padre. Diciamo che Maria è inserita nella gloria e nella gioia di Dio pienamente: infatti, mentre tutti gli uomini - che dopo la morte sono beati in Dio per l’eternità - lo sono unicamente nella loro anima immortale, Maria sola sin dall’istante finale della sua esistenza terrena si trova nel cuore beatificante di Dio non semplicemente con la sua anima ma anche con il suo corpo: certo, un corpo glorificato, ma un vero corpo umano, lo stesso nel quale e attraverso il quale lei ha concepito, fatto crescere e partorito il Figlio di Dio fatto uomo per noi.

 

L’evangelista Giovanni, nel brano dell’Apocalisse che abbiamo ascoltato, ci ha resi partecipi della sua visione: quella di un "segno grandioso" che appare nel cielo. Il segno è "una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle". La Chiesa contempla in questa donna luminosissima la figura di Maria: il suo splendore – segno della salvezza che Dio le ha donato – non viene oscurato e distrutto, dice ancora l’evangelista, dal male e dal principe del male, dall’enorme drago rosso. Oggi festa dell’Assunta possiamo pensare che lo splendore di Maria trova la sua realizzazione piena proprio nella sua assunzione in anima e corpo nella gloria di Dio.

Ma da dove e perché a Maria viene dato di essere nella gloria di Dio nella sua pienezza di anima e di corpo?

Possiamo trovare un inizio di risposta ancora una volta nella visione dell’Apocalisse, là dove l’evangelista precisa che questa donna luminosissima "era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto", che si trova davanti l’enorme drago rosso pronto "per divorare il bambino appena nato", bambino che però "fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono".

E’ dunque nella maternità di questa donna – una maternità unica, perché divina - che si spiega il suo splendore pieno e indistruttibile. Troviamo un ulteriore elemento di spiegazione in queste altre parole dell’Apocalisse: "La donna fuggì nel deserto, ove Dio le aveva preparato un rifugio". In verità il rifugio preparato per Maria non è il deserto, ma la casa stessa di Dio, il suo cuore beato e beatificante che l’accoglie pienamente salvata.

 

Ma la risposta adeguata al perché dell’Assunta in cielo ci viene dall’apostolo Paolo, che nella seconda lettura che abbiamo ascoltato ci presenta il frutto della maternità di Maria, il figlio Gesù, come figlio che vince la morte: "Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti". Di questa vittoria sulla morte Cristo risorto vuole rendere partecipi tutti gli uomini, tutti coloro che "muoiono in Adamo". Paolo, infatti, continua: "tutti riceveranno la vita in Cristo". E Paolo subito precisa: "Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo".

In quale ordine si colloca la vittoria di Maria sulla morte? Ecco la sorprendente e inattesa risposta che l’amore immenso di Dio ha reso possibile a creatura umana: non nell’ordine di "tutti", ma nell’ordine dell’"unico", che è Cristo. Come Cristo, e per sua grazia, anche Maria può definirsi "primizia". Prima ancora della venuta finale di Cristo – quando egli "consegnerà il regno a Dio Padre" – Maria partecipa alla vittoria del Risorto in pienezza d’anima e di corpo!

Il mistero dell’assunzione della Madonna trova la sua radice nell’essere madre di Cristo – in un’unica e perfettissima unione con lui – e trova il suo frutto nell’essere in pienezza nella gloria di Dio.

 

Vogliamo ora sottolineare con grande forza l’unicità di questo privilegio di grazia che Cristo ha concesso alla propria madre, Maria: il privilegio dell’assunzione gloriosa nell’anima e nel corpo. Lei, di fronte a tutti, è la fortunata "eccezione"!

Un’eccezione che sembra allontanarla da noi in una solitudine inviolabile, suscitando nel nostro cuore un’ammirazione gioiosa sì ma aperta alla delusione e qualche invidia. In realtà, proprio questo suo essere "eccezione" fa di Maria un punto obbligato di riferimento per la nostra vita: lei si pone davanti a noi come "primizia", come "la prima" che chiede di essere seguita nel vivere già ora quel destino di vita eterna nella sua pienezza che l’amore di Dio vuole per tutti noi.

