EVVIVA^__^ PER LA MESSA SI CAMBIA MUSICA

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Pagine: 1, [2]
Caterina63
00domenica 20 settembre 2009 10:27
Re:
(Gino61), 20/09/2009 9.48:

Comunque ragazzi, inutile cominciare a litigare prima che la Chiesa abbia emanato qualcosa e leggere cosa ci sia scritto e cosa cambierà.  Aspettiamo.

Intanto ci rifacciamo all'ultimo documento in materia di Musica Sacra e cioè il Sacrosantum Concilium e nel paragrafo 120 dice

L'organo e gli strumenti musicali

120. Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l'organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti. Altri strumenti, poi, si possono ammettere nel culto divino, a giudizio e con il consenso della competente autorità ecclesiastica territoriale, a norma degli articoli 22-2, 37 e 40, purché siano adatti all'uso sacro o vi si possano adattare, convengano alla dignità del tempio e favoriscano veramente l'edificazione dei fedeli.


Aspettiamo comunque il documento della CEI e vediamo cosa dice e poi ne riparliamo.









Concordo....

ma nessuno sta litigando....per una volta che si parla con serenità, approfittiamone...

Cattolico_Romano
00domenica 20 settembre 2009 10:47
X Caterina


ma nessuno sta litigando....per una volta che si parla con serenità, approfittiamone...



Allora approfittiamone... [SM=g6794]


Questo non significa NON capire cosa si sta dicendo...basta prendere i testi e questi sono tutti accompagnati dalla traduzione in italiano, ma a noi interessa che durante la celebrazione il nostro CUORE sia unito a quello del Sacerdote, non tanto a quello che io dirò, a quello che mi piace o non mi piace...la Messa non deve essere fatta a seconda dei gusti dei fedeli, ma è il fedele che deve sforzarsi di comprenderne il senso...



Non sono completamente d’accordo.
Il “recitare” un canto o una preghiera in una lingua che non si conosce si rischia di ridurre il tutto ad una recita vera e propria, quando prego o canto devo conoscere e comprendere ciò che dico, questo perché la Messa non è una recita ma una compartecipazione, e se io disconosco ciò che dico e quindi mi è incomprensibile, come faccio a immedesimarmi e compartecipare al sacrificio eucaristico?
Come fa il mio cuore ad essere unito a quello del sacerdote quando non so nemmeno ciò che dico?
L’unione non è solo nel sentimento ma anche nell’intelletto, che esercitato insieme al sentimento dispone il proprio essere totale nella partecipazione liturgica divenendo tutt’uno con Cristo.
L’intelletto però se disconosce qualcosa non può essere esercitato pienamente, quindi se non conosco il latino o il tedesco, quel che dico sarà solo una esercitazione fonetica e non altro.

Oltre al fatto che sarebbe un erroraccio eliminare la Messa volgare, ma questo è OT.
Gabbianella1.
00domenica 20 settembre 2009 10:58
Grazie Tea !
Piu' vado avanti piu' mi rendo conto di essere ignorante,nn si impara mai abbastanza.Com'è che piu' si procede nella conoscenza e piu' si è consapevoli della propria ignoranza???Almeno per qto mi riguarda.

Non so dove ho letto (appena trovo il link lo metto ,magari e' gia' in qta com o nella tua )in cui si afferma che le Chiese stanno diventando sempre piu' garage dove si parcheggia il Santissimo Sacramento.E' un 'affermazione per me forte e credevo un po' esagerata.Pero' in effetti se si pensa all'arte come forma di espressione della bellezza e del sacro,del divino le chiese -garage
mortificano il luogo che accoglie il Santissimo Sacramento.
E' vero che basta un altare e un Tabernacolo e un sacerdote e i fedeli...pero' se pensiamo a casa nostra che è molto piu' terrena ,umile...ci preoccupiamo di renderla accogliente,la adorniamo di foto che raccontino il nostro essere famiglia ,i momenti felici ...
A maggior ragione la Chiesa deve accogliere degnamente il Sacramento Santissimo.
La Chiesa è anche un luogo di raccoglimento e ammetto che spesso in silenzio guardo la volta della Chiesa puntando lo sguardo verso Cristo Glorioso circondato dagli angeli e cherubini,oppure guardo giu' ,davanti a me e vedo il Crocifisso sofferente .POi vedo le diverse stazioni della Via Crucis rappresentate lungo i fianchi della navata ...o la bellissima Madonna che tiene il braccio il Bambin Gesù.Tutto richiama alla vita e al Vangelo di Gesù.

Al di la' di qta piccola digressione che nn c'entra tanto col forum postato da Tea,e' anche vero che la Messa e'in primo luogo celebrazione del Sacrificio di Cristo.
In Essa c'è vera presenza della Eucaristia.
Abbiamo una ricchezza.
Qdi il luogo in cui si celebra il Sacrificio del nostro Signore Gesù deve essere degno di accoglierlo con canti e ambiente appropriati .
E qdi la Messa cantata è una lode che si fa al Signore.


(pero' la chitaretta ce stava....ma...aspettiamo ehehheh)

Buona domenica a tutti in Cristo Gesù!!!!
Caterina63
00domenica 20 settembre 2009 11:04
Non sono completamente d’accordo.
Il “recitare” un canto o una preghiera in una lingua che non si conosce si rischia di ridurre il tutto ad una recita vera e propria, quando prego o canto devo conoscere e comprendere ciò che dico, questo perché la Messa non è una recita ma una compartecipazione, e se io disconosco ciò che dico e quindi mi è incomprensibile, come faccio a immedesimarmi e compartecipare al sacrificio eucaristico?
Come fa il mio cuore ad essere unito a quello del sacerdote quando non so nemmeno ciò che dico?


**************************************

Bingo caro Daniele....bingo!

Infatti, se io vado per esempio in Germania e non trovassi una Chiesa che celebra in italiano, e non conoscendo il tedesco, secondo te, che Messa prenderei? NON SAREBBE VALIDA? [SM=g7427]

E' ovvio che essa è valida, perchè anche se non comprendo la lingua IO SO COSA STA FACENDO IL SACERDOTE e mi unisco a lui ADORANDO DIO IN SPIRITO E VERITA' NON CON LE PAROLE... [SM=g8864]

In sostanza diciamo la stessa cosa...ma in modo diverso....
il latino è la lingua MADRE della Chiesa avanzata appositamente per far comprendere TUTTI I FORESTIERI che venivano a Roma e parlavano ognuno la propria lingua...in riferimento al passo biblico di Babele, la Chiesa per evitare che ognuno nella propria lingua finisse per modificare IL SENSO DEL CULTO, stabilì una lingua per tutti per il Canone centrale della Messa...e di fatti Benedetto XVI ha chiesto anche nella Sacramentum Caritatis (ma lo consiglia anche la Sacrosanctun Concilium) di mantenere quella parte favorendo la lingua latina...
Se io dunque lo imparo, con l'ausilio dei foglietti bilingue che ci sono sempre stati anche prima del Concilio...anche andando in un altro Stato e non conoscessi quella lingua, nel Canone latino, non avrei alcuna difficoltà e ci riconosceremo davvero tutti un cuor solo...

Infine si, la Messa è UNA RECITA...una recita Sacra, un Memoriale sacro, non scandalizziamoci, ma cerchiamo di comprendere i termini della recita che non è una scena teatrale naturalmente, ma un PARTECIPARE A QUALCOSA CHE E' AVVENUTO....essendo avvenuta è dunque una RECITA, ma noi non recitiamo bensì PARTECIPIAMO...i protagonisti non siamo noi, ma il Cristo che si rende presente ripetendo per noi la Crocefissioni INCRUENTA... Gesù NON rimuore (Sacrificio incruento)ma viene ricrocifisso per NOI OGGI...

