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Sinodo per l'Africa (4-25 Ottobre 2009)

Ultimo Aggiornamento: 28/10/2009 10:25
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26/10/2009 17:25

Sinodo per l'Africa, penultimo atto. Le proposte finali

Sulla loro traccia Benedetto XVI scriverà il documento conclusivo. Tra i punti scottanti: gli odi interetnici, la sfida dell'islam e delle religioni tradizionali, la promozione dell'aborto, l'oppressione della donna, il concubinato del clero

di Sandro Magister




ROMA, 26 ottobre 2009 – Con la messa celebrata ieri nella basilica di San Pietro Benedetto XVI ha chiuso il secondo sinodo speciale per l'Africa, al quale hanno preso parte 231 padri.

I media internazionali hanno dato all'assise una scarsissima copertura. Per varie ragioni, non ultime la povertà del dibattito e la modestia delle proposte finali.

Benedetto XVI ha assistito di persona a numerose sessioni. Ma non è mai intervenuto direttamente nella discussione, a differenza di quanto fece in sinodi precedenti. Ha pronunciato due omelie nelle messe di apertura e di chiusura, ha tenuto una meditazione dopo l'ora terza del primo giorno dei lavori e ha detto poche battute al termine del pranzo che ha concluso i lavori sabato 24 ottobre (vedi foto).

Ma in queste poche battute il papa ha messo a nudo quelli che sono stati i limiti effettivi del sinodo, il cui tema era: "La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. 'Voi siete il sale della terra... Voi siete la luce del mondo' (Mt 5, 13.14)".

Papa Joseph Ratzinger ha detto:

"Il tema, di per sé, era una sfida non facile, con due pericoli, direi. Il tema 'Riconciliazione, giustizia e pace' implica certamente una forte dimensione politica, anche se è evidente che riconciliazione, giustizia e pace non sono possibili senza una profonda purificazione del cuore, senza un rinnovamento del pensiero, una 'metanoia', senza una novità che deve risultare proprio dall’incontro con Dio. Ma anche se questa dimensione spirituale è profonda e fondamentale, pure la dimensione politica è molto reale, perché senza realizzazioni politiche, queste novità dello Spirito comunemente non si realizzano. Perciò la tentazione poteva essere di politicizzare il tema, di parlare meno da pastori e più da politici, con una competenza, così, che non è la nostra.

"L’altro pericolo è stato – proprio per fuggire da questa tentazione – quello di ritirarsi in un mondo puramente spirituale, in un mondo astratto e bello, ma non realistico. Il discorso di un pastore, invece, deve essere realistico, deve toccare la realtà, ma nella prospettiva di Dio e della sua Parola. Quindi questa mediazione comporta da una parte essere realmente legati alla realtà, attenti a parlare di quanto c’è, e dall’altra non cadere in soluzioni tecnicamente politiche; ciò vuol dire indicare una parola concreta, ma spirituale".

Nonostante questi pericoli, tuttavia, il sinodo è stato "un buon lavoro", ha detto il papa. È riuscito sufficientemente a mediare tra la dimensione politica e quella spirituale. "E per me questo è anche motivo di gratitudine perché facilita molto l’elaborazione del documento postsinodale".

Ogni sinodo, infatti, approda a una esortazione apostolica postsinodale scritta dal papa, pubblicata mesi dopo, sulla base delle proposte formulate dai padri al termine dell'assise.

In passato tali proposte restavano riservate, ma da quando Ratzinger è papa esse sono di dominio pubblico, per sua decisione.

Le proposte – in latino "propositiones" – sono state questa volta 57. E questo è il rimando al loro testo integrale:

> Elenco finale delle proposizioni


Qui di seguito eccone alcune, con i rispettivi titoli, riprodotte esattamente come nel testo diffuso dalla Santa Sede. Colpisce l'ampio spazio dato alla "riconciliazione". Sia come sacramento, sia come atto di reciproco perdono tra popoli, tribù, famiglie e individui.