Così la festa dell’Assunta dalla liturgia celebrata entra nella vita concreta, sia personale sia sociale, entra con il dono e la provocazione di un messaggio destinato a rinnovarla in profondità.

In che senso? Ci bastino tre veloci ma importanti applicazioni.

 

Il destino di vita eterna

 

La festa dell’Assunta ci richiama al nostro destino di vita eterna. Ci invita a saper guardare oltre l’orizzonte terreno, a puntare in alto, ben più su dei più elevati valori umani: uno sguardo che sa giungere alla soglia dell’eternità e dentro il mistero stesso di Dio!

Siamo fatti per la vita eterna, siamo invitati ad una comunione perfetta con Dio, sia destinati a partecipare in pienezza alla sua gloria e alla sua gioia! Già questo linguaggio dovrebbe provocarci e farci debitamente riflettere: chi lo conosce, chi lo usa, chi vi legge e ascolta la voce della verità sul destino che ci attende? Chi lo crede seriamente nella concretezza della propria vita quotidiana?

Ma i cristiani non sono forse gli uomini della speranza nella vita e nella gioia eterna?

Non è forse questa la "grande speranza" che la Chiesa nella festa d’oggi, ancora una volta e con insistenza materna, ci presenta come dono dell’amore di Dio, sì verso Maria, l’Assunta, e anche verso ciascuno di noi?

E che ne è di questo "dono"? E’ accolto nella fede e testimoniato nella vita o cade nella dimenticanza, di più in una totale "indifferenza"?

E’ vero che tutti rileviamo il deficit di speranza che oggi affligge le persone, le famiglie, la società e più radicalmente la cultura dominante: ma si tratta, quasi sempre e da parte di tutti, di un deficit delle "piccole speranze", quelle che toccano gli aspetti – pure legittimi ma non unici –del nostro orizzonte terreno e materiale. C’è posto per l’anima, per i valori e le necessità spirituali? La realtà si fa ancora più pesante e preoccupate quando sono i credenti stessi – potremmo dire anche le nostre stesse comunità cristiane – a soffrire del deficit della "grande speranza"!

Sia allora questa la grazia da invocare oggi, in comunione con la Chiesa che così prega per noi: "Dio onnipotente… donaci di vivere in questo mondo rivolti costantemente ai beni eterni e di condividere con Maria un giorno il gaudio della vita senza fine".

 

Il trionfo pieno della vita umana

 

Questa "grande speranza" non è un’utopia astratta, non un sogno fonte di illusioni, non un’evasione dall’esistenza quotidiana. Al contrario accende qualcosa di nuovo nella storia: riprende tutti i valori e le necessità della vita umana, li conferma, li purifica, li eleva e li trasforma in quell’esperienza nuova di vita che viene dalla salvezza di Cristo. Lui ama la vita dell’uomo: per questo la vuole salva! Con lui si apre così lo spazio per qualcosa di inatteso, di inedito, di rivoluzionario nella vita delle persone e della società.

Ora la festa dell’Assunta ci chiede uno sguardo nuovo e un atteggiamento nuovo nei riguardi, anzitutto, della stessa vita umana. Con l’assunzione nella gloria e nella gioia di Dio, Maria sperimenta il massimo trionfo della sua vita, della sua vita umana in anima e corpo. E’ per lei, questo trionfo; ma non solo, perché può e deve riflettersi anche su di noi. E così questo trionfo viene a rivestire una portata storica, sociale e culturale d’enorme importanza per lo sviluppo della "cultura della vita" di fronte a quella "cultura della morte" che tanto grava nel nostro mondo.