Come fare per immedesimarci?
ACCOMPAGNANDO I GESTI DEL SACERDOTE...imitando Maria e Giovanni ai piedi della Croce, cercando di RIVIVERE quegli eventi che si stanno ripetendo PER ME OGGI...

[SM=g7427]
Gabbianella1.
00domenica 20 settembre 2009 11:08
OT? che significa?Scusa Daniele...
Caterina63
00domenica 20 settembre 2009 11:29
Re:
Gabbianella1., 20/09/2009 11.08:

OT? che significa?Scusa Daniele...




significa "fuori tema" [SM=g8468]

Ringrazio anche Gabbianella per il suo ulteriore contributo, infatti basti pensare come teniamo la nostra casa...tuttavia con la sostanziale differenza che il Tempio non è un luogo nel quale far entrare i gusti dei fedeli, al contrario, è il luogo in cui Dio, attraverso i suoi Ministri (=regole della Chiesa, le Norme) si fa presente a tutti i fedeli e per tutti i gusti... [SM=g8864]




Cattolico_Romano
00domenica 20 settembre 2009 12:04


Bingo caro Daniele....bingo! Infatti, se io vado per esempio in Germania e non trovassi una Chiesa che celebra in italiano, e non conoscendo il tedesco, secondo te, che Messa prenderei? NON SAREBBE VALIDA? E' ovvio che essa è valida, perchè anche se non comprendo la lingua IO SO COSA STA FACENDO IL SACERDOTE e mi unisco a lui ADORANDO DIO IN SPIRITO E VERITA' NON CON LE PAROLE...



Ma qui non si discute di validità della Messa, ovvio che è valida.
L'esempio portato da te è valido per chi si trova in una nazione diversa dalla propria, ma non si capisce il perchè in Italia si debba recitare in latino, esiste il Messale in italiano e questo va benissimo, chi vuole il Messale di san Pio V lo celebri a parte senza obbligare nessuno.



il latino è la lingua MADRE della Chiesa



Il latino non è la lingua madre della Chiesa, ma della Chiesa Latina, in principio la lingua madre fu l'aramaico con la chiesa gerosolomitana, poi il greco e il latino, l'uno per le chiese di lingua greca il secondo per le chiese di lingua latina, ma bisogna considerare anche il contesto storico e sociale, la Chiesa latina parlava il latino anche nella società, questo non è più applicabile in un contesto che non parla più latino da oltre cinque secoli, la Chiesa Occidentale a differenza di quella Orientale a compreso tutto ciò ed è per questo che ha adeguato la lingua della Chiesa con la lingua del popolo di Dio, che infine è la Chiesa, non dimentichiamolo...



avanzata appositamente per far comprendere TUTTI I FORESTIERI che venivano a Roma e parlavano ognuno la propria lingua...in riferimento al passo biblico di Babele, la Chiesa per evitare che ognuno nella propria lingua finisse per modificare IL SENSO DEL CULTO, stabilì una lingua per tutti per il Canone centrale della Messa...



Una lingua che però, dimentichi di dire, era la lingua più conosciuta e parlata oltre il greco, fino al XIV secolo infatti in quasi tutto l'Occidente si parlava e scriveva in latino, poi è ovvio che i forestieri devono adeguarsi alla lingua del luogo, così un tedesco si deve adeguare all'italiano, ma non si capisce il perchè l'italiano deve adeguarsi ad una lingua, che con tutto il rispetto, è morta da secoli.




e di fatti Benedetto XVI ha chiesto anche nella Sacramentum Caritatis (ma lo consiglia anche la Sacrosanctun Concilium) di mantenere quella parte favorendo la lingua latina...



Bisognerà vedere se tutto ciò è applicabile, il pontefice stesso sa che prima c'è un iter da compiere, quest'iter si chiama dialogo, poichè da se non si decide nulla, deve esserci concordia nella Chiesa o si rischiano ulteriori spaccature.
Inoltre ci sarebbe poi da chiedersi il perchè questo dovrebbe essere valido solo in Europa o al massimo anche negli USA mentre Africa e Asia possono mantenere la propria lingua madre?


Se io dunque lo imparo, con l'ausilio dei foglietti bilingue che ci sono sempre stati anche prima del Concilio...anche andando in un altro Stato e non conoscessi quella lingua, nel Canone latino, non avrei alcuna difficoltà e ci riconosceremo davvero tutti un cuor solo...



Il latino non si impara su un foglietto di carta che non hai nemmeno il tempo di studiare poichè devi recitarlo nell'immediatezza, semmai memorizzerai a memoria frasi che non conosci il significato.
Dici bene, questo avveniva PRIMA del Vaticano II, aldilà che prima del Concilio la maggioranza non capiva nulla, c'è stato un Concilio Ecumenico che ha infallibilmente stabilito il messale di lingua volgare, voler eliminare tale messale, è come affermare che il Concilio ha sbagliato, ciò a livello teologico farebbe aprire crateri incredibili, perchè se un Concilio Ecumenico erra nulla toglierebbe che anche i precedenti Concili possano aver errato.
Non vorrei che si commettesse l'errore inverso, cioè, quando Benedetto XVI con il   SUMMORUM PONTIFICUM  spiegò che il Vaticano II non cancellò il messale di san Pio V, tutti i tradizionalisti e i nostalgici, giustamente, esultarono, oggi però mi sembra di assistere ad una certa leva che vuole affossare Novus Ordo, cioè la Messa attuale, in nome della Traditio, dimenticando che Traditio non è staticità, ma continuità non nella forma, che può mutare in base ai tempi, ma nella sostanza che rimane sempre la stessa.



Infine si, la Messa è UNA RECITA...una recita Sacra, un Memoriale sacro, non scandalizziamoci, ma cerchiamo di comprendere i termini della recita che non è una scena teatrale naturalmente, ma un PARTECIPARE A QUALCOSA CHE E' AVVENUTO....essendo avvenuta è dunque una RECITA, ma noi non recitiamo bensì PARTECIPIAMO...i protagonisti non siamo noi, ma il Cristo che si rende presente ripetendo per noi la Crocefissioni INCRUENTA... Gesù NON rimuore (Sacrificio incruento)ma viene ricrocifisso per NOI OGGI...


 
Pienamente d'accordo.


Come fare per immedesimarci? ACCOMPAGNANDO I GESTI DEL SACERDOTE...imitando Maria e Giovanni ai piedi della Croce, cercando di RIVIVERE quegli eventi che si stanno ripetendo PER ME OGGI...



Allora, se dobbiamo fare come Maria e Givanni, letteralmente parlando, nessuna liturgia e solo silenzio, o Maria cantò in gregoriano e in latino dinanzi Gesù crocifisso?
Questo, per dire in parole povere che il tuo esempio non regge perchè parliamo di due eventi diversi.
Caterina63
00domenica 20 settembre 2009 12:38
Re:
mi spiace Daniele....non riesco a leggere, nè a comprendere i messaggi spezzati e tolti dal loro contesto...
non riesco a rispondere in questo modo frammentario...

in questo modo come fai tu distorci il senso del mio intervento, provo una breve scannerizzazione ai punti focali:

- è ovvio che non intendevo il senso teologico della validità, prendi il termine nel contesto della risposta...

