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Frane e crolli nel Messinese, preghiamo per le famiglie delle vittime!

Ultimo Aggiornamento: 12/11/2009 08:44
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04/10/2009 14:42

Messina/ Sindaco: grazie a Santo Padre per la sua preghiera

Papa: Penso a quanti soffrono in Sicilia e specialmente a Messina

Le parole del Pontefice Benedetto XVI, stamani dopo la preghiera dell'Angelus, hanno indirizzato un pensiero per le popolazioni del Pacifico e del Sud Est asiatico, colpite negli ultimi giorni da violente calamità naturali, ed anche per la comunità di Messina. "Queste catastrofi - ha detto il Santo Padre - hanno causato gravi perdite in vite umane, numerosi dispersi e senzatetto e ingenti danni materiali. Penso a quanti soffrono a causa delle inondazioni in Sicilia, specialmente nella zona di Messina. Invito tutti ad unirsi a me nella preghiera per le vittime ed i loro cari. Sono spiritualmente vicino agli sfollati e a tutte le persone provate, implorando da Dio sollievo nella loro pena. Faccio appello perché non manchi a questi fratelli e sorelle la nostra solidarietà e il sostegno della Comunità Internazionale". Il sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca, ha espresso il ringraziamento più profondo della città per la preghiera del Santo Padre per le vittime dell'alluvione e per l'incoraggiamento e l'esortazione che ha voluto rivolgere agli sfollati.

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Si scava nel fango, decine di dispersi

Il bilancio provvisorio è di 24 morti.
La gente non vuole lasciare le case,
carabinieri al lavoro contro sciacalli
MESSINA
Cade o non cade? Alle 17 e 15 sulla collina che delimita l’ingresso di Giampilieri Superiore, un gruppetto di abitanti guarda quello che a distanza sembra un obelisco e che invece è ciò che resta di una vecchia costruzione, quasi un simbolo di questa frazione ora massacrata dal disastro provocato dal nubifragio. La Protezione civile ha deciso di abbattere quel frammento di rudere che la popolazione ha battezzato «U brigghiu», il birillo, per evitare altri rischi: sotto, infatti, passa la via di accesso al paesino. Alle 17 e 15 quel pezzo di muro si sbriciola e rotola giù. «Ci hanno tolto anche questo», dice uno degli abitanti.

A Giampilieri Superiore nel pomeriggio hanno estratto dalle macerie Teresa Macina, 40 anni, polacca. Era in casa con la figlioletta Ilaria, che risulta dispersa, mentre il marito Giuseppe De Luca e l’altro figlio di sette anni, Anselmo, si erano salvati. Da quattro giorni Giuseppe vagava da un posto all’altro senza sosta, chiedendo ai soccorritori se avevano visto la sua donna e la bambina. Oggi sono finite le sue speranze. Il corpo della ventiquattresima vittima è stato invece recuperato a Scaletta. Si tratta di Elena De Luca, un’anziana che è rimasta vittima della tremenda alluvione che ha sconvolto la frazione. Era già stato recuperato il cadavere del marito della donna, Letterio Laganà, di 70 anni.

A Giampilieri mancano all’appello 18 persone, circa la metà del totale dei dispersi, e nessuno si fa più illusioni di trovare qualcuno in vita. Davanti alla scuola elementare, adibita a centro di soccorso, le ruspe continuano a scavare in un vicolo dove un cane annusa qualcosa, ma la ricerca non porta a nulla. Lungo la strada principale, all’altezza del primo ponte sul torrente, dalla finestra di quello che era un bar si affaccia una colata di fango. Sui detriti «galleggia» un espositore di patatine e sul muro rimangono soltanto due foto che ritraggono Alberto Sordi.

I soccorritori devono anche pensare ad allontanare gli sciacalli che si aggirano per il paesino. Un carabiniere la mette così: «Sono personaggi che conosciamo, è meglio che non stiano qui». Mario Crottognini, consigliere di quartiere, va su tutte le furie: «Ci mancano solo questi». E poi racconta che appena venti giorni fa si è incatenato durante una seduta del Consiglio di circoscrizione: «Chiedo da anni - dice - che qualcuno intervenga per ripulire i torrenti, per regimentare le acque. E invece eccoci qua, davanti al disastro».