Certo, sono innumerevoli e svariatissime le concretizzazioni di questa cultura di morte: sia pure nella loro diversa gravità, tutte sono da ricordare, perché tutte sono inaccettabili. Sì, tutte: non c’è verità, non c’è autenticità se per alcune c’è denuncia e rifiuto, mentre per altre si riserva silenzio, tolleranza, accettazione, rivendicazione.

Oggi, festa dell’Assunta o del trionfo pieno della vita umana, sento forte il bisogno e grave il dovere pastorale, nel contesto che stiamo vivendo – quello cioè delle discussioni attuali sulla vita nascente – dire una chiara e precisa parola sull’inviolabilità della vita di ogni essere umano: una parola offerta al credente e insieme ad ogni persona di buona volontà.

E’ doveroso discutere di una pratica abortiva che comporta pericoli e rischi riguardanti, tra l’altro, la salute della donna, la non conformità con una legge dello Stato, la non considerazione di tutti i titolari dei diritti in gioco, la privatizzazione estrema e la banalizzazione di un gesto umano che esige grande responsabilità. Ma questi e altri pericoli non possono sostituire o mettere tra parentesi la questione centrale e decisiva, quella che tocca la sostanza delle cose: e questa è l’eliminazione di un essere umano, sia pure nei suoi primi stadi di sviluppo, essere umano che viene derubato del diritto fontale alla vita. L’espressione per me familiare e continua "I diritti dei deboli non sono diritti deboli" trova qui, nella debolezza tipica della vita nascente, una sua applicazione particolarmente paradigmatica.

In questa discussione poi non può affatto mancare un’attenzione altrettanto decisiva per il giusto sviluppo della società e della sua civiltà: quella dell’opera educativa-formativa, che per la Chiesa Maestra e Madre – annunciatrice e testimone del Vangelo e della dignità di ogni uomo – è primaria e assolutamente irrinunciabile. Sì, è un’opera educativa sempre aperta, lunga, difficile, faticosa, a confronto continuo con ideologie e posizioni di rifiuto, ma è vincente perché è l’unica che dice amore vero per ogni uomo e che sa sprigionare autentico senso della vita, della sua dignità e inviolabilità: a beneficio di tutti, e in ogni campo della convivenza sociale.

Sia benedetto ogni sforzo che viene fatto per illuminare la coscienza morale, fortificare il cuore e incoraggiare gesti di generosità per la custodia e per il servizio alla vita. Anche questa è una grazia da implorare con fiducia dall’Assunta, da colei che ci ha donato l’autore della vita, Cristo Gesù!

 

La spinta verso l’autentico sviluppo umano integrale

 

Un veloce accenno finale, in questa festa dell’Assunta, vogliamo riservare a uno dei problemi più gravi e impegnativi dell’umanità in quest’era di crescente globalizzazione: il problema dello sviluppo. A quarant’anni dall’enciclica Populorum progressio di Paolo VI, il Santo padre ne ha ripreso e sviluppato – contestualizzandolo – il contenuto nell’enciclica Caritas in veritate, la prima enciclica sociale del terzo millennio (29 giugno 2009).

Proprio addentrandosi negli attuali problemi del mondo economico e finanziario, Benedetto XVI indica come fattori necessari per una loro soluzione umana e umanizzante, e quindi per assicurare oggi il vero sviluppo integrale dell’uomo e dei popoli, elementi dimenticati, caduti in disuso, derisi e rimossi: quelli del dono, della gratuità, della fiducia reciproca, dell’accoglienza, della collaborazione, della fraternità, della solidarietà: tutti riconducibili alla carità nella verità, tutti valori che rimandano all’etica, all’anima, alle esigenze più forti e profonde del cuore umano: solo da questi possono nascere e crescere la giustizia e il servizio al bene comune: in ordine appunto a quello che il papa qualifica come "autentico sviluppo umano integrale".

