Con la decima congregazione generale si è conclusa la prima settimana dei lavori dell'assemblea Immigrati e diritti delle donne al centro del dibattito sinodale
La dignità degli emigranti e un nuovo appello in difesa della donna africana sono tra i principali argomenti affrontati sabato mattina, 10 ottobre, durante la decima congregazione generale dell'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi.
La questione migranti è stata sollevata da monsignor Gabriel 'Leke Abegunrin, vescovo di Osogbo, in Nigeria. La voce profetica della Chiesa a favore dei poveri e degli oppressi - ha detto - non deve essere compromessa né sacrificata sull'altare dell'interesse materiale. Per questo deve fare propria la preoccupazione per il destino di moltissimi emigrati africani, presenti in tutti i Paesi dell'occidente. A causa della crisi economica - ha spiegato - molti Paesi occidentali hanno promulgato leggi e creato strutture a salvaguardia delle proprie economie. Purtroppo tra queste leggi alcune rischiano di negare i diritti umani degli immigrati, in particolare di quelli provenienti dall'Africa. La Chiesa - ha concluso - ha il dovere di farsi sentire.
Il cardinale Sarr, arcivescovo di Dakar, ha poi cercato di far capire quali grandi sofferenze siano alla base del fenomeno migratorio clandestino. Innanzitutto, ha detto ribadendo un'altra accusa di monsignor Abegunrin, comportamenti illegali di governanti corrotti da imprenditori e multinazionali estere - una "vera mafia internazionale responsabile dello scandalo ecologico che dilapida le ricchezze dell'Africa" aveva poco prima denunciato monsignor Fridolin Ambongo, della Repubblica Democratica del Congo - che non si preoccupano minimamente dell'estrema povertà in cui versano i loro concittadini. Molti dei quali - ha proseguito - sono costretti a emigrare per non morire di fame o per non subire violenze inaudite, o addirittura per non essere assassinati. Il più delle volte alla base di queste violenze c'è la necessità di liberare terre ricche ma destinate allo sfruttamento delle multinazionali. Da questo Sinodo - ha concluso Sarr - dovrebbero essere pertanto lanciati due appelli: uno ai governanti africani affinché pensino di più ai loro popoli e non ad arricchirsi; l'altro a tutti i potenti delle nazioni estere, soprattutto a quelli "che hanno influito ed influiscono negativamente sui destini dell'Africa" affinché, riconosciuti "i mali che hanno causato all'Africa", si impegnino per il suo sviluppo e per la giustizia.
Per quanto riguarda la questione della donna africana, numerosi presuli hanno rivendicato il riconoscimento di un ruol0 di primo piano nella società civile e nella stessa comunità ecclesiale.
Anche nella sessione di venerdì pomeriggio 9 ottobre, nona congregazione, si era parlato della gravità della situazione di certe regioni africane. In particolare è stata affrontata la questione del Darfur. Per fare il punto della complessa vicenda il Papa ha invitato Rudolf Adada, già responsabile della missione congiunta di pace dell'Onu e dell'Unione africana in una regione che ha definito "una polveriera" dove "tutti sono contro tutti".
Nella discussione libera seguita alla relazione, Adada, rispondendo alle domande di quattro padri sinodali, ha detto che in Sudan "tutti hanno bisogno della Chiesa cattolica" che è un "punto di riferimento" nelle questioni di pace, giustizia e riconciliazione.
A conclusione dei lavori il cardinale Sarr, presidente di turno, ha riaffermato l'impegno della Chiesa in Darfur, ricordando anche la missione del Secam, mentre l'arcivescovo Eterovic ha invitato a pregare per la diocesi sudanese di Tombura-Yambio dopo che, in mattinata, il vescovo Kussala aveva presentato un quadro estremamente drammatico.
(©L'Osservatore Romano - 11 ottobre 2009)