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Ultimo Aggiornamento: 09/04/2010 18:35
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08/04/2010 11:31

Re:

Vilucchio., 08/04/2010 10.05:



MARTINI – Capisco come questi fatti angustino molte persone, soprattutto quelle più sensibili ai problemi etici. E insieme sono convinto che i processi della vita, e quindi anche quelli della trasmissione della vita, formano un continuum in cui è difficile individuare i momenti di un vero e proprio salto di qualità. Questo fa sì che quando si tratta della vita umana, occorre un grande rispetto e un grande riserbo su tutto ciò che in qualche modo la manipola o la potrebbe strumentalizzare, fin dai suoi inizi.

Ma ciò non vuol dire che non si possano individuare momenti in cui non appare ancora alcun segno di vita umana singolarmente definibile. Mi pare questo il caso che lei propone dell’ovocita allo stadio dei due pronuclei. In questo caso mi sembra che la regola generale del rispetto può coniugarsi con quel trattamento tecnico che lei suggerisce.

Mi pare anche che quanto lei propone permetterebbe il superamento di quel rifiuto di ogni forma di fecondazione artificiale che è ancora presente in non pochi ambienti e che produce un doloroso divario tra la prassi ammessa comunemente dalla gente e anche sancita dalle leggi e l’atteggiamento almeno teorico di molti credenti. Ritengo comunque opportuna una distinzione tra fecondazione omologa e fecondazione eterologa. Ma mi sembra che un rifiuto radicale di ogni forma di fecondazione artificiale fosse basato soprattutto sul problema della sorte degli embrioni. Nella proposta che lei illustra tale problema potrebbe trovare un superamento.




MARTINI – Il tema è molto doloroso e anche molto sofferto. Certamente bisogna anzitutto voler fare tutto quanto è possibile e ragionevole per difendere e salvare ogni vita umana. Ma ciò non toglie che si possa e si debba riflettere sulle situazioni molto complesse e diversificate che possono verificarsi e ragionare cercando in ogni cosa ciò che meglio e più concretamente serve a proteggere e promuovere la vita umana. Ma è importante riconoscere che la prosecuzione della vita umana fisica non è di per sé il principio primo e assoluto. Sopra di esso sta quello della dignità umana, dignità che nella visione cristiana e di molte religioni comporta una apertura alla vita eterna che Dio promette all’uomo. Possiamo dire che sta qui la definitiva dignità della persona. Anche chi non avesse questa fede, potrebbe però comprendere l’importanza di questo fondamento per i credenti e il bisogno comunque di avere delle ragioni di fondo per sostenere sempre e dovunque la dignità della persona umana.

Le ragioni di fondo dei cristiani stanno nelle parole di Gesù, il quale affermava che “la vita vale più del cibo e il corpo più del vestito” (cfr Matteo 6,25), ma esortava a non avere paura “di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima” (cfr Matteo 10,28). La vita fisica va dunque rispettata e difesa, ma non è il valore supremo e assoluto. Nel vangelo secondo Giovanni Gesù proclama: “Io sono la risurrezione e la vita: chi crede in me, anche se muore, vivrà” (Giovanni 6,25). E san Paolo aggiunge: “Io ritengo che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi” (Romani 8, 18). V’è dunque una dignità dell’esistenza che non si limita alla sola vita fisica, ma guarda alla vita eterna.

Ciò posto, mi sembra che anche su un tema doloroso come quello dell’aborto (che, come lei dice, rappresenta sempre una sconfitta) sia difficile che uno stato moderno non intervenga almeno per impedire una situazione selvaggia e arbitraria. E mi sembra difficile che, in situazioni come le nostre, lo stato non possa non porre una differenza tra atti punibili penalmente e atti che non è conveniente perseguire penalmente. Ciò non vuol dire affatto “licenza di uccidere”, ma solo che lo stato non si sente di intervenire in tutti i casi possibili, ma si sforza di diminuire gli aborti, di impedirli con tutti i mezzi soprattutto dopo qualche tempo dall’inizio della gravidanza, e si impegna a diminuire al possibile le cause dell’aborto e a esigere delle precauzioni perché la donna che decidesse comunque di compiere questo atto, in particolare nei tempi non punibili penalmente, non ne risulti gravemente danneggiata nel fisico fino al pericolo di morte. Ciò avviene in particolare, come lei ricorda, nel caso degli aborti clandestini, e quindi è tutto sommato positivo che la legge abbia contribuito a ridurli e tendenzialmente a eliminarli.

Comprendo che in Italia, con l’esistenza del Servizio Sanitario Nazionale, ciò comporta una certa cooperazione delle strutture pubbliche all’aborto. Vedo tutta la difficoltà morale di questa situazione, ma non saprei al momento che cosa suggerire, perché probabilmente ogni soluzione che si volesse cercare comporterebbe degli aspetti negativi. Per questo l’aborto è sempre qualcosa di drammatico, che non può in nessun modo essere considerato come un rimedio per la sovrapopolazione, come mi pare avvenga in certi paesi del mondo.