Sinodo 2009. Dall'elenco finale delle proposizioni


Propositio 5

Il sacramento della riconciliazione

La grazia di Dio crea in noi un cuore nuovo e ci riconcilia con lui e con gli altri. Essenziale per la "riconciliazione" è il sacramento della riconciliazione, che si deve celebrare secondo le norme canoniche e nello spirito della Esortazione Apostolica post-sinodale "Reconciliatio et Poenitentia". Si tratta di restituire tutta la sua importanza alla celebrazione del sacramento della penitenza nella sua doppia dimensione, individuale e comunitaria.
La riconciliazione sul piano sociale favorisce la pace. Dopo un conflitto la riconciliazione ricostituisce l’unità dei cuori e la vita in comune. In virtù della riconciliazione nazioni a lungo belligeranti hanno ritrovato la pace, cittadini devastati dalla guerra civile hanno ricostruito l’unità; persone o comunità che chiedono e offrono perdono hanno purificato la loro memoria; famiglie divise rivivono ancora una volta in armonia. La riconciliazione supera le crisi, restituisce dignità al popolo e apre la strada allo sviluppo e alla durata della pace nel popolo a tutti i livelli.
I Padri sinodali lanciano di cuore un appello a tutti coloro che sono in guerra in Africa e fanno molto soffrire il loro popolo: "cessate le ostilità e riconciliatevi".
Loro chiedono a tutti i cittadini e governi dell’Africa di riconoscere la loro fraternità e promuovere iniziative di ogni tipo che potrebbero incoraggiare la riconciliazione e rafforzarla stabilmente a tutti i livelli della società.
Invitano la comunità internazionale a dare forte sostegno ai tentativi di destabilizzare il continente africano e ne provocano costantemente i conflitti.
Propongono che le nazioni africane celebrino ogni anno il Giorno della riconciliazione.

Propositio 6

La forma non sacramentale della celebrazione della riconciliazione

Sia favorita prudentemente anche la forma non sacramentale della celebrazione della penitenza, in maniera tale che riveli il carattere ecclesiale della penitenza e della riconciliazione. Ciò permetterà alle comunità sparpagliate, senza un sacerdote, di vivere un reale cammino di penitenza e riconciliazione. Permetterà a quei cristiani, privati dei sacramenti a causa della propria condizione personale, di inserirsi in un cammino penitenziale nella Chiesa. All’inizio di alcuni tempi liturgici come l’Avvento e la Quaresima, può anche servire per quelle comunità che hanno un sacerdote, come tappa verso una ricezione più fruttuosa del sacramento (cf. "Reconciliatio et Poenitentia", 37).
Sia ricordato alle Conferenze Episcopali che tocca a loro "adattare questo Rituale della Penitenza alle necessità di ogni regione" ("Reconciliatio et Poenitentia", 38) ed ai Vescovi Diocesani che tocca a loro "regolare la disciplina della penitenza nella loro diocesi" ("Reconciliatio et Poenitentia", 39).

Propositio 7

Inculturazione del sacramento della riconciliazione

Un grande numero di cristiani in Africa mostrano un’attitudine ambigua di fronte alla condotta circa la riconciliazione. Essi adottano un comportamento di rispetto scrupoloso dei riti ancestrali di riconciliazione, ma concedono poca importanza al sacramento della penitenza.
Si conferma dunque necessario effettuare uno studio serio e profondo dei riti tradizionali africani di riconciliazione, per esempio la riconciliazione verbale (dove un gruppo di saggi svolgono un arbitrato pubblico di casi giudiziari), e la ricomposizione di conflitti attraverso un "gruppo di mediatori". Simili organismi possono essere creati all’interno delle Commissioni "Giustizia e Pace", per aiutare i cristiani ad operare una conversione profonda nella celebrazione del sacramento della riconciliazione.
La grazia del sacramento della penitenza celebrato con fede è sufficiente a riconciliarci con Dio e con il prossimo e non richiede alcun rito tradizionale di riconciliazione.

