E' inutile predicare il Vangelo se non c'è una visibile coerenza di chi lo predica

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Caterina63
00lunedì 16 novembre 2009 11:48
Re:
iyvan, 15/11/2009 11.41:



Non è la predicazione del Vangelo ad essere inutile, ma lo diventa se il predicatore non è credibile.







[SM=g10765] esatto!

è la prima riflessione che mi è venuta leggendo il titolo....la PAROLA resta, è il resto che passa e ancora meglio, come ci rammenta Gesù nella parabola della semina non dipende solo dal predicatore (FA CIO' CHE IL PRETE DICE, NON CIO' CHE IL PRETE FA, dicevano i santi quando i predicatori non erano coerenti con ciò che predicavano e pretendevano dal fedele[SM=g8468]  ), ma dipende anche DAL TERRENO NEL QUALE CADE IL SEME, cioè dipende anche da NOI da chi accoglie il seme della parola e se il suo terreno è fertile o è arido o è roccioso....
Per questo la Chiesa ha costruito nel tempo la sua propria e specifica identità....a tal proposito, complimenti a Daniele per il video in home-page....davvero indicativo....[SM=g8920] [SM=g8916]


P.S.

ho il PC  completamente andato, al momento scrivo con il
portatile dei miei figli che userò solo per la posta e per l'emergenza di lettura e aggiornamenti....
Quindi sarò assente e non so fino a quando....

speriamo a presto, Caterina


iyvan
00lunedì 16 novembre 2009 23:13
Il problema è che i giovani hanno più bisogno di esempi che di parole.
Delle ultime ce ne sono in abbondanza, dei primi molto meno.

Il giovane si forma assimilando soprattutto i comportamenti.
Così, come il terreno può divenire arido, roccioso o irto di rovi se non riceve cure appropriate, allo stesso modo avviene
nella formazione dei giovani.
Se un ragazzo perde la fiducia nei confronti di chi vuole educarlo, stiamo pur certi che non lo seguirà più.  
Tante belle parole avranno il sapore dell'ipocrisia e quindi le rifiuterà. 
Non possiamo dire ad un giovane: "Fai ciò che dice e non ciò che fa"
Questo può avere senso per una persona matura che abbia già consolidato la sua fede, ma non certo per chi è in formazione.
Se il ragazzo diventa arido, roccioso o spinoso, se non può accettare come verità ciò che gli perviene da chi vero non è, la responsabilità è attribuibile agli esempi che, non solo gli sono mancati, ma che addirittura ha visto contrapposti a ciò che gli si voleva insegnare.
enricorns
00lunedì 16 novembre 2009 23:28
Se il ragazzo diventa arido, roccioso o spinoso, se non può accettare come verità ciò che gli perviene da chi vero non è, la responsabilità è attribuibile agli esempi che, non solo gli sono mancati, ma che addirittura ha visto contrapposti a ciò che gli si voleva insegnare.

Si molto vero per i giovani, soprattutto i bambini, ma non dobbiamo escludere che questo valga anche per chiunque.

Caterina63
00mercoledì 18 novembre 2009 12:08
Re:
iyvan, 16/11/2009 23.13:


Non possiamo dire ad un giovane: "Fai ciò che dice e non ciò che fa"
Questo può avere senso per una persona matura che abbia già consolidato la sua fede, ma non certo per chi è in formazione.
Se il ragazzo diventa arido, roccioso o spinoso, se non può accettare come verità ciò che gli perviene da chi vero non è, la responsabilità è attribuibile agli esempi che, non solo gli sono mancati, ma che addirittura ha visto contrapposti a ciò che gli si voleva insegnare.