Naturalmente non intendo comprendere in questo giudizio anche quelle situazioni limite, dolorosissime anch’esse e forse rare, ma che possono presentarsi di fatto, in cui un feto minaccia gravemente la vita della madre. In questi e simili casi mi pare che la teologia morale da sempre ha sostenuto il principio della legittima difesa e del male minore, anche se si tratta di una realtà che mostra la drammaticità e la fragilità della condizione umana. Per questo la Chiesa ha anche dichiarato eroico ed esemplarmente evangelico il gesto di quelle donne che hanno scelto di evitare qualunque danno recato alla nuova vita che portano in seno, anche a costo di rimetterci la vita propria.

Non riesco invece ad applicare tale principio della legittima difesa e/o del male minore agli altri casi estremi da lei ipotizzati, né mi avvarrei del principio della “conscientia perplexa”, che non so bene che cosa significa. Mi pare che anche nei casi in cui una donna non può, per diversi motivi, sostenere la cura del suo bambino, non devono mancare altre istanze che si offrono per allevarlo e curarlo. Ma in ogni caso ritengo che vada rispettata ogni persona che, magari dopo molta riflessione e sofferenza, in questi casi estremi segue la sua coscienza, anche se si decide per qualcosa che io non mi sento di approvare.








Riportando i passi in rosso integralmente alla risposta di Martini chiariamo il problema della FECONDAZIONE....

Le risposte del cardinale Martini non sono del tutto infondate, se attenzione, ci si fermasse alla disputa ideologica del problema...tuttavia il problema è un altro che Martini qui NON affronta, ossia: cosa DICE LA CHIESA sull'argomento?

La fecondazione artificiale è prevista dalla Chiesa ma solo in casi molto estremi da non generalizzare:

- impossibilità di avere figli e dopo aver PRIVILEGIATO LA VIA DELL'ADOZIONE....
- nell'impossibilità di avere figli la Chiesa non esclude la fecondazione, ma la ritiene un atto AL DI FUORI DEL MATRIMONIO e pertanto imperseguibile per due cattolici....
in sostanza la Chiesa pur non escludendola la sconsiglia....per quale motivo?

semplice: la fecondazione avviene al di fuori della coppia e al di fuori del matrimonio.... inoltre non facciamo i finti casti, sappiamo bene infatti che, nell'uomo, il seme raccolto da chi non è sterile avviene per mezzo della masturbazione o del prelievo ambulatoriale dello sperma fecondo.... ergo la Chiesa non può MORALMENTE ACCETTARE un sistema del genere e poi parlare di AMORE... idem quando ad essere messa sotto trattamento per la fecondazione è la donna... gli ovuli fecondati in provetta le vengono inseriti, ma ciò non è frutto dell'amore ma DEL DESIDERIO DI AVERE A TUTTI I COSTI UN FIGLIO....

Ora per la Chiesa i figli SONO UN DONO e il concetto di DESIDERIO SEPPUR BUONO deve essere spurgato dal desiderio egoistico di accumulare embrioni congelati pur di avere un figlio perchè, come ben sappiamo, generalemente, con tale fecondazione, due o tre VITE UMANE MUOIONO NEL TENTATIVO DELL'IMPIANTO E PRIMA CHE UNO SOLO RIESCA AD ATTECCHIRE...
Per la Chiesa quelle sono VITE UMANE DISTRUTTE PER UN TENTATIVO EGOISTICO, OSSIA PUR DI AVERE UN FIGLIO A TUTTI I COSTI!

Avere un figlio NON è un diritto, ma un DONO che la coppia deve perseguire a partire dalla fede e certamente poi facendo ogni tentativo per avere figli MA SENZA CHE QUESTO UCCIDA ALTRE VITE UMANE....non è infatti cattolico e cristiano pretenedere di avere un figlio ben sapendo che per averlo altre vite moriranno nel tentativo...

infatti Martini risponde saggiamente quando dice al suo interlocutore:


Ma è importante riconoscere che la prosecuzione della vita umana fisica non è di per sé il principio primo e assoluto. Sopra di esso sta quello della dignità umana, dignità che nella visione cristiana


infatti la dignità umana, per la Chiesa inizia DAL CONCEPIMENTO AVVENUTO....ogni singolo EMBRIONE, anche quelli in provetta e tristemente CONGELATI, è per la Chiesa una vita che ha già in sè una dignità che l'Uomo deve difendere al di sopra di chi pretende di avere il diritto di avere un figlio...