Ci basta, tra le tante, questa citazione dell’enciclica: "Lo sviluppo dell’uomo e dei popoli dipende anche dalla soluzione di problemi di carattere spirituale. Lo sviluppo deve comprendere una crescita spirituale oltre che materiale, perché la persona umana è un’"unità di anima e corpo", nata dall’amore creatore di Dio e destinata a vivere eternamente. L’essere umano si sviluppa quando cresce nello spirito, quando la sua anima conosce se stessa e le verità che Dio vi ha germinalmente impresso, quando dialoga con se stesso e con il suo Creatore. Lontano da Dio, l’uomo è inquieto e malato…Non ci sono sviluppo plenario e bene comune universale senza il bene spirituale e morale delle persone, considerate nella loro interezza di anima e di corpo" (n. 76).

E nell’ultimo numero dell’enciclica leggo: "Lo sviluppo ha bisogno di cristiani con le braccia alzate verso Dio nel gesto della preghiera, cristiani mossi dalla consapevolezza che l’amore pieno di verità, caritas in veritate, da cui procede l’autentico sviluppo, non è da noi prodotto ma ci viene donato" (n. 79).

La Madonna assunta in cielo, nella pienezza della gloria e della gioia di Dio e insieme nella pienezza della sua umanità, aiuti anche noi a "tenere le braccia alzate verso Dio", a coltivare con serietà e a crescere sempre più nei valori dello spirito, ritrovandovi la sorgente più vera e feconda di quella speranza di vita, di vita rinnovata, di cui hanno bisogno ogni uomo e tutti i popoli della terra.

+ Dionigi card. Tettamanzi

Arcivescovo di Milano

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16/08/2009 17:17

Da parte nostra, studiamoci di onorare coi fatti e con le parole la sua Dormizione veneranda, degna d`onori divini, davvero beata e immacolata. Coi fatti onoreremo la Tutta pura e intemerata, mediante una vita intemerata e un comportamento puro; con le parole poi, proclamandole: Ti diciamo beata, noi, generazioni tutte, o Madre della vita, come tu stessa hai profetizzato. Ti diranno sempre beata, ma soprattutto oggi, le schiere degli angeli e le folle dei mortali. Tutto il corso della tua vita si svolse beato e immacolato: in modo beato, mirabile, per dono di Dio sei stata concepita, generata e nutrita; in modo beato e ineffabile hai pure concepito il Verbo beato, e dopo aver dato alla luce l`Inenarrabile al di là di ogni parola ed intendimento, sei rimasta prodigiosamente Vergine come prima del parto. Giustamente dunque, o Beatissima, tutte le generazioni ti dicono beata. Poiché dunque fu tutto beato, e immensamente beato, quanto ti riguardava, ti toccò in sorte una fine ugualmente beata e veneranda: ricevesti un premio celeste dal tuo Signore, che per grazia ti era Figlio; per onorare la tua salma si riuní in aria il coro degli apostoli, mentre scendevano dal cielo, volando, gli eserciti degli angeli insieme al tuo Figlio e Signore, nelle cui sante mani consegnasti il tuo spirito. Quale mortale dunque potrebbe degnamente lodare te, che il Dio Verbo glorificò e le potenze celesti e i cori degli apostoli, ieri, ora e sempre dicono beata, perché Madre di Dio?

O Sposa beata, intatta, immacolata, divinamente accetta del Padre immortale, o ricettacolo del divino Paraclito, o Madre del Re della gloria, ricordati di quanti celebrano la memoria della tua santa traslazione; e in questo giorno della tua vivificante Dormizione supplicalo - tu che hai confidenza materna - per tutti noi, perché addormenti, per tua intercessione, o Purissima, le nostre insonni passioni e risvegli la nostra mente a vigilare sui suoi comandamenti, affinché - per tua mediazione, cooperazione e grazia - possiamo anche noi aver parte tra i suoi eletti ed essere trovati degni di inneggiare con loro in modo degno e per sempre a quel santissimo, uno e trino Splendore: a cui conviene ogni gloria, onore e adorazione, ora e sempre e per i secoli dei secoli. Amen.


(Neofito il Recluso, Inediti, "Marianum", nn. II-IV, 1974, pp. 293-295)

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