[SM=g10765] certamente va tenuto conto del contesto socio-culturale del proprio tempo nel quale qualche santo pronunciò questa sorta di "scappatoia", uno fra questi era san Giovanni Bosco che lo diceva ai suoi ragazzi spesso appena usciti di prigione o che per miracolo non ci andavano perchè li raccoglieva lui....[SM=g7566], oggi una frase del genere potrebbe essere compresa solo da qualche adulto e non senza riserve...[SM=g8468]
Il problema sostanziale è sempre li, LA TESTIMONIANZA PERSONALE....non a caso Gesù nel formare i suoi, futuri formatori, diceva "come ho fatto io così voglio facciate anche voi...." Gesù non si è mai arreso di fronte all'eventuale inutilità di predicare il Vangelo...al contrario, ha portato a compimento TUTTO il Vangelo, nè ha mai dubitato su di esso, nè si scoraggiò di fronte a Giuda...[SM=g8468] 

[SM=g7427] 
 
 
S_Daniele
00mercoledì 18 novembre 2009 12:35
Re: Re:
Caterina63, 18/11/2009 12.08:




[SM=g10765] certamente va tenuto conto del contesto socio-culturale del proprio tempo nel quale qualche santo pronunciò questa sorta di "scappatoia", uno fra questi era san Giovanni Bosco che lo diceva ai suoi ragazzi spesso appena usciti di prigione o che per miracolo non ci andavano perchè li raccoglieva lui....[SM=g7566], oggi una frase del genere potrebbe essere compresa solo da qualche adulto e non senza riserve...[SM=g8468]
Il problema sostanziale è sempre li, LA TESTIMONIANZA PERSONALE....non a caso Gesù nel formare i suoi, futuri formatori, diceva "come ho fatto io così voglio facciate anche voi...." Gesù non si è mai arreso di fronte all'eventuale inutilità di predicare il Vangelo...al contrario, ha portato a compimento TUTTO il Vangelo, nè ha mai dubitato su di esso, nè si scoraggiò di fronte a Giuda...[SM=g8468] 

[SM=g7427] 
 
 




Voglio aggiungere a quanto detto da Caterina che anche Gesù disse queste parole: Fate quello che dicono, ma non fate quello che fanno essi. Mt 23, 3.
Questo perchè la dottrina cristiana, ma non solo questa, e la moralità del singolo cristiano, sono due elementi distinti, l'uno non dipende dall'altro, poichè ciò che si predica, la dottrina della Chiesa, non appartiene al predicatore, fosse anche il Papa, ma per l'appunto appartiene alla Chiesa che a sua volta l'ha ricevuto da Cristo, noi non siamo altro che ripetitori.
S_Daniele
00mercoledì 18 novembre 2009 12:37
Aggiungo che, cosa che di solito fanno i protestanti, il cercare di attaccare una dottrina basandosi sulla moralità di alcuni suoi ripetitori era una vecchia tattica della filosofia dei sofisti, inutile dire che non ha alcun fondamento oggettivo questo tipo di pensiero.
Caterina63
00mercoledì 18 novembre 2009 13:06
Re: Re: Re:
S_Daniele, 18/11/2009 12.35:




Voglio aggiungere a quanto detto da Caterina che anche Gesù disse queste parole: Fate quello che dicono, ma non fate quello che fanno essi. Mt 23, 3.
Questo perchè la dottrina cristiana, ma non solo questa, e la moralità del singolo cristiano, sono due elementi distinti, l'uno non dipende dall'altro, poichè ciò che si predica, la dottrina della Chiesa, non appartiene al predicatore, fosse anche il Papa, ma per l'appunto appartiene alla Chiesa che a sua volta l'ha ricevuto da Cristo, noi non siamo altro che ripetitori.




[SM=g7372] esatto!!!! anzi da qui parte il concetto spiegato e studiato dai Padri della Chiesa sull'INFALLIBILITA'...NON è il Papa in quanto uomo ad essere infallibile, ma lo è in quanto trasmettitore della Verità, del DEPOSITO FIDEI che gli è stato affidato per custodirlo e tramandarlo e confermare gli altri in questa medesima fede....noi conserviamo, ripetiamo, trasmettiamo la medesima fede da 2000 anni anche se in modo imperfetto tale dottrina è perfetta...
Se la dottrina venisse meno a causa dei limiti e dei difetti dei Papi o dei vescovi, anche la storia di Cristo conterrebbe errori dal momento che Egli NON ha scritto nulla di suo, ma ha ispirato uomini deboli a scrivere di lui...ed ha lasciato alla Chiesa il compito di trasmettere questo Deposito fidei...