Un po' più a valle una serie di costruzioni a schiera si chiama «Giardino dei limoni», ma non c’è un solo albero davanti a quei muri rosa. Sono le case più nuove, realizzate quattro anni fa da cooperative che hanno avuto assegnati i terreni dal Comune: «Non siamo stati noi a decidere l’ubicazione - dice una signora, che con un gesto misura la distanza che ha salvato la sua casa dall’alluvione -, questo ci hanno dato e questo abbiamo preso. Quelli del Comune dovrebbero sapere dove è possibile costruire». Un tassista, arrivato dopo vari tentativi fino a Giampilieri Superiore, chiede ai primi che incontra se hanno notizie di tre suoi parenti che non sente da giorni. C’è chi scuote la testa e chi lo guarda con compassione, ma nessuno tira fuori una sillaba.

Più su, nella frazione di Altolia, dove dalle 11 di questa mattina possono arrivare i mezzi meccanici dopo tre giorni di isolamento, continua il paesaggio di devastazione. Lì ci sono circa 600 persone che non hanno nessuna voglia di muoversi dal Paese, spaccato in due da una valanga di fango alta otto metri che per fortuna si è subito riversata nel torrente, limitando i danni. L’unico disperso di Altolia si chiama Nuccio Scilibetti: cercava la moglie per il paese, durante il nubifragio, perchè aveva percepito il pericolo. Lei si è salvata, di lui non si sa più nulla.

Nell’altro luogo simbolo della tragedia, Scaletta Zanclea, stanno abbattendo il palazzo di quattro piani, spaccato dall’alluvione. A disastro accaduto sembra impossibile che il paese possa essersi sviluppato tra la ferrovia e l’autostrada, incastrato tra binari e viadotti senza respiro nè verso il mare nè verso la collina.

Intanto non è stata ancora decisa la data dei funerali, anche se sembra che stia maturando l’ipotesi di svolgere le esequie delle vittime finora recuperate martedì prossimo. Oggi alcuni parenti hanno chiesto con una certa veemenza la restituzione dei corpi, che si trovano nella camera mortuaria del Policlinico di Messina. Gli è stato spiegato che non c’è ancora il nulla osta, considerato anche che è stata aperta un’inchiesta della magistratura.


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05/10/2009 07:08

Berlusconi: "Un disastro previsto, presto nuove case come in Abruzzo"


Il premier dagli sfollati di Messina:
«Abbiamo dato l'allarme, ma poi
la pioggia è stata troppo intensa».
L'impegno del governo: «Stanziato
un miliardo per il rischio alluvioni»
MESSINA
Il disastro «era stato previsto» dagli esperti che avevano dato l’allarme «per tempo», anche se poi si è verificato qualcosa di «veramente eccezionale, con precipitazioni più intense del previsto, che hanno fatto sì che accadesse oggi quello che avrebbe sempre potuto accadere» e che ha cambiato per sempre l’aspetto di borghi, montagne e costa. Dunque, dice Silvio Berlusconi, i villaggi distrutti dal fango alle porte di Messina non saranno ricostruiti, perchè farlo «costa troppo e non è sicuro», ma gli abitanti che hanno perso tutto avranno una nuova casa, completamente arredata e dotata delle più moderne tecnologie, come quelle in cui stanno entrando i terremotati dell’Aquila.

Meno di una settimana fa, consegnando le prime abitazioni antisismiche in Abruzzo, il presidente del Consiglio aveva annunciato che quello era il modello da esportare nelle province italiane per dare una casa ai giovani e oggi, dopo aver sorvolato le zone colpite dall’alluvione di giovedì scorso, ha utilizzato la carta delle new-town per ridare speranza agli sfollati di Messina. Promettendo, anche, il blocco delle tasse e dei mutui per tutti i cittadini che sono stati colpiti. Quanto all’impegno del governo, Giulio Tremonti e bilancio permettendo, sarà stanziato un miliardo di euro per affrontare le situazioni più a rischio su tutto il territorio italiano dal punto di vista idrogeolocico. Esattamente la stessa cifra messa in campo dopo il terremoto del 6 aprile per gli interventi urgenti sugli edifici strategici a rischio sismico.

