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La Chiesa perseguitata

Ultimo Aggiornamento: 18/02/2010 19:33
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09/01/2010 06:50

Attaccate quattro chiese cristiane in Malaysia

Tre templi protestanti e uno cattolico

ROMA, venerdì, 8 gennaio 2010 (ZENIT.org).-

Anche la Malaysia non è esente dagli attacchi ai templi cristiani. Questo giovedì notte, infatti, i fondamentalisti musulmani hanno attaccato tre chiese protestanti e una cattolica.

Padre Lawrence Andrew, direttore del settimanale cattolico Herald, ha riferito all'agenzia AsiaNews che “non vi è un pericolo immediato, ma la situazione è comunque preoccupante”.

Gli attacchi arrivano dopo che il 31 dicembre la Corte Suprema di Kuala Lumpur ha annullato l'ordinanza del Ministero dell'Interno che impediva alla Chiesa cattolica di pubblicare la parola “Allah” per riferirsi al Dio cristiano sull'Herald (cfr. ZENIT, 6 gennaio 2010).

Il sacerdote ha osservato che è in atto “una campagna di propaganda nazionale” della maggioranza musulmana, secondo cui “il nome Allah può essere usato solo per riferirsi al Dio dell’islam”.

La chiesa cattolica danneggiata nell'attentato è quella dell’Assunzione a Petaling Jaya. Gli assalitori hanno lanciato una bomba Molotov all’interno dell’edificio, senza provocare danni ingenti.

Padre Lawrence ha riferito che oltre ai luoghi di culto sono state attaccate alcune “auto di proprietà dei cattolici: carrozzerie danneggiate e vetri infranti, ma non vi sono feriti”.

In seguito alla decisione della Corte Suprema, nelle vie di Kuala Lumpur si è svolta questo venerdì una manifestazione di protesta promossa da 58 organizzazioni non governative (ONG) musulmane, alla quale hanno partecipato circa 300 persone.

“La protesta non ha fatto registrare incidenti – ha detto padre Lawrence ad AsiaNews – perché la polizia ha fatto un buon lavoro. Le forze di sicurezza sono impegnate a mantenere la calma, per prevenire un’escalation delle violenze”.

“Siamo preoccupati ma la situazione non è ancora di pericolo – ha aggiunto –. Abbiamo avviato una stretta collaborazione con il Governo, per contribuire a riportare la tranquillità del Paese”.

Per evitare ulteriori violenze, ha confessato, “non useremo la parola Allah nelle edizioni del nostro giornale finché la magistratura non avrà emesso la sentenza definitiva”.

“Oggi la tv ha trasmesso in tutto il Paese la preghiera del venerdì. Durante il sermone si è ripetuto più volte che Allah è il Dio dei musulmani e essi soli lo possono utilizzare – ha concluso –. È un tentativo di mettere sotto pressione i giudici, perché cancellino la sentenza della Corte suprema. Con un clima di questo genere, non sarà possibile svolgere un processo equo e giusto”.

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