- il latino è la lingua Madre della Chiesa Cattolica...lo conferma il Concilio Vaticano II, la Chiesa Latina è la Chiesa Cattolica...

- la lingua greca rimane la lingua ufficiale dell'Ortodossia Orientale, ma la imparano infatti anche i Cattolici di rito orientale...è stata una scelta della Chiesa, non serve fare le pulci alla scelta della Chiesa...

- ciò che dice il Papa va ponderato in ciò che LUI ritiene utile, non in ciò che noi riteniamo opportuno o inopportuno...

- il latino che si usa nella Messa lo si può imparare anche dai foglietti, provare per credere.... [SM=g8468]

- il canto gregoriano accompagna, SUBLIMA IL DOLORE DI MARIA ALLA CROCE che è anche il nostro...infatti durante l'elevazione si fa SILENZIO... [SM=g10770]

Daniè...non mi spezzà le risposte, fai lo sforzo di com-prendere nel contesto ciò che insegna la Chiesa NON ciò che dico io... [SM=g8468]


[SM=g7427]
Cattolico_Romano
00domenica 20 settembre 2009 13:30

mi spiace Daniele....non riesco a leggere, nè a comprendere i messaggi spezzati e tolti dal loro contesto... non riesco a rispondere in questo modo frammentario...



Scusa Caterina, oltre al fatto che questo è il mio modo di rispondere, ed oltre al fatto che non credo di aver tolto il testo dal contesto, oltre a cio, se fai caso anche tu rispondi come me, con la differenza che io uso il quota sulle affermazioni del mio interlocutore, tu non usi il quota ma lo spazio tra un'affermazione e l'altra.


in questo modo come fai tu distorci il senso del mio intervento, provo una breve scannerizzazione ai punti focali:



A me non sembra, io rispondo solo a quelle affermazioni che non mi convincono.


- è ovvio che non intendevo il senso teologico della validità, prendi il termine nel contesto della risposta...


 
Ma la validità o meno della Messa può essere solo a livello teologico e non linguistico, difatti io non ho posto questo problema, lo hai interpretato tu cosi, io difatti non parlavo di questo, la Messa è valida anche se tutta l'assemblea stia fingendo, perchè non sono loro a far funzionare il sacramento dell'altare, ma è Cristo stesso, l'eucarestia non diviene tale per opera dell'assemblea, e nemmeno per opera del sacerdote, anche se è lui il preposto a tale celebrazione, ma è l'epiclesi e le parole stesse di Cristo dette in persona di Cristo e non in persona del sacerdote, come si dice in teologia:
rum validitas ex opere operato, cioè i sacramenti valgono per il semplice fatto di essere eseguiti, e non di chi li esegue.
 

- il latino è la lingua Madre della Chiesa Cattolica...lo conferma il Concilio Vaticano II, la Chiesa Latina è la Chiesa Cattolica...



Non credo che il Vaticano II dica questo, direbbe una sciocchezza anacronista dato che la Chiesa Cattolica fino al XI secolo aveva due lingue, latino e greco
Tu confondi la Chiesa di rito latino con la Chiesa Cattolica che ingloba anche il rito orientale, infatti i fratelli cattolici orientali hanno un rito diverso oltre a disposizioni diverse, anch'essi fanno parte a pieno titolo nella Chiesa Cattolica, ma hanno un rito e una lingua diversa.
La Chiesa latina non è la Chiesa Cattolica, ma una parte maggioritaria di essa.


- la lingua greca rimane la lingua ufficiale dell'Ortodossia Orientale, ma la imparano infatti anche i Cattolici di rito orientale...è stata una scelta della Chiesa, non serve fare le pulci alla scelta della Chiesa...



Ma la Chiesa ha scelto anche che in Italia si celebri in italiano e in Francia in francese, mica l'ho inventato io...


- ciò che dice il Papa va ponderato in ciò che LUI ritiene utile, non in ciò che noi riteniamo opportuno o inopportuno...



Ma qui non si parla di ciò che è opportuno per me o per te, ma per la Chiesa popolo di Dio, non solo una parte di essa, la Chiesa come Magister non può e non isola l'intero popolo di Dio, e comunque il Papa non ha mai detto di togliere il N.O.


- il latino che si usa nella Messa lo si può imparare anche dai foglietti, provare per credere....



No, tu non impari il latino ma memorizzi, disconoscendo il significato, le parole che devi recitare, sempre pensando che tutti abbiamo la medesima cultura, già prima del Concilio quasi nessuno sapeva il latino, questa era una lingua per pochi, basta chiedere a chi andava a Messa prima del Concilio, oppure ci dovremmo mettere tutti a studiare il latino?
E perchè mai il popolo deve avere questo peso? Non va bene l'italiano? Oppure si vuol dire che il N.O. sia inferione del V.O.? Abbiamo così una Messa di serie A e una di serie B?
Forse qualcuno dimentica che anche il messale di Pio V è un evoluzione del tempo nella Chiesa e questo stesso messale oggi è stato modificato.


- il canto gregoriano accompagna, SUBLIMA IL DOLORE DI MARIA ALLA CROCE che è anche il nostro...infatti durante l'elevazione si fa SILENZIO...



Ma anche oggi durante l'elevazione si fa silenzio.


Daniè...non mi spezzà le risposte, fai lo sforzo di com-prendere nel contesto ciò che insegna la Chiesa NON ciò che dico io...



Caterina non te la prendere ma ognuno ha il suo modo di rispondere, non sto spezzando nulla, e facciamo lo sforzo di non dire: io dico ciò che dice la Chiesa e non di mio e tu no, sennò si polemizza inutilmente, stiamo solo discutendo di un argomento che già in seno alla Chiesa ne stanno discutendo da anni, quindi nulla di strano ad avere posizioni differenti.

Cattolico_Romano
00domenica 20 settembre 2009 13:35
Post: 270
Registrato il: 29/03/2009
Registrato il: 02/08/2009
Età: 68
Sesso: Maschile
20/09/2009 12.56

chiedo scusa se mi ripeto, ma la Messa è anche gioia,
gioia della resurrezione
 
Post: 260
Registrato il: 10/07/2009
Registrato il: 10/07/2009
Sesso: Femminile
20/09/2009 13.08

Si certo !!!
La nostra fede se nn avesse come fondamento la Risurrezione di Cristo ,Nostro Signore,sarebbe vana!
Anche per me la Messa e' anche gioia della Resurrezione ,come ben tu dici,oltre che sacrificio di Gesù.

Cattolico_Romano
00domenica 20 settembre 2009 13:35
Ho spostato qui i vostri due messaggi così da non disperdere l'argomento, dato che si parla dello stesso argomento.
Caterina63
00domenica 20 settembre 2009 15:20
Re:
Cattolico_Romano, 20/09/2009 13.35:

Post: 270
Registrato il: 29/03/2009
Registrato il: 02/08/2009
Età: 68
Sesso: Maschile
20/09/2009 12.56

chiedo scusa se mi ripeto, ma la Messa è anche gioia,
gioia della resurrezione
 
Post: 260
Registrato il: 10/07/2009
Registrato il: 10/07/2009
Sesso: Femminile
20/09/2009 13.08

Si certo !!!
La nostra fede se nn avesse come fondamento la Risurrezione di Cristo ,Nostro Signore,sarebbe vana!
Anche per me la Messa e' anche gioia della Resurrezione ,come ben tu dici,oltre che sacrificio di Gesù.






Gabbianella ha focolazzato il punto....