Il presidente del Consiglio arriva in prefettura a Messina dopo aver visto il disastro provocato dal nubifragio e dall’incuria dell’uomo soltanto dall’elicottero. Un modo per non intralciare le operazioni di soccorso tuttora in corso. Passa da un ingresso secondario per evitare i contestatori che lo attendevano. E durante la riunione operativa con Guido Bertolaso e gli amministratori locali, mette in chiaro la strategia per i prossimi mesi: fondi subito, così come immediata deve essere la ricostruzione, sul modello di quella aquilana, anche utilizzando quelle aziende «che meglio hanno operato in Abruzzo». Concetti che ribadisce subito dopo in una conferenza stampa.

«Vi saremo vicini con tutti i mezzi - dice - e faremo come a L’Aquila, costruendo nuovi quartieri con strutture abitative e giardini ma anche negozi, per far ripartire il piccolo commercio». I soldi «non sono un problema», quello che è importante è che gli enti locali individuino le aree dove edificare. E che si faccia presto. «Nel tempo necessario - promette ai messinesi - vi daremo le case». Abitazioni «di soli tre piani, vivibili - ripete il Cavaliere - con giardini, piante, fiori». E dentro ogni casa, «arredata, ci sarà tutto quello che serve per vivere, dai piatti ai frigoriferi. Entrando si potrà stare una settimana senza neanche fare la spesa». Il «miracolo» è fare tutto ciò «in pochissimo tempo». Quanto all’utilizzo del miliardo che verrà stanziato per il rischio idrogeologico, che si aggiungerà ai 20 milioni che «il prossimo Cdm» metterà a disposizione per gli interventi urgenti, è ovvio che si partirà proprio dal messinese «dove - sottolinea il premier - il 63% del territorio è a rischio».

A Berlusconi risponde Ermete Realacci del Pd, sottolineando che «farebbe piuttosto bene a ripensare le scelte politiche in tema di ambiente e territorio da lui compiute» che hanno «azzerato i fondi per la difesa del suolo». Duro l’Idv, che con Leoluca Orlando attacca il premier, che «come un avvoltoio si è precipitato in Sicilia per sfruttare mediaticamente questo lutto», e si chiede: «se l’esecutivo aveva previsto il disastro, perchè allora ci sono tanti morti e dispersi?». Positivo, invece, il commento dell’Udc: «I primi passi del Governo per rispondere all’emergenza tragica di Messina vanno nella giusta direzione», dice Luca Volontè. «Ora è necessario condividere un impegno comune tra gli schieramenti, un Piano decennale di sicurezza abitativa e ambientale». Intanto, però, ad occuparsi della ricostruzione saranno gli enti locali, con il governatore Raffaele Lombardo che sarà il commissario straordinario. «Abbiamo davanti una grandissima responsabilità - dice lui - e faremo fino in fondo la nostra parte. Qui bisogna rinaturalizzare il territorio, non alzare muri di cemento».

Berlusconi annuisce e ripete che lo Stato «non lascerà soli» i messinesi, così come è stato per gli aquilani. E non apre nessun fronte polemico: l’abusivismo, osserva, è, purtroppo, un problema «che ho visto in tutta Italia», il Ponte sullo stretto neanche lo nomina. Quanto agli altri temi di attualità, dalla sentenza Cir e al Lodo Alfano, «questo è un punto stampa, per le domande la prossima volta», dice ai giornalisti.

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05/10/2009 07:11


Gli sfollati: "Non ci abbandonate"


Il dramma di chi è sopravvissuto al disastro: "Abbiamo
perso tutto"
MESSINA
Parla con dolorosa e composta frustrazione Antonio, nipote di Concettina Cannistraci, 65 anni, travolta dal fango nella sua casa di Scaletta. La donna era vedova e madre di due figli; con lei è morta la badante romena Monica Barascuia, 48 anni. «Erano in casa una sera come tutte le altre ed è iniziato a piovere, erano da sole su una stanza al pian terreno, all’improvviso sono state travolte dall’acqua, non hanno avuto il tempo di scappare». «Le nipotine che erano nella stanza si sono salvate» conclude Antonio. Ma lo strazio non basta. «Concettina è già composta nella bara e sto aspettando l’autorizzazione del magistrato per riavere il corpo».

