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La Chiesa perseguitata

Ultimo Aggiornamento: 18/02/2010 19:33
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02/08/2009 07:30

Una nota sui sanguinosi disordini provocati da un gruppo islamico nel nord-est del Paese

La Chiesa cattolica in Nigeria contro il fondamentalismo religioso


                                                                    

Abuja, 1. Il Segretariato cattolico della Nigeria condanna "qualsiasi movimento religioso che sovverta il progresso compiuto nell'educazione e nella tecnologia" nel Paese e che "si opponga alla legge e all'ordine". Perché una "caduta nel fanatismo religioso distruggerebbe la nostra pace e stabilità nazionale". In una dichiarazione a firma di padre Louis Odudu, vicesegretario generale dell'organismo in seno alla Conferenza dei vescovi cattolici della Nigeria, si sottolinea che il dialogo è "una componente fondamentale della pratica religiosa" e si esortano i leader del gruppo fondamentalista islamico Boko Haram - responsabile dei gravi disordini nel nord-est del Paese che in pochi giorni hanno provocato seicento morti - ad "adottare un approccio produttivo alla loro pratica religiosa per dare onore e gloria a Dio onnipotente".
Nel documento - del quale l'agenzia Zenit pubblica una sintesi - il Segretariato cattolico auspica, dopo la strage, "un nuovo inizio privo di odio e di ogni forma di fondamentalismo religioso"; questo è "un imperativo per la ripresa sociale ed economica della Nigeria". I religiosi - spiega Odudu - devono "sostenersi a vicenda e contribuire alla crescita e allo sviluppo della nazione basandosi sul rispetto reciproco e sull'interesse per il futuro"; inoltre hanno il dovere di modellare la propria vita quotidiana "per riflettere il grande insegnamento di Cristo che è venuto perché gli esseri umani avessero la vita e l'avessero in abbondanza. Le nostre tradizioni religiose - si legge ancora nel documento - ci chiedono di abbracciare i valori moderni e di fare nostri quelli che contribuiscono a servire meglio l'Onnipotente e ad assicurare una migliore qualità di vita per gli esseri umani".
Padre Odudu, rivolgendosi ai membri del movimento Boko Haram (letteralmente "l'istruzione è peccato"), insiste sull'importanza del dialogo:  "Bisognerebbe sottolineare - scrive il sacerdote - che i pilastri fondamentali di qualsiasi religione includono i principi di giustizia e progresso, tolleranza e dignità per tutti gli esseri umani. Ciò obbliga gli aderenti alle confessioni religiose a essere sufficientemente aperti e ad adottare un atteggiamento di rispetto nei confronti delle culture, arricchendo allo stesso tempo le proprie tradizioni con i valori e i progressi sociali contemporanei". Del resto, l'educazione e le moderne civiltà "non precludono un'ardente devozione religiosa", e lo stesso islam - afferma Odudu - "ha spianato la strada al Rinascimento e all'Illuminismo in Europa".
L'insurrezione nel nord-est della Nigeria, che si è conclusa con l'uccisione del capo del Boko Haram, Mohammed Yussuf, non è nuova in un Paese dove i musulmani sono la maggioranza (circa il 43 per cento della popolazione), con sacche radicate di estremismo islamico. Soprattutto a partire dal 1960, anno dell'indipendenza, la Nigeria ha conosciuto numerose rivolte organizzate da gruppi fondamentalisti, sempre soffocate dall'esercito. In particolare il Boko Haram - composto essenzialmente da giovani che hanno abbandonato gli studi - esisterebbe dal 1995, anche se il movimento avrebbe assunto questo nome e cominciato a operare nel 2002 a Maiduguri, capoluogo del Borno, Stato considerato la culla della dottrina islamica in Nigeria e teatro dei sanguinosi scontri dei giorni scorsi.
Il Segretariato cattolico della Nigeria esorta lo Stato a prendere misure urgenti per porre sotto stretto controllo questa pericolosa militanza religiosa:  "Chiediamo al Governo e a ogni cittadino nigeriano - è scritto nella dichiarazione resa nota da Zenit - di assumersi la responsabilità della pace e della riconciliazione nel Paese. Le cause della nascita del Boko Haram, come di altre manifestazioni di violenza e ostilità in Nigeria, possono essere trovate nella crescente povertà", la quale va sconfitta per "superare le frustrazioni personali e comunitarie e la disoccupazione giovanile che minano la maggior parte degli sforzi per la pace, la giustizia e la riconciliazione nel nostro Paese".
Il documento si conclude con un appello ai nigeriani, a "continuare a fare propria la cultura della pace e della tolleranza", a "impedire che individui avidi li usino per minare l'unità nazionale promuovendo ideali egoistici", a "non smettere di pregare per la pace e per la ripresa sociale ed economica del nostro amato Paese". Con l'invocazione a Dio affinché garantisca ai rappresentanti delle istituzioni "la grazia della visione per la pace e i principi della leadership basata sul servizio".



(©L'Osservatore Romano - 2 agosto 2009)
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