Va aggiunto infatti che san Paolo parla della croce come di un VANTO....il che scandalizzava i pagani (e gli stessi Ebrei che non potevano accettare un Dio crocefisso) che NON comprendevano cosa ci fosse da vantarsi di uno Crocefisso...tanto più che era una umiliazione oltre alla condanna come reo...

Il fatto che san Padre Pio piangeva mentre consacrava l'Ostia, ci rammenta anche di come egli rideva DOPO...di come fosse felice...
La gioia dei Santi che cosa è appunto?

E come mai, chiedo a Zacuff...quando muore un nostro caro NON BALLIAMO E NON DANZIAMO MA PIANGIAMO?

a parte le usanze di ogni popolo, chiunque piange il morto...il momento della Consacrazione Gesù NON rimuore è vero, ma NOI SPERIMENTIAMO ciò che è accaduto quel giorno al Calvario...Gesù alla Messa viene RICROCEFISSO PER NOI OGGI senza rimorire perchè Lui è risorto è per questo che facciamo il Culto....noi non adoriamo un morto...




(Zacuff)
00domenica 20 settembre 2009 17:58
Re: Re:
Caterina63, 20/09/2009 15.20:





Gabbianella ha focolazzato il punto....

Va aggiunto infatti che san Paolo parla della croce come di un VANTO....il che scandalizzava i pagani (e gli stessi Ebrei che non potevano accettare un Dio crocefisso) che NON comprendevano cosa ci fosse da vantarsi di uno Crocefisso...tanto più che era una umiliazione oltre alla condanna come reo...

Il fatto che san Padre Pio piangeva mentre consacrava l'Ostia, ci rammenta anche di come egli rideva DOPO...di come fosse felice...
La gioia dei Santi che cosa è appunto?

E come mai, chiedo a Zacuff...quando muore un nostro caro NON BALLIAMO E NON DANZIAMO MA PIANGIAMO?

a parte le usanze di ogni popolo, chiunque piange il morto...il momento della Consacrazione Gesù NON rimuore è vero, ma NOI SPERIMENTIAMO ciò che è accaduto quel giorno al Calvario...Gesù alla Messa viene RICROCEFISSO PER NOI OGGI senza rimorire perchè Lui è risorto è per questo che facciamo il Culto....noi non adoriamo un morto...








Chiedo scusa ma vado di fretta.

beh, ci mancherebbe che ballassimo!

Ma chiedo se la risurrezione di Cristo dà gioia o no!

E che dire allora, piangiamo anche per questo!

Certo che prima c'è il Calvario e la cosa deve far riflettere,

ma non ho mai visto preti, né vescovi e neppure papi piangere

durante la S. Messa.

In certe circostanze può succedere, non lo metto in dubbio.

E non ho neppur detto che bisogna ridere dai!

pavel43
00domenica 20 settembre 2009 18:01
Io vado in genere a Messa ad un orario in cui so che sarà presente il coro ufficiale e l'organista.
Mia figlia solitamente in altro orario partecipa ad una celebrazione con coretto dei piccoli con uso di alcuni strumenti musicali quali violino e clarino e anche chitarra che lei suona.
A volte vengono ospitati gruppi etnici africani che arrangiano alcuni noti canti con vocalizzi propri della loro tradizione facendo pure uso di strumenti a percussione.
Solitamente i parrocchiani scelgono l'orario prediligendo un accompagnamento liturgico più consono alla propria sensibilità.
Un carissimo amico si rammarica di non poter ascoltare la Messa in latino, che peraltro sarebbe fattibile secondo recenti disposizioni previa richiesta di un numero significativo di richiedenti.
Io penso che quando le varie modalità di accompagnamento liturgico non sovrastino la celebrazione dei Sacri Misteri, non distraggano i fedeli da ciò che succede all'altare possano essere accettati.
Certamente se il Magistero rileva l'inadeguatezza di strumenti e comportamenti dovrà giustamente dare le sue direttive e dovremo adeguarci. Penso che potranno esserci cambiamenti gradauali, non credo che passeremo direttemente alle catacombe.
(Zacuff)
00domenica 20 settembre 2009 18:10
Re: Re: Re:
(Zacuff), 20/09/2009 17.58:




Chiedo scusa ma vado di fretta.

beh, ci mancherebbe che ballassimo!

Ma chiedo se la risurrezione di Cristo dà gioia o no!

E che dire allora, piangiamo anche per questo!

Certo che prima c'è il Calvario e la cosa deve far riflettere,

ma non ho mai visto preti, né vescovi e neppure papi piangere

durante la S. Messa.

In certe circostanze può succedere, non lo metto in dubbio.

E non ho neppur detto che bisogna ridere dai!





beh, forse si è andati un po fuori tema nel senso che si parlava di canti in Chiesa.
Posso esser d'accordo di fare quei canti consentiti dalla Chiesa stessa,
ma per l'esclusione della chitarra, questo no.
Ma è sempre un mio parere personale eh!
Devo correreeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
ciao
Cattolico_Romano
00domenica 20 settembre 2009 21:18
Invito tutti a leggere con attenzione quanto dice Benedetto XVI (all'epoca prefetto della Sacra Congregazione per la dottrina della fede) a colloquio con Vittorio Messori in quello che diverrà un bellissimo libro: Rapporto sulla Fede: Vittorio Messori a colloquio con Joseph Ratzinger  oltre a ciò consiglio di leggere anche il testo conciliare riguardante la liturgia:

SACROSANCTUM CONCILIUM

Segue il testo di Messori:

CAPITOLO NONO

LITURGIA TRA ANTICO E NUOVO

Ricchezze da salvare

Cardinal Ratzinger, vogliamo parlare un poco di liturgia, di riforma liturgica? È un problema tra i più dibattuti e spinosi, è uno dei cavalli di battaglia della anacronistica reazione anti-conciliare, dell'integrismo patetico alla Lefebvre, il vescovo in rivolta proprio a causa di certi aggiornamenti liturgici in cui crede di sentire odore di zolfo, di eresia...

Mi ferma subito per precisare: "Davanti a certi modi concreti di riforma liturgica e, soprattutto, davanti alle posizioni di certi liturgisti, l'arca del disagio è più ampia di quella dell'integrismo anticonciliare. Detto in altre parole: non tutti coloro che esprimono un tale disagio devono per questo essere necessariamente degli integristi".

Vuol forse dire che il sospetto, magari la protesta per certo liturgismo post-conciliare sarebbero legittimi anche in un cattolico lontano dal tradizionalismo estremo? In un cattolico, cioè, non malato di nostalgia ma disposto ad accettare interamente il Vaticano II?

"Dietro ai modi diversi di concepire la liturgia - risponde - ci sono, come di consueto, modi diversi di concepire la Chiesa, dunque Dio e i rapporti dell'uomo con Lui. Il discorso liturgico non è marginale: è stato proprio il Concilio a ricordarci che qui siamo nel cuore della fede cristiana".

I gravosi compiti romani impediscono a Joseph Ratzinger (per motivi di tempo ma anche di opportunità) di continuare come vorrebbe la pubblicazione di articoli scientifici e di libri. Ma, a conferma dell'importanza che dà all'argomento liturgico, una delle poche opere che ha pubblicato in questi anni è Das Fest des Glaubens, la festa della fede. Si tratta appunto di una raccolta di brevi saggi sulla liturgia e su un certo "aggiornamento" di fronte al quale si dichiarava perplesso già dieci anni dopo la conclusione del Vaticano II.