Propositio 8

Prassi pastorale di riconciliazione

Per favorire lo sviluppo di una cultura della riconciliazione, le Chiese locali potranno scegliere tra le seguenti iniziative:
1. una Giornata o una Settimana di Riconciliazione all’anno, specialmente in Avvento e Quaresima, o un Anno di Riconciliazione a livello continentale, per domandare speciale perdono a Dio per tutti i mali e le ferite con cui ci affliggiamo a vicenda, e per riconciliare persone e gruppi offesi nella Chiesa e nella società. Si possono organizzare atti comunitari di riconciliazione e di perdono; e
2. un Anno giubilare straordinario durante il quale la Chiesa in Africa e nelle Isole adiacenti ringrazia Dio con la Chiesa universale e prega per il dono dello Spirito Santo. Questo periodo di riconciliazione sia distinto dai seguenti elementi:
a. una conversione personale con la confessione sacramentale ed assoluzione individuale;
b. un Congresso Eucaristico continentale;
c. la celebrazione di riti penitenziali durante i quali i partecipanti si perdonano a vicenda;
d. il rinnovo delle promesse battesimali, durante il quale il nostro essere discepoli di Gesù supera tutte le forme di asservimento al clan o a un partito politico; e
e. una vita eucaristica rinnovata.

Propositio 9

La spiritualità della riconciliazione

"Dio riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori" (2 Cor 5, 19-20). Riconciliazione implica un modo di vita (spiritualità) ed una missione. Per attuare una spiritualità di riconciliazione, giustizia e pace, la Chiesa ha bisogno di testimoni radicati profondamente in Cristo, nutriti della sua Parola e dei sacramenti. Così, essi potranno sforzarsi verso la santità, sulla base di una conversione permanente e di una intensa vita di preghiera, e darsi al lavoro di riconciliazione, giustizia e pace nel mondo, fino al martirio, sull’esempio di Cristo. Con il loro coraggio nella verità, con la loro abnegazione e con la loro gioia, essi offrono una testimonianza profetica in un modo di vita coerente con la propria fede. Maria, la Madre della Chiesa-Famiglia di Dio, che volontariamente accolse la Parola di Dio, ascoltò i bisogni umani e fu mediatrice compassionevole, ne sarà il modello.
I Padri sinodali raccomandano:
- che sia preservata la memoria dei grandi testimoni che diedero la loro vita in servizio del Vangelo, e che promossero il bene comune e difesero la verità e i diritti umani, e che siano commemorati fedelmente;
- che i membri della Chiesa sviluppino un senso di responsabilità per le proprie azioni ed una continua "metanoia", che possa essere celebrata regolarmente nel sacramento della riconciliazione; e
- la celebrazione ed adorazione dell’Eucaristia, la preghiera e meditazione sulla Parola di Dio, costituiscano profondamente la Chiesa-Famiglia di Dio nel Signore e le diano la forza di essere "sale della terra" e "luce del mondo".

Propositio 11

Dialogo interreligioso

La pace in Africa come in altre parti del mondo è ampiamente condizionata dalle relazioni tra le religioni. Perciò, la promozione del valore del dialogo è importante perché i credenti lavorino nelle associazioni dedite alla pace e alla giustizia, in mutuo spirito di fiducia e sostegno, e si insegnino alle famiglie i valori dell’ascolto paziente e del rispetto reciproco senza paura.
Il dialogo con le altre religioni, specialmente l’Islam e la religione tradizionale africana, è parte integrante della predicazione del Vangelo e dell’attività pastorale della Chiesa in nome della riconciliazione e della pace. Di conseguenza l’iniziativa del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso di intavolare il dialogo con le diverse religioni non cristiane è altamente raccomandato.
Tuttavia, poiché la religione è costantemente politicizzata, e diviene causa di conflitti, si richiede con urgenza il dialogo religioso con l’Islam e la religione tradizionale africana a tutti i livelli. Questo dialogo sarà autentico e produttivo nella misura in cui ogni religione si muove dal profondo della propria fede e incontra l’altra in verità e in apertura.
I Padri sinodali pregano che l’intolleranza e la violenza religiose diminuiscano e vengano eliminate per mezzo del dialogo interreligioso. L’importante evento ecumenico e interreligioso di Assisi (1986) ci fornisce un modello da seguire.