Notare come queste riflessioni si stanno unificando con l'altro thread:
famigliacattolica.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=8912073&#idm...

e questo è positivo perchè tutto ci riconduce al tutto...


[SM=g8806] [SM=g8810]





S_Daniele
00mercoledì 18 novembre 2009 13:37
Re: Re: Re: Re:
Caterina63, 18/11/2009 13.06:




[SM=g7372] esatto!!!! anzi da qui parte il concetto spiegato e studiato dai Padri della Chiesa sull'INFALLIBILITA'...NON è il Papa in quanto uomo ad essere infallibile, ma lo è in quanto trasmettitore della Verità, del DEPOSITO FIDEI che gli è stato affidato per custodirlo e tramandarlo e confermare gli altri in questa medesima fede....noi conserviamo, ripetiamo, trasmettiamo la medesima fede da 2000 anni anche se in modo imperfetto tale dottrina è perfetta...
Se la dottrina venisse meno a causa dei limiti e dei difetti dei Papi o dei vescovi, anche la storia di Cristo conterrebbe errori dal momento che Egli NON ha scritto nulla di suo, ma ha ispirato uomini deboli a scrivere di lui...ed ha lasciato alla Chiesa il compito di trasmettere questo Deposito fidei...

Notare come queste riflessioni si stanno unificando con l'altro thread:
famigliacattolica.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=8912073&#idm...

e questo è positivo perchè tutto ci riconduce al tutto...


[SM=g8806] [SM=g8810]









Esatto, l'infallibilità della Chiesa e del Papa è un dono che Dio ha elargito alla sua amata Chiesa, dono che la Chiesa nel corso dei suoi secoli ha esercitato poche volte rispetto alla sua bimillenaria storia, esercizio che è avvenuto non per dichiarare dottrine nuove, ma dottrine che già esistevano in seno alla Chiesa ma a causa del sorgere di errori dottrinale da parte di alcuni singoli cristiani, la Chiesa o in un Concilio o mediante l'esercizio del Papa ex cathedra, ha chiarito e definito infallibilmente la verità oggettiva che riguardava una determinata dottrina dal quale circolavano diversi errori.
Anche il dono dell'infallibilità è un dono d'amore che Dio ha dato alla Chiesa affinchè sia luce e sale della terra e che le potenze del male non possano prevalere su di essa.
La verità come già detto è oggettiva e non può dipendere dal singolo che la enuncia, è una questione di logica, Cristo è Dio indipendentemente se lo dice san Francesco, santo riconosciuto universalmente, o lo dica il sottoscritto, peccatore incallito, senno ci sarebbe una contraddizione palese, una dottrina sarebbe vera e falsa contemporaneamente.
Purtroppo il pensiero soggettivista trova le sue radici nel XIV secolo per avere il suo culmine con la Riforma protestante e con il suo libero, cioè soggettivo, esame sulla Scrittura e sui suoi contenuti, cioè sulla dottrina, inutile dire che questo pensiero fu la madre del relativismo, se la verità diviene soggettiva, quindi un assioma può essere vero e falso allo stesso tempo, nulla toglie che due assiomi apparentemente contrastanti possano essere veri entrambi, tutto in definitiva diviene relativo.
Questa è la cultura che ci portiamo dietro dal XVIII secolo e che non riusciamo più a scrollarcene di dosso, anche perchè questa filosofia oggi è coperta da quel manto di pace e amore Hippy, l'importante quindi è amare e non sapere chi e cosa è Dio e qual'è la verità, come sè quest'ultima pretesa escludesse la prima, la verità ci fa amare di più, come dice il Papa: Caritas in Veritate.
esse non si escludono ma sono inscindibili per arrivare alla perfezione come ci chiede Gesù.

Dio vi benedica!
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