Tiro fuori dalla borsa quel ritaglio del 1975 e leggo: "L'apertura della liturgia alle lingue popolari era fondata e giustificata: anche il Concilio di Trento l'aveva avuta presente, almeno a livello di possibilità. Sarebbe poi falso dire, con certi integristi, che la creazione di nuovi canoni per la Messa contraddice la Tradizione della Chiesa. Tuttavia, resta da vedere sino a che punto le singole tappe della riforma liturgica dopo il Vaticano II siano state veri miglioramenti o non, piuttosto, banalizzazioni; sino a che punto siano state pastoralmente sagge o non, al contrario, sconsiderate".

Continuo a leggere da quell'intervento di Joseph Ratzinger, allora professore di teologia ma già prestigioso membro della Pontificia Commissione Teologica Internazionale: "Anche con la semplificazione e la formulazione meglio comprensibile della liturgia, è chiaro che deve essere salvaguardato il mistero dell'azione di Dio nella Chiesa; e, perciò, la fissazione della sostanza liturgica intangibile per i sacerdoti e le comunità, come pure il suo carattere pienamente ecclesiale". "Pertanto - esortava il professor Ratzinger - ci si deve opporre, più decisamente di quanto sia stato fatto finora, all'appiattimento razionalistico, ai discorsi approssimativi, all'infantilismo pastorale che degradano la liturgia cattolica al rango di circolo di villaggio e la vogliono abbassare a un livello fumettistico. Anche le riforme già eseguite, specialmente riguardo al rituale, devono essere riesaminate sotto questi punti di vista".

Mi ascolta, con l'attenzione e la pazienza consuete, mentre gli rileggo queste sue parole. Sono passati dieci anni da allora, l'autore di una simile messa in guardia non è più un semplice studioso, è il custode dell'ortodossia stessa della Chiesa. Il Ratzinger di oggi, Prefetto della fede, si riconosce ancora in questo brano?

"Interamente - non esita a rispondermi -. Anzi, da quando scrivevo queste righe altri aspetti che sarebbero stati da salvaguardare sono stati accantonati, molte ricchezze superstiti sono state dilapidate. Allora, nel 1975, molti colleghi teologi si dissero scandalizzati, o almeno sorpresi, dalla mia denuncia. Adesso, anche tra loro, sono numerosi quelli che mi hanno dato ragione, almeno parzialmente". Si sarebbero cioè verificati ulteriori equivoci e fraintendimenti che giustificherebbero ancor più le parole severe di sei anni dopo, nel libro recente che citavamo: "Certa liturgia post-conciliare, fattasi opaca o noiosa per il suo gusto del banale e del mediocre, tale da dare i brividi...".

La lingua, per esempio ...

Per lui, proprio nel campo liturgico - sia negli studi degli specialisti che in certe applicazioni concrete - si constaterebbe "uno degli esempi più vistosi di contrasto tra ciò che dice il testo autentico del Vaticano II e il modo con cui è stato poi recepito e applicato".

Esempio sin troppo famoso, si sa (ed esposto al rischio di strumentalizzazioni), è quello dell'impiego del latino, sul quale il testo conciliare è esplicito: "L'uso della lingua latina, salvo diritti particolari, sia conservato nei riti latini" (Sacrosanctum Concilium, n. 36). Più avanti, i Padri raccomandano: "Si abbia ( ... ) cura che i fedeli sappiano recitare e cantare insieme, anche in lingua latina, le parti dell'Ordinario della Messa che spettano ad essi" (n. 54). Più avanti ancora, nello stesso documento: "Secondo la secolare tradizione del rito latino, per i chierici sia conservata nell'Ufficio divino la lingua latina " (n. 101).

Scopo del colloquio col card. Ratzinger, dicevamo all'inizio, non era certo mettere in rilievo il nostro punto di vista, bensì riferire quello dell'intervistato.

Tuttavia, personalmente - per quanto poco importi - troviamo un po' grottesco l'atteggiamento da "vedovi" e "orfani" di chi rimpiange un passato tramontato per sempre e non siamo affatto nostalgici di una liturgia in latino che abbiamo conosciuto solo nel suo ultimo, estenuato periodo di vita. Tuttavia, leggendo i documenti conciliari si può capire ciò che vuol dire il card. Ratzinger: è un fatto oggettivo che, anche solo limitandosi all'uso della lingua liturgica, balza agli occhi il contrasto tra i testi del Vaticano II e le successive applicazioni concrete.

Non si tratta di recriminare ma di sapere, da una voce autorevole, come mai questo gap si sia verificato.

Lo vedo scuotere il capo: "Che vuole, anche questo è tra i casi di una sfasatura - purtroppo frequente in questi anni - tra il dettato del Concilio, la struttura autentica della Chiesa e del suo culto, le vere esigenze pastorali del momento e le risposte concrete di certi settori clericali. Eppure la lingua liturgica non era affatto un aspetto secondario. All'origine della frattura tra Occidente latino e Oriente greco c'è anche una questione di incomprensione linguistica. È probabile che la scomparsa della lingua liturgica comune possa rafforzare le spinte centrifughe tra le varie aree cattoliche". Aggiunge però subito: "Per spiegare il rapido e quasi totale abbandono dell'antica lingua liturgica comune bisogna in verità anche rifarsi a un mutamento culturale dell'istruzione pubblica in Occidente. Come professore, ancora all'inizio degli anni Sessanta potevo permettermi di leggere un testo latino a giovani provenienti dalle scuole secondarie tedesche. Oggi questo non è più possibile".

"Pluralismo, ma per tutti"

A proposito di latino: nei giorni del nostro colloquio non era ancora conosciuta la decisione del Papa che (con lettera in data 3 ottobre 1984, a firma del Pro-Prefetto della Congregazione per il culto divino) concedeva il discusso " indulto " a quei preti che volessero celebrare la messa usando il messale romano, in latino appunto, del 1962. e, cioè, la possibilità di un ritorno (seppure ben delimitato) alla liturgia pre-conciliare; purché, si dice nella lettera, "consti con chiarezza, anche pubblicamente, che questi sacerdoti e i rispettivi fedeli in nessun modo condividano le posizioni di coloro che mettono in dubbio la legittimità e l'esattezza dottrinale del Messale Romano promulgato dal Papa Paolo VI nel 1970"; e purché la celebrazione secondo il vecchio rito "avvenga nelle chiese e negli oratori indicati dal vescovo, non però nelle chiese parrocchiali, a meno che l'ordinario del luogo lo abbia concesso, in casi straordinari". Malgrado questi limiti e le severe avvertenze ("in nessun modo la concessione dell'indulto dovrà essere usata in modo da recare pregiudizio all'osservanza fedele della riforma liturgica"), la decisione del Papa ha suscitato polemiche.

La perplessità è stata anche nostra, ma dobbiamo riferire quanto il card. Ratzinger ci aveva detto a Bressanone: pur senza parlarci della misura - che era evidentemente già stata decisa e della quale di certo era al corrente - ci aveva accennato a una possibilità del genere. Questo " indulto per lui, non sarebbe stato da vedere in una linea di " restaurazione " ma, al contrario, nel clima di quel " legittimo pluralismo" sul quale il Vaticano II e i suoi esegeti hanno tanto insistito.

