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Profilo dell'antipapa

Ultimo Aggiornamento: 09/04/2010 18:35
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06/04/2010 16:09

Re:
Vilucchio., 06/04/2010 14.41:

Media a caccia dell'antipapa
 di Massimo Introvigne

[Da «il Giornale», 23 gennaio 2007]

Conosco il cardinale Carlo Maria Martini fin da quando - più di trent’anni fa - lui non era ancora cardinale e io frequentavo il liceo dai gesuiti di Torino. Posso dunque attestare che si tratta di un uomo di fede, per di più umanamente ben più cordiale di quanto sembri di solito a chi non lo conosce.
Sono i media della sinistra ad avere bisogno di un antipapa.
Ne hanno bisogno ancora di più oggi, quando il Papa e il cardinale Ruini parlano di questioni che riguardano la politica e le leggi in modo così chiaro da non lasciare spazio ad alcuna ambiguità.
La settimana scorsa Benedetto XVI ha ricevuto gli amministratori della Regione Lazio, della Provincia e del Comune di Roma, tutti enti - vedi caso - retti da amministrazioni di centro-sinistra. Ha parlato loro dei Pacs, ricordando che una società bene ordinata riconosce valore giuridico solo al matrimonio e definendo «pericolosi e controproducenti quei progetti che puntano ad attribuire ad altre forme di unione impropri riconoscimenti giuridici, finendo inevitabilmente per indebolire e destabilizzare la famiglia legittima».
Quanto all’eutanasia, Benedetto XVI l’ha definita nel suo messaggio per la Giornata della Pace 2007 «uno scempio», lasciando alla Pontificia Accademia per la Vita precisare che le cure proporzionate alla malattia non sono accanimento terapeutico, e che il cosiddetto testamento biologico non può lasciare al singolo la decisione sul rifiuto di queste cure, e meno che mai dell’alimentazione e dell’idratazione, perché altrimenti gli riconoscerebbe il diritto al suicidio. Mangiare e bere non sono cure mediche, e cessando quest’assistenza al malato che non è in grado di alimentarsi da solo si compie un vero e proprio omicidio.
Il cardinale Martini è oggi nella Chiesa un illustre pensionato, le cui opinioni rappresentano solo il suo pensiero personale. È difficile però convincerne i lettori meno smaliziati dei giornali, per cui «se l’ha detto un cardinale» vuol dire che «per la Chiesa» va bene così. C’è poi chi alimenta l’equivoco in malafede, come quei parlamentari dell’Unione che cercano nelle parole del cardinale - magari facendogli dire più di quel che ha detto davvero - uno strumento per dividere i cattolici. Fino al totale rovesciamento del chirurgo e senatore ds Ignazio Marino - un uomo con una missione, tornato in Italia dagli Stati Uniti per far passare una legge sul testamento biologico che preveda la possibilità di interrompere l’alimentazione - il quale afferma allegramente, in un’intervista a La Stampa, che «Benedetto XVI ha come missione educare le coscienze, non dare direttive dogmatiche». È precisamente il contrario: dare «direttive dogmatiche» è il ruolo specifico del Papa, e forse a Marino potrebbe spiegarlo proprio il cardinale Martini, che ha dialogato con lui nello scorso aprile su L’Espresso. È da quel dialogo che cominciò la costruzione mediatica del Martini antipapa, disposto a sposare le posizioni dell’Unione su Pacs e fecondazione artificiale.
No, il cardinale Martini non è l’antipapa.
I suoi interventi sono problematici, sempre infarciti di se, di ma e di forse. A differenza del suo amico Marino, il cardinale sa bene, e lo dice, che le sue sono solo opinioni «pastorali» e che l’ultima parola dogmatica spetta al Papa: che in verità l’ha già detta.
Nell’attuale clima di confusione sarebbe bene però che i cardinali, anche in pensione, fossero assai più prudenti quando parlano con i giornalisti. E un gesuita come Martini sa bene che ci sono momenti in cui la Chiesa si serve meglio tacendo.

© il Giornale





Il Professore Introvigne usa un pò di diplomazia ma leggendo tra le righe si percepisce chiaramente che se il Martini è divenuto l'icona della sinistra e del progressismo è proprio grazie alle sue uscite e al suo ergersi come l'ante-Papa, come colui che interpreti con autorità il sentimento di inquietudine e non appagamento ampiamente diffuso nel paese (chi gli avrà mai dato tale compito? mah!).
Il giochetto pensiero personale/pensiero pastorale è del tutto irrilevante e crea pur sempre danno alla Chiesa e ciò che essa insegna, tanto che anche Introvigne, come avevo scritto anch'io, è costretto a dire che: "È difficile però convincerne i lettori meno smaliziati dei giornali, per cui «se l’ha detto un cardinale» vuol dire che «per la Chiesa» va bene così."
Il Martini, tanto intelligente, pur sapendo che le sue parole da parte della stampa vengono amplificate, si presta al gioco e da questo si possono dedurre due cose; 1) Che sia rimbambito, ma non credo dato che quando vuole corregge subito il tiro; 2) che è proprio il suo pensiero ma non avendo il coraggio di dirlo apertamente usa il dire e non dire per poi dare la colpa alla stampa, e che stampa: Repubblica!
Comunque Introvigne alla fine da un buon consiglio, fino ad ora non attuato, e cioè "un gesuita come Martini sa bene che ci sono momenti in cui la Chiesa si serve meglio tacendo."

Tanto, caro Martini, il tuo successore le dice più grosse di te, ergo fai parlare lui, no?
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