Ma dal modo con cui il testo latino della Norma n. 299 è formulato si evince
che:
- Il "..versus populum per agi possit."..è un congiuntivo ed indica più
che altro una possibilità (possit- possibile). Per cui la traduzione esatta
sarebbe: "poter celebrare rivolti al popolo". La traduzione italiana delle
Norme del Messale, infatti, la recepisce e la traduce in questo modo.
- Il senso recepito dalla Nota, invece, traduce il possit (possibilità)
come una prescrizione, un "doversi", per cui afferma: "...devono rendere
possibile la celebrazione rivolta al popolo..." e "...devono consentire...".
- Se il significato originale della Norma fosse stato in senso
prescrittivo (così come è recepito dalla Nota CEI) essa avrebbe dovuto
recitare: versus populum per agendum...". (il gerundivo latino indica
chiaramente un dovere, invece il congiuntivo sottolinea una possibilità)
- Invece la sottile formulazione del paragrafo (possit-possibile) indica
chiaramente come la posizione del celebrante di fronte al popolo non sia
resa obbligatoria. Per cui non "devono", ma "possono", "...è possibile". Da
20 Cf.MISSALE ROMANUM, idem, n. 299.
ciò si evince che la norma indica che la celebrazione versus populum è una
possibilità che di per sè non esclude la celebrazione versus Deum
egualmente possibile: prevede semplicemente le due forme di celebrazione.
- La Nota pastorale CEI, invece, restringe a tal punto questa
interpretazione da vincolare addirittura l’altare esistente (altare antico)alla
possibilità o meno della celebrazione versus populum ritenuta obbligatoria.
Qualora non si potesse soddisfare questa esigenza, la Nota indica che si
proceda alla progettazione di un nuovo altare che sostituisca il precedente
che non consente di celebrare versus populum:
[...Se l'altare esistente soddisfa alle esigenze appena indicate, lo si valorizzi
e lo si usi. In caso contrario occorre procedere alla progettazione di un
nuovo altare...]
E conclude affermando che in modo particolare nelle chiese parrocchiali:
[...Notevole attenzione deve essere rivolta anche al recupero della centralità
dell'altare nuovo in rapporto all'altare preesistente che, essendo in molti casi
da conservare integralmente, deve però cambiare funzione...]21
- Inoltre l’aggiunta :"che è desiderabile ovunque o comunque (quod
expedit ubicumque possibile sit), si riferisce alla possibilità di un altare a sè
stante e non riguarda l’indicazione della celebrazione versus populum.
L’interpretazione esatta si ricava dalla rilettura del testo alla luce della
precedente indicazione della Inter Oecumenici 91: [Praestat ut altare maius
extruatur a parete seiunctum, ut facile circumiri et in eo celebratio versusu
populum peragi possit.] " [Nella chiesa] è opportuno che vi sia l’altare fisso
e dedicato, costruito ad una certa distanza dalla parete, per potervi
facilmente girare intorno e celebrare rivolti verso il popolo"22.
Per cui ancora una volta si sottolinea la "possibilità" di una celebrazione
verso il popolo e, tra l’altro, la separazione dell’altare dalla parete non è una
21 Cf. Nota pastorale, cit., n. 51
22 La traduzione dal latino è privata.
prescrizione ma solo un suggerimento perchè sia agevolata la possibilità del
sacerdote di potervi facilmente girare intorno.
- Questa lettura dei testi è confermata dalle rubriche presenti nel
rinnovato Missale Romanum di Paolo VI che presuppongono un
orientamento comune del sacerdote e del popolo per il momento culminante
della liturgia eucaristica23. Inoltre la terza Editio typica del rinnovato
Missale Romanum, approvata da Papa Giovanni Paolo II il 10 aprile 2000, e
pubblicata nella primavera del 2002, e la tertia emendata del 2008
mantengono queste rubriche24.
Infine tale lettura dei documenti ufficiali è stata approvata dalla
Congregazione per il Culto Divino in un Responso al Card Schönborn del
25 settembre 2000 firmata dal Card. Jorge Arturo Medina Estèvez, allora
prefetto della Congregazione, e dall’Arciv. Francesco Pio Tamburrino,
segretario:
«È stato chiesto alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei
Sacramenti se l’enunciato del n. 299 dell’ Institutio Generalis Missalis