Infatti, precisando di parlare " a titolo personale ", il cardinale ci aveva detto: "Prima di Trento, la Chiesa ammetteva nel suo seno una diversità di riti e di liturgie. I Padri tridentini imposero a tutta la Chiesa la liturgia della città di Roma, salvaguardando, tra le liturgie occidentali, solo quelle che avessero più di due secoli di vita. È il caso, ad esempio, del rito ambrosiano della diocesi di Milano. Se potesse servire a nutrire la religiosità di qualche credente, a rispettare la pietas di certi settori cattolici, sarei personalmente favorevole al ritorno alla situazione antica, cioè a un certo pluralismo liturgico. Purché, naturalmente, venisse riconfermato il carattere ordinario dei riti riformati e venisse indicato chiaramente l'ambito e il modo di qualche caso straordinario di concessione della liturgia preconciliare". Più che un auspicio il suo, visto che poco più di un mese dopo doveva realizzarsi.

Lui stesso, del resto, nel suo Das Fest des Glaubens aveva ricordato che "anche in campo liturgico, dire cattolicità non significa dire uniformità", denunciando che, "invece, il pluralismo postconciliare si è dimostrato stranamente uniformante, quasi coercitivo, non consentendo più livelli diversi di espressione di fede pur all'interno dello stesso quadro rituale".

Uno spazio per il Sacro

Per tornare al discorso generale: che rimprovera il Prefetto a certa liturgia d'oggi? (o, forse, non proprio di oggi visto che, come osserva, "sembra stiano attenuandosi certi abusi degli anni postconciliari: mi pare che ci sia in giro una nuova presa di coscienza, che alcuni stiano accorgendosi di avere corso troppo e troppo in fretta". "Ma - aggiunge - questo nuovo equilibrio è per ora di élite, riguarda alcune cerchie di specialisti mentre l'ondata messa in moto proprio da costoro arriva adesso alla base. Così, può succedere che qualche prete, qualche laico si entusiasmino in ritardo e giudichino d'avanguardia ciò che gli esperti sostenevano ieri, mentre oggi questi specialisti si attestano su posizioni diverse, magari più tradizionali").

Comunque sia, ciò che per Ratzinger va ritrovato in pieno è "il carattere predeterminato, non arbitrario, " imperturbabile -, " impassibile " del culto liturgico". "Ci sono stati anni - ricorda - in cui i fedeli, preparandosi ad assistere a un rito, alla messa stessa, si chiedevano in che modo, in quel giorno, si sarebbe scatenata la " creatività " del celebrante...". Il che, ricorda, contrastava oltretutto con il monito insolitamente severo, solenne del Concilio: "Che nessun altro, assolutamente (al di fuori della Santa Sede e della gerarchia episcopale, n.d.r.); che nessuno, anche se sacerdote, osi di sua iniziativa aggiungere, togliere o mutare alcunché in materia liturgica" (Sacrosanctum Concilium n. 22).

Aggiunge: "La liturgia non è uno show, uno spettacolo che abbisogni di registi geniali e di attori di talento. La liturgia non vive di sorprese " simpatiche ", di trovate " accattivanti ", ma di ripetizioni solenni. Non deve esprimere l'attualità e il suo effimero ma il mistero del Sacro. Molti hanno pensato e detto che la liturgia debba essere "fatta" da tutta la comunità, per essere davvero sua. È una visione che ha condotto a misurarne il " successo " in termini di efficacia spettacolare, di intrattenimento. In questo modo è andato però disperso il proprium liturgico che non deriva da ciò che noi facciamo, ma dal fatto che qui accade Qualcosa che noi tutti insieme non possiamo proprio fare. Nella liturgia opera una forza, un potere che nemmeno la Chiesa tutta intera può conferirsi: ciò che vi si manifesta è lo assolutamente Altro che, attraverso la comunità (che non ne è dunque padrona ma serva, mero strumento) giunge sino a noi".

Continua: "Per il cattolico, la liturgia è la Patria comune, è la fonte stessa della sua identità: anche per questo deve essere " predeterminata ", " imperturbabile ", perché attraverso il rito si manifesta la Santità di Dio. Invece, la rivolta contro quella che è stata chiamata " la vecchia rigidità rubricistica ", accusata di togliere " creatività ", ha coinvolto anche la liturgia nel vortice del " fai-da-te ", banalizzandola perché l'ha resa conforme alla nostra mediocre misura".

C'è poi un altro ordine di problemi sul quale Ratzinger vuole richiamare l'attenzione: "Il Concilio ci ha giustamente ricordato che liturgia significa anche actio, azione, e ha chiesto che ai fedeli sia assicurata una actuosa participatio, una partecipazione attiva".

Mi sembra ottima cosa, dico.

"Certo - conferma -. è un concetto sacrosanto che però, nelle interpretazioni postconciliari, ha subìto una restrizione fatale. Sorse cioè l'impressione che si avesse una " partecipazione attiva " solo dove ci fosse un'attività esteriore, verificabile: discorsi, parole, canti, omelie, letture, stringer di mani... Ma si è dimenticato che il Concilio mette nella actuosa participatio anche il silenzio, che permette una partecipazione davvero profonda, personale, concedendoci l'ascolto interiore della Parola del Signore. Ora, di questo silenzio non è restata traccia in certi riti".

Suoni e arte per l'Eterno

E qui si aggancia un suo discorso sulla musica sacra, quella musica tradizionale dell'Occidente cattolico alla quale il Vaticano Il non ha certo misurato le lodi, esortando non solo a salvare ma a incrementare "con la massima diligenza" questo che chiama "il tesoro della Chiesa"; e, dunque, dell'umanità intera. Invece?

"Invece, molti liturgisti hanno messo da parte quel tesoro, dichiarandolo " accessibile a pochi ", l'hanno accantonato in nome della " comprensibilità per tutti e in ogni momento " della liturgia postconciliare. Dunque, non più " musica sacra " - relegata, semmai, per occasioni speciali, nelle cattedrali - ma solo " musica d'uso", canzonette, facili melodie, cose correnti".

Anche qui il Cardinale ha facile gioco nel mostrare l'allontanamento teorico e pratico dal Concilio "secondo il quale, oltretutto, la musica sacra è essa stessa liturgia, non ne è un semplice abbellimento accessorio". E, secondo lui, sarebbe anche facile mostrare come "l'abbandono della bellezza" si sia dimostrata, alla prova dei fatti, un motivo di "sconfitta pastorale".

Dice: "è divenuto sempre più percepibile il pauroso impoverimento che si manifesta dove si scaccia la bellezza e ci si assoggetta solo all'utile. L'esperienza ha mostrato come il ripiegamento sull'unica categoria del "comprensibile a tutti" non ha reso le liturgie davvero più comprensibili, più aperte, ma solo più povere. Liturgia " semplice " non significa misera o a buon mercato: c'è la semplicità che viene dal banale e quella che deriva dalla ricchezza spirituale, culturale, storica". "Anche qui continua - si è messa da parte la grande musica della Chiesa in nome della" partecipazione attiva ": ma questa " partecipazione " non può forse significare anche il percepire con lo spirito, con i sensi? Non c'è proprio nulla di " attivo " nell'ascoltare, nell'intuire, nel commuoversi? Non c'è qui un rimpicciolire l'uomo, un ridurlo alla sola espressione orale, proprio quando sappiamo che ciò che vi è in noi di razionalmente cosciente ed emerge alla superficie è soltanto la punta di un iceberg rispetto a ciò che è la nostra totalità? Chiedersi questo non significa certo opporsi allo sforzo per far cantare tutto il popolo, opporsi alla " musica d'uso ": significa opporsi a un esclusivismo (solo quella musica) che non è giustificato né dal Concilio né dalle necessità pastorali".