In America ci fu il tentativo di CONGELARE I BAMBINI APPENA NATI che presentavano una malformazione....così come fanno molti anziani che invece di farsi seppellire si sono fatti CONGELARE in attesa dell'elisir di lunga vita (sic!).... grazie a Dio questa idiozia non proseguì... vi lascio immaginare quale devastazione ci sarebbe se tale idea diventasse una legge...oltre ai milioni di aborti e al milione di embrioni congelati, ci sarebbero stanze piene di bambini congelati in attesa delle medicine miracolose...


Infine dice il cardinale Martini:


Naturalmente non intendo comprendere in questo giudizio anche quelle situazioni limite, dolorosissime anch’esse e forse rare, ma che possono presentarsi di fatto, in cui un feto minaccia gravemente la vita della madre. In questi e simili casi mi pare che la teologia morale da sempre ha sostenuto il principio della legittima difesa e del male minore, anche se si tratta di una realtà che mostra la drammaticità e la fragilità della condizione umana. Per questo la Chiesa ha anche dichiarato eroico ed esemplarmente evangelico il gesto di quelle donne che hanno scelto di evitare qualunque danno recato alla nuova vita che portano in seno, anche a costo di rimetterci la vita propria.



 ritengo GRAVISSIMO paragonare l'aborto terapeutico ALLA DIFESA LEGITTIMA come se il nascituro fosse un pericolo per la madre...la legittima difesa, dice anche il Catechismo, è quando la vita di una più persone è posta in pericolo DALLA VIOLENZA E DAGLI ATTI VIOLENTI DI ALTRE PERSONE ARMATE E CHE ABBIANO INTENZIONI NOCIVE....può un nascituro avere L'INTENZIONE DI UCCIDERE LA PROPRIA MADRE? ovvio che no! ergo la sua eliminazione NON è una legittima difesa, non è paragonabile a questa!

la storia di santa Beretta Molla dice esattamente il contrario...e difatto lo stesso Martini si contraddice, perchè al termine della sua risposta qui riportata lo dice chiaramente:Per questo la Chiesa ha anche dichiarato eroico ed esemplarmente evangelico il gesto di quelle donne che hanno scelto di evitare qualunque danno recato alla nuova vita che portano in seno, anche a costo di rimetterci la vita propria  

Lei, Beretta Molla, al quarto figlio (o al terzo non ricordo bene) si riscontra un dilemma: salvare il bambino che sta per nascere o salvare la madre....la madre SCELSE LA VITA DEL FIGLIO... la teologia morale della Chiesa è esplicita a questo proposito: pur riconoscendo da parte della madre la legittima scelta CON IL MEDICO circa la soluzione da prendere, dichiara sempre UN OMICIDIO LA MORTE DEL NASCITURO... un omicidio definito ACCIDENTALE, ma pur sempre un omicidio... mi appare strano che qui Martini citi tale teologia dicendo:
 "In questi e simili casi mi pare che  " visto che la dottrina morale della Chiesa è chiarissima sull'argomento tanto da ritene SANTO quella mamma che sceglie di NON uccidere quel figlio, OFFRENDO PER LUI LA SUA VITA... tale donazione è la sublimazione stessa del comando di Dio: DARE LA PROPRIA VITA PER L'ALTRO....

Infine attenzione, L'IDEA DEL MALE MINORE NON E' AFFATTO UNA DOTTRINA ACCETTABILE PER IL CATTOLICO!
Il concetto di male minore è TOLLERATO, MA NON ACCETTATO dalla Chiesa soprattutto se a praticarlo sono i non cattolici, gli atei....i quali appunto NON conoscono la dottrina che ci dice che abbiamo il dovere di perseguire SOLO IL BENE A COSTO DI DIVENTARE MARTIRI... Gesù non ha mezze parole e dice: SIATE PERFETTI COME PERFETTO E' IL PADRE MIO!
il cattolico non accetta e non può accettare il concetto del male minore....tuttavia lo tollera NEGLI ALTRI, NEL SUO PROSSIMO...in attesa che egli comprenda l'eroicità del martirio, DELLA DONAZIONE DI SE STESSI FINO A MORIRE PER L'ALTRO...

Poichè sono concetti difficili da percepire ed assurdi nella cultura scristianizzata di oggi, le risposte del cardinale Martini in questo contesto sono accettabili, tollerabili...
tuttavia tenendo bene a mente per noi ciò che dice la Chiesa sull'argomento e il perchè, soprattutto, la Chiesa difenda così duramente il diritto alla vita...perchè non basta dire "la Chiesa dice NO" oppure: "la Chiesa è contraria"....bisogna aiutare l'altro a comprendere LE MOTIVAZIONI che spingono la Chiesa a questa dura battaglia, ma che è una BUONA battaglia...


[Modificato da Caterina63 08/04/2010 11:39]
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