Questa è una delle tante storie che arrivano da Messina. Gli sfollati sono centinaia. Molti di loro hanno perso la casa, altri le persone più care. Insieme ad Antonio anche Emilio Guadagni, pensionato 71enne, racconta la sua tragedia «Siamo vivi per miracolo. Eravamo in un bar con degli amici quando è scoppiato il nubifragio: l’acqua ha invaso il locale raggiungendo subito l’altezza di un metro, siamo fuggiti e ci siamo rifugiati in una casa. Sono state cinque ore di acqua incredibile, mai vista. È stato terribile. Adesso non ci vengano a dire che si è trattato di una fatalità: questa è una tragedia annunciata. Dopo il nubifragio di due anni fa è stata solo messa in sicurezza la collina e le gabbie che reggevano le pietre sono cedute subito. La collina si è portata via le nostre case. La colpa è di chi non ha fatto i lavori prima e si muove solo adesso che ci sono stati i morti»

Tra i 196 superstiti accolti al villaggio turistico Le Dune di Mordella spicca anche la storia di Maria Grazia D’Urso «Qui la sistemazione è buona», racconta davanti al centro di distribuzione di vestiti «ma abbiamo i telefonini scarichi perchè nelle fretta di uscire da casa abbiamo lasciato anche i carica-batterie e non possiamo contattare amici e parenti. Abbiamo problemi con le taglie dei vestiti, non sono riuscita a trovare qualcosa da mettere, sono ancora con gli stessi vestiti che indossavo quando sono fuggita. Non abbiamo più nulla, non sappiamo se riusciremo a tornare nelle nostre case. È una tragedia che poteva e doveva essere evitata». Alcuni contestatori hanno invece protestato sotto la Prefettura di Messina "inneggiano" contro il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Si tratta di una cinquantina di persone che hanno apostrofato in "malo modo" prima il governatore siciliano Raffaele Lombardo e poi al suo arrivo anche il ministro per le Infrastrutture Altero Matteoli. Tra loro sia sfollati che esponenti del gruppo "No Ponte". Fra di loro ci sono state anche animate discussioni perchè i motivi delle loro proteste non coincidono.

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[Modificato da S_Daniele 05/10/2009 07:13]
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05/10/2009 07:28

Il paese dimenticato

"Senza cibo né acqua per due giorni".
Poi arrivano gli aiuti con un ordine:
via tutti

PAOLO COLONNELLO
INVIATO AD ALTOLIA
Sull’unico muro rimasto intatto sopra Molino qualcuno ha scritto con la vernice: «Ti amo, vita mia!». Ma qui la vita è scomparsa. Si respira solo odore di fango, di gas, di putrefazione. «Unne sono? Unne sono i soccorsi?», grida un vecchio con le lacrime agli occhi mentre in ginocchio riempie un secchio con le mani per togliere il fango dalla cucina: «Qui sta mia moglie, la mia Franca. Qui sotto. Lo vede?». Nelle frazioni della valle franata, ci si arriva solo a piedi, solo nel fango, soli e basta. Perché a oltre 48 ore dal disastro ancora nessuno si è fatto vivo. «Lo può scrivere? Ci mandassero una ruspa, una almeno, che il resto ce lo facciamo da noi».

Invece di pomeriggio arriveranno con gli elicotteri. Ma per portarli via tutti, tra l’ira e la disperazione di chi sa che forse non tornerà mai più. Con Pippo Fileti, l’uomo che ci ha ospitato per la notte, si era deciso alle 2 del mattino guardando il fiume di Giampilieri, sempre più nero: «Qualcuno ci deve pure andare da quei poveri cristi». Perché se Giampilieri è sepolta, di Molino e Altolia, le due frazioni in cima alla montagna di Fiumara Storta, da due giorni non si sapeva più nulla. Anzi, qualcosa sì, perché il cadavere di Luccio, un quarantenne padre di due bambini, lo avevano ripescato vicino al ponte in fondo alla valle, e tutti avevano capito che anche lassù era arrivata l’Apocalisse. Così partiamo, gambe in spalla e ombrello in mano, con le scarpe «da inverno» prestate da don Pippo che vorrebbe sapere «del cognato» e di quelle 600 anime sparse tra le montagne, rimaste isolate da due giorni.