Questo discorso sulla musica sacra - intesa anche come simbolo di presenza della bellezza " gratuita " nella Chiesa - sta particolarmente a cuore a Joseph Ratzinger che vi ha dedicato pagine vibranti: "Una Chiesa che si riduca solo a fare della musica " corrente " cade nell'inetto e diviene essa stessa inetta. La Chiesa ha il dovere di essere anche " città della gloria ", luogo dove sono raccolte e portate all'orecchio di Dio le voci più profonde dell'umanità. La Chiesa non può appagarsi del solo ordinario, del solo usuale: deve ridestare la voce del Cosmo, glorificando il Creatore e svelando al Cosmo stesso la sua magnificenza, rendendolo bello, abitabile, umano".

Anche qui, però, come già per il latino, mi parla di una "mutazione culturale", anzi, quasi di una "mutazione antropologica" soprattutto nei giovani, "il cui senso acustico è stato corrotto, degenerato, a partire dagli anni Sessanta, dalla musica rock e da altri prodotti simili". Tanto che (accenna qui anche a sue esperienze pastorali, in Germania) sarebbe oggi "difficile far ascoltare o, peggio, far cantare a molti giovani anche gli antichi corali della tradizione tedesca".

Il riconoscimento delle difficoltà obiettive non gli impedisce una appassionata difesa non solo della musica, ma dell'arte cristiana in generale e della sua funzione di rivelatrice della verità: "L'unica, vera apologia del cristianesimo può ridursi a due argomenti: i santi che la Chiesa ha espresso e l'arte che è germinata nel suo grembo. Il Signore è reso credibile dalla magnificenza della santità e da quella dell'arte esplose dentro la comunità credente, più che dalle astute scappatoie che l'apologetica ha elaborato per giustificare i lati oscuri di cui purtroppo abbondano le vicende umane della Chiesa. Se la Chiesa deve continuare a convertire, dunque a umanizzare il mondo, come può rinunciare nella sua liturgia alla bellezza, che è unita in modo inestricabile all'amore e insieme allo splendore della Resurrezione? No, i cristiani non devono accontentarsi facilmente, devono continuare a fare della loro Chiesa un focolare del bello - dunque del vero - senza il quale il mondo diventa il primo girone dell'inferno".

Mi parla di un teologo famoso, uno dei leaders del pensiero post-conciliare che gli confessava senza problemi di sentirsi un "barbaro". Commenta: "Un teologo che non ami l'arte, la poesia, la musica, la natura, può essere pericoloso. Questa cecità e sordità al bello non è secondaria, si riflette necessariamente anche nella sua teologia".

Solennità, non trionfalismo

Ancora in questa linea, Ratzinger non è affatto persuaso della validità di certe accuse di " trionfalismo -, nel nome delle quali si sarebbe gettato via con eccessiva facilità molto dell'antica solennità liturgica: "Non è affatto trionfalismo la solennità del culto con cui la Chiesa esprime la bellezza di Dio, la gioia della fede, la vittoria della verità e della luce sull'errore e sulle tenebre. La ricchezza liturgica non è ricchezza di una qualche casta sacerdotale; è ricchezza di tutti, anche dei poveri, che infatti la desiderano e non se ne scandalizzano affatto. Tutta la storia della pietà popolare mostra che anche i più miseri sono sempre stati disposti istintivamente e spontaneamente a privarsi persino del necessario pur di rendere onore con la bellezza, senza alcuna tirchieria, al loro Signore e Dio".

Si rifà, come esempio, a ciò che ha appreso in uno degli ultimi suoi viaggi in Nord America: "Le autorità della Chiesa anglicana di New York avevano deciso di sospendere i lavori della nuova cattedrale. La giudicavano troppo fastosa, quasi un insulto al popolo, tra il quale avevano deciso di distribuire la somma già stanziata. Ebbene, sono stati i poveri stessi a rifiutare quel denaro e a imporre la ripresa dei lavori, non capendo questa strana idea di misurare il culto a Dio, di rinunciare alla solennità e alla bellezza quando si è al suo cospetto".

Sotto l'accusa del cardinale sarebbero dunque certi intellettuali cristiani, certo loro schematismo aristocratico, elitario, staccato da ciò che il "popolo di Dio" davvero crede e desidera: "Per un certo modernismo neo-clericale il problema della gente sarebbe il sentirsi oppressa dai " tabù sacrali ". Ma questo, semmai, è il problema loro, di clericali in crisi. Il dramma dei nostri contemporanei è, al contrario, il vivere in un mondo sempre più di una profanità senza speranza. L'esigenza vera oggi diffusa non è quella di una liturgia secolarizzata, ma, al contrario, di un nuovo incontro con il Sacro, attraverso un culto che faccia riconoscere la presenza dell'Eterno".

Ma è sotto accusa per lui, anche quello che definisce "l'archeologismo romantico di certi professori di liturgia, Secondo i quali tutto ciò che si è fatto dopo Gregorio 1 Magno sarebbe da eliminare come un'incrostazione, un segno di decadenza. A criterio del rinnovamento liturgico non hanno posto la domanda: "Come deve essere oggi?", ma l'altra: "Come era allora?". Si dimentica che la Chiesa è viva, che la sua liturgia non può essere pietrificata in ciò che si faceva nella città di Roma prima del Medio Evo. In realtà, la Chiesa medievale (o anche, in certi casi, la Chiesa barocca) hanno proceduto a un approfondimento liturgico che occorre vagliare con attenzione prima di eliminare. Dobbiamo rispettare anche qui la legge cattolica della sempre migliore e più profonda conoscenza del patrimonio che ci è stato affidato. Il puro arcaismo non serve, così come non serve la pura modernizzazione".

Per Ratzinger, poi, la vita cultuale del cattolico non può essere ridotta al solo aspetto " comunitario ": deve continuare ad esserci un posto anche per la devozione privata, seppure ordinata al "pregare insieme", cioè alla liturgia.

Eucaristia: nel cuore della fede

Aggiunge poi: "La liturgia, per alcuni sembra ridursi alla sola eucaristia, vista quasi sotto l'unico aspetto del "banchetto fraterno". Ma la messa non è solamente un pasto tra amici, riuniti per commemorare l'ultima cena del Signore mediante la condivisione del pane. La messa è il sacrificio comune

della Chiesa, nel quale il Signore prega con noi e per noi e a noi si partecipa. È la rinnovazione sacramentale del sacrificio di Cristo: dunque, la sua efficacia salvifica si estende a tutti gli uomini, presenti e assenti, vivi e morti. Dobbiamo riprendere coscienza che l'eucaristia non è priva di valore se non si riceve la Comunione: in questa consapevolezza, problemi drammaticamente urgenti come l'ammissione al sacramento dei divorziati risposati possono perdere molto del loro peso opprimente".

Vorrei capire meglio, dico.

"Se l'eucaristia - spiega - è vissuta solo come il banchetto di una comunità di amici, chi è escluso dalla ricezione dei Sacri Doni è davvero tagliato fuori dalla fraternità. Ma se si torna alla visione completa della messa (pasto fraterno e insieme sacrificio del Signore, che ha forza ed efficacia in sé, per chi vi si unisce nella fede), allora anche chi non mangia quel pane partecipa egualmente, nella sua misura, dei doni offerti a tutti gli altri".

All'eucaristia e al problema del suo "ministro" (che può essere solo chi sia stato ordinato in quel "sacerdozio ministeriale o gerarchico" il quale, riconferma il Concilio, "differisce essenzialmente e non solo di grado" dal "sacerdozio comune dei fedeli", Lumen Gentium, n. 10) il card. Ratzinger ha dedicato uno dei primi documenti ufficiali a sua firma della Congregazione per la fede. Nel "tentativo di staccare l'eucaristia dal legame necessario con il sacerdozio gerarchico", vede un altro aspetto di certa " banalizzazione " del mistero del Sacramento.

