martinicm, 30/05/2010 18.11:
« Richiamandoci dunque fedelmente alla tradizione, come l’abbiamo assunta dalle prime epoche del Cristianesimo, noi insegniamo, ad onore di Dio, nostro Salvatore, per gloria della Religione Cattolica e per la salvezza dei popoli cristiani, con l’approvazione del sacro Concilio, e dichiariamo quale dogma rivelato da Dio: ogni qualvolta il Romano Pontefice parla ex cathedra, vale a dire quando nell’esercizio del Suo Ufficio di pastore e Maestro di tutti i cristiani, con la sua somma Apostolica Autorità dichiara che una dottrina concernente la fede o la vita morale dev’essere considerata vincolante da tutta la Chiesa, allora egli, in forza dell’assistenza divina conferitagli dal beato Pietro, possiede appunto quella infallibilità, della quale il divino Redentore volle munire la sua Chiesa nelle decisioni riguardanti la dottrina della fede e dei costumi. Pertanto, tali decreti e insegnamenti del Romano Pontefice non consentono più modifica alcuna, e precisamente per sé medesimi, e non solo in conseguenza all'approvazione ecclesiastica. Tuttavia, chi dovesse arrogarsi, che Dio ne guardi, di contraddire a questa decisione di fede, sarà oggetto di scomunica. »
(Pastor Aeternus, 18 luglio 1870)
Fede e morale e non rito.
Caro Enrico, la lex orandi e la lex credendi sono i due elementi essenziali della fides ecclesiae, dunque è fede.
Tuttavia la liturgia può essere riformata, non rivoluzionata, nelle sue parti meno importanti (anche sè in verità non ce ne sono), poichè non essendo un dogma di fede è suscettibile a cangiamenti, si badi bene però, se il Sommo Pontefice esercitando il suo Divino mandato di Pastore e Maestro Universale, come cita il Vaticano I, vincola la Chiesa ad una determinata liturgia, quest'ultima deve rimanere tale, così infatti avvenne con San Pio V che non solo vincolò la Chiesa Latina a tale liturgia ma decretò, in stile Vaticano I, che chiunque (Papa, Vescovo, sacerdote o laico) avesse eliminato o riformato nella sua essenza e forma tale Messale sarebbe stato scomunicato sotto la condanna dei Beatissimi Apostoli Pietro e Paolo.
Paolo VI ignorò completamente non solo il Vaticano II ma anche, e ancor peggio, l'anatema di San Pio V.
[Modificato da S_Daniele 30/05/2010 19:37]