Donne, bambini, anziani e disabili separati dal mondo da più di 48 ore. Solo un elicottero privato, noleggiato da Sky, era riuscito ad atterrare l’altro ieri sul tetto della piccola scuola e a portare i primi aiuti. Ma poi nessuno si era più azzardato: «Troppo pericoloso». Giusto quattro volontari della protezione civile si sono arrischiati con l’elicottero. Poi basta. Piove ancora alle 7 del mattino e la strada è scomparsa, sostituita dal fango, dalle frane dei mille torrenti che si sono formati come d’incanto e rendono il cammino difficile. Subito dopo Giampilieri una diga mostruosa di auto e detriti blocca qualsiasi mezzo. Ma si può scavalcare. E poi si sale, con le orecchie tese, a cogliere ogni rumore, ogni rombo sordo che annunci una frana, un muro che crolla. Sono appena 8 chilometri, ma ci vogliono più di due ore per superare il fango, aprire varchi tra gli alberi sradicati, e saltare tra le voragini che si sono mangiate l’asfalto.

Le prime persone s’incontrano dopo quattro chilometri, a Molino, dove la montagna ha aperto in due il paese e seppellito la donna che il marito e un nipote, da soli stanno cercando. Poi si sale ancora, con il cielo che tuona e le rocce che ballano sulla montagna. Finché, superata l’ultima curva, a chiudere una valle scoscesa e strettissima, ecco la solitudine di Altolia, i suoi vicoli stretti, la sua chiesa del ’400, i volti dei suoi abitanti impastati di fango e lacrime. «Ca’ quale abusivismo? Le nostre case sono qui da centinaia di anni!» Qualche anziano vaga sconvolto, un sacchetto di plastica in mano. Il grande buco Il centro di Altolia è una piazza diventata voragine, crollata a strapiombo sull’orrido del torrente Vallone, 20 metri più in basso. La valanga si è portata via case e auto, limonaie e uliveti. E Luccio, con i suoi 40 anni, trascinato fin quasi al mare, dove lo hanno trovato l’altra sera. Forse. «Tutto il paese è uscito a cercarlo, perfino i bambini», racconta la moglie Concetta, 37 anni e due figli di 16 e 12 anni. Francesca Sciliberto, la sorella, piange e abbraccia Biagio, 9 anni: «Diccelo Biagio che cosa hai fatto». «Niente ho fatto. Ho visto il fango che entrava nel bagno e ho urlato. Ho pensato che era l’ultimo giorno della mia vita... E quando ho capito che invece ero ancora vivo, sono uscito e mi sono messo a cercare Luccio. Niente ho fatto...» Un uomo chiede «se si può far arrivare un tubo di 150 metri per allacciarsi all’acqua della fonte».

Un altro vorrebbe «degli aghi per l’insulina». Una donna implora i medicinali per la tiroide, una mamma spiega «che mio figlio ha quattro mesi e ha bisogno degli omogeneizzati, perché è da ieri che non mangia». Un bambino in carrozzella vorrebbe le pile per il suo Nintendo: «Che non posso fare nient’altro...». C’è rabbia per i soccorsi che ancora non sono arrivati: «E quelli che sono arrivati se ne sono andati. Avevano paura...». Gli occhi rivolti al cielo inquadrano 4, 5 elicotteri. «Ma che ci portano lì sopra? Quelli della tivù?». Verso le 11 arriva una pattuglia di militari del 24° Reggimento di Messina: una decina di ragazzi guidati dal capitano Massimo Rinaldo: non hanno pale, non hanno niente. «Siamo qui per vedere e riferire». Poi il capitano abbassa la voce: «È una situazione pericolosa, credo che andranno evacuati». Se ne vanno in 10 minuti. La gente li guarda attonita. Qualcuno inizia a capire: «Eccu pecchè nun ci portano i viveri. Ci vogliono fare andar via. Ma noi qui vogliamo stare».

Gli unici che si azzardano ad atterrare sono Andrea e Lorenzo, due spericolati piloti privati che compaiono in mezzo alle case e fanno segno con le mani di tagliare il cavo della corrente che penzola pericolosamente sopra lo strapiombo. Gli uomini a terra eseguono e finalmente l’elicottero scende proprio sul ciglio della piazza: sono gli ultimi viveri, gli ultimi aiuti. Nel pomeriggio anche altri elicotteri eseguiranno la stessa manovra: ma sarà solo per sgomberare il paese. Qui, non torneranno mai più.