È lo stesso pericolo che individua nella caduta dell'adorazione davanti al tabernacolo: "Si è dimenticato - dice - che l'adorazione è un approfondimento della comunione. Non si tratta di una devozione "individualistica" ma della prosecuzione o della preparazione, del momento comunitario. Bisogna poi continuare in quella pratica, così cara al popolo (a Monaco di Baviera, quando la guidavo, vi partecipavano decine di migliaia di persone) della processione del Corpus Domini. Anche su questa gli " archeologi " della liturgia hanno da ridire, ricordando che quella processione non c'era nella Chiesa romana dei primi secoli. Ma ripeto qui quanto già dissi: al sensus fidei del popolo cattolico deve essere riconosciuta la possibilità di approfondire, di portare alla luce, secolo dopo secolo, tutte le conseguenze del patrimonio che gli è affidato".

"Non c'è solo la messa"

Aggiunge: "L'eucaristia è il nucleo centrale della nostra vita cultuale, ma perché possa esserne il centro abbisogna di un insieme completo in cui vivere. Tutte le inchieste sugli effetti della riforma liturgica mostrano che certa insistenza pastorale solo sulla messa finisce per svalutarla, perché è come situata nel vuoto, non preparata e non seguita com'è da altri atti liturgici. L'eucaristia presuppone gli altri sacramenti e ad essi rinvia. Ma l'eucaristia presuppone anche la preghiera in famiglia e la preghiera comunitaria extra-liturgica".

A cosa pensa in particolare?

"Penso a due delle più ricche e feconde preghiere della cristianità, che portano sempre e di nuovo nella grande corrente eucaristica: la Via Crucis e il Rosario. Dipende anche dal fatto che abbiamo disimparato queste preghiere se noi oggi ci troviamo esposti in modo così insidioso alle lusinghe di pratiche religiose asiatiche". Infatti, osserva, "se recitato come tradizione vuole, il Rosario porta a cullarci nel ritmo della tranquillità che ci rende docili e sereni e che dà un nome alla pace: Gesù, il frutto benedetto di Maria; Maria, che ha nascosto nella pace raccolta del suo cuore la Parola vivente e poté così diventare madre della Parola incarnata. Maria è dunque l'ideale dell'autentica vita liturgica. È la Madre della Chiesa anche perché ci addita il compito e la meta più alta del nostro culto: la gloria di Dio, da cui viene la salvezza degli uomini".



(Zacuff)
00lunedì 21 settembre 2009 07:35
E come mai, chiedo a Zacuff...quando muore un nostro caro NON BALLIAMO E NON DANZIAMO MA PIANGIAMO?


se posso aggiungere rispondo così e cioè: se muore un

nostro caro e lo vediamo risorgere al terzo giorno, penso che venga

spontaneo anche danzare.

Chiedo scusa, ma è una "battuta" che m'è venuta intanto che stavo alla

cassa (che cena ragazzi!) per la festa della mia parrocchia.
S_Daniele
00giovedì 8 ottobre 2009 20:11
Oggi leggendo in due blog, che reputo straordinari, che si occupano della Traditio in particolar modo della sana liturgia, ho visto alcuni filmati, che, se soffrite di volta stomaco vi sconsiglio la visione, ma tutto ciò fa comprendere una certa protestantazione (si dice così?) nel culto della Chiesa e come ci siano enormi abusi liturgici tanto da far divenire la Messa una pseudo discoteca:

"Mass" at Plobsheim, France, Pentecost 2009 from Donald Jenkins on Vimeo.



Se questo è celebrare preferisco andare in un party!



Qui c'è una performace di Kiko Arguello che si commenta da sola!



Per altri video andate qui:

fidesetforma.blogspot.com/2009/10/piccola-galleria-degli-orrori-music...
enricorns
00giovedì 8 ottobre 2009 20:46
cosa vorresti dimostrare?

Pensi che i vescovi che hanno assistito a queste messe si siano bevuti il cervello?


Il Cardinal Ruini, il Cardinal Bagnasco, Il Cardinale Tettamanzi,  il Vescovo di Rimini Lambiasi, Il Cardinal Re, IL cardinal Riklo, Mons Bertone ecc...

Ti posso assicurare che ne a me ne a nessuno dei prelati è venuto il voltastomaco anzi dimostravano di gradire.
caluzzu
00giovedì 8 ottobre 2009 21:27
ci copiate
S_Daniele
00giovedì 8 ottobre 2009 22:11

cosa vorresti dimostrare?



Come la Messa sia diventata un talk show dove ognuno la modella a proprio compiacimento.


Pensi che i vescovi che hanno assistito a queste messe si siano bevuti il cervello?



Quelle dei filmati a quanto pare si, alcuni rasentano il ridicolo specialmente quelli del primo video, di sicuro non hanno capito nulla di liturgia



Il Cardinal Ruini, il Cardinal Bagnasco, Il Cardinale Tettamanzi, il Vescovo di Rimini Lambiasi, Il Cardinal Re, IL cardinal Riklo, Mons Bertone ecc... Ti posso assicurare che ne a me ne a nessuno dei prelati è venuto il voltastomaco anzi dimostravano di gradire.



Scusa ma gli Argumentum ad hominem non mi hanno mai convinto, se qualora anche questi vescovi hanno eseguito tali gesti nella funzione della Messa hanno errato anche loro, anzi hanno errato più degli altri poichè sanno che questi sono abusi liturgici, ecco perchè il Santo Padre non è molto ben visto.
enricorns
00giovedì 8 ottobre 2009 23:10
Beh forse non in modo così eclatante, ma non disdegnavano ne di cantare, ne di battere le mani, ne di alzarle e non hanno mai redarguito perchè l'assemblea lo faceva.

enricorns
00giovedì 8 ottobre 2009 23:12
Re:
caluzzu, 08/10/2009 21.27:

ci copiate



Cosa ti copiamo?
(Teofilo)
00giovedì 8 ottobre 2009 23:27
Provo a fare una domanda.
Mi è capitato di vedere alcune volte delle Messe celebrate tra africani che danzavano e battevano i loro tamburi e non mi è sembrato che venissero redarguiti.
La riforma liturgica impedirà queste manifestazione delle culture proprie di ciascun popolo oppure si continuerà a tollerare i loro modi di esprimersi quando ovviamente non saranno in contrasto con la fede?
S_Daniele
00venerdì 9 ottobre 2009 06:12
Re:
(Teofilo), 08/10/2009 23.27:

Provo a fare una domanda.
Mi è capitato di vedere alcune volte delle Messe celebrate tra africani che danzavano e battevano i loro tamburi e non mi è sembrato che venissero redarguiti.
La riforma liturgica impedirà queste manifestazione delle culture proprie di ciascun popolo oppure si continuerà a tollerare i loro modi di esprimersi quando ovviamente non saranno in contrasto con la fede?




Non credo che ci saranno degli impedimenti nei confronti del popolo africano, sicuramente ci saranno delle direttive per limitare certi atti che non sono consoni alla liturgia della Messa, ma le riforme toccheranno propriamente la Chiesa di rito Latino, eggià, latino [SM=g6794]
enricorns
00venerdì 9 ottobre 2009 15:35
accordo con Teofilo
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 09:58.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com