Propositio 12

Islam

Con il Concilio Vaticano II, la Chiesa-Famiglia di Dio "guarda anche con stima i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini" ("Nostra Aetate", 3).
Per servire la riconciliazione, la giustizia e la pace, si deve superare qualsiasi forma di discriminazione, di intolleranza e di fondamentalismo religioso. Per quanto riguarda la libertà religiosa, il diritto al culto deve essere messo in risalto.
Nei rapporti con i Musulmani, dobbiamo:
- dare la priorità al dialogo della vita e ad un partenariato su contenuti sociali e sulla riconciliazione;
- prendere in considerazione la varietà delle situazioni ed esperienze;
- confrontare onestamente i nostri fraintendimenti e difficoltà;
- fornire migliori informazioni sull’Islam nella formazione dei sacerdoti, uomini e donne religiosi, e i fedeli laici; e
- prendere iniziative che promuovano il rispetto, l’amicizia, la collaborazione e la reciprocità.

Propositio 13

La Religione Tradizionale Africana

Poiché la Chiesa-Famiglia di Dio in Africa continua a vivere fianco a fianco con gli aderenti della religione tradizionale africana, i Padri sinodali hanno ricordato il saggio consiglio del Vaticano II ("Nostra aetate") il quale considera la religione tradizionale africana e le altre religioni in questa prospettiva: "Dai tempi antichi fino ad oggi presso i vari popoli si trova una certa sensibilità a quella forza arcana che è presente al corso delle cose e sopra agli avvenimenti della vita umana…".
La gente bene informata, che si è convertita dalla religione tradizionale africana, può guidare la Chiesa ad una sempre più grande e più precisa conoscenza delle culture e religioni africane, facendo più facilmente discernimento dei veri punti di opposizione. Questo aiuterà la necessaria distinzione che deve essere fatta tra il culturale e il religioso e specialmente tra il culturale e quei perniciosi programmi di stregoneria che causano la rottura e la rovina delle nostre famiglie e delle nostre società.
Pertanto, seguendo il Concilio Vaticano II, i Padri sinodali nulla rigettano di quanto "è vero e santo in queste religioni... [La Chiesa] perciò esorta i suoi figli affinché, con prudenza e carità, per mezzo del dialogo e della collaborazione con i seguaci delle altre religioni, sempre rendendo testimonianza alla fede e alla vita cristiana, riconoscano, conservino e facciano progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali che si trovano in essi".
Pertanto, questo Sinodo propone che:
- la religione tradizionale africana e le culture siano soggette ad una qualificata e completa ricerca scientifica nelle Università Cattoliche dell’Africa e nelle facoltà delle Università Pontificie romane alla luce della Parola di Dio;
- i Vescovi, nelle loro diocesi, dovrebbero intraprendere una energica azione pastorale contro tutti coloro che sono coinvolti nella stregoneria e decidere quali misure disciplinari siano necessarie; e
- ogni Vescovo dovrebbe nominare un esorcista, dove non ci sia.
Riguardo alla stregoneria ed ai culti,
- la Chiesa locale si deve basare su un confronto equilibrato che studi questo fenomeno alla luce della fede e della ragione, così da liberare gli africani da questa piaga; e
- una équipe pastorale diocesana multidisciplinare deve preparare un programma pastorale basato sulla razionalità, sulla redenzione e sulla riconciliazione.

Propositio 20

Protocollo di Maputo

I Padri sinodali conoscono gli aspetti problematici del Protocollo di Maputo sulle donne e la vita, ad esempio riguardo alla salute riproduttiva. Ma soprattutto ritengono inaccettabile la promozione dell’aborto nell’articolo 14,2/c: "proteggere i diritti riproduttivi delle donne autorizzando l’aborto clinicamente assistito nei casi di violenza sessuale, stupro, incesto e quando portare avanti la gravidanza comporterebbe la salute mentale e fisica della donna o la vita della donna o del feto".
Secondo l’insegnamento della Chiesa, l’aborto è contrario alla volontà di Dio. Inoltre questo articolo è in contraddizione con i diritti umani e con il diritto alla vita. Banalizza la serietà del crimine dell’aborto e svaluta il ruolo della maternità. La Chiesa condanna questa posizione sull’aborto, proclamando che per valore e dignità la vita umana sia protetta dal concepimento fino alla morte naturale.
I Padri sinodali invitano la Chiesa in Africa e nelle sue Isole a dedicarsi ad usare i mezzi e le strutture necessari per accompagnare donne e coppie tentate di abortire. Inoltre lodano il coraggio dei governi che combattono l’aborto nella loro legislazione.