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05/10/2009 08:18

Lombardo 'Vittime Messina per Lega Calcio non italiane'

Il presidente della Regione Sicilia Raffele Lombardo, che oggi e' stato nominato dal premier Berlusconi commissario per l'emergenza a Messina, polemizza con la decisione della Lega Calcio di far osservare un minuto di silenzio solo alle squadre siciliane.''Oggi la Lega Calcio fa osservare un minuto di silenzio solo alle squadre siciliane e loro concorrenti, come se le vittime di Giampilieri e Scaletta Zanclea non fossero italiani a pieno titolo''. "Come si vede - prosegue Lombardo - in questo Paese che si accinge a celebrare la solenne ricorrenza del 150esimo anniversario della sua unita' non sono certo i siciliani a pronunziare la 'bestemmia separatista' che ieri il presidente Napolitano ha ricordato''.


Che dire, la Lega Calcio dovrebbe vergognarsi di questo gesto!

[SM=g7362]
05/10/2009 09:24

Infatti!!!!!
Ma perche' l'ha fatto?
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05/10/2009 09:36

Re:
Gabbianella1., 05/10/2009 9.24:

Infatti!!!!!
Ma perche' l'ha fatto?




Perchè, evidentemente non siamo molto considerati.
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06/10/2009 11:10

Gli scomparsi nel fango

Dispersi sotto le rovine: bambini, genitori, amici inghiottiti dal nulla
FABIO ALBANESE
Giampilieri (MESSINA)

Ilaria, Francesco, Lorenzo, Luccio, Salvatore, Maria, Giuseppa, Alessandro. Nell’elenco dei dispersi - non si sa neppure con esattezza quanti sono: 37 per la sala operativa di Messina, non più di 9 per Bertolaso - questi nomi non sono stati ancora cancellati. Ma nessuno si fa illusioni, prima o poi li troveranno, troveranno i loro corpi, perché a ritrovare qualcuno vivo nessuno pensa più da giorni, ormai.

A Giampilieri come ad Altolia, a Scaletta come a Molino, scavano ancora, con le ruspe e i badili e, quando serve, anche con le mani. Ora che è tornato il sole, il fango molle si è trasformato in una roccia polverosa. Lì sotto devono esserci tutti quelli che mancano all’appello, o forse il mare ne restituirà qualcuno di quelli trascinati via con le auto, prima o poi.

In via Rizzo, a Giampilieri, Antonio Lonia da quattro giorni non fa che andare avanti e indietro, spronando i soccorritori a cercare lì dove, sabato, è stato trovato il cadavere della moglie Maria Letizia Scionti e, poco più in là, quello del suocero Salvatore Scionti. Non si trovano ancora i loro due bambini, Francesco, due anni e mezzo, e Lorenzo, 6 anni. «Cercateli, devono essere qui, vicino alla loro mamma», ripete. Abitavano in via Puntale, la strada cancellata dalla più mortale delle cinque frane di Giampilieri. Lui si è salvato perché, camionista, era al lavoro. «Maria Letizia al telefono era spaventata - racconta la sorella Francesca - mi diceva, qui crolla tutto, che aveva chiamato i pompieri; le ho detto di stare tranquilla ma il telefono è diventato muto».

Era al telefono anche una parente di Maria Letizia Scionti, Maria Restuccia, che era a casa con il marito, Giuseppe Tonante. Dall’altro lato del filo c’era la figlia: «Erano spaventati - dice il genero Domenico De Luca - ci dicevano che stava crollando tutto, poi il silenzio». Il cadavere dell’uomo è stato trovato, quello della moglie ancora no. Giuseppe De Luca ha perso la moglie Teresa, il suo corpo è stato recuperato seicento metri più giù della loro casa, ma aspetta ancora di avere notizie di Ilaria, la loro bambina di 5 anni. Agli amici che cercano di consolarlo e di fargli da scudo chiede che qualcuno dica ad Anselmo, il loro bambino di otto anni, che la mamma e la sorellina non ci sono più, lui non ne ha la forza: «Ero al bar con il bambino - ha raccontato Giuseppe - Quando ha cominciato a piovere, mia moglie ci ha raggiunti per pochi minuti con la bambina per portare un giubbottino ad Anselmo. Poi la montagna è venuta giù, le ho viste inghiottire dal fango». Non c’è più nemmeno la nonna di Ilaria, Giuseppa Calogero, che era in casa di un’amica, Maria Li Causi, la sera del disastro, per farsi compagnia e scacciare insieme la paura. Tutte e due trascinate via dalla furia della montagna e non ancora ritrovate.

Come la compagna di Enzo Coco e il loro figlio Salvatore di 4 anni; lui continua a sperare: «Magari sono stati portati in un residence e non me l’hanno detto - dice, mentendo a se stesso - ho girato tutti gli ospedali, aspetto notizie dall’unità di crisi, non so più nulla nemmeno della mia casa». A trovare morto Onofrio Sturiale, a Scaletta Zanclea, sono stati i suoi familiari; era ancora nel furgone che stava guidando quella maledetta sera. Accanto aveva, avrebbe dovuto avere, il fratello Alessandro, entrambi facevano i meccanici. Di Alessandro non c’è più traccia. «Ha solo 22 anni - ripete disperata Maria Ardì, la cognata di Onofrio - cercatelo, aiutateci». Un amico, Francesco Piazza, indica un punto sotto un balcone: «Deve essere lì, dove c’è quel pezzo di parafango, che era del loro furgone».

Nell’inferno di Altolia vigili del fuoco, forestali e mezzo paese cercano ancora il corpo di Bartolo Sciliberto, da tutti conosciuto come Luccio, commerciante a Giampilieri Marina. Quella sera era in piazza Ponte, che oggi è invece una grande voragine. E’ stato visto rifugiarsi in un portone: «Era sceso in piazza per mettere al sicuro l’auto - racconta la sorella Caterina - ha cominciato ad aiutare la gente a scappare. Era con un cugino quando è arrivata la frana, si sono infilati nel portone di casa della madre del parente ma Luccio è rimasto travolto dal fango». Da giorni la moglie Cettina vaga per la vallata, dice che non si darà pace fino a quando non riporterà a casa il padre dei suoi due figli.

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07/10/2009 20:10

Messina, sabato sarà lutto nazionale

La delibera, che arriverà nel Cdm di venerdì, mette fine alle polemiche sollevate dal sindaco Buzzanca che aveva parlato di «vittime di serie B»
ROMA
Lutto nazionale con esposizione a mezz'asta delle bandiere nazionale ed europea sugli edifici pubblici di tutta Italia sabato prossimo, giorno dei funerali delle vittime dell’alluvione nel messinese. Lo proclamerà la riunione del Consiglio dei Ministri, in programma venerdì prossimo. Palazzo Chigi spiega che si tratta di un «doveroso omaggio alle vittime» da parte di Governo, Istituzioni, Paese.

Ieri il sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca era intervenuto per sollevare il problema: «In questa fase non vogliamo fare polemiche e vogliamo guardare avanti, ma in questa vicenda c’è qualcosa che mi sfugge. Perchè non è stato proclamato il lutto nazionale per i funerali delle vittime dell’alluvione? Noi siciliani, noi di Messina, siamo forse figli di un Dio minore?». «Qualcuno parla di abusi edilizi, ma in questa tragedia - ha spiegato - l’abusivismo edilizio non c’entra nulla. C’è un tentativo maldestro di voler a tutti i costi incolpare qualcuno. Se ci sono delle responsabilità verranno accertate dalla magistratura, ma andare a dire che è colpa dell’abusivismo edilizio equivale a dire: è colpa vostra, vedetevela voi». «A Giampilieri - ha concluso il primo cittadino di Messina - case abusive non ce ne sono. Se vogliamo possiamo parlare di alcune scelte scellerate, perchè andava sicuramente evitato di realizzare abitazioni vicino al torrente o sotto la montagna».

Il bilancio è fermo a 25 morti e 10 dispersi, 35 persone in tutto che «verosimilmente», ormai sono da considerare vittime del nubifragio di Messina, 728 sono gli sfollati ospitati in 8 alberghi, mentre per quanto riguarda i danni materiali una stima si avrà per la fine di ottobre. Lo ha spiegato il capo della Protezione civile Guido Bertolaso questa mattina durante l’informativa alla Camera. «La verifica dei danni e gli interventi per la messa in sicurezza sono già stati avviati, compresi gli interventi per la verifica del rischio residuo, che riguardano la possibilità che ci siano altri crolli o frane», ha sottolineato Bertolaso, aggiungendo: «Contiamo di avere una stima dei danni probabilmente prima della fine del mese di ottobre e per lo stesso tempo uno studio analitico sugli interventi necessari di messa in sicurezza».

Il capo della Protezione civile ha anche illustrato il quadro dei soccorsi messi in campo. Nel messinese sono stati impiegati per affrontare l’emergenza, fin dalle prime ore, dell’emergenza 2386 componenti del sistema della protezione civile, per la maggior parte vigili del fuoco ma anche forze dell’ordine, polizia e carabinieri, forestale, guardia di finanza, esercito e aeronautica militare, marina militare e capitaneria di porto che stanno ancora cercando in mare con i loro sommozzatori eventuali dispersi, la regione Sicilia, la provincia e il comune di Messina con i loro uomini e la polizia municipale, il sistema del 118 anche con elicotteri e posti medici avanzati, Anas, Ferrovie, Enel. I mezzi usati in vari interventi e lavori sono stati 567, gli elicotteri hanno volato più di 100 ore, con oltre 150 sortite per raggiungere le frazioni isolate, distribuire acqua, viveri e medicinali e portare via le persone. Al momento nessuna frazione è più isolata e tutte le strade sono state riaperte.

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08/10/2009 19:31

La Cei per la popolazione messinese


Roma, 8. La Chiesa italiana è vicina alla popolazione colpita dal disastroso alluvione che ha seminato morte e distruzione - sin qui ventotto vittime, sette dispersi e circa novecento sfollati - nella provincia di Messina. La presidenza della Conferenza episcopale italiana (Cei) invita pertanto - informa una nota - "le comunità ecclesiali a pregare per le vittime e le persone colpite da questo drammatico evento" e si "unisce alla preghiera di suffragio" in occasione dei funerali che saranno celebrati sabato 10 dall'arcivescovo di Messina. Infine, "per far fronte all'emergenza e ai bisogni essenziali delle persone colpite da questo immane disastro", la presidenza della Cei ha "stanziato un milione di euro dai fondi derivanti dall'otto per mille" e ha invitato a "sostenere le iniziative di solidarietà promosse dalla Caritas italiana".


(©L'Osservatore Romano - 9 ottobre 2009)
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08/10/2009 19:35

Le vittime in questo momento sono salite a 28 e 9 dispersi.

Sabato 10 Ottobre è stato dichiarato lutto nazionale e ci saranno i funerali nel duomo di Messina, anche il nostro forum nel nostro piccolo affidiamo queste anime alla Misericordia di Dio.
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I quaderni e i disegni della scuola materna ed elementare «Leonardo da Vinci» di Giampilieri (Di Giacomo)

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14/10/2009 06:16

Messina, fratellini dispersi ritrovati i due cadaveri Il bilancio sale a 30 morti

Messina - Sono stati ritrovati i corpi dei due fratellini Francesco e Lorenzo Lonia, di 2 e 6 anni, dispersi a Giampilieri Superiore dopo l’alluvione del primo ottobre scorso. I resti dei due bambini sono stati individuati a a un centinaio di metri a valle dalla loro abitazione e a una decina di metri di profondità. Sale così a 30 il numero dei cadaveri finora recuperati, sono ancora sei i dispersi.

Travolti in casa Francesco e Lorenzo al momento della frana erano in casa con la madre Maria Letizia Scionti, il cui corpo era stato ritrovato giovedì scorso in via Puntale, quasi nello stesso punto dov’era stato recuperato anche il corpo della cuginetta di Francesco e Lorenzo, Ilaria di 5 anni. All’appelo mancano 6 persone, 4 uomini e due donne. I soccorritori li continuano a cercare, uno nel villaggio di Altolia e cinque nel Comune di Scaletta Zanclea.

www.ilgiornale.it
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12/11/2009 08:33



Per non dimenticare!
[Modificato da S_Daniele 12/11/2009 08:34]
12/11/2009 08:44

Terribile.Non si dimenticano qte tragedie.
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