Propositio 32

Rispetto per la diversità etnica

La Chiesa, a servizio della riconciliazione, ha la missione di riconciliare tutte le cose in Cristo (cf. 2 Cor 5, 19). Nell’adempiere la sua missione la Chiesa riconosce e rispetta le ricche diversità etniche culturali, politiche e religiose dei popoli africani, cercando l’unità nella diversità, piuttosto che nell’uniformità, preferendo quanto unifica a ciò che li divide e prendendo dalle diversità i valori positivi come sorgente di forza per raggiungere la concordia sociale, la pace e il progresso.

Propositio 33

Inculturazione

C’è bisogno di compiere uno studio completo sulle tradizioni e culture Africane alla luce del Vangelo, per arricchire la vita cristiana, per mettere da parte quegli aspetti che sono contrari all’insegnamento cristiano e per animare e sostenere il lavoro di evangelizzazione dei popoli d’Africa e delle loro culture.
La Chiesa in Africa sperimenta una crescita costante nel numero dei suoi membri e di coloro che servono come clero. Tuttavia esiste un’incoerenza tra alcune pratiche culturali tradizionali Africane e quanto richiesto dal Vangelo.
Per poter essere pertinente e credibile, la Chiesa ha bisogno di compiere un discernimento profondo, per identificare quegli aspetti della cultura che promuovono ed quelli che impediscono l’inculturazione di valori evangelici.
Quindi il Sinodo propone:
- che siano promossi i valori culturali positivi e inculcati in tutte le sue istituzioni di insignamento ed educazione;
- che sia incoraggiato e promosso il lavoro dei teologi autenticamente africani;
- che gli elementi positivi delle culture tradizionali africane siano incorporati nei riti della Chiesa;- che gli agenti pastorali imparino le lingue e culture locali, così che i valori del Vangelo possano toccare il cuore della gente, ed aiutarla verso una genuina riconciliazione, che porti ad una pace durevole;
- che i documenti del Magisterium siano tradotti nelle lingue locali;
- che lo scambio di documenti tra Conferenze Episcopali sia facilitato;
- che le regole canoniche e liturgiche riguardanti il ministero dell’esorcismo siano usate in un ministero di compassione, giustizia e carità; e
- che venga denunciata la simonia tra un certo numero di sacerdoti, i quali abusano dei sacramentali per venire incontro alle richieste dei fedeli, a cui piacciono simboli religiosi, come incenso, acqua santa, olio d’oliva, sale, candele, ecc.
L’insegnamento della cultura condiziona lo sviluppo integrale degli individui e gruppi. Quindi gli Africani dovrebbero promuovere l’eredità culturale della loro regione. Essi dovrebbero tenere cari certi valori e allo stesso tempo aprirli ad un incontro con altre culture, valori come il rispetto per gli anziani e per le donne come madri; rispetto per la solidarietà, aiuto vicendevole ed ospitalità, unità, rispetto per la vita; onestà, verità e la parola d’onore.

Propositio 35

Piccole Comunità Cristiane / Comunità Ecclesiali Viventi

Il Sinodo rinnova il suo appoggio alla promozione delle SCC / CEV, che edificano saldamente la Chiesa-Famiglia di Dio in Africa. Le SCC / CEV, basate sulla condivisione del Vangelo, dove i cristiani si riuniscono per celebrare la presenza del Signore nella loro vita e in mezzo a loro, attraverso la celebrazione dell’Eucaristia, la lettura della Parola di Dio e la testimonianza della loro fede nel servizio amorevole tra loro e nelle loro comunità. Sotto la guida dei loro pastori e catechisti cercano di approfondire la lor fede e maturare nella testimonianza cristiana nel vivere esperienze concrete di fraternità, maternità, relazione, amicizia aperta, dove ciascuno si prende cura dell’altro. Questa Famiglia di Dio si estende al di là dei vincoli di sangue, etnia, tribù, cultura e razza. In questo modo le SCC / CEV aprono sentieri di riconciliazione con le famiglie estese, che hanno la tendenza ad imporre ai nuclei delle famiglie cristiane i loro modi e costumi sincretistici.

Propositio 36

Sfide dei nuovi movimenti religiosi

Alla luce delle sfide poste dai nuovi movimenti religiosi (culti, movimenti esoterici, ecc.), alle Chiese locali è richiesto di approntare forme di evangelizzazione che affrontino al meglio gli attuali problemi dei fedeli.
Anche le parrocchie devono promuovere nelle loro Piccole Comunità Cristiane / Comunità Ecclesiali Viventi (SCC / CEV) una vita fraterna di solidarietà. Gli operatori nell’attività apostolica devono sviluppare un ministero di ascolto spirituale e di sostegno per assistere i fedeli nel vivere ogni giorno conservando la fede.
Inoltre il Sinodo raccomanda che la catechesi conduca ad una genuina esperienza di conversione e includa la formazione alla perseveranza nella fede in tempo di prova (cf. Rm 5, 3-5) alla stessa maniera che l’iniziazione tradizionale prepara i giovani ad affrontare tutti i tipi di situazioni. Deve essere offerto ai fedeli un profondo insegnamento biblico e dottrinale. I gruppi di preghiera, i movimenti ecclesiali e le nuove comunità dovrebbero introdurre anche questa istanza nei loro programmi.

Propositio 39

I preti

Ogni prete configurato per l’ordinazione a Cristo, Capo e Buon Pastore, è chiamato ad essere un’immagine viva di Gesù Cristo, che venne a servire, non ad essere servito (Mc 10,45).
Di conseguenza i preti devono coltivare una profonda vita spirituale che comprenda l’ascolto della Parola di Dio, la celebrazione dell’Eucaristia e la fedeltà alla preghiera, specialmente delle Ore. Devono dedicarsi in modo risoluto una vita di comunità evangelica e fraterna, protetti da pressioni familiari, dedicati ad una sobria vita di disciplina e di abnegazione ("Apostolica vivendi forma"), e ad un amore speciale per i poveri. Devono essere esempi di un’amministrazione responsabile e trasparente. Dovrebbero imitare i profeti coraggiosi di fronte ai mali sociali. Divengono così "sale della terra" e "luce del mondo".
La vocazione sacerdotale comprende anche un impegno alle virtù evangeliche di povertà, castità ed obbedienza. Queste sono la loro più grande professione di amore per Cristo, per la sua Chiesa e per i loro vicini. Di conseguenza i Padri sinodali raccomandano a tutti i preti di rito latino di vivere il loro celibato generosamente e con amore.
Secondo l’Esortazione Apostolica "Pastores dabo vobis" (n. 29): "Il celibato è dunque da accogliere... come dono inestimabile di Dio, come «stimolo della carità pastorale», come singolare partecipazione alla paternità di Dio e alla fecondità della Chiesa, come testimonianza al mondo del Regno escatologico".
Inoltre il periodo di grazia dell’Anno Sacerdotale invita tutti i preti a imitare lo zelo di S. Giovanni Maria Vianney nel ministero del sacramento della penitenza.
In vista di tutto ciò e a causa dei ministeri che i preti esercitano in Cristo e in favore dei fedeli cristiani, talvolta in circostanze molto difficili, i Padri sinodali non cessano di ringraziare Dio per loro e di portarli nella preghiera a Dio, perché li aiuti. Ma i Padri sinodali desiderano anche assicurare ai loro preti una solida formazione permanente nelle rispettive zone di vita e di ministero. Raccomandano loro per il proprio mantenimento e crescita spirituale:
- giornate mensili ed annuali di ritiro;
- regolare vita di preghiera e lettura biblica;
- formazione permanente specialmente per giovani preti, che hanno bisogno di un accompagnamento amorevole, che includa la dottrina sociale della Chiesa; ed
- un’assicurazione generale e mezzi per una vita dignitosa dei preti malati e anziani.
Inoltre il Sinodo precisa, per i preti che lavorano fuori della loro diocesi, che venga raggiunta una convenzione tra la diocesi di origine e quella di destinazione, che definisca chiaramente le condizioni di vita e di lavoro e la durata della missione. Per di più questi preti devono essere considerati pienamente pastori in tutta giustizia e carità cristiana, e inseriti pienamente nel presbiterio.

Propositio 45

Eucaristia fonte di comunione e riconciliazione

All’inizio del terzo millennio del cristianesimo la nostra grande sfida non consiste nell’illustrare le differenze di origine e di cultura, ma nel costruire un’unità che rispetti la diversità. Uomini e donne di differente origine, per carattere, cultura e religione possono costruire insieme un alto grado di unità: un’unità tale da fondare la vita di ciascuno per e con gli altri per amore della stessa persona, cioè Dio fatto uomo, Gesù Cristo, che visse tra noi, sparse il suo sangue per noi con la più grande solidarietà e ci dà se stesso in cibo nella nostra vita quotidiana. Questo sangue di Cristo sparso per noi è il vincolo e il fondamento di una nuova relazione che respinge ogni parvenza di tribalismo, razzismo, etnicismo, nepotismo, feticismo, ecc.
Il Sinodo ha espresso una forte disapprovazione di certe deviazioni nella pratica sacramentale, contrarie ai sacramenti del Battesimo e dell’Eucaristia.
Insistiamo nel ricordare che l’Eucaristia rimane la fonte e il culmine della riconciliazione e l’intera vita cristiana e che la santità è il mezzo più efficace per costruire una società di riconciliazione, giustizia e pace. Guardiamo con attenzione alla celebrazione eucaristica e disponiamo tempi e luoghi per l’adorazione eucaristica, individuale e comunitaria, in tutte le diocesi e parrocchie. Bisogna curare che le chiese e le cappelle siano ordinariamente riservate alla celebrazione dell’Eucaristia, evitando il più possibile che esse divengano semplicemente degli spazi sociali. I Padri sinodali chiedono che le organizzazioni assistenziali siano pronte ad appoggiare le diocesi in un dialogo sincero con i vescovi locali nella costruzione di spazi di culto, convinti che essi sono essenziali per la visibilità della Chiesa e garantiscono il senso del sacro e di uno sviluppo umano autentico ed integrale.

Propositio 47

Donne in Africa

Le donne in Africa offrono un grande contributo alla famiglia, alla società e alla Chiesa con i loro molti talenti e capacità. Tuttavia non solo la loro dignità e apporto non vengono pienamente riconosciuti e apprezzati, ma i loro stessi diritti sono spesso negati. Nonostante il grande progresso fatto nell’educazione e nello sviluppo delle donne in alcune nazioni dell’Africa, lo sviluppo delle giovani e delle donne in generale è sproporzionato rispetto a quello dei giovani e degli uomini; ragazze e donne generalmente sono trattate ingiustamente.
I Padri sinodali condannano tutti gli atti di violenza contro le donne, p. e. i maltrattamenti alle mogli, la privazione dell’eredità alle figlie, l’oppressione delle vedove in nome della tradizione, i matrimoni forzati, la mutilazione genitale alle donne, traffico delle donne e tanti altri abusi come la schiavitù sessuale ed il turismo sessuale. Sono ugualmente condannati tutti gli altri atti disumani ed ingiusti contro le donne.
I Padri sinodali propongono:
- la formazione umana integrale (intellettuale, professionale, morale, spirituale, teologica, ecc.) delle ragazze e delle donne;
- la creazione di "case di accoglienza" per ragazze e donne vittime di abusi perché trovino riparo e consulenza.
-la stretta collaborazione tra Conferenze Episcopali per porre fine al traffico delle donne;
- l’integrazione più ampia delle donne nelle strutture della Chiesa e nei processi decisionali;
- l’istituzione di una commissione di studio diocesana e nazionale per trattare le questioni delle donne, per aiutarle a svolgere meglio la loro missione nella Chiesa e nella società; e
- l’istituzione di una commissione di studio sulle donne nella Chiesa all’interno del Pontificio Consiglio per la Famiglia.

Propositio 51

HIV/AIDS

L’AIDS è una pandemia, che insieme alla malaria e alla trubercolosi sta decimando la popolazione africana e danneggiando fortemente la sua vita economica e sociale. Non la si deve considerare come problema semplicemente medico-farmaceutico e solamente come un’istanza di cambiamento della condotta umana. In realtà si tratta di un’istanza di sviluppo integrale e di giustizia, che richiede alla Chiesa un trattamento integrale e una risposta.
I malati di AIDS in Africa sono vittime di ingiustizia, poiché non ricevono la stessa qualità di trattamento di altri paesi. La Chiesa chiede che i fondi destinati a loro siano realmente devoluti a questo scopo e raccomanda che i pazienti africani ricevano la stessa qualità di trattamento praticato in Europa.
La Chiesa condanna decisamente ogni tentativo deliberato da parte di persone e gruppi di diffondere il virus, o come arma da guerra o con il proprio stile di vita.
Il Sinodo incoraggia tutte le istituzioni e movimenti della Chiesa che lavorano nel campo della salute e specialmente dell’AIDS, e chiede alla agenzie internazionali di riconoscerli e sostenerli nel rispetto della loro specificità. La Chiesa raccomanda urgentemente che la ricerca corrente sui trattamenti sia allargata per scongiurare questa profonda sofferenza.
Inoltre il Sinodo propone:
- l’abolizione di ogni causa di diffusione della malattia, di distruzione della vita familiare, di infedeltà coniugale, la promiscuità e uno stile di vita che disprezzi i valori umani e le virtù evangeliche;
- una pastorale che offra ai malati di HIV e AIDS di accedere alla terapia, al cibo, ad un accompagnamento per un cambiamento di condotta e una vita priva di marchio di condanna;
- una pastorale che offra ad orfani, vedove e vedovi una vera speranza di vita priva di marchio di condanna e discriminazione;
- un sostegno pastorale di aiuto alle coppie di contagiati per informarle e formare la loro coscienza perché facciano scelte giuste, con piena responsabilità per il miglior bene reciproco, la loro unione e la loro famiglia; e
- la preparazione da parte del SECAM di un manuale pastorale sull’HIV/AIDS per tutti coloro che sono coinvolti nel ministero della Chiesa per l’AIDS (preti, religiosi, medici, infermieri, consulenti, catechisti, insegnanti) nell’attuazione della dottrina morale e sociale della Chiesa nelle diverse situazioni in cui il popolo di Dio in Africa affronta le diverse sfide della pandemia.

Propositio 55

Abolizione della pena di morte

"La Chiesa vede come un segno di speranza la crescita della pubblica opposizione alla pena di morte, anche quando essa è vista come un’espressione di giustizia ed un tipo di legittima difesa da parte della società. La società moderna, infatti, ha i mezzi per una effettiva abolizione del crimine rendendo innocui i criminali senza certamente negare loro la possibilità di emendarsi" ("Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica", 405).
La dignità della persona richiede che i suoi diritti fondamentali siano rispettati anche quando essa non rispetta i diritti degli altri. La pena di morte fa fallire tale intenzione. A volte, la pena di morte è usata per eliminare gli oppositori politici. Inoltre, la povera gente che non può difendersi da sola, è più facilmente soggetta a questa pena definitiva e inappellabile.
Questo Sinodo invoca l’abolizione totale ed universale della pena di morte.

__________


Giorno per giorno, la documentazione ufficiale del sinodo speciale per l'Africa, 4-25 ottobre 2009:

> Synodus Episcoporum 2009 – Bollettino


__________


Sul viaggio del papa in Camerun ed Angola dello scorso marzo e sulle polemiche per una sua frase sul preservativo:

> Mine vaganti. In Africa il preservativo, in Brasile l'aborto  (23.3.2009)

E su una realtà poco conosciuta del cristianesimo africano:

> Etiopia, una stupefacente cristianità in terra d'Africa (18.3.2009)

__________


Fuori dall'aula del sinodo, l'intervista di maggiore interesse è quella data a John L. Allen Jr. dall'arcivescovo di Accra, la capitale del Ghana, Charles Palmer-Buckle, una delle figure emergenti dell'episcopato africano:

> Ghaneian Archbishop Says